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Messaggi del 29/01/2013

 

LA RIFLESSIONE DELLA NOTTE, AMICIZIE TOSSICHE, PENSIERI, IDEE, OPINIONI, PAROLE, SUGGESTIONI....PER UN NUOVO GIORNO

Post n°7138 pubblicato il 29 Gennaio 2013 da psicologiaforense

Decidere che una mela è marcia e buttarla via? A volte lo facciamo, magari un po' precipitosamente. Ma cosa fare quando all'improvviso ci rendiamo conto che un'amicizia vacilla e che al posto di calore, complicità e solidarietà, in genere attesi in un rapporto sano, avvertiamo disagio, tensione, frustrazione, mortificazione? 

UN BLOGGER PER AMICO

In primo luogo, possiamo  chiederci cosa ci aspettiamo dall'ami­cizia in generale e da ogni nostro amico in particolare. L’a­micizia ha questo di speciale: ognuno la spiega o la definisce a modo proprio. Per alcuni significa fiducia, per altri piacere condiviso, per alcuni ancora ascolto e accettazione. In secondo luogo, e correlativamente, non gettare troppo in fretta la spugna; il senso di abban­dono provocato dalla rottura di un legame provo­ca grande sofferenza, sia in chi viene abbandonato sia in chi abbandona l'altro. L'abbandono si manifesta attraverso la disapprovazione, la fine dell' amore, l' allontanamento o la perdita. La reazione all'abbandono si esprime con la prostrazione o l’aggressività. Nella maggior parte dei casi, l' evento presente non è l'unica causa del senso di abbandono, bensì riattiva esperienze dolorose del passato e fa emergere un trauma psichico latente. Non va dimenticato  che anche grossi litigi a volte si risol­vono con semplici parole, soprattutto quando ci assumiamo in buona fede le conseguenze delle nostre azioni, quando gli altri si assumono le loro e quando c'è disponibilità alla com­prensione e all'accettazione. Le contro­versie spesso nascono dall' orgoglio e dalla fierezza, i quali ci fanno dimenticare l' essenza umana dell' altro. Nonostante i suoi difetti, il nostro partner o il nostro amico hanno per noi un valore inestimabile e prendere coscienza di questo valore può facilmente ridurre la portata dei problemi e dei disagi in questione.

 
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IL CASO, SNAPCHAT,FACEBOOK ADDIO, ARRIVA SNAPCHAT: IL SOCIAL CHE CANCELLA FOTO E POST COMPROMETTENTI

Post n°7137 pubblicato il 29 Gennaio 2013 da psicologiaforense

Quante volte  vi siete pentiti di aver inviato un messaggio? Verba volant, scripta manent. E quante volte avete inviato  una foto osé in un momento di euforia per poi ripensarci e affliggervi. Facebook e Twitter possono davvero mettervi  nei guai. Ma possono riuscirci benissimo anche i cellulari di ultimissima generazione  da cui si possono inviare video, foto, sms e mail.Per questo spopola SNAPCHAT, la novità social che  sta facendo parlare di sé nel mondo.....


IL SOCIAL CHE SALVA LA REPUTAZIONE DIGITALE

 


SNAPCHAT è un rivoluzionario programma, per smartphone targati Apple o Android che permette di scambiare foto e video, accompagnati da testo e disegni, che si autodistruggono in non più di dieci secondi. In pochi tocchi si fa tutto: si apre l’applicazione, si scatta o si riprende, si scrive un messaggio di accompagnamento,  si sceglie il destinatario,  o anche più di uno, tra i contatti in rubrica. E cosa importante,  si sceglie per quanto tempo  potrà essere  visualizzato il foto-messaggio: da uno a dieci secondi. Una volta arrivato e letto   scomparirà per sempre dallo schermo del destinatario, dalla memoria del suo telefono... come se non fosse mai esistito. AL CONTRARIO, se  si cancella  un  messaggio o una foto su Facebook  resta  conservato fino a 90 giorni sui server.  Snapchat potrebbe salvare la reputazione dei più sprovveduti. E  porre un freno al dilagante mare di stron...te che troppo spesso vengono inviate   senza pensarci troppo. E che purtroppo restano nella memoria dei social, e non solo. E a differenza di altri servizi che prevedono filtri o altri ritocchi alle foto, qui lo scatto e l’invio sono quasi istantanei. Viva la verità. Il successo è stato improvviso: a dicembre sono state più di 50 milioni le foto condivise attraverso Snapchat. Appena due mesi prima, a ottobre, erano state meno della metà, 20 milioni. Una crescita inaspettata  che è andata a disturbare giganti come Facebook E se  la rivista «Forbes» l’ha definita, «la più grande mobile app  senza ricavi dai tempi di Instagram», noi speriamo tanto che non svanisca... insieme alle foto e ai messaggi.

 
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SCELTI PER VOI, RASSEGNA STAMPA, ALESSANDRO D'AVENIA, NON SAPPIAMO PIU' GIOCARE ALLA VITA,

Post n°7136 pubblicato il 29 Gennaio 2013 da psicologiaforense

Gli uomini non corteggiano più le donne. Diventiamo cinici: non ne vale la pena, tanto poi finisce. Eppure non c’è gioco più bello dell’amore. Non comincia tutto con un gioco di sguardi per diventare poi un gioco di anime? Però non ci riesce più di stare al gioco.....

NON GIOCO PIU'.....

Il gioco -scrive Alessandro D'Avenia- è una delle finestre aperte per scandagliare il guazzabuglio sociale del cuore umano. Così è per ogni gioco..... C’è il grande gioco di ruolo globale: Facebook. Un gioco in cui uno fa la parte di se stesso, indossa la maschera di sé, grazie a foto in cui è più bello di come appare nella realtà e scrive frasi più intelligenti di quelle che pronuncia nella realtà.  Poi c’è Ruzzle.  non è altro che il vecchio Cose Nomi Città. Giochi antichi, nomi (affari) nuovi. E poi c’è il gioco del calcio: l’agon, la battaglia. La vita è lotta e il calcio oggi ne è la sublimazione più comoda e spettacolare.  Certo c’è anche l’azzardo: il gratta-e-vinci, il bingo, le slot-machine e tutto quella categoria di giochi che ci ricorda che la vita è una lotta contro il destino. Da ultimo ci sono i giochi della vertigine: quelli che piacciono ai giovani, quelli che portano a perdersi... Ogni sballo che sfida la ragione e l’istinto di conservazione: dal bungee jumping a chi beve più birre. Giochi che possono portare a giocare la vita, fino a perderla. Da ultimo, c'è  l’amore, il gioco dei giochi. Il gioiello più fragile e prezioso della vita, che per indossarlo infatti incastoniamo giorno per giorno nell’oro dei riti. Eppure sembra che il galateo dei sentimenti stia sparendo. Non sappiamo più giocare come si deve. Non sappiamo più arrossire, corteggiare, sfiorare, cercare parole, ricordare un anniversario e fare una sorpresa. Compriamo subito, afferriamo subito, dimentichiamo subito. Ci prendiamo gioco dell’amore, bariamo, per poi scoprire che ci siamo giocati la felicità. E finiamo col nasconderci dietro un cinico e dolorante: non gioco più. 

 
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