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Messaggi del 22/02/2013
Post n°7203 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da psicologiaforense
THE SESSIONS, il toccante film di Lewin. La terapia del sesso oltre l'handicap. Un grande film che racconta come un poliomelitico di 38 anni, giornalista e poeta, ma chiuso da sempre in un polmone d’acciaio (un efficacissimo John Hawkes), scopre il piacere e la pienezza della vita grazie a una «sex therapist». La donna (l' incantevole Helen Hunt) non solo lo aiuta a accettare il proprio corpo immobilizzato, e la sua capacità di provare piacere malgrado tutto ma anche lo accompagna in un viaggio emozionante che vale tutta un'esistenza. John Hawkes e Helen Hunt veramente da standing ovation..... “PENSO CHE PER UNA VOLTA DIO TI DARÀ IL LASCIAPASSARE” Delicato come i film di James L. Brooks e coraggiosamente “scomodo” come quelli di Mike Nichols. Così è THE SESSIONS che racconta la vera storia di Mark O' Brien, poeta e giornalista paralizzato dal collo in giù e costretto a vivere nel polmone d'acciaio dopo che la poliomielite lo ha quasi ucciso da bambino. Lo interpreta JOHN HAWKES (era lo zio di Un gelido inverno) in una performance scandalosamente ignorata dai membri dell'Academy. Non si tratta di un biopic convenzionale, ma di un'opera – basata su un articolo dello stesso O'Brien – che esplora il tema della sessualità tra i diversamente abili. Paure ed emozioni, dipendenze e repulsioni, ma soprattutto il sesso come la scoperta delle possibilità nascoste del proprio corpo. Il film scatena un potente paragone: da una parte lo spettatore ha accesso alle confessioni di O'Brien in chiesa, e dall'altra si assiste alle sue sedute integrali (le Sessions del titolo) con un “surrogato sessuale” il cui volto è quello splendido di HELEN HUNT, in un ruolo senza paura che potrebbe rilanciare la sua carriera. Il film ha già riempito le sale del TORINO FILM FESTIVAL (nella sezione Festa Mobile), provocando non poco gli spettatori che si sono lasciati andare alle emozioni, alternando lacrime e sorrisi. Memorabile e interpretato da due splendidi protagonisti, The Sessions non sarebbe la stessa cosa se in scena non ci fosse anche William H. Macy nei panni del sacerdote amico del protagonista. Basta osservare l'inquadratura che Macy condivide con Hawkes mentre ascolta le sue confessioni e mentre quello gli chiede il benestare per i suoi “esperimenti sessuali” fuori dal matrimonio. “Penso che per una volta dio ti darà il lasciapassare” dice il prete in una delle sequenze più belle del film.
Post n°7201 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da psicologiaforense
Proprio come nel film. Una “Proposta indecente”, un' offerta di denaro in cambio di una notte d' amore. Così un industriale di 51 anni, ha cercato di sedurre una sua impiegata, S. W., ventunenne. Ma la vicenda ha avuto un esito ben diverso da quello della pellicola interpretata da Robert Redford. Un tribunale di Londra ha infatti sentenziato che l’imprenditore è colpevole di molestie sessuali e ha stabili un clamoroso risarcimento che dovrà versare alla ragazza... CONTRATTO INDECENTE Ovviamente diverso, rispetto al film, anche l' ammontare della proposta indecente. Se Redford aveva offerto un milione di dollari, L. ha “investito” 24mila euro circa 48 milioni del vecchio conio. È stata proprio S. W. a spiegare in tribunale il perchè di quella cifra: “Mi ha detto che aveva fatto un calcolo e aveva stabilito che durante la mia vita potrei avere 2400 rapporti sessuali. E ha aggiunto: "Quindi ti offro 24mila euro per una sola notte". Una circostanza che l' imputato non ha negato: “È vero, sono arrivato a quella cifra usando la calcolatrice, ma era un gioco, fatto in ufficio davanti agli altri impiegati”. Diversa la tesi dell' avvocato della ragazza, che ha esplicitamente collegato l' episodio avvenuto in ditta alla trama del film di Redford. “Il signor L. ha sostenuto ha chiaramente fatto una proposta indecente”. Contro S. L., poi, hanno giocato altre circostanze. L' impiegata (che guadagna 180 euro a settimana) ha raccontato che già prima di quell' offerta l’impresario le aveva rivolto avance offensive mentre in una occasione aveva cercato di toccarle il seno. Come racconta il Daily Telegraph, la giovane è rimasta sconvolta dall' esperienza: “Ho rinunciato al lavoro e per giorni sono rimasta in casa, arrabbiata e sconvolta. Continuavo a piangere a non volevo vedere nessuno”. Certamente decisive per la condanna dell’uomo sono state le testimonianze di altre impiegate che hanno raccontato di aver lasciato il posto perchè “il padrone” cercava di palpeggiarle o chiedeva prestazioni sessuali. Al punto che tutte avevamo paura a fare la pausa per il tè perchè quello era il momento in cui “il capo” cominciava con le avance”. L' uomo, padre di 10 figli frutto di due matrimoni, ha insistito sul fatto che la proposta fosse solo un gioco. E ha aggiunto: “Sono un tipo giovanile, cui piacciono gli scherzi. Le ragazze sono attratte dal mio stile di vita spensierato e dalla mia potente auto sportiva”
Post n°7200 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da psicologiaforense
Ultima ora. Vietate le avance in ufficio (anche quelle per scherzo) Condannato dipendente delle Poste che aveva dato, ridendo, della pornodiva alla collega "vamp". Per i giudici è reato: si tratta di ingiurie o peggio... Cassazione: "Stop ad avances in ufficio", pena la condanna e il risarcimento del danno
Se due colleghi, un maschio e una femmina, tra il serio e il faceto, scherzano tra di loro con battute erotiche, allusive o riferite alle loro condotte sessuali e se la donna risponde con un sorriso alla condotta scherzosa del collega questo non autorizza affatto un altro collega a ritenere che anche le sue battute debbano essere tollerate, o addirittura gradite. E l'uomo va condannato ad una multa (400 euro) e al ristoro dei danni da quantificarsi in sede civile (richiesti 50.000 euro) NOTA INTEGRATIVA In ufficio niente avances, complimenti pesanti ed epiteti ingiuriosi nei confronti delle colleghe. E il fatto che si tratti di scherzo non è un'attenuante. Lo ha stabilito la Cassazione annullando con rinvio una sentenza con cui il tribunale di Massa aveva assolto "perché il fatto non costituisce reato" un dipendente delle Poste che aveva rivolto a una collega l'epiteto di "pornodiva". Per la Suprema Corte, non ha importanza se l'apprezzamento viene rivolto in un clima di "ilarità" e di "scherzo": si rischia una condanna per ingiuria. L'imputato in primo grado era stato condannato dal giudice di pace a pagare 400 euro di multa e a risarcire i danni alla collega offesa, ma in appello, il tribunale aveva ribaltato la sentenza, pronunciando l'assoluzione, ritenendo che si fosse trattato di una "condotta scherzosa". La quinta sezione penale della Suprema Corte ha, invece, accolto il ricorso della parte civile rilevando che il fatto che "una donna possa tollerare delle avances più o meno tra il serio e il faceto non comporta affatto che ella si debba considerare disposta a farsi prendere a male parole, così come, ancor prima, l'avere risposto con un sorriso alla condotta scherzosa di un collega non autorizza affatto un altro uomo a ritenere che le sue battute siano altrettanto tollerate, o addirittura gradite". L'imputato, infatti, si era difeso sostenendo che la sua 'battuta' fosse stata pronunciata nell'ambito di un "clima di ilarità" che si era creato nell'ufficio, dopo che alla collega erano state rivolte avances con tono scherzoso da altri uomini presenti, a cui lei aveva risposto sorridendo.
Post n°7199 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da psicologiaforense
«Mamma e papà non mi amano»: fa
Fa causa ai genitori per carenza di amore. Bernard Anderson Bey, 32 anni di Brooklyn, ha presentato a suo padre e sua madre un conto da 200mila dollari perché li ritiene responsabili di averlo fatto crescere in una casa povera e in una realtà di degrado fino a farlo diventare un senzatetto, privandolo dell'affetto "dovuto a un figlio". «La nostra famiglia è veramente povera - ha detto Bey al New York Post - e io mi sento abbandonato e senza amore». L'uomo ha poi raccontato che quando era piccolo il padre lo picchiava, lo chiamava "bastardo" e si drogava davanti a lui. Bey ha chiesto che i genitori - privi di mezzi - ipotechino la loro casa per pagargli ora il risarcimento richiesto, in modo che lui possa comprare due "franchise" di Dominòs Pizza, mettersi in affari e tirarsi fuori dalla miseria.
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49