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Messaggi del 17/02/2013

 

RIFLESSIONE DELLA SERA, RACCOMANDATI, STIRPE MALEDETTA, BACIO DELLA MORTE, MAL DI MERITO, CLIENTELISMO,

Post n°7187 pubblicato il 17 Febbraio 2013 da psicologiaforense

E se proprio la raccomandazione fosse la chiave, o almeno una delle chiavi, per introdurre la meritocrazia nel nostro Paese? La raccomandazione, come l'abbiamo intesa finora in Italia, gode, meritatamente, di una pessima fama. Talora si è tradotta in una lettera anodina di un potente che, gentile eufemismo, «segnala» il nominativo di persona a lui spesso sconosciuta, o quasi, cui viene inviata copia perchè, in caso di successo, entri a far parte della clientela dell'elettorato del raccomandante.....

MI RACCOMANDO....

Qui da noi, il pezzo di carta più utile non è la laurea, ma una  bella raccomandazione. La prevalenza della spintarella non è folklore o semplice malcostume: soffoca la meritocrazia, blocca la mobilità sociale e dà fuoco alle polveri della guerra tra generazioni.  Però proporre l'abolizione della raccomandazione sarebbe velleitario e forse nemmeno utile. Proviamo, invece, a guardarci intorno; in particolare agli Stati Uniti dove la meritocrazia non è solo retorica. Ormai da decenni, i principali istituti universitari post laurea - quelli che aprono le porte delle grandi carriere, pubbliche e private, americane - annoverano tra i propri strumenti di selezione proprio le raccomandazioni. Ma di che tipo? Oltre a presentare il proprio curriculum, ogni candidato chiede alle tre persone che meglio possono attestare le sue qualità di compilare un questionario prestampato (particolare non insignificante). Le domande sono sempre le stesse. In primo luogo l'ente in questione vuole accertare il livello e la natura della conoscenza che il raccomandante ha del raccomandato. E poi colui che raccomanda dovrà compromettersi per iscritto con un giudizio comparato («collochereste il candidato tra i migliori 5, 10, 20, 30% dei vostri studenti o dipendenti?») delle caratteristiche del candidato. Il trucco, se così si può chiamare, è quello di responsabilizzare il raccomandante. Immagino i sorrisetti cinici che questa apparente ingenuità possa suscitare tra i «furbi» di casa nostra. L'aspetto forse più interessante della raccomandazione americana è che viene conservata agli atti. Dopo qualche anno, con qualche clic di computer sarà semplice correlare le raccomandazioni con le prestazioni dei raccomandati, con un implicito giudizio sul raccomandante. Se il suo protetto avrà dato cattivi risultati, le sue future raccomandazioni potrebbero addirittura diventare baci della morte. D'accordo. L'America non è l'Italia, ma c'è qualcosa da imparare? O no?

 
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LA NOTIZIA CURIOSA DELLA DOMENICA, LA PILLOLA CHE EVITA LE SEPARAZIONI, NEUROSCIENZE, VITA DI COPPIA, DIVORZIO

Post n°7186 pubblicato il 17 Febbraio 2013 da psicologiaforense

Una pillola per far funzionare il proprio matrimonio: non è l’ultima trovata di carnevale ma lo studio di due autorevoli scienziati della Oxford University pubblicato dal quotidiano inglese Guardian.  

 LA CHIMICA DELL'AMORE

In Gran Bretagna i ricercatori della Oxford University  hanno inventato una "medicina"  che serve alla coppia per  evitare la fine di una relazione d'amore.  L'idea è venuta ai proff. Julian Savulescu e Anders Sandberg, dopo la lunga separazione dalla moglie che il primo ha dovuto attraversare: "Quella separazione  mi ha fatto pensare a quanto sia impossibile mantenere le relazioni sul lungo periodo". Infatti in tutta Europa come in America si registra la dissoluzione del rapporto coniugale o di convivenza in brevissimo tempo, dopo pochi anni. Non certo "dopo che morte vi separi". Ad esempio, in Italia, in media si arriva al divorzio dopo meno di 18 anni e questo significa che ci si separa almeno 3 anni prima.  La sostanza, un misto di ossitocina e vasopressina agirebbe sulla parte del cervello legata all'attaccamento e all'abbandono. Cioè, sostengono i ricercatori, fornirebbe alle coppie un aiuto che garantisce  il superamento di momenti difficili che spesso portano alla divisione e all'abbandono.  I ricercatori non sembrano preoccuparsi dell' artificiosità della cosa: che senso ha un amore che si trascina  in maniera forzata grazie a una "droga"? Da incubo, non c'è dubbio. Però la sostanza, come dicevo, agisce solo su una "crisi" momentanea  ovvero ha effetti sul breve, ma non sul lungo periodo.

 

 
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