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Messaggi del 03/04/2015
Post n°8236 pubblicato il 03 Aprile 2015 da psicologiaforense
Come ogni anno si ripete la tradizionale cerimonia in cui i fedeli cattolici si infliggono la flagellazione in segno di pentimento durante la rievocazione della crocifissione di Gesù, nelle Filippine. Una forma di devozione che è stata condannata dalla Chiesa cattolica.
VENERDÌ SANTO, I RITI NELLE FILIPPINE TRA CROCIFISSIONI E PASSIONE Come ogni anno la rivisitazione della Passione di Gesù si celebra in varie parti del mondo. Tra le più famose nel mondo vi è quella che si tiene ogni anno nella regione di San Fernando, non lontano da Manila, capitale delle Filippine. Il personaggio che interpreta il Cristo è sottoposto a una vera e propria sofferenza, davanti a migliaia di persone che seguono il suo percorso. "NON SENTO ALCUN DOLORE PERCHÉ MI IMMEDESIMO IN UN TUTT'UNO CON LA SOFFERENZA DEL MIO SIGNORE", ha spiegato Arjay Rivera, operaio edile di 30 anni, prima di infierire su se stesso, con lesioni al dorso a colpi di cocci di bottiglia e di rasoio. Assieme a lui sono state centinaia le persone che hanno sfilato a piedi nudi autoflagellandosi fino alla collina. In totale sono stati una decina in tutto gli uomini che hanno subito la prova della crocifissione. Alcuni di essi sono stati addirittura inchiodati. Wilfredo Salvador, un disoccupato di 50 anni, è stato crocifisso per la nona volta e ha detto che è stata la sua fede ad averlo guarito da una grave malattia. La Chiesa dell'arcipelago, dove l'80% dei 100 milioni di abitanti è cattolico, disapprova questo estremo fervore, convinta che la fede può trovare altri modi di espressione. "Le nostre azioni dovrebbero concentrarsi sulle opere di carità", ha detto l'arcivescovo di San Fernando, Florentino Lavarias. Ma il sindaco Edwin Santiago non ha nascosto che l'impatto economico di questa tradizione è sempre stato il benvenuto. L'anno scorso, 60mila spettatori filippini e stranieri hanno partecipato alla manifestazione, numero che si attende in crescita quest'anno. NOTA INTEGRATIVA Il VENERDÌ SANTO è il giorno più importante per la religione cristiana, il giorno della morte di Gesù Cristo. Le campane, che tradizionalmente richiamano i fedeli alla celebrazione dell'eucaristia, non suonano in segno di lutto. TRE GIORNI DOPO È LA PASQUA E LA RESURREZIONE DI GESÙ CRISTO. Per questo la Settimana Santa è molto sentita e celebrata nel mondo cristiano. Suggestiva la processione che si svolge all’alba del Venerdì a VALENCIA, penitenti incappucciati trasportano la statua di Cristo in processione, all'alba, fino alla spiaggia. Nelle FILIPPINE, le cerimonie sono molto cruente. Durante la via crucis i 'penitenti' si sottopongono a vere e proprie crocifissioni indossando corone di filo spinato. GERUSALEMME è il luogo simbolo che richiama ogni anno migliaia di pellegrini. La notte del Venerdì la città e' attraversata da un fiume ininterrotto di fedeli che visitano tutti i luoghi sacri, in particolare la chiesa del Santo Sepolcro. Le cerimonie si concludono con la tradizionale processione che si svolge lungo la Via Dolorosa, nella città Vecchia. A ROMA, pochi minuti fa, siriani, nigeriani, iracheni, egiziani, cinesi, dalla Terra Santa, e ovviamente italiani, singoli e famiglie, hanno fatto parte del drappello che, nella suggestiva cornice del Colosseo, hanno portato la croce nella Via Crucis presieduta da papa Francesco. Il Venerdì Santo rappresenta anche un momento di riconciliazione. Nelle piazze e lungo le vie delle città piccole e grandi devoti, incappucciati, fedeli in abito nero o con tuniche rosse porteranno i simboli della passione: martello, tenaglie, chiodi ed un lenzuolo bianco.
Post n°8235 pubblicato il 03 Aprile 2015 da psicologiaforense
“Regalo” ci permette – più di “tangente” – di capire come mai i corrotti si sentano quasi offesi, quando sono beccati con le mani nel sacco, e come mai la corruzione appare invincibile. La parola rimanda a “ciò che è dovuto al re”, al favore regale, alla consuetudine antica del do ut des. E mostra che le democrazie fragili sono aggregati di piccole monarchie, ciascuna coi suoi sudditi educati alle regalie.... ALLA FINE DELLA FIERA
Perché chiamarle “tangenti”, "bustarelle" o “mazzette”? È così volgare, grossier, rozzo, proprio da parvenu… Perché invece non chiamarle con il loro nome? REGALI! Le prime tre parole (tangenti/mazzette/bustarelle) hanno un significato obsoleto, triste, infamante… mentre la quarta ha un suono di festa innocente e ricorre in frasi a discolpa, tipo: non era una mazzetta, era un regalo. La tangente confina con quei cesti pieni di ogni ben di dio che ancora oggi – a Pasqua, a Natale, in occasione di nozze delle figliolanze – affollano l’ingresso delle case di chi conta? Assolutamente no! Solo i malpensanti la chiamano corruzione, per i benpensanti invece è esclusivamente una prassi millenaria di omaggio a chi è importante. Noi gente onesta, facciamo spesso e volentieri regali per disobbligarci, e, per questo, ci sporgiamo senza rendercene conto sulla cultura della mazzetta? MA QUANDO MAI?
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49