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Messaggi del 07/04/2013

 

NOVITA' IN MEDICINA, ESSERE E BENESSERE, DIMAGRIRE FACILE, DISTURBI ALIMENTARI, ANORESSIA, BULIMIA,CURA

Post n°7338 pubblicato il 07 Aprile 2013 da psicologiaforense

Anoressia-obesità, scoperte le cellule che regolano l'appetito Si chiamano "taniciti" e sono una popolazione di cellule capaci di generare neuroni regolatori dello stimolo della fame



Sono circa 24mila quelli che ogni giorno nel mondo muoiono per la fame o a causa di malattie ad essa correllate mentre, per assurdo, sono in aumento le problematiche legate ad un eccessivo accumulo di grasso: più di due miliardi di persone, infatti, sono affetti da obesità con tutti i disturbi, a volte mortali, ad essa connessi. Il pianeta moderno sbalza da un eccesso all'altro: anoressia, bulimia, cattive abitudini e severità eccessiva nell'alimentazione. Problematiche che spesso richiedono un duplice intervento sia a livello fisico che comportamentale ma che sono comunque, per diverse ragioni, di difficile soluzione. Questo perché fino ad oggi la medicina sosteneva che le cellule nervose del cervello associate alla regolazione della fame fossero generate integralmente durante lo sviluppo dell'embrione all'interno del grembo materno e quindi che il loro numero fosse fisso per tutta la durata della vita. Alcuni scienziati hanno però constatato che in realtà la fame è associata a differenti cellule che risultano invece riproducibili. Lo studio, dei ricercatori della University of East Anglia, ha appurato l'esistenza di una popolazione di cellule staminali in grado di generare nuovi neuroni regolatori dell'appetito nel cervello. Le prime ricerche, pubblicate sul Journal of Neuroscience, sono state attuate su un gruppo sperimentale di roditori di età giovane e avanzata. Questa scoperta potrebbe rappresentare una soluzione significativa, e duratura, a tutta una serie di disturbi alimentari come l'obesità o l'anoressia. Gli scienziati hanno studiato l'ipotalamo, addetto alla regolazione dei cicli di sonno e veglia ma anche del consumo energetico e  dell'appetito (oltre che della sete e di molte altre funzioni biologiche fondamentali) ed hanno attuato una serie di tecniche di "mappatura del destino genetico", metodo che permette di seguire lo sviluppo delle cellule staminali e delle cellule da esse derivate, ad intervalli di tempo desiderati, durante la vita di un animale.  I risultati hanno rivelato che una popolazione di cellule del cervello definita "taniciti" si comporta allo stesso modo delle cellule staminali riuscendo così a riprodursi.  Grazie a questa intuizione il senso dell'appetito potrà essere modificato dato che non rappresenta, come si credeva, un'eredità genetica che ci portiamo dietro dalla nascita. La speranza è che, attraverso lo studio sui taniciti, si possa giungere alla commercializzazione di farmaci in grado di normalizzare le funzionalità legate ai neuroni incaricati di regolare l'appetito.

 
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CLAMOROSO,RUBARE AI RICCHI NON E' PECCATO, PAROLA DI PARROCO, PRENDI I SOLDI CHE TI SERVONO PER SOPRAVVIVERE DOVE CI SONO

Post n°7337 pubblicato il 07 Aprile 2013 da psicologiaforense

IL PARROCO DON ENRICO TORTA (Venezia): "Io sono un povero peccatore e faccio quel che posso anch’io, ma che non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io per primo, lo aiuterò a prendere i soldi che gli servono da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri, perché sopravviva....  "


CRISI GLOBALE: UNA SOLUZIONE C'E': SE E' STRETTAMENTE NECESSARIO,  RUBA!  IO TI AIUTERO'

Il pulpito della chiesa come la foresta di Nottingham, dalla quale un parroco arringa i fedeli per convincerli, sull'esempio di Robin Hood, che la strada per evitare i suicidi da crisi passa attraverso la necessità di togliere beni ai ricchi per darli ai poveri.


"Tutti abbiamo problemi e la vita è diventata difficile, ma per molti è faticosamente sopportabile e per alcuni è davvero insopportabile e tutti ne siamo corresponsabili: anche se ci diciamo cristiani di fatto non lo siamo e le nostre preghiere sono intrise del sangue di Caino, che ha rifiutato di essere il custode di suo fratello".  Poi promette, come un vero Robin Hood ai suoi fedeli, che starà dalla loro parte a costo di commettere illeciti: «Che non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io per primo, lo aiuterò a prendersi quanto gli serve per sopravvivere da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri». E aggiunge: «Oggi l’emergenza vera è il lavoro, sono cose che non stanno né il cielo né in terra queste, bisogna fare una rivoluzione, i politici devono mettere da parte l’orgoglio, trovare un compromesso per due anni e risollevare la nazione.

 

NOTA INTEGRATIVA

Accade a Dese, piccolo centro del veneziano, nella parrocchia di don Enrico Torta. L'ultimo caso di suicidi causati dalla privazione economica avvenuto a Macerata ha toccato profondamente il sacerdote, al punto da farne l'argomento di riflessione del bollettino parrocchiale. "Che non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi - scrive don Torta - insieme, io per primo, lo aiuterò a prendere i soldi che gli servono da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri, perché sopravviva". In verità, inizialmente il messaggio del sacerdote doveva essere ancora più duro, ai confini della legge. "Lo aiuterò a rubare" aveva abbozzato. Poi ha ritenuto di abbassare i toni ripiegando sulla frase "lo aiuterò a prendere i soldi". Per don Torta, comunque, la sostanza non cambia. "Viviamo in una società ingiusta - spiega convinto - che ha reso la proprietà privata svincolata dal bene comune". Dunque, per il sacerdote, "bisogna costringere i ricchi a tenere per sé quello che gli serve per vivere e il resto prenderlo per la collettività. Perché la vita di un uomo - osserva - non ha prezzo". Secondo il parroco, "oggi l'emergenza vera è il lavoro, sono cose che non stanno né in cielo né in terra, bisogna fare una rivoluzione, i politici devono mettere da parte l'orgoglio, trovare un compromesso per due anni e risollevare la nazione". Intanto don Enrico ha pensato di metterci del suo, dando il buon esempio. Dopo aver venduto l'auto personale (ceduta per 6200 euro) e adottato una vettura di recupero per finanziare la scuola della parrocchia, ha tuonato contro i fedeli spreconi, più pronti ad aiutare un cane che gli umani in difficoltà. "Se c'é crisi gli animali si arrangino, Anzi aiutarli è perfino immorale - aveva spiegato facendo arrabbiare più di un animalista -. Voglio bene ai cani, ma in questo momento di crisi ritengo ci siano altre priorità che non realizzare un canile". Sempre battaglie controcorrente a colpi di accetta. Come quella che nel settembre scorso lo aveva portato, dal pulpito della sua chiesa, ad appoggiare pubblicamente la rivolta delle commesse contro le aperture domenicali dei negozi. Non contento, aveva deciso di sfilare in corteo per le vie di Treviso assieme alle manifestanti. "Commessi e commesse vengono trattati come rotelle di un ingranaggio per la produzione e il consumo - aveva detto in quel caso Don Torta - la domenica è un giorno di recupero a tutti i livelli, e invece ci portano a girare frastornati per supermercati come zombie".

 
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