MARCO PICCOLO

VIA CRUCIS. Ricordate   la “Passione secondo Matteo” di J. S. Bach, allestita dal regista russo Jurij Ljubimov in una chiesa di Milano, con una grande croce di ghiaccio che si scioglieva, simbolo di lacrime, al canto straziante e alla musica dolente per la morte del Salvatore?



La Via Crucis, antica devozione che si ispira ai Vangeli e alla tradizione, oltre che racconto della Passione di Gesù, è racconto della passione dell'uomo.

OGGI, VENERDÌ SANTO, LA TV  TRASMETTE IN TUTTO IL MONDO LA VIA CRUCIS: CON LA CROCE PORTATA  AL COLOSSEO...

Nella Via Crucis   c’è qualcosa di solenne, di intensamente e culturalmente meditato. In qualche luogo, questa sera, lo spettacolo si ripete e allora, nel canto popolare, ritornano le vecchie strofe composte quasi tutte da un santo napoletano, Alfonso Maria dè Liguori, la cui produzione letteraria devozionale inondò di sentimentalismo tutta la pietà cattolica dal '700 in poi. Da una concezione un po' tenebrosa della Passione di Cristo, che caratterizzò il Medioevo, con i tormentati crocifissi bizantini e le esibizioni dei flagellanti sulle piazze, una concezione che perdura ancora in alcune cerimonie popolari della Settimana Santa in Spagna (le processioni con gli incappucciati e i montanari scalzi che scendono in città con i tronchi a croce sulle spalle), si è passati, con la Via Crucis  così come si è stabilizzata nel '700, a uno spettacolo edificante e sentimentale, una rappresentazione melodrammatica a partecipazione corale, con la facile strofetta in rima per seguire ogni momento del supplizio di Cristo, ma anche i fenomeni mirabolanti della Passione: “Chi porta in pugno il mondo / a terra è già caduto, / nè gli si porge aiuto; / oh, ciel, che crudeltà”; “Veder l'orrenda morte / del tuo Signor non puole, / onde si copre il sole / in segno di dolor”.