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Messaggi del 26/03/2011
Post n°5333 pubblicato il 26 Marzo 2011 da psicologiaforense
LE CATASTROFI? OPERA DI DIO... PAROLA DI SCIENZIATO L'INTERPRETAZIONE SCIENTIFICA. 39 MILA MORTI, TERREMOTO, TSUNAMI, CATASTROFE NUCLEARE MONDIALE: UN PATERNO BUFFETTO DI DIO! COSI' SI E' ESPRESSO IL PROF. ROBERTO DE MATTEI (1): “Le grandi catastrofi sono una voce paterna della bontà di Dio, che ci richiama al fine ultimo della nostra vita."(...) " Le catastrofi sono i giusti castighi di Dio. Alla colpa del peccato originale si aggiungono le nostre colpe personali e quelle collettive, e mentre Dio premia e castiga nell’eternità, è sulla terra che premia o castiga le nazioni”. E LE MIGLIAIA DI BIMBI MORTI? "Il terremoto è un battesimo di sofferenza che ha purificato la loro anima perché Dio ha voluto risparmiarli da un triste avvenire”. (1) Ch.mo Prof. ROBERTO DE MATTEI, vice presidente del massimo organismo scientifico italiano, il CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Post n°5332 pubblicato il 26 Marzo 2011 da psicologiaforense
IL CORAGGIO DI ESISTERE E DI AMARE
Nell'armonia della vita che ognuno può raggiungere percorrendo un sentiero forse a volte difficile, ma fatto di tappe che sono già nella sua interiorità, e che perciò gli appartengono, l'uomo realizza l'aspetto più grande dell'amore, quello che lo unisce a tutto quanto lo circonda.
Post n°5331 pubblicato il 26 Marzo 2011 da psicologiaforense
QUESTA CRONACA PUO' TRAUMATIZZARE CHI E' PARTICOLARMENTE SENSIBILE Ucciso, dopo inenarrabili sofferenze, perché nessuno aveva voluto spendere 400 euro
La morte di un orso non è mai banale, specialmente se non avviene per cause naturali. Ha sempre una storia dietro, una causa umana. Dino è morto perchè quando è stato catturato a Fiera di Primiero (Trento), il 10 ottobre 2009, gli fu applicato un radiocollare senza il "drop off", il dispositivo di sgancio automatico a tempo che fa sganciare il radiocollare perchè l’orso cresce e il collare lo "strozza". Il "drop off" costa circa 400 euro evidentemente troppi per noi. Dino è cresciuto e ha sentito netta la stretta al collo, ha cercato di strappare quell’impedimento con le unghie. Ma le unghie dell’orso sono come coltelli affilati, si è ferito, il collare è penetrato nella carne, il pelo è cresciuto sopra, creando la situazione ideale per un’infezione. Intanto Dino aveva imboccato la strada per la sua terra d’origine, la Slovenia. Una puntata sul Grappa, una visita a Boscochiesanuova, un bel soggiorno sull’altipiano di Asiago. Lasciando tracce vistose: galline e pecore predate, una decina di asini uccisi, qualche impronta, qualche avvistamento, qualche incontro ravvicinato con l’uomo. Aveva attraversato il Cadore, era entrato in Carnia, si era fatto ritrarre da una fototrappola a Tarvisio, di notte. Era il 2 giugno 2010. Un po’ ha girato per il tarvisiano, un po’ è sconfinato nel parco del Triglav, in Slovenia. Tra queste località si è preparato al letargo, trovando facilmente cibo nelle foreste a cavallo del confine, anche se inghiottire era diventato ormai un supplizio. Al risveglio ha sentito forte l’esigenza di andare altrove, di cercarsi un altro territorio. Sempre con quella stretta al collo. Con una fame arretrata dall’inverno, con il dolore che serra la gola. La ferita era ormai infetta, stava andando in necrosi. Non sapeva più come liberarsi. Strappare con le unghie il collare voleva dire sentire lancinanti dolori al collo. Allora cercava di sbattere la testa contro qualcosa di duro, roccia o muro che sia. Nulla. Solo ancora più dolore. Da impazzire. E chi lo vedeva aggirarsi per la foresta di Lubiana lo credeva proprio pazzo. Emaciato, barcollante, l’aria estremamente sofferente, i continui lamenti l’avevano fatto etichettare come "problematico". Che fare? L’unica soluzione, hanno pensato gli sloveni, era sopprimerlo, evitargli ulteriori sofferenze. Un colpo preciso, un fremito di vita che si ferma nella calma della morte. Così Dino ha finito il suo peregrinare. «Hanno ucciso Dino, il nostro simbolo - dice sconsolato il direttore del parco delle Dolomiti bellunesi, Nino Martino - Lo avevo "battezzato" io due anni fa, in omaggio a Dino Buzzati, lo scrittore molto sensibile e attento agli aspetti della natura». FONTE: IL GAZZETTINO
Post n°5330 pubblicato il 26 Marzo 2011 da psicologiaforense
10 FORESTE DA SALVARE... DOPO, DI QUESTE, NON CE NE SONO PIU' In occasione dell’Anno delle foreste, l’associazione Conservation international ha steso una lista delle foreste più ricche di specie e più minacciate del pianeta. Queste distese sono anche 10 hotspot di biodiversità, punti cioè dove il numero di specie animali e vegetali e le loro interazioni sono particolarmente elevate. A parte un paio di casi, quasi tutte queste foreste sono nei Paesi tropicali sia in Asia sia in Africa sia nell’America meridionale. Ogni hotspot ha le sue caratteristiche peculiari e le sue specie presenti, spesso endemiche e rarissime. ...e, come dice Oretta: BUON POMERIGGIO WEB!
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49