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Messaggi del 19/10/2010

 

STORIE, STORIELLE, STORIACCE.,ATTUALITA', RAGAZZINA ACCOLTELLA COMPAGNO DI SCUOLA, NOIA, ADOLESCENTI

Post n°4826 pubblicato il 19 Ottobre 2010 da psicologiaforense

STORIE, STORIELLE, STORIACCE

 IN BELGIO UN’ADOLESCENTE ACCOLTELLA UN COMPAGNO DI SCUOLA DURANTE LA RICREAZIONE

Jumet, il ragazzo è stato colpito al collo e all’addome: ora è in terapia intensiva

Uno studente di 16 anni è stato accoltellato, con inaudita violenza, da una compagna nel cortile della scuola. E’ accaduto in Belgio a Jumet, poco distante dalla citta’ di Charleroi. La ragazza, di 18 anni, ha sferrato diverse coltellate, ferendo gravemente il compagno, durante l’ora di ricreazione nell’ateneo Orsini Dewerpe, riferisce l’agenzia di stampa Belga. La studentessa, brandendo il coltello avrebbe affrontato il suo compagno per ben due volte, colpendolo al collo e all’addome. Soccorso, il giovane è stato portato all’ospedale dove si trova tuttora ricoverato in terapia intensiva con prognosi riservatissima
La ragazza è stata interrogata dalla polizia di Charleroi e dovrà comparire domani davanti al giudice per tentato omicidio, lesioni gravissime, porto abusivo di coltello....

FINO A QUESTO MOMENTO NON SONO STATI RESI ANCORA NOTI I MOTIVI DEL GESTO, SEMBRA CHE LA RAGAZZA SI SIA INFASTIDITA PER IL COMPORTAMENTO NOIOSO E PETULANTE DELLO STUDENTE.

 
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LA RIFLESSIONE DELLA SERA, FACEBOOK, BLOG, BLOGGERS, PRIVACY, CONFIDARSI IN PUBBLICO, CONFIDENZA, INTERNET,

Post n°4825 pubblicato il 19 Ottobre 2010 da psicologiaforense

COMMUNITY, BLOG, FACEBOOK  SONO LUOGHI PUBBLICI

PRIMO: NON CONFIDARSI IN PUBBLICO

La confidenza è per sua natura personale, privata, vincolata alla riservatezza, e quindi l'idea di confidarsi in pubblico è tanto strampalata quanto quella di parlare a un cactus (l'attività preferita di Spike, mitico fratello di Snoopy).

Dev’essere rimasta di sale Kimberley Swann. Assunta finalmente come impiegata da una ditta, ha ricevuto dopo pochi giorni una lettera di licenziamento con una motivazione inconsueta: aver screditato l'azienda parlandone male su Facebook, il sito INTERNET di «socializzazione» più di moda del momento. Facebook è un luogo in cui si scambiano ogni sorta di informazioni-emozioni-proposte fra persone conosciute e sconosciute, fra vecchi amici e amici nuovi, fra professionisti della rete e semplici navigatori. Di qui l'equivoco: presumibilmente la ragazza inglese ha usato Facebook come si usa un canale privato (posta, telefono, e-mail). Senza rendersi conto che Facebook (così come i blog) sono un luogo pubblico, sia pur governato da particolari regole e limitazioni. Kimberley, si potrebbe dire, ha avuto l'audacia di confidarsi in pubblico, incappando così in un vero e proprio ossimoro della vita sociale. La confidenza, infatti, è per sua natura personale, privata, vincolata alla riservatezza, e quindi l'idea di confidarsi in pubblico è tanto strampalata quanto quella di parlare a un cactus (l'attività preferita di Spike, mitico fratello di Snoopy). Chi incappa in un incidente del genere sembra non rendersi conto del lato oscuro della società della comunicazione. Siamo abituati a pensare che l'interconnessione universale sia un pasto gratis, una meravigliosa possibilità regalata a tutti di poter trasmettere e ricevere informazioni, conoscere persone, operare a distanza. E invece essa è anche una cosa diversa, che non da tutti è stata compresa nei suoi effetti. Del resto è sempre stato così. Le società imparano molto lentamente a fare i conti con le conseguenze delle rivoluzioni tecnologiche. L'altra faccia dell'interconnessione globale è la distruzione della PRIVACY. Perchè la società della comunicazione distrugge la PRIVACY? Una ragione ovvia, visibile a occhio nudo, è che tutti i nostri comportamenti sono diventati «tracciabili». Qualsiasi cosa facciamo - telefonare, usare una carta di credito, entrare in un negozio video-sorvegliato, compilare un modulo di acquisto, collegarsi a INTERNET, usare un personal computer - depositiamo tracce informatiche indelebili del nostro passaggio, per non parlare delle tracce biologiche che continuamente lasciamo sugli oggetti, le persone, gli ambienti, e che l'analisi del Dna rende utilizzabili a fini di identificazione. Qualsiasi cosa facciamo può essere ripresa da un telefonino, di cui manco ci accorgiamo. Qualsiasi cosa diciamo può essere catturata da un registratore, a nostra insaputa. Qualsiasi immagine o voce ci abbiano carpito, può tranquillamente finire su YouTube, o essere riprodotta, diffusa, venduta nei circuiti più impensabili. Ma c'è una ragione più profonda che mina la PRIVACY, e quella ragione siamo noi stessi, o meglio i nostri comportamenti quotidiani. Nel giro di pochissimi decenni la nostra PRIVACY ha subito l'onda d'urto del nostro esibizionismo. Proprio mentre da ogni parte veniva proclamato il diritto alla riservatezza, fino al punto da considerare invasiva la pubblicazione dei voti finali sui tabelloni scolastici, l'evoluzione del costume procedeva in direzione diametralmente opposta. Il proprio privato, per quanto insignificante o addirittura riprovevole, viene continuamente e rumorosamente spiattellato all'attenzione di tutti, in treno come in aereo, al bar come al ristorante, in televisione come su INTERNET. Il sentimento del pudore si è ritirato come un ghiacciaio attaccato dal riscaldamento globale. Insomma, come in una scatola di sardine, siamo tutti vicini a tutti, continuamente invasi e sempre potenzialmente invasori. Il medesimo studente che chiede PRIVACY quando si tratta della sua pagella, non esita a riversare su INTERNET le immagini a luci rosse di compagne e fidanzate. Il cittadino che non vuole essere spiato o intercettato è il primo a sognare di finire su YouTube. Confessarci, esporci, mostrarci ci piace. E quindi confondiamo spazio privato e spazio pubblico. Non ci rendiamo conto che la PRIVACY, il diritto alla PRIVACY, è tante cose insieme. Diritto a non rivelare tutto di noi. Diritto a non far sapere a tutti quel che facciamo sapere a pochi. Ma anche diritto a non sapere i fatti altrui. A non interagire con tutti. A non essere invasi. Insomma, diritto a una distanza che, con il passare del tempo, sta diventando il bene più raro.

 
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FACEBOOK, BLOG, BLOGGERS, LAMENTAZIONI, DOGLIANZE, RISERVATEZZA, PRIVACY, FALSI PROBLEMI

Post n°4824 pubblicato il 19 Ottobre 2010 da psicologiaforense

FACEBOOK UN'ARMA A DOPPIO TAGLIO

A me l'introduzione di FACEBOOK nei blog non disturba affatto.  Ad altri che desideravano maggiore riservatezza o conseguivano "obiettivi particolari" la novità è giunta del tutto sgradita. Si dice : "la meraviglia dura tre giorni"... quindi, se questo è vero, lamentazioni e doglianze dovrebbero attenuarsi per la fine della settimana.



MIA NOTA INTEGRATIVA
 

FACEBOOK  è stato creato nel 2004 da Mark Zuckerberg, studente dell'Università di Harvard. Il nome del sito si riferisce agli annuari (in inglese «FACEBOOK») che i college statunitensi pubblicano all'inizio dell'anno accademico e distribuiscono ai nuovi studenti e al personale come mezzo per conoscere le persone del campus. Il sito si fonda su semplici regole: gli utenti creano profili che contengono foto e liste di interessi personali, hanno la possibilità di scambiare messaggi privati o pubblici e fanno parte di gruppi di amici, fermo restando che la visione dei dati dettagliati del profilo è ristretta a utenti della stessa rete o di amici confermati. Una formula vincente che, con il passare del tempo, ha fatto di FACEBOOK una rete sociale che abbraccia trasversalmente tutti gli utenti di Internet. Dal luglio 2007 FACEBOOK figura nella Top 10 dei siti piu' visitati al mondo ed è il sito numero uno per foto negli Stati Uniti, con oltre 60 milioni di immagini caricate ogni settimana. Insomma, una nuova area di gioco, ma anche una nuova era dell'«io» che deve rapportarsi con se stesso e con gli altri. Un nuovo modo di scegliere e di essere «amici» su un palcoscenico planetario in cui giocare, lavorare, condividere, confidare, annoiarsi. Ma un palcoscenico che riflette anche la grande solitudine o utilizzato per morire. E' di poco fa il caso di un quindicenne che aveva preannunciato ai suoi 107 amici di FACEBOOK il proposito di togliersi la vita, come ha fatto. Più fortunato i casi accaduti lo scorso luglio in Grecia, dove la polizia postale è riuscita ad evitare 17 suicidi annunciati. Ed è di questi giorni la chiusura, in Italia, di un gruppo di discussione che minacciava il premier Silvio Berlusconi o di un altro che ineggiava ad assassini. Casi estremi, cui tuttavia fanno da contraltare usi intelligenti del social network come ad esempio quelli di giornalismo partecipativo.

 
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PAGLIACCI, CITTA' DEL MESSICO, CONVEGNO INTERNAZIONALE, FOTO, CLOWN, MASCHERA, RICERCA CLOWN INTERIORE,

Post n°4823 pubblicato il 19 Ottobre 2010 da psicologiaforense

Il convegno dei pagliacci -

A Città di Messico si svolge il 15° Convegno internazionale dei clown e dei pagliacci

 

 

Fare il pagliaccio non è così semplice come potrebbe sembrare. Scordatevi lo stereotipo del clown con la parrucca colorata, le scarpe enormi e i pantaloni bracaloni: di tutto il costume resta solo il naso rosso, la più piccola maschera che si possa indossare. Inoltre far ridere, improvvisare uno spettacolo di giocoleria o uno sketch divertente non è affatto una cosa immediata. Quindi prima di partire per il Messico è meglio partecipare a un seminario dal titolo “Alla ricerca del proprio clown interiore”. In cosa consiste? I partecipanti devono imparare a esprimere le proprie emozioni e a ritrasmetterle stando su un palco utilizzando il linguaggio universale del sorriso. Solo una volta portato alla luce il proprio personale pagliaccio si ottiene l’ambito naso posticcio e si è pronti a partire.

 
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fotonotizia curiosa del giorno, body art, performance, rischi dei piercing, spille da balia, costume, società, medicina

Post n°4822 pubblicato il 19 Ottobre 2010 da psicologiaforense

L'apparenza inganna: buchi finti e rischi reali

Se pensate che questa ragazza abbia esagerato con i piercing non vi preoccupate: Lucy McRae - così si chiama la donna - è un'artista australiana e le spille da balia che vedete sono state semplicemente incollate al suo corpo in occasione di una performance al Museo dell'Immagine e del Suono di San Paolo, Brasile.
Secondo un recente studio presentato al Congresso della Società Italiana di Igiene, nel nostro paese sceglie di farsi un piercing circa un ragazzo su 3. E mentre l'età del primo "buco" si è abbassata a 13 anni, gli esperti sono preoccupati per la sicurezza: dalla ricerca è emerso che circa il 76% degli adolescenti si rivolge a centri non autorizzati, aumentando così il rischio di contrarre pericolose infezioni.

 
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