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Messaggi del 21/05/2013

 

UN GESTO SIMBOLICO

Post n°7423 pubblicato il 21 Maggio 2013 da psicologiaforense

MA LO STATO HA IL CUORE GIA' FREDDO


 

CIO' che in queste ore suscita la maggiore disperazione in tanti italiani sì, la disperazione, la disperazione più cupa non sono tanto i misfatti della mafia, del potere omicida illegale, della crisi che si avvita su se stessa:  sono la pochezza e l' inettitudine del potere legale, di chi ci governae  ci rappresenta. Una pochezza e un' inettitudine che, prima che in ogni altro aspetto, si esprimono in un' assurdità assoluta per quelle esigenze simboliche che nei momenti cruciali degli individui come delle comunità è non già necessario, ma vitale, essere in grado di sentire e di soddisfare. In momenti del genere, invece, il potere italiano quasi fosse condannato per l' eternita' ad uno sfibrante remake di 8 settembre non sa fare altro che precipitarsi verso la propria catastrofe simbolica: sono oramai tre mesi che lo Stato italiano ha messo in scena, per l' appunto, uno dei momenti più alti, un culmine, di questa sua vocazione suicida.

 
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PRIMA VOLTA ALLO SBARAGLIO, LE ADOLESCENTI ITALIANE E IL SESSO, STILI DI VITA, SESSUALITA', PRECAUZIONI,

Post n°7422 pubblicato il 21 Maggio 2013 da psicologiaforense

Per quattro ragazze su dieci, la prima esperienza sessuale è senza precauzioni. Una situazione che peggiora di anno in anno. Infatti le giovanissime  sono sempre più a rischio di gravidanze indesiderate e di malattie a trasmissione sessuale

RAGAZZE A RISCHIO: CON TUTTA ME STESSA ... 

In una società assorbita direttamente dal cinismo, con le sue ironie e con i suoi drammi  dispiace ma non stupisce  che il  90% delle ragazze di sedici anni si penta della prima esperienza sessuale. Inoltre, una adolescente su quattro, in Italia, non utilizza alcun metodo contraccettivo durante la prima esperienza sessuale. Il 24 per cento si affida alla sorte e solo tre su dieci hanno ricevuto informazioni corrette da «fonti qualificate». Il 70 per cento si affida all’esperienza delle amiche, a Internet, in qualche caso addirittura alle cosiddette «leggende metropolitane».   È quanto emerge dal sondaggio nazionale «Le ragazze italiane: sessualità e contraccezione» che la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) ha svolto nell’ultimo mese su oltre mille giovani tra i 14 e i 25 anni. Campione significativo, quindi.  «Se ancora troppe italiane arrivano impreparate alla prima volta - sostiene il professor Mauro Busacca, consigliere Sigo e ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Milano - , la principale causa è la scarsa educazione sessuale ricevuta». Il tempo peggiora le cose: «Rispetto a un analogo sondaggio effettuato nel 2010 - prosegue Busacca - registriamo un 5 per cento in più di giovanissime che affronta la prima esperienza sessuale senza precauzione, rischiando così di incorrere non solo in una gravidanza indesiderata, ma anche in una o più malattie sessualmente trasmesse». Secondo l’Istat sono ben 10 mila, in Italia, le baby madri under 19 che ogni anno partoriscono negli ospedali italiani.

 
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BELEN RODRIGUEZ COME ANGELINA JOLIE?, MOLTE DONNE HANNO SVUOTATI I SENI PER EVITARE IL CANCRO, PREVENZIONE ESTREMA

Post n°7421 pubblicato il 21 Maggio 2013 da psicologiaforense

Sono numerose le «Angelina Jolie»  italiane. Donne dai 35 ai 50 anni che, pur sane, hanno scelto di sottoporsi a una mastectomia bilaterale, cioè di farsi «svuotare» entrambi i seni poi ricostruiti con protesi, per abbassare il rischio di cancro. Come l’attrice, si tratta di persone con familiarità alla neoplasia, che ne ha colpito mamme e sorelle, e risultate positive ad un test capace di individuare le alterazioni dei geni Brca 1 e Brca 2 ...

EFFETTO ANGELINA JOLIE

Mentre Belen Rodriguez non ha escluso la possibilità di giungere, in proiezione futura, ad  una scelta coraggiosa come quella di Angelina Jolie, sul caso di quest'ultima è intervenuta, con la lucidità di sempre, la mia amica Alessandra Graziottin  che si chiede:  Meglio togliere un organo, per quanto importante e simbolico come il seno, o tenerlo rischiando di perdere la vita? Angelina Jolie, splendida icona planetaria di bellezza e sensualità, 37 anni, ha scelto la vita. Giusto! Di fronte a un rischio dell’87% - geneticamente determinato - di avere un cancro al seno, Angelina ha scelto la mastectomia bilaterale, che non lo azzera ma lo porta ad un più accettabile 5%. Il suo rischio di cancro era concreto, perché portatrice di una variante del gene BRCA-1 che aumenta il rischio di avere un tumore al seno aggressivo e spesso fatale. Di cancro mammario, a 56 anni, è morta anche sua madre, portatrice dello stesso gene, cui il tumore era stato diagnosticato circa dieci anni prima. Se si considera che un carcinoma di un centimetro cubo (“piccolo”) contiene circa un miliardo di cellule ed è iniziato circa 5-8 anni prima della diagnosi clinica (a seconda del tempo di moltiplicazione delle cellule tumorali), la scelta di Angelina è stata “just in time”. La ammiro per averlo dichiarato al mondo. Perché ha reso pensabile, ipotizzabile, fattibile, una scelta difficile e per molte angosciante, qual è la mastectomia bilaterale.Moltissime altre donne, portatrici dello stesso gene o di altri che conferiscono un alto rischio (BRCA-2, Tp53), o un rischio moderato (Check-2, Pten, Atm) penseranno: “Se l’ha fatto lei, così bella e sensuale, così giovane e così star, posso farlo anch’io!”. “Se lei non si sente meno donna, allora potrei viverlo bene anch’io!”. “E la diagnosi precoce?” diranno in molte. “Perché fare un intervento così drastico? Non resto comunque tranquilla se mi faccio controlli senologici periodici, con eco e mammografia annuale?”. Attenzione: Angelina (e i suoi oncologi che l’hanno così ben consigliata) ha intercettato il rischio, evitandolo quasi totalmente: togliendo la ghiandola mammaria ha fatto una prevenzione primaria. Così si è salvata la vita, ma anche la possibilità di fare, in futuro, cure ormonali dopo la menopausa per preservare al meglio cervello, salute globale e bellezza.  La diagnosi precoce, anche di un tumore piccolo, è invece prevenzione secondaria: il rischio cancro si è già realizzato perché il tumore maligno c’è già. A quel punto si cerca di limitare i danni. La questione non è solo dimensionale. Nel momento in cui si ha la diagnosi di tumore, si dovranno fare cure complesse: non solo la chirurgia ma anche la radioterapia locale; cure “antiormonali”, di vario tipo e durata a seconda dell’età e dello stato menopausale (inibitori dell’aromatasi, tamoxifen, analoghi), oppure chemioterapiche in caso di assenza di recettori ormonali nelle cellule tumorali. Cure lunghe e pesanti. E, dopo la menopausa, la donna non potrà più assumere ormoni amici (estrogeni, progesterone, testosterone, DHEA), trovandosi a subire tutti i sintomi di un’assenza ormonale che spesso sono di intensità devastante. Chi può considerare l’intervento profilattico di mastectomia bilaterale? L’American Society of Clinical Oncology (Asco) indica: le donne che abbiano tre o più casi di carcinoma mammario in famiglia prima dei 50 anni; oppure due o più casi di carcinoma al seno e uno o più all’ovaio (c’è un rischio geneticamente determinato in comune); avere due sorelle entrambe con carcinoma mammario prima dei 50 anni; donne con tumori in età giovane (circa il 25% dei cancri mammari compare prima dei 50 anni) e/o bilaterali; o un tumore al seno in un maschio di famiglia. Aggiungo anche le donne con lesioni a rischio istologicamente documentate (per esempio carcinomi in situ) che vogliano fare in pace le cure ormonali per la menopausa. Opzione di fatto impossibile in Italia, in netta crescita negli Usa. Ma una donna che sia ben seguita dal punto di vista oncologico, chirurgico e psicologico, potrà ben decidere che cosa fare del proprio corpo? Anche togliere il seno e farsi una bella protesi, se preferisce scegliere la vita.

 
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