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Messaggi del 24/01/2013

 

BLOG, BLOGGER, COMMUNITY, EX, RELAZIONI AFFETTIVE, SESSO, ILLUSIONI D'AMORE, EMILY HARTRIDGE, LUSSURIA E BLOG, CONCUPISCENZA

Post n°7125 pubblicato il 24 Gennaio 2013 da psicologiaforense

Vi servono 10 buoni motivi per fare sesso con i vostri ex? Fate attenzione perchè è una esperienza straordinaria ma   "la concupiscenza è concepire un'idea di voracità, rammollimento del cuore, una fornace di calori, un'accompagnatrice di idoli, un'azione infeconda, una forma adombrata, una relazione immaginata, un letto di sogni, un rapporto senza sentimento, lusinga degli occhi, impudenza dello sguardo, disonore della preghiera, vergogna del cuore, guida dell'ignoranza"......

PER LA BLOGGER CHE FA IMPAZZIRE GLI INGLESI.... EX E' BELLISSIMO 

10 PENSIERI MALVAGI O... 10 BUONE MOTIVAZIONI PER FAR SESSO CON L'EX 

Lei si chiama Emily Hartridge, 28 anni, inglese, sexy e deduttiva, occhi verdi, capelli biondi e fare avvolgente . In Inghilterra si è concessa il lusso di mandare a quel paese  il conduttore Russell Brand che per motivi a  me del tutto ignoti fa impazzire le suddite di Sua Maestà..... e molte celebrità mondiali. Emily blogger  famosa e soprattutto regina di youtube per i suoi political uncorrect video su seduzione, corteggiamento, concupiscenza, lussuria e sesso. In questi giorni spopola in tutto il mondo   per le sue "Dieci ragione per le quali dovresti fare sesso con l'ex". Tra il serio e il faceto la blogger Hartridge ha montato un esilarante video nel quale disamina tutti i vantaggi di una serena vita sessuale con l'ex partner. In una parabola di consigli sempre più hot.  
UNO. LE CIABATTE VECCHIE SONO PIU' COMODE - "Per prima cosa - dichiara la smaliziata ragazza - gli ex li abbiamo avuti tutti. A volte non sono stati niente di che, ma in altre occasioni possono risultare ancora utili. Il primo motivo - spiega Emily – non ha bisogno di spiegazioni: il sesso con l’ex è facile e conveniente".
DUE. A OCCHI CHIUSI - "Seconda ragione: già sappiamo com'è l'altro è a letto e soprattutto quali giochini ama fare, quindi sarà più semplice lasciarsi andare.
TRE. PATTI CHIARI - "Terzo: a differenza di un nuovo partner che si conosce poco e con il quale, magari, si vuole costruire qualcosa e con cui a letto ci può essere un po' di imbarazzo, all'ex si può chiedere di smettere se qualche sua iniziativa sessuale non sta procurando il piacere desiderato, cosa decisamente sconveniente da fare con un nuovo partner"
QUATTRO. CORSO DI AUTOSTIMA -"Fare sesso con un ex può essere una scusa per verificare se ha a casa ancora qualcosa di tuo".
CINQUE. QUESTIONE DI ALLENAMENTO - "Si possono sperimentare nuove posizioni e fantasie che poi si potranno mettere in pratica con qualcun altro.
SEI. TARZAN CHIAMA JANE - "Se il piacere sotto alle lenzuola è così forte che si arriva a urlare e a fare troppo rumore non ci si dovrà preoccupare di cosa ne pensi il suo coinquilino".
SETTE. ENTUSIASMO PERDUTO - "Magari si è diventate molto più sexy e carine da quando la relazione è finita e quindi gli si può far pensare 'guarda cosa ti sei perso' risvegliando quella passione che ai tempi della relazione non c'era più
OTTO. TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE - "Il vecchio partner è il migliore compagno per sperimentare un rapporto a tre: il triangolo certamente non rovinerà il rapporto con l'ex cosa che invece potrebbe succedere con una nuova fiamma che magari non prenderebbe bene la voglia di fare quel giochetto".
NOVE. PIGIAMA E MOLLETTONE - Con l'ex non bisognerà preoccuparsi di com’è il proprio look la mattina dopo perché l'ex, in passato, ha già visto il peggio.
DIECI. SESSO SEMPLICEMENTE SESSO. Con l'ex si potrà pronunciare la frase: "Questo è solo sesso, caro. Senza condizioni" ... E arrivederci alla prossima volta.

 
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SCELTI PER VOI, RASSEGNA STAMPA, MASSIMO GRAMELLINI,

Post n°7124 pubblicato il 24 Gennaio 2013 da psicologiaforense

Chiamarsi Corona e venire arrestati a Cascais, l’esilio portoghese dell’ultimo Re d’Italia, magari senza neanche saperlo. Essere un palestrato milanese di corso Como e scappare dal retro di una palestra milanese di corso Como a bordo di una Cinquecento, unico elemento stonato nell’epopea del superuomo di panna montata, e infatti cercare per tutta la notte di sostituirla con un Suv, non riuscirci e passare in Cinquecento il confine al Col di Tenda. Rimanere bloccato per ore dalla neve con trentamila euro in tasca e nemmeno un bar dove poterne investire dieci in una pizza. E poi guidare attraverso la Francia e la Spagna, immaginarsi simili a Scarface - un criminale simpatico, e nel suo pantheon morale solo un criminale può esserlo davvero - continuare la fuga fino all’oceano, sentirsi braccati e consegnarsi, ma solo dopo avere rilasciato una dichiarazione audio ai propri fan. 

LO SPECCHIO D'ARGILLA 

 

 

Consegnarsi e piangere sulla spalla di un carabiniere, come se la corazza tatuata del bullo avvolgesse un’anima di burro. Piangere e querelare chiunque osi scrivere che ha pianto: il mito del duro, del Limonov di corso Como, ne soffrirebbe. Piangere, non piangere, ma comunque trasformarsi in una vittima per il Paese dove il problema è sempre un altro e l’arresto internazionale di Corona è già diventato pretesto per ricordarsi di quanti politici impresentabili siano ancora in lista, quanti divi del nulla ancora in onda, quanti criminali economici ancora in libertà.  Di Fabrizio Corona mi ha sempre incuriosito la genesi. Se il sublime Philip Roth della «Pastorale Americana» ha indagato per quattrocento pagine sul mistero di come una famiglia perfetta avesse prodotto nel Sessantotto una ragazzina terrorista, sia concesso a un cronista sentimentale di dedicare cinquanta righe a un enigma dei nostri tempi: come ha potuto un giornalista serio e raffinato al limite dello snobismo come fu Vittorio Corona, compagno di Montanelli nell’ultima avventura della «Voce», forgiare un figlio così diverso, cinico e materialista a livelli caricaturali. Non può bastare la teoria della mamma, consolatoria come finiscono sempre per essere le mamme, che tira in ballo l’assenza o l’eccessiva presenza nel suo sangue di qualche ormone. E nemmeno dire che Corona sia un prodotto di laboratorio del berlusconismo: l’immagine è tutto e intorno, sopra, sotto si estende il nulla. Il figlio di Vittorio è qualcosa di più: l’effetto visibile della malattia che ha devastato il capitalismo negli ultimi venticinque anni. Quando, cessate le pulsioni ideologiche, nessuna corrente spirituale è giunta a rimpiazzarle e ci si è tutti, chi più chi meno, rassegnati a confinare la felicità al soddisfacimento dei piaceri del corpo procurati dal denaro e dalla mancanza di limiti. Il mito della bellezza palestrata, della giovinezza infinita, dei soldi da esibire e trasformare in macchine rombanti, in belen sfarfalleggianti, in mutande griffate e in fiumi di cocaina. Perché, se la vita non ha un senso, il suo unico senso diventa provare una scarica ininterrotta di emozioni, e la sua bussola un’assenza conclamata di valori che non siano la furbizia, il cinismo, la sfrontatezza e quel modello di ribellione che consiste nel violare deliberatamente le regole con il pretesto che il potere le ha create soltanto per ingabbiare i deboli e gli stupidi. 

 
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