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Messaggi di Aprile 2013

 

LA RIFLESSIONE DELLA SERA, UOMINI E CORPI, IDENTITA' DI GENERE, RIVESTIMENTI DELLA MASCOLINITA', ATTUALITA', COSTUME & SOCIETA'

Post n°7367 pubblicato il 29 Aprile 2013 da psicologiaforense

VIRILITA'. Forza di volontà, onore, coraggio, autocontrollo. Caratteristiche della mascolinità. Che si accompagnano con un aspetto esteriore preciso: un corpo che emana vigore, bellezza, equilibrio. E' l'ideale di uomo che - con sviluppi, mutamenti, esasperazioni e crisi - accompagna la civiltà occidentale. Ma è sempre stato così? 


COSÌ NASCE E SI AFFERMA UN GRANDE STEREOTIPO MODERNO: MASCHIO METAMORFOSI DI UN MITO

 Il mito della virilità non è eterno ma ha una precisa data di nascita. Lo stereotipo maschile sorge fra il '700 e l'800: agli ideali della Rivoluzione Francese si accavallano passioni intellettuali per l'antichità greca, la fine degli eserciti mercenari e la coscrizione obbligatoria diffondono il bisogno di uomini forti fisicamente, la nascente borghesia è in cerca di un modello in cui identificarsi. Tutto comincia nel tardo '700, quando Johan Kaspar Lavater, il fondatore della fisiognomica, dichiara che “quanto più un essere umano è virtuoso tanto maggiore è la sua bellezza”. Ma quali sono i canoni di questa bellezza?  Alcuni li indicano nelle statue di atleti e dei dell'antica Grecia. L'Apollo del Belvedere è l'ideale assoluto: corpo snello, nobili proporzioni, volto imperturbabile. Lo stesso autocontrollo eroico nel dolore che si legge sui volti del gruppo marmoreo del Laocoonte. Sono nudi e fieri gli eroi immortalati da Jacques- Louis David, il cantore della Rivoluzione francese. Il suo quadro “il giuramento degli Orazi” non soltanto è la massima rappresentazione dello stereotipo, ma ponendo in secondo piano, piangenti, un gruppo di donne, presenta contemporaneamente il ruolo femminile nella società: un'esclusione ratificata dal Codice Napoleonico. Lo stereotipo è dunque dato. E la sua continuità è sconcertante : più di un secolo e mezzo dopo, Adolf Hitler individua quella che definisce l'immortalità dell'ideale greco, della bellezza nella combinazione di un corpo eccezionalmente bello con uno spirito radioso e un'anima nobile. 

 
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CORPO, TERAPIE DEL MASSAGGIO, IPPOCRATE, KUNG FU, OMERO, CESARE, CURARE CON-TATTO, MASSAGGIO PSICOCORPOREO

Post n°7366 pubblicato il 29 Aprile 2013 da psicologiaforense

Il massaggio è la  terapia  più antica. La sua nascita si perde nella notte dei tempi. Anche l'origine del nome è incerta, probabilmente deriva dal latino manus o dall'arabo mas'h, “sfiorare”. Sebbene già nelle antiche opere di Kung Fu (3000 a. C. circa) si trovino riferimenti al sistema cinese di massaggio, esso si impone come terapia nel mondo occidentale solo dai greci. Ippocrate sostiene che “un forte strofinamento fonde certe parti, un eccessivo strofinamento le logora, uno moderato le sviluppa”; il padre di tutte le medicine occidentali sostiene inoltre che “lo sfregamento può rafforzare una giuntura debole e sciogliere un'articolazione troppo rigida”......

 PUOI GUARIRE LA VITA

 

In Omero si accenna all'abitudine delle donne greche di frizionare e ungere i guerrieri per assicurare riposo e ristoro. Nell'antica Roma il massaggio divenne abitudine: Giulio Cesare vi si sottoponeva ogni giorno per curarsi le nevralgie. Nei secoli la pratica fu pressochè abbandonata e venne ripresa solo all'inizio del 1800, in Svezia, con Peter Henry Ling. Così il massaggio svedese si contrappose alla vigorosa pratica manipolatoria usata nei bagni turchi. Oggi, in ambito paramedico ufficiale, i massaggiatori correttivi o terapeuti manipolativi, partiti dalle esperienze degli aggiustaossa, hanno codificato un trattamento di muscoli e articolazioni che assicuri anche un miglioramento fisico generale. Cioè la manipolazione non è mai disgiunta dal massaggio. Molti effetti della massoterapia sono il risultato dell'attività del sistema nervoso autonomo: riducendo la tensione nervosa e muscolare, favorendo la circolazione, rallentando il battito cardiaco e diminuendo la pressione sanguigna, il massaggio produce rilassamento e benessere, calma la mente e rafforza lo spirito. Così la coscienza si espande, la consapevolezza aumenta, ritorna l'equilibrio interno. Il massaggio è un mezzo per entrare in contatto con il CORPO, le sue tensioni, la sua forza e le sue debolezze. È strumento per capire se stessi. Un aspetto molto importante è la liberazione delle emozioni e dei sentimenti più profondi. Quando succede non è raro piangere durante la terapia a lungo termine. Altro risultato positivo è il miglioramento dell'assetto posturale ottenuto tramite il rilassamento dei muscoli. 

 
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QUELLO CHE SUI MEDIA NON POTRETE LEGGERE, GOVERNO NATO SUL SANGUE, ITALIA, CRISI, ATTENTATO, RIFORME, RISCHIO DEFAULT

Post n°7365 pubblicato il 28 Aprile 2013 da psicologiaforense

La riflessione della sera

CORAGGIO ITALIA

Francamente non so  se la situazione  in cui si trova l' Italia   si possa paragonare a quella di chi ha subito una perdita irrimediabile o di chi deve affrontare un combattimento mortale. Però so  che non siamo nè nella condizione in cui il Paese si trovava alla fine della guerra, con cumuli di macerie e tutto da ricostruire, nè in quella in cui si trattava di difendere la democrazia dalla minaccia totalitaria. Quindi per uscire dal pantano in cui ci siamo cacciati e ci hanno cacciati in questi anni non occorrono virtù eroiche, non si tratta di tendere la volontà nell' atto estremo di chi lancia il cuore oltre l' ostacolo. Le virtù che dobbiamo esercitare sono più borghesi e quotidiane: la chiarezza intellettuale, la ragionevolezza e la tolleranza, la vigilanza politica sull' operato dei nostri rappresentanti eletti; anche e soprattutto una certa sobrietà nel consumare lo spettacolo quotidiano della resa dei conti con la corruzione, che rischia di saziare troppo facilmente, con pura e semplice chiacchiera, la fame di giustizia che ora ci pervade tutti. Anche utilizzare in modo cosciente  il voto  -quando saremo chiamati alle urne tra qualche mese- richiederà l' esercizio di una notevole pazienza civica; e così ci vorrà pazienza, ragionevolezza, vigilanza per condurre a buon fine, nei mesi prossimi, il processo di rinnovamento delle istituzioni che, speriamo, la politica avvierà. Coraggio, ancora uno sforzo...
 

 
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LA MIA RIFLESSIONE DELLA SERA, ABBIAMO IL NUOVO GOVERNO, OTTERRA' LA FIDUCIA, MA GLI ITALIANI SONO FIDUCIOSI O MALMOSTOSI?

Post n°7364 pubblicato il 27 Aprile 2013 da psicologiaforense

QUELLO CHE SUI MEDIA NON POTRETE LEGGERE. Siamo in un contesto tecno-socio-economico di grande complessità  economico-finanziaria e il Presidente della Repubblica  fa appello alla politica della fiducia che spiega la creazione di valore attraverso l'operare spontaneo della fiducia quale dinamica sostitutiva del sistema istituzionale di garanzia e controllo. Proprio la carenza di tale sistema ha infatti costituito il terreno ideale per la crescita della politica nominale: una politica che falsa la percezione del reale, allarga i divari economici e sociali, squilibra i rapporti tra rischio e ricchezza, dissolve i vincoli di responsabilità; in tale modo la sfiducia favorisce i giochi dei "nuovi poteri" forti, come, ad esempio, le società di hedge funds, le agenzie di rating, le banche d'affari........

 

CONTRODEMOCRAZIA. IL NUOVO GOVERNO LETTA NELL'ERA DELLA SFIDUCIA DILAGANTE NEL PAESE

 Le italiane non fanno più bambini? Mancanza di fiducia. Gli italiani risparmiano meno che nel passato? Non hanno fiducia. Non votano? Meno fiduciosi. Consumano pochissimo? Chiaro, non c'è fiducia...Se i calciatori azzurri sbagliano ai rigori è perchè non han fiducia nei loro mezzi, se le nostre aziende languono sul mercato mondiale è per carenza di fiducia. Sfiduciati i giovani, gli anziani, i gay, gli etero, i credenti, i laici. Guardiamo al futuro malmostosi…. Quando i sondaggisti chiedono agli italiani "di chi vi fidate?"  ricevono risposte che qui non posso riferire. Insomma, la fiducia che scorre nelle vene di un sistema economico si può misurare, in modo non troppo dissimile da come si può misurare il livello del colesterolo nel sangue. E questa misura per l’Italia dice  che il Paese  è ad altissimo rischio di arteriosclerosi, infarto, ictus.... o esito fatale (default).

NOTA INTEGRATIVA

Ecco i nomi e gli incarichi dei ministri che fanno parte del governo guidato dal presidente del Consiglio ENRICO LETTA: Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio - FILIPPO PATRONI GRIFFI. Interni e Vicepremier- ANGELINO ALFANO, Difesa - MARIO MAURO, Esteri - EMMA BONINO, Giustizia - ANNA MARIA CANCELLIERI, Economia - FABRIZIO SACCOMANNI, Riforme istituzionali - GAETANO QUAGLIARIELLO, Sviluppo - FLAVIO ZANONATO, Trasporti Infrastrutture - MAURIZIO LUPI, Poliche Agricole - NUNZIA DI GIROLAMO, Istruzione, Università e ricerca- MARIA CHIARA CARROZZA, Salute - BEATRICE LORENZIN, Lavoro e Politiche sociali - ENRICO GIOVANNINI, Ambiente - ANDREA ORLANDO, Beni culturali e Turismo- MASSIMO BRAY, Coesione territoriale - CARLO TRIGILIA, Affari europei - ENZO MOAVERO MILANESI, Affari regionali - GRAZIANO DELIRIO, Pari opportunità, sport, politiche giovanili - JOSEFA IDEM, Rapporti con il Parlamento - DARIO FRANCESCHINI, Integrazione - CECILE KYENGE, Pubblica Amministrazione- GIAMPIERO D'ALIA

 
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SCUOLA,LONDRA , PROPOSTA CHOC,IL PORNO INSEGNATO A SCUOLA, ORA DI PORNOGRAFIA , ADOLESCENTI, HARD, INTERNET

Post n°7363 pubblicato il 27 Aprile 2013 da psicologiaforense

I genitori del Regno Unito si ribellano ma i dati confermano: i giovani, grazie ad internet, si avvicinano all'hard a 11 anni. Credere che ci siano ancora dei limiti non raggiungibili, e quindi insuperabili, nell'era di internet è un po' come mettersi le mani  sugli occhi ed evitare di guardare.  Oggi, infatti, i ragazzini possono trovare, in rete, tutte le informazioni che vogliono e accedere, senza problemi, anche all'hard:  nelle forme più spinte  e da tutto il mondo.....


L'ULTIMA DROGA. LA PORNOGRAFIA SU INTERNET E IL SUO IMPATTO SULLA MENTE DEI RAGAZZINI

La diffusione della pornografia tramite Internet viene spesso percepita, nella nostra cultura, come un segno di apertura mentale e liberazione da vecchi tabù. Questa concezione è frutto di due elementi: l'ignoranza della maggior parte delle persone sugli sconvolgimenti neurocerebrali prodotti dalla visione del porno e la malafede dei suoi produttori, che invece li conoscono bene e li utilizzano a loro vantaggio. La pornografia è a tutti gli effetti una droga e come tutte le droghe dà dipendenza: una dipendenza indotta da sostanze chimiche endogene, prodotte dall'organismo di fronte alle immagini fortemente stimolanti del porno.  Per questi motivi il SEX EDUCATION FORUM ha promosso una campagna che miri ad una migliore educazione sessuale nelle scuole: partendo proprio dall'hard e al fine di  prevenire  la dipendenza da pornografia, e proteggere i minori.  Allo stesso scopo è stato distribuito agli insegnanti un MANUALE  L'iniziativa però ha, come era prevedibile, scatenato diverse polemiche soprattutto da parte degli adulti: "Molti di noi resterebbero inorriditi all'idea che i nostri figli ricevano lezioni sulla pornografia" ha commentato il direttore di un'associazione di genitori. E ancora: "L'idea di insegnare la pornografia a scuola è come giocare con il fuoco" spiega Chris McGovern, presidente della Campaign For Real Education, associazione di ex insegnati e genitori. "Sappiamo che il materiale pornografico è ampiamente diffuso e facilmente accessibile, anche dai giovani, ma il risultato rischia di compromettere la naturale riservatezza degli adolescenti e incoraggiarli alla promiscuità" conclude McGovern. La risposta alle preoccupazioni giunge però dai numeri: secondo i dati infatti in Inghilterra i ragazzi si approcciano al sesso in giovane età. Gli autori del rapporto sottolineano come già a 11-12 anni la maggior parte degli studenti si avvicinino al porno, sentendo il desiderio di esplorare questo nuovo mondo. Trattare l'argomento come un tabù dunque non porterebbe i giovani ad evitarlo ma anzi... Soprattutto in un Paese come il regno Unito con il più alto tasso di gravidanze minorile in Europa.

 
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ATTUALITA', SCUOLA, STUDENTESSE, SOTT'ACCUSA ABBIGLIAMENTO INDECENTE, PRIMAVERA, COSTUME, TENDENZE,

Post n°7362 pubblicato il 26 Aprile 2013 da psicologiaforense

IL CASO.  Anche quest’anno è iniziata la solita “guerra” tra Presidi e studenti: né minigonne, né pantaloni corti o canottiere… la scuola non è  una palestra di aerobica…. La circolare di primavera è ormai un classico per molti studenti delle scuole superiori, l'ultima è stata firmata mercoledì ed è destinata ai ragazzi di un istituto alberghiero…

 VESTITEVI COME SI DEVE! 

 

Un preside fa il suo lavoro: invita  gli studenti ad andare a scuola con l'abbigliamento conforme all'ambiente scolastico, che non è nè una spiaggia, nè una discoteca. Apriti cielo. Si scatena il finimondo mediatico.”Basta con il mettere sul banco degli imputati i giovani”(...)”Che la scuola pensi alla didattica!”(...) “Preoccuparsi del vestiario delle studentesse è roba dell'altro mondo”. E così via blaterando. Il vero scandalo non è che gli studenti vadano a scuola con  le mutande en plain aire, in minigonna, con le ciabatte infradito, in canottiera: gli adolescenti sono per natura trasgressivi. Lo scandalo è che sia proibito agli adulti, presidi, professori e genitori (quelli che perseverano nel voler fare il loro mestiere), educare i giovani al rispetto dell' ambiente, delle convenienze, delle buone maniere. Una volta chiesero al  filosofo Benedetto Croce un consiglio sul problema giovanile. Il maestro del pensiero liberale rispose sorridendo che il problema non esisteva. I giovani, disse, devono sbrigarsi a divenire adulti. Come? Non certo assecondandoli e compiacendoli senza se e senza ma....

  

 
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LA RIFLESSIONE DELLA SERA, IL CONFINE SOTTILE,AL DI LA' DI STEREOTIPIE, LUOGHI COMUNI, BANALITA' , STUPIDAGGINI

Post n°7360 pubblicato il 23 Aprile 2013 da psicologiaforense

La vera crisi non è solo economica. L'idea che bisogna assumersi il compito d'insegnare ai nostri figli, e fin da bambini, a diventare autonomi e responsabili non è penetrata nella cultura della famiglia e della scuola. Non ci assumiamo la nostra responsabilità di adulti. Poi, non possiamo scandalizzarci o stupirci se tanti giovani non hanno il senso della vita: loro non fanno che riflettere le nostre angosce, le nostre incertezze, il nostro disorientamento...

I RAGAZZI CHE NON HANNO IL SENSO DELLA VITA

Oggi il giovane è protagonista quando è violento con se stesso o con gli altri. C'è una quota di ragazzi che SFIDA LA VITA. Giovani che non si sentono parte di questa società, non sono inseriti in una traiettoria di crescita, d'integrazione. Risultato: non hanno un'immagine positiva di se stessi e della propria esistenza. In più - è bene ripeterlo fino alla noia - l'eccessiva esposizione alla cultura dei media e del web  provoca in loro un'incapacità a saper distinguere ciò che è reale da ciò che è virtuale. È come se non percepissero un confine netto tra realtà e fantasia. Così la vita si gioca come una rappresentazione continua. Del resto anche la morte in un videogioco non è mai qualcosa di definitivo: si colpisce l'avversario, lo si disintegra, finisce la partita. Poi, si ricomincia…..

 
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LA RIFLESSIONE DELLA SERA, IL PURGATORIO? ESISTE E' LA CLINICA DELL'ANIMA, C’È POSTO PER TE, CULTURA, TEOLOGIA

Post n°7359 pubblicato il 17 Aprile 2013 da psicologiaforense

LA CLINICA DELL'ANIMA

Il Purgatorio esiste ed è come una grandiosa ed attrezzatissima clinica dello spirito. A paragonare a un ospedale il luogo di penitenza - dove secondo la dottrina cristiana finiscono le anime peccatrici prima dell'ascesa in Paradiso – sono molti teologi che così spiegano  come si presenta ai defunti l'anticamera del Paradiso: è un posto affollatissimo di gente spesso senza cuore, senza legge e con la coscienza morale atrofizzata che appare come una gigantesca clinica dello spirito destinata ad accogliere e curare la stragrande maggioranza dell'attuale famiglia umana che pur essendosi riconciliata con Dio, e avendo ottenuto il condono della pena eterna per i meriti della passione espiatrice, muore carica d'infiniti debiti con la sua giustizia, perchè resa quasi irriconoscibile per le deturpazioni ereditate dai disordini commessi . E ancora. Dal Purgatorio  le anime dei defunti possono continuare a comunicare col nostro mondo, con la società umana  quindi possono conoscere i fatti dei vivi e comunicare coi vivi.

 
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VINCERE IL DOLORE, LA SOFFERENZA INUTILE, IL DOLORE CHE TRASFORMA, UN DOLORE INFAME, I TEMPI DEL DOLORE

Post n°7358 pubblicato il 17 Aprile 2013 da psicologiaforense

ELIMINANDO IL DOLORE POST-OPERATORIO SI GUARISCE PIÙ IN FRETTA.... 

 

 IL dolore non è un male necessario, non è inevitabile, non è una catarsi: anzi, il dolore è una malattia di per sè. E  oggi è possibile  essere operati senza soffrire nè prima nè durante nè dopo l'intervento. Così il malato  può  uscire d'ospedale, in tempi anche molto brevi, sulle sue gambe, come se si fosse tagliato i capelli anzichè aver subito  un intervento chirurgico. Con risparmio di sofferenze umane e di ingenti spese sanitarie. Questo è possibile  perchè di solito quello che richiede una permanenza in corsia altro non è che lo strascico del dolore post operatorio. Infatti, è proprio il dolore acuto non trattato a provocare la maggior parte delle complicazioni alla respirazione, al cuore, alle articolazioni. Eliminarlo significa influire sul decorso della guarigione e aiutare la persona a tornare più rapidamente sana. 

 
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CURIOSITA', COERENTE FINO ALLA MORTE, VENDETTA POSTUMA, PARENTI SERPENTI, FRATELLI COLTELLI, MANIFESTO FUNEBRE, BEFFA

Post n°7357 pubblicato il 17 Aprile 2013 da psicologiaforense

Chissà quanto ci avrà pensato Mario Pisani, nato ad Atrani ma da tempo cittadino di Cava de’ Tirreni. Certamente ci avrà riflettuto non poco, considerato che la sua esistenza terrena è stata quantomeno congrua: 94 anni. Ma al momento del distacco ha voluto chiudere, a modo suo, tutti i conti. E così, alla badante che lo assistito fino alla morte, ha dato incarico di far affiggere un manifesto che annuncia sì la morte, ma anche si fa beffa di parenti e conoscenti.....


La vendetta postuma del signor Mario: "Non vi voglio vedere neppure da morto"

La coerenza portata alle estrema conseguenze. E' quella che Mario Pisani, cittadino di Cava dei Tirreni, ha consumato nei confronti dei propri 'cari'. In punto di morte, l'uomo ha fatto affiggere un singolare manifesto funebre, facendo scrivere chiaramente che i propri parenti non voleva vederli "neppure da morto". Si legge nel manifesto: "E' venuto a mancare all'affetto di nessuno, per il gaudio di parenti e conoscenti. Coloro che in vita non mi hanno accolto nella più atroce sciagura della mia esistenza, non li voglio neppure da morto". Il signor Pisani, insomma, non deve aver trascorso una felice esistenza e ha deciso in questo modo di sbeffeggiare i suoi parenti, che evidentemente in vita non devono essergli stati così vicini. Ma l'uomo ha fatto fare all'agenzia funebre anche un secondo manifesto, in cui senza invettive verso ai parenti, ha fatto scrivere che a dare "il triste annuncio" è stata solo la sua badante che gli è stata vicina fino all'ultimo. 

 
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LA RIFLESSIONE DELLA SERA, QUANDO INDOSSARE LA MINIGONNA ERA REATO, CASSAZIONE, 1996, NICOLETTA BERTACCINI

Post n°7355 pubblicato il 15 Aprile 2013 da psicologiaforense

“l'oscenità si riferisce solo alla verecondia sessuale, mentre la decenza va oltre e comprende atti che con la sessualità non hanno niente a che vedere”. E, minigonna a parte, forse è proprio questa l'affermazione più rivoluzionaria.......

 

L'ABITO LUNGO NON FA LA DONNA ONESTA

 

Nel 1996 e a sorpresa la Cassazione, che  pochi giorni  prima si era espressa con sentenze di segno decisamente opposto, depenalizzò un bel pezzo del costume moderno. Perchè è da quando nacque, nella Swinging London degli Anni Sessanta, autrice la stilista inglese Mary Quant, che la minigonna fece discutere. La “rivoluzione copernicana”, come è stata definita, ha un autore, il giudice Vincenzo Accattatis, relatore della sentenza per la terza sezione penale della Cassazione. “La morale ed il diritto stanno su piani diversi. Alcuni comportamenti possono essere giudicati inopportuni, contrari al buon gusto, ma non per questo sono penalmente sanzionabili secondo il sentire comune in una società pluralistica e democratica che deve essere tollerante”. Come dire che il bene non è più la moralità pubblica, ma la persona. E dunque, la sua individuale concezione della moralità. Di più: il “sentire comune” in una società pluralistica e democratica deve essere improntato al valore della tolleranza. Come dire che nel costume si devono riflettere, e accettare, le differenze. L'Alta Corte si  pronunciò in questo senso nell'esaminare il caso dell'avvocato del Foro di Bologna condannato prima al pagamento di un'ammenda dal Gip, e poi dal pretore di Parma per atti contrari alla pubblica decenza. Era accaduto infatti che l'avvocato Nicoletta Bertaccini si era presentata all'ingresso di un carcere indossando “una minigonna vertiginosa ed una maglietta trasparente al punto da lasciar intravedere il reggiseno”. Condannata dal pretore, Nicoletta Bertaccini si era rivolta alla Cassazione per ottenere giustizia. E ha ricevuto in risposta un pronunciamento molto significativo per tutta la società italiana. L'Alta Corte mostrò infatti di aver recepito il principio cardine della nuova legge sulla violenza sessuale, che considera lo stupro un reato contro la persona e non contro la morale pubblica. Una legge rivoluzionaria, “che non può non riflettersi su tutti gli altri reati originariamente qualificati come contro il pudore e la pubblica decenza, ragion per cui si impongono oggi più aggiornate definizioni sulle condotte punibili” scriveva il giudice Accattatis. E se è facile stigmatizzare lo stupro, più difficile è, nella vita di tutti i giorni, accettare quei fenomeni di costume, e di moda, che mettono in mostra il corpo delle donne nelle strade, in casa, sul luogo di lavoro. La motivazione sentenzia che il giudice non deve esprimersi sui pubblici costumi, che la magistratura non può avere un atteggiamento censorio per quel che attiene alla privata libertà del cittadino.

 
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BLOG, BLOGGER, FILOSOFIA IN GIOCO, IL BLOGGER E IL SUO DOPPIO, LO SCRITTORE DI POST, SENTIERI TORTUOSI, VICOLI CIECHI

Post n°7354 pubblicato il 15 Aprile 2013 da psicologiaforense

Il blogger, visceralmente avverso a ogni pregiudizio, radica  i suoi pensieri e i suoi post  in una personalissima visione del mondo e del destino dell'umanità trasformando, spesso, il blog   in una metafora della società e della condizione umana......  

 

CERCANSI NUOVI STILI PER SCRIVERE LA VITA

LA RETE OFFRE INFINITE POSSIBILITÀ DI ESPRESSIONE ARTISTICA, FILOSOFICA E LETTERARIA: SAPERLE RICONOSCERE, UTILIZZARE E INVENTARNE DI NUOVE È LA SFIDA PRINCIPALE  DEL BLOGGER

 

Come si scrive in filosofia? Che cosa distingue la scrittura filosofica da quella del critico, del romanziere, del poeta, del blogger? La risposta sembra abbastanza semplice. La scrittura filosofica è compromessa con la verità, mentre quella narrativa, del blogger, è - può essere - invenzione; la scrittura del filosofo riflette una verità universale, che riguarda tutti gli umani, quella del blogger è una espressione per lo più soggettiva; il critico si muove a partire da un testo (o da qualche altra opera dello spirito) e lo interpreta, il filosofo non parte da qualcosa di “dato”, ma interroga l'essere nella sua vastità anteriore a ogni specificazione... Che cosa succede però di tutte queste distinzioni per una filosofia che ha messo in dubbio la nozione di verità, o ne ha decretato la natura interpretativa, e soggettiva (o intersoggettiva), per una filosofia che ha smascherato il mito dell'originario, e del fondamento? E' evidente che una filosofia così concepita sarà portata a confondere i piani, a definire se stessa come un “genere letterario”, o come libera invenzione poetica, o anche, non trovando altre ragioni e criteri di diversificazione, a offrirsi come soltanto scrittura. Ed è quella che si legge nei blog.

 
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PER QUANTO POSSA AFFONDARE NELLE TENEBRE, LA MIA ANIMA RISALIRA' NELLA LUCE, HO AMATO TROPPO LE STELLE, PER TEMERE LE TENEBRE

Post n°7353 pubblicato il 15 Aprile 2013 da psicologiaforense

La disperazione è come una vertigine, una disarmonia, un'afflizione corrosiva, un'inquietudine devastante, un incendio freddo che consuma chi la ospita, una «straziante contraddizione» per cui diventa insostenibile essere se stessi, continuare a vivere nell'estinzione dell'identità, dei progetti, dei significati e degli affetti. Soltanto il cristiano è consapevole del carattere tremendo della disperazione, sa che essa è una malattia dello spirito che sfida il mondo e Dio per approdare al Nulla e, attraverso la coscienza del peccato, coglie il tratto edificante di questa esperienza, la possibilità di guarigione nella fede ( Soren Kierkegaard) 

 

IL SENSO DELLA DISPERAZIONE 


La disperazione  è un sentimento che accompagna la persuasione di una sconfitta inevitabile e irreparabile, presente in soggetti incapaci di sopportare sconfit­te per una limitata soglia di tolleranza alla frus­trazione del desiderio o alla sopportazione del do­lore. S. Kierkegaard ha distinto la disperazione dal­l’angoscia  perchè, mentre quest'ultima riflette l'incapacità dell'uomo di realizzare pienamente se stesso nel mondo, la disperazione si riferisce al rap­porto dell'uomo con se stesso che, a motivo della sua finitezza, non riesce mai ad essere all'altezza delle sue possibilità. Riprendendo questa concetto kierkegaardiano, K. Jaspers parla di «disperazione vitale che nasce dalla consapevolezza di dover mo­rire nell'incertezza d'aver realizzato se stesso. Non so cosa devo volere quando, di fronte a tutte le pos­sibilità che mi si presentano, non vorrei rinunciare ad alcuna di esse, anche se non so se ce ne è una per me veramente essenziale. Non potendo scegliere, mi abbandono alla successione degli eventi consapevole del mio non-essere esistenziale» . Sul significato esistenziale e non patologico della dispe­razione si è orientata di recente anche la psicoanalisi che, con A. Haynal, afferma, appunto,  che  la disperazione non è la melanconia, anche se può talvolta diven­tarlo. La disperazione è presente nell'abbandono  del neonato e accompagna l'uomo sino alla fine della sua vita, fungendo da motore del­l'elaborazione psichica. Così, orientando rettamente il proprio viaggio esistenziale, la morte diventa «fonte di energia», sollecitazione per il vivente conscio di quella «carestia di tempo» che rende urgente ogni sua azione. Così il pensiero della morte non è più motivo di sconforto ma diventa il più «fedele alleato» di una vita significativa. 

 
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LA DONNA NEL TERZO MILLENIO, SESSO, FASCINO, SEDUZIONE, SEX APPEAL, CORTIGIANE O SANTE?, COSTUME, SOCIETA' , TENDENZE

Post n°7351 pubblicato il 14 Aprile 2013 da psicologiaforense

LE  REGINE DELLA SEDUZIONE   SI ISPIRANO  A NINON, LA FAMOSA PROSTITUTA AMICA DI RACINE E VOLTAIRE. RIVELAZIONI CHE FANNO ARROSSIRE.  CHOC NEL WEB: GIOIELLI A FORMA DI FALLO E VAGINA...... 

 

Ci vuole più genio a fare l'amore che a comandare un'armata.

 

Molte VIP tra quelle più gettonate nel gossip internazionale  non hanno alcuna remora nel confessare di essere state  incantate da NINON DE LENCLOS, una cortigiana bellissima che si circondava di uomini dai cervelli fini, come Racine

e Voltaire. E  di rifarsi al suo stile elegantissimo e sexy anche per tracciare una nuova silhouette. Vita strettissima, seno enfatizzato, gonne che scolpiscono i glutei, tagli sartoriali. L'abito è lo strumento del potere. Si chiamano infatti power dress, certi  modelli  di moda…..  Il fascino è un'arma sottile da adoperare con humor, sensibilità, furbizia. Serve per ottenere maggiore conoscenza anche in quei campi presidiati dagli uomini. Invero ci vuole più genio a fare l'amore che a comandare un'armata. Ma quali sono le caratteristiche che dovrebbero possedere le moderne  seduttrici? Intanto un grande desiderio di coltivare se stesse. Se manca questa volontà ogni tentativo è inutile. Poi bisogna amare il piacere di essere sempre al centro dell'attenzione. Importantissima è la scelta del guardaroba: sensuale, ammiccante, ma anche elegantissimo. Per ogni occasione ci vuole la tenuta giusta, guai sbagliare. A questo punto tutto dovrebbe venire automatico: gli uomini cadono ai tuoi piedi e da loro puoi ottenere tutto ciò che vuoi. Infine, la cultura è un infallibile antidoto contro la volgarità dilagante. Ogni stratagemma è lecito per accedervi….

 
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STORIE, STORIELLE, STORIACCE, Cronaca, Treviso, casa accoglienza, umiliazione, escrementi, water, facebook, adolescenti

Post n°7350 pubblicato il 14 Aprile 2013 da psicologiaforense

In una casa di accoglienza un 15enne umilia un coetaneo e minaccia un educatore. La vittima scappa per la vergogna....

 

"RUBA" IL PROFILO FACEBOOK: COSTRETTO A MANGIARE ESCREMENTI E A LECCARE IL WC

Segregato in bagno e costretto amangiare escrementi e a leccare la tavola del water. Nonnismo da caserma? No. La scioccante vicenda, che vede coinvolti due 15enni, si è consumata all'interno di una casa di accoglienza delle Pedemontana trevigiana. L’episodio ha portato alla denuncia di un minorenne, tra l'altro già ai domiciliari per rapina aggravata, che ora deve rispondere di violenza privata e minacce.

A scoprire quanto stava accadendo è stato un educatore che ha segnalato l’angosciante vicenda ai militari dell’Arma. La delicata indagine è stata portata avanti dai carabinieri di Fonte, coordinati dal comandante della Compagnia di Castelfranco, Salvatore Gibilisco.

Il 15enne viveva da tempo nella struttura protetta, dividendo la camera con un coetaneo. Qualche giorno prima era accaduto un episodio futile che il ragazzino non aveva gradito. Aveva infatti scoperto che il coetaneo si era impossessato del suo profilo Facebook. Un'onta che doveva in qualche modo essere lavata. Come? Approfittando del suo fisico e del suo forte carattere, ha rinchiuso il compagno di stanza nel bagno per poi costringerlo non solo a mangiare gli escrementi, ma anche a leccare la tavola del water.

Una violenza fisica e psicologica aberrante che è venuta a galla quasi subito perché un educatore si è accorto che i due ragazzi mancavano all'appello. Così si è recato nella loro stanza trovandovi solo il 15enne che, in un primo momento, ha cercato di sviarlo. L’operatore però ha intuito che qualcosa non andava. A confortare i suoi sospetti sono arrivati i rumori provenienti dalla toilette. Ha così aperto la porta e trovato l’altro 15enne in condizioni pietose. Appena vista la porta spalancarsi il ragazzino, per la vergogna, è scappato, guadagnandosi la "libertà".

L’aguzzino, non pago di quello che aveva combinato, ha afferrato un coltello da tavola, l'ha puntato verso l'operatore e lo ha minacciato: «Fai silenzio - ha sibilato - o ti ammazzo». L’educatore ha mantenuto la calma e è riuscito a farlo ragionare e a fargli deporre il coltello. Ma l’episodio di violenza non poteva restare impunito. I responsabili della casa d'accoglienza si sono così rivolti ai carabinieri che, con la riservatezza richiesta dal caso, hanno ascoltato vittima e carnefice, portando alla luce la drammatica storia di disagio giovanile.

 
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