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Messaggi del 12/08/2012
Post n°6611 pubblicato il 12 Agosto 2012 da psicologiaforense
IL TORDO BEFFEGGIATORE. PER AMORE FA ANCHE IL RUMORE DEL TRENO. UCCELLO ECCEZIONALE IMITATORE DI SUONI E CANTI DI ALTRE SPECIE Si dice poliglotta chi parla molte lingue. Quindi da un uccello chiamato “mimo poliglotto” ci si aspetta che sappia fare altrettanto. Al contrario, il Mimus polyglottus si accontenta di mimare il canto di altre specie di uccelli. E non è davvero cosa da poco, visto che è capace di imitare il canto di moltissimi colleghi canterini. Non solo. Nella sua mania di riprodurre i suoni che gli giungono all'orecchio, è capace di imitare perfettamente il gracidio delle rane, il rumore di un treno o qualunque altro suono. In questa specie cantano maschio e femmina a differenza di quanto avviene in altri uccelli canori, nei quali il canto è prerogativa maschile. Alcuni pensano che il mimo poliglotta si serva dell'eccezionale vocabolario canoro per tener lontane dal suo territorio le altre specie di uccelli che hanno la stessa dieta. Altri studiosi ritengono invece che, in accordo con la teoria darwiniana della selezione sessuale, la femmina scelga il maschio che canta meglio. Così il talento vocale del mimo poliglotto si sarebbe sviluppato durante la sua storia evolutiva come risultato della selezione sessuale. Allo stesso modo come la coda spettacolare del pavone maschio si è sviluppata in maniera esagerata perchè la femmina nel corso dell'evoluzione ha dato sempre la preferenza ai maschi dotati di code più belle e più grandi. È emerso infatti dalle ricerche degli studiosi che i mimi poliglotti scapoli cantano molto più di quelli sposati. Cantano non solo di giorno, ma perfino di notte. E c'è da chiedersi quando trovino il tempo si schiacciare un pisolino. Una volta però che lo scapolo ha trovato una compagna attratta dalla sua serenata canora, il suo ritmo di canto diminuisce sensibilmente. Ed è stato anche dimostrato che gli uccelli rimasti vedovi, immediatamente dopo la scomparsa della moglie, riprendono a cantare a squarciagola, proprio come facevano quando erano scapoli.
Post n°6610 pubblicato il 12 Agosto 2012 da psicologiaforense
solo nel 2010 ben 800mila donne dimesse o licenziate per cause legate alla maternità. Una perdita economica, un'ingiustizia. L’arretratezza culturale nei confronti delle lavoratrici donne e della maternità è stata finora considerata un vizio strutturale del sistema imprenditoriale italiano, una debolezza da lamentare ma comunque da sopportare. Adesso, però, qualcosa dovrà necessariamente cambiare: con l’attuale crisi finanziaria e il precario stato dei conti pubblici, per usare le parole dell’economista Paola Profeta, «è uno spreco che non ci possiamo più permettere». E non si tratta di uno spreco di poco conto, ma di un’enorme perdita di risorse umane ed economiche. Quasi un milione di donne nell’impossibilità di coniugare maternità e vita professionale.
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49