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Messaggi del 15/09/2010

 

SESSO RUBATO, TIPI DI PREDATORI, QUANDO SEI IN PERICOLO, QUANDO RISCHI STUPRO E/ O OMICIDIO

Post n°4671 pubblicato il 15 Settembre 2010 da psicologiaforense

copyrigt by Psicologiaforense

MOLESTIE SESSUALI:
IL CORPO DELLA DONNA COME BERSAGLIO.

 

I PREDATORI.

Ci sono tre tipi di  SEX OFFENDERS (e tutti vanno subito denunciati, senza remore, senza ripensamenti, senza inibizioni):

IL PRIMO.
E’ il molestatore ''seriale'', che agisce spinto da un impulso incontrollabile, non curandosi delle circostanze e fa "la mano morta" o "disturba", SUL POSTO DI LAVORO, ma anche in tram, al cinema, nei bar, per la strada, ecc... .
Grado di criticità e di pericolo: medio-basso

IL SECONDO. 
E’ il molestatore “occasionale”, quello che approfitta di ogni e qualsivoglia  situazione favorevole, ANCHE RIUNIONI DI LAVORO,  ma che non mette in atto azioni premeditate, che non studia strategie complesse, che non si apposta seguendo la sua preda, che non immagina di ucciderla;
Grado di criticità e di pericolo: basso 

IL TERZO ED ULTIMO. 
E’ il molestatore semiconsapevole, che mette in atto determinati comportamenti nei confronti di una ragazza, non accorgendosi che il suo atteggiamento è sgradito e repugnante  alla destinataria delle attenzioni.
Anzi si convince di essere ri-amato, ricambiato, e che sia proprio la donna-bersaglio oggetto delle sue  premure  ad essere perdutamente innamorata di lui. Così, l'amata,  senza farlo vedere e senza minimamente manifestarlo,  lo desidera intensamente.  Ma è costretta  per  “pudore”   o per altri misteriosi motivi  a recitare la parte della donna inavvicinabile, rifiutante, ostile, aggressiva…….. 

Grado di criticità e pericolo: alto, rischio concreto di subire "atti persecutori" anche gravi  fino allo stupro, ad altre lesioni volontarie e all'assassinio (bisogna difendersi subito con tutti gli strumenti previsti dalla legge anche quelli che si utilizzano in caso di stalking.... perchè questo predatore soffre di severa psicopatologia e, appunto,  può  può violentare e uccidere ). 
   

 

 
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RIFLESSIONI, PENSIERI, SUGGESTIONI, IDEE.... PER UN NUOVO GIORNO

Post n°4670 pubblicato il 15 Settembre 2010 da psicologiaforense

LA RIFLESSIONE

Vedi precedente post e relativi commenti


DONNE, TRADIZIONI, RELIGIONE E LIBERTA'

  

INDOSSARE il velo islamico (che copre i capelli) e indossare il burqa sono due cose diverse, anche se discendono dalla stessa tradizione. D'altronde, tradizionalmente, le donne cattoliche portavano il velo in Chiesa. Le suore cattoliche hanno quasi totalmente abbandonato il soggolo e forse non si tagliano più i capelli, come atto di mortificazione quando prendono i voti; ma tuttora nella maggior parte dei casi portano il velo. Ancora oggi, una donna non può apparire al cospetto del papa senza velo. Nelle campagne, e nel Mezzogiorno, fino a pochi anni fa le donne portavano sempre un fazzoletto in testa quando erano fuori casa. La richiesta di coprire il capo e il corpo femminile quindi non è esclusivamente islamica. Possiamo non condividerla; possiamo operare perchè si amplino gli spazi di libertà  e di autodeterminazione. Ma dobbiamo anche accettare, come facciamo per le suore, che alcune o molte donne lo scelgano come segnalatore di identità e appartenenza. Diversa è la questione del burqa. Al di là dei problemi di “ordine pubblico” e di “sicurezza” vi è la questione della mancanza di fiducia, della negazione di apertura ai rapporti con estranei, uomini o donne, che il burqa insieme simboleggia e provoca. La signora marocchina di Treviso che fu fermata perchè portava il burqa, pur in Italia da diverso tempo, non conosceva l'italiano e ha avuto bisogno della mediazione del marito per comunicare. Quanto sa – o meglio,  le lasciano sapere - del mondo in cui vive e delle opzioni disponibili? Chiederle di non indossare il burqa, spiegarle che mostrare il volto è una condizione di interazione nella società in cui ha scelto di vivere e di far crescere i propri figli, è un primo passo verso l'ampliamento dei suoi spazi di libertà. Formulare la questione del burqa solo in termini di sicurezza (quindi di multe ed eventuali arresti) rischia di contrapporre le esigenze di due diverse autorità - la polizia e la comunità o i mariti islamici - senza attenzione per la libertà delle donne. Proprio perchè il burqa costituisce una radicale sfiducia nella comunicazione e nelle relazioni con il mondo circostante, trovo particolarmente inaccettabile che esso sia utilizzato come sfida da italiane convertite all’Islam. Nessuno impedisce loro di vivere in clausura, se lo desiderano. Ma rivendicare la libertà di burqa in contesti in cui questo è un segno di profonda umiliazione femminile, mi sembra un atto non solo irresponsabile, ma insultante nei confronti delle donne che sotto il burqa soffrono e contro di esso e ciò che rappresenta combattono.

 
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IL FATTO DEL GIORNO, MAI DOVRAI COPRIRTI IL VISO, BURQA, NIQAB, DONNE, RELIGIONE, LIBERTA', ISLAM, DIRITTI UMANI,

Post n°4669 pubblicato il 15 Settembre 2010 da psicologiaforense

FRANCIA, IL BURQA DIVENTA FUORILEGGE...

ORA TOCCA ALL'EUROPA

 

Il parlamento francese ha approvato definitivamente il disegno di legge che impone il divieto di indossare il velo islamico integrale (burqa e niqab) in tutti i luoghi pubblici. E l'Italia parte alla rincorsa. La Lega annuncia un ddl alla Camera sulla falsariga della nuova legge francese. Il ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna, si dice favorevole. L'interdizione francese entrerà in vigore dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale. Il testo non fa alcun riferimento esplicito al velo integrale, ma alla "dissimulazione del viso in spazi pubblici". L'ammenda prevista è di 150 euro per la donna che indossa il velo integrale. Decisamente superiore, fino a 30.000 euro e un anno di prigione, la pena per coloro che costringono una donna a indossarlo.  Intanto anche il Belgio si appresta ad adottare la sua interdizione totale, e altri paesi Ue ci stanno pensando.

 
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TUTTA LA COMMUNITY NE PARLA , FA IL MEDICO CON LA LICENZA DI TERZA MEDIA

Post n°4667 pubblicato il 15 Settembre 2010 da psicologiaforense

Ruba l'identità di un medico
per lavorare in ospedale, denunciato.



Il trentenne, che aveva un diploma di terza media, faceva i turni al pronto soccorso. Ha curato 300 pazienti tra Bussolengo, Moncalieri e Pordenone


Prima medico specializzato in medicina estetica, poi chirurgo di pronto soccorso. Il tutto senza avere in mano una laurea, anzi, senza nemmeno il diploma di scuola superiore. Si tratta di un trentenne di origine veneziana ma residente nel capoluogo scaligero, Matteo Politi, titolare fino a giugno del centro estetico con sede a Verona «Medical & Beauty s.r.l.», poi tra luglio e agosto, «medico» sotto falso nome in diverse strutture pubbliche e private del nord Italia. Una «carriera», la sua, iniziata con un grande obiettivo, essere accettato come medico a tutti gli effetti e, magari, aprire un ambulatorio privato. Dopo aver effettuato per un anno iniezioni al botulino a centinaia di clienti del suo centro estetico (di cui risultava essere l’unico medico), il salto nella sanità «che conta». Politi ha pensato di usare il nome di un professionista già presente nell’albo dei medici con cui condivideva il cognome, il cardiologo leccese Vincenzo Luigi Politi, vittima suo malgrado della truffa. Gli è bastato questo "accorgimento"  e qualche fotocopia per esercitare la professione.  Passando per il pronto soccorso di quattro strutture: l’ospedale di Isola della Scala e l’Orlandi di Bussolengo (in provincia di Verona), il Santa Croce di Moncalieri (Torino) e la casa di cura «Policlinico San Giorgio» di Pordenone e svolgendo la funzione di medico di guardia nelle case di cura private «Villa Gemma» di Gardone Rivera e «Villa Barbarano» di Salò (Brescia). In meno di un mese, aveva avuto in cura quasi trecento pazienti. E non ne ha ucciso nessuno. 

 
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