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Messaggi del 08/10/2012
Post n°6811 pubblicato il 08 Ottobre 2012 da psicologiaforense
L'AMORE PASSIONALE. ANTICAMERA DI ETERNA SOLITUDINE O SPERANZA DI FELICITÀ? L'AMORE-PASSIONE percorre l'intera storia dell'Occidente, da Tristano ad Anna Karenina, sino ai più volgari prodotti di consumo (film, fotoromanzi, serial televisivi, web, reality, ecc… ), che adempiono comunque alla funzione di nutrire l'immaginario collettivo facendo risuonare una corda che in tutti noi è sempre disposta a vibrare. Lo specifico dell'amore-passione è il suo carattere totalitario, assolutamente coinvolgente: quello sporgersi sull'altro (l'oggetto d'amore) come su un “ALDILÀ”, un ignoto colmo di promesse che sarebbe difficile definire. L'Altro è ciò che a noi manca e, quanto più viene idealizzato nella sua unicità, tanto più l'amante perde per così dire energia e autonomia individuale, riconoscendosi dipendente dalla mera esistenza dell'amato, prima ancora che dal suo benvolere. Tutto ciò che ha valore è collocato nell'altro, ma questo, anzichè mortificare l'amante, lo esalta: l'amore, come l'utopia, additando una meta che è insieme difficile confusa ed elevata, colma la vita di significato; e il significato, si sa, permette di sopportare qualsiasi cosa. Di conseguenza, l'innamorato si trova nella singolare condizione di essere debole e vulnerabile e al tempo stesso colmo di energie e di entusiasmo. "Finchè va così..." . Ma non può andare sempre così. O meglio, perchè l'incantesimo non venga rotto, l'amore-passione deve sottostare a condizioni molto rigorose. Fondamentalmente, che sia un amore contrastato, irrealizzabile o quanto meno precario (gli amori adulterini, gli amori a distanza...), eventualmente un amore tragico o quanto meno infelice. Si potrebbe anzi dire che l'amour-passion sceglie spesso come oggetto (anche in internet) persone sconosciute e irraggiungibili, in modo da mettersi al riparo da ogni confronto con la realtà. Il paradosso dell'amore-passione consiste proprio nel fatto che, se giunge al suo compimento, rischia di dissolversi. Una volta che sia caduto nella temporalità, una volta che la vicinanza favorisca il ritiro delle proiezioni e la miglior conoscenza dell'altro nella sua limitatezza, il desiderio soddisfatto si trasforma in un desiderio deluso. Passioni e solitudini, appunto.
Post n°6809 pubblicato il 08 Ottobre 2012 da psicologiaforense
I SINTOMI: disturbi del sonno, ansia, ipocondria, senso di alienazione e stanchezza estrema, ridotta capacità di concentrazione e decisione, ma anche guai alla schiena, pressione alta, disturbi cardiaci.... IL SESSO FORTE E' FRAGILE SUL LAVORO
Lavorare nobilita? No stanca e soprattutto stressa. 1 lavoratore su 4 deve fare i conti con lo stress. Quest'ultimo è responsabile di una serie di sintomi che vanno dai disturbi del sonno, all' ansia, all' ipocondria, al senso di alienazione, alla stanchezza estrema fino alla ridotta capacità di concentrazione e decisione, ai guai alla schiena, alla pressione alta e ai disturbi cardiaci.... Gli uomini sono più fragili di fronte allo stress rispetto alle donne che hanno un’intelligenza emotiva e una capacità di "riorganizzarsi" molto più efficaci rispetto all'uomo. In genere lo stress si manifesta perché non c'è una corrispondenza fra le caratteristiche del lavoratore e le sue mansioni, perché i rapporti interpersonali sono di scarsa qualità, perché si percepisce un conflitto fra il proprio ruolo sul lavoro e la vita esterna, perché in azienda si verificano episodi di violenza psicologica o fisica. Naturalmente ognuno di noi ha una diversa "soglia di sopportazione" e differenti capacità di reazione e contenimento delle pressioni esterne, perciò è difficile dire, dall'esterno, se un ambiente di lavoro è "stressante" o meno: conta la sensazione e il vissuto del singolo, che deve cominciare a interrogarsi se si manifestano sintomi emotivi, cognitivi, comportamentali o piccoli problemi di salute.
Post n°6808 pubblicato il 08 Ottobre 2012 da psicologiaforense
LA CASSAZIONE DETTA L'ABC DEL "BUON CAPO" La Cassazione detta l'abc del "buon dirigente" e sottolinea che la reputazione dei dipendenti non si può «sacrificare» tanto alla leggera. Specie se ci si trova in un contesto pubblico, davanti ad una platea. Nel vademecum stilato dalla Quinta sezione penale, i supremi giudici spiegano che è sempre necessario «accertare se il sacrificio della reputazione del dipendente sia proporzionato all'interesse perseguito posto che la valutazione della continenza non può prescindere dalla comparazione dei valori in gioco». In questo modo, la Suprema Corte ha disposto un nuovo esame della vicenda che vede imputato per diffamazione il presidente della Coop Centro Italia, G. R., colpevole di avere offeso, nel corso di un seminario, la reputazione del dipendente F. T. affermando, pur senza nominarlo, che l'assistente era stato rimosso «per incapacità a ricoprire il ruolo». Per questa sua esternazione, il dirigente era stato condannato per il reato di diffamazione sia in primo che in secondo grado. Contro la doppia condanna, il presidente della Cooperativa ha fatto ricorso in Cassazione, facendo leva sulla «libera manifestazione di pensiero consentita - a detta della difesa - a chiunque in uno stato democratico, in via generale, e a maggior ragione nell'ambito di un rapporto subordinato dove è riconosciuto al datore di lavoro un potere valutativo e disciplinare». Piazza Cavour ha disposto un nuovo esame della vicenda davanti al Tribunale di Terni e ha fatto notare che «non è consentito con la parola o con qualsiasi altro mezzo di espressione, ledere l'altrui reputazione, salvo che per tutelare interessi riconosciuti dall'ordinamento».
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49