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Post n°8134 pubblicato il 28 Dicembre 2014 da psicologiaforense
LE CHIAMANO IN MOLTI MODI: URBAN LEGEND, PETTEGOLEZZI, RUMOR, LEGGENDE METROPOLITANE, MITI MODERNI, BUFALE… DICERIE INSOMMA. LE STUDIANO, DA ANNI, IN TANTI, TRA PSICOLOGI, STORICI, ANTROPOLOGI E SOCIOLOGI. EPPURE RESTANO UN FENOMENO ANCORA PIENO DI FASCINO E DI SUGGESTIONI. I SOCIAL NETWORK SI STANNO RIVELANDO UNO DEI TERRENI PIÙ FERTILI PER LA DIFFUSIONE DELLE «BUFALE DA COMMUNITY» . SONO STORIE FALSE, MA NASCONDONO SEMPRE PAURE REALI... IL BARBECUE DELLA VERITÀ
La diceria è un fenomeno sociale tanto pervasivo quanto sfuggente. Infatti, pur basandosi su fatti assolutamente non accaduti e spesso neppure verosimili, può influire in modo determinante sulla percezione della realtà e sul giudizio intorno a cosa sia vero o falso. Pur non avendo spesso alcun aggancio con l'oggetto di cui sparla la diceria può trasformare per sempre la percezione dell'oggetto stesso da parte dei blogger. Pur trasmessa individualmente da blog a blog e pubblicata sui post con il suo corredo di prove tanto ambigue (e false) quanto precise - la diceria è un fenomeno assolutamente collettivo. Non nasce da un blogger né da un blogger può essere messa a tacere. Pur vertendo su fatti irreali, la diceria è un fatto sociale assolutamente reale: così reale da poter affermare a buon titolo che non esiste gruppo sociale, community o cultura che non possegga le proprie dicerie e i propri pettegolezzi. E poiché la community (come la società reale) è comunque formata da individui, si può anche affermare che la diceria ed il pettegolezzo rappresentano una caratteristica psicologica universale.
Post n°8133 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Il tragitto della coppia da coniugi-genitori ad unicamente genitori é perlopiù pervaso da un'infinità di sentimenti. Nel momento della separazione vi é normalmente delusione e rabbia; nelle fasi processuali spuntano il rancore, la rivendicazione, la ricerca dell'auto affermazione, desideri punitivi; dopo la separazione subentra o si accentua il risentimento, la ritorsione, la contesa dei figli, i sentimenti a sfondo depressivo variamente elaborati.... LA RELAZIONE PERSISTENTE
Un cenno a parte merita, per la sua rilevanza, quel fenomeno che noi chiamiamo "relazione persistente" ovvero il prolungarsi sine die delle condizioni di lotta o di conflitto. Queste situazioni, a volte, dipendono dal persistere di cose in sospeso, o da animosità reciproca o da frustrazioni con relativo desiderio di vendetta altre volte il mantenersi di una situazione di crisi é connesso a problematiche profonde, irrisolte che investono l'uno ma spesso ambedue i membri della coppia. Mi riferisco a quei fattori che possono influire nell'indurre una coazione a ripetere, come ad esempio l'aver identificato nel proprio partner una figura genitoriale con cui esistevano problemi irrisolti. In tal caso il conflitto non potrà essere interrotto dalla separazione perché la lotta ha un significato di interminabilità. Altrettanto dicasi di quelle coppie che si erano costituite all'insegna della ricerca di una sicurezza attribuita all'esistenza della coppia stessa. La fine del rapporto apre voragini di angoscia alle quali si può riparare solo mantenendo in vita un simulacro della coppia, quella che ora esiste in funzione del persistere del conflitto. Di solito la relazione persistente si esprime attraverso due modalità comportamentali: l'attaccamento e l'ostilità. Con l'attaccamento il soggetto si mantiene in una posizione di attesa che l'altro, di solito il coniuge abbandonante, compia atti riparativi. In questa attesa é ovvio che difficilmente potranno instaurare nuovi rapporti affettivi e saranno del tutto incapaci di realizzare quell'allontanamento emotivo che é la chiave di una buona separazione. L'ostilità diventa la conseguenza della posizione precedente: il soggetto é chiuso dentro la delusione e la sconfitta, anche se non ne é del tutto consapevole e questo si rivelerà attraverso moti ostili e distruttivi. Ciò spiega perché in queste coppie abbondino, a distanza di anni dalla separazione le recriminazioni, i rimproveri, le critiche, le accuse di maltrattamenti, di irresponsabilità e tutto ciò costituisce il terreno più fertile per lo svolgimento di giochi più o meno letali che vedranno impegnate queste due persone, iper coinvolti i figli, attivati avvocati e giudici. In questi casi non viene neppure presa in considerazione la necessità di incontrarsi e di collaborare se non altro per tutelare i figli infatti l'incontro o lo scontro sono in realtà fine a se stessi. E' comune lo squilibrio marcato tra i problemi esistenti e la pervicacia, la rigidità con cui i due ex partner si fronteggiano. Gli stessi legali molto spesso rimangono sconcertati di fronte alla cieca intransigenza del loro assistito.
Post n°8132 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Speranza, felicità, futuro, qualità della vita, umanizzazione della società, mondo su misura dell'uomo... VITA E SALVEZZA Il termine salvezza, classico nell'universo di discorso della fede, può sembrare assente dal linguaggio contemporaneo e poco significativo per l'uomo di oggi. Non è però assente dalla nostra cultura e dalla nostra vita il problema della salvezza. A questo problema rimandano espressioni molto più familiari alla nostra sensibilità, come: speranza, felicità, futuro, qualità della vita, umanizzazione della società, mondo su misura dell'uomo, ecc.; si tratta di espressioni che rivelano la consapevolezza, magari implicita, ma profondamente radicata nella psicologia collettiva, del fatto che l'identità dell'uomo, la sua autentica realizzazione, una vita umana individuale e collettiva desiderabile e degna devono ancora essere raggiunte, che l'uomo vive quindi, come singolo e come collettività una vita non pacificata, non libera, non felice, una vita penosamente coartata da limiti a tutti i livelli, una vita insomma che ha bisogno di essere liberata, elevata, qualitativamente migliorata, in una parola, salvata. Questa consapevolezza è una esperienza in certo modo universale, anche se diversamente strutturata nelle varie culture e situazioni storiche personali e sociali. È una domanda che insopprimibilmente sale dalla vita, a cui l'uomo può dare di fatto le risposte più diverse e contrastanti ma che non può eludere.
Post n°8131 pubblicato il 25 Dicembre 2014 da psicologiaforense
C'era grande attesa per la benedizione solenne 'Urbi et Orbi' di Papa Francesco… La nostalgia della pace interiore e dell'amore perduto ci spinge a ricominciare da capo e riscrivere la vita seguendo le orme di un bambino straordinario che ci precede e che, ad ogni nostro richiamo si ferma, ci porge la sua piccola mano e ci guida con tenerezza… RICOMINCIAMO DA GESÙ BAMBINO
Natale! Gesù è nato. Ma proprio il 25 dicembre? Niente di meno sicuro. I liturgisti lo sanno bene: si è iniziato col festeggiare l'Epifania. Natale è venuto più tardi in Occidente, attorno al III-IV secolo. E si è scelta per questa festa una coincidenza geniale. Infatti, mentre il solstizio d'estate (21-24 giugno) annuncia il declino (Giovanni Battista: «È necessario che lui cresca e che io diminuisca»), il solstizio d'inverno annuncia la rimonta dell'astro solare: il Sole invitto! Una festa pagana che si volle cristianizzare, conservando così tradizioni multisecolari. Oramai, almeno nel calendario, il sole pagano è soppiantato dal sole cristiano, il Cristo. Da allora comincerà a svilupparsi una liturgia complementare e più suggestiva, attorno alla mangiatoia, con l'asino e il bue, suggeriti da un passo di Isaia (1,3). Poco importa se non è vero, purché si conservi l'essenziale. E l'essenziale non è il sentimento di povertà e di umiltà, l'essenziale non è il freddo, il ghiaccio, la neve ... No, l'essenziale è la venuta del Figlio di Dio nel mondo per salvare l'umanità. «Riconosci, o cristiano, la tua dignità», dirà san Leone in uno dei suoi sermoni a Roma. Noi abbiamo l'audacia di credere che l'umanità non morirà. Perché gli uomini, tutti gli uomini, sono chiamati da questo Bambino a diventare figli di Dio.
Post n°8130 pubblicato il 23 Dicembre 2014 da psicologiaforense
FESTIVITA' NATALIZIE NEL PERIODO DELLA PEGGIORE CRISI ECONOMICA MAI VISTA VITA MODERNA: NATALE 2014, UN REGALO PER SORRIDERE Urge un sorriso. Almeno per NATALE! Non c' è bisogno di scomodare il Censis per capire che proprio nei momenti più difficili (il portafogli piange, il conto in banca urla, la busta paga chiede pietà, la tredicesima non arriva... ) un po' di "sense of humour" diventa indispensabile. Costa poco e rende molto. Inoltre allunga la vita e mitiga le rughe. Secondo il buddismo Zen dieci minuti di risate equivalgono a sei ore di meditazione. Dici poco. E allora, cerchiamo d' inventarci un Natale all' insegna dell' allegria. E con regali simpatici e spiritosi.
Post n°8129 pubblicato il 23 Dicembre 2014 da psicologiaforense
L' asfissia erotica (o autoerotica) consiste nell'impedire o limitare l'afflusso di ossigeno al cervello per provocare euforia e prolungare e/o intensificare le sensazioni relative all'orgasmo. È una pratica estremamente rischiosa e potenzialmente mortale.... IL SOGNO BLU
Le notizie che i media ci riportano in ordine ai giovani che rischiano la vita spesso parlano di condotte sessuali rischiose e di "SOGNO BLU": alcuni ragazzi si stringono attorno al collo un foulard, uno straccio o qualsiasi altra cosa possa servire loro per provocare una sensazione di soffocamento . Il respiro allora si blocca, il cuore si ferma, il cervello si annebbia, la coscienza vacilla in una specie di flash e intanto si vede che cosa c'è dall'altra parte e si torna a raccontarlo.... quando si torna
Post n°8128 pubblicato il 22 Dicembre 2014 da psicologiaforense
E' l'esito di una ricerca del Juan March Institute di Madrid, che per vent'anni ha seguito 4.561 coppie statunitensi. Ma Constance Gager, sociologa dell’Università del New Jersey, spiega che il risultato non vale per le ultime generazioni, cresciute in tempi in cui gli stereotipi di genere sono stati superati.... IL MESTIERE DI UOMO... NON E' FARE LE FACCENDE DOMESTICHE Gli uomini che si occupano delle faccende domestiche sono meno attraenti agli occhi delle donne. Almeno questo è quello che sostiene una ricerca del Juan March Institute di Madrid, pubblicata sulla rivista American Sociological Review, che per 20 anni ha studiato le dinamiche quotidiane di 4.561 coppie statunitensi. Lo studio ha dimostrato che nelle coppie in cui era soltanto la donna a occuparsi delle faccende domestiche, si consumavano in media 1,6 incontri in più. All’apparenza una vittoria per il sesso maschile; stando all’analisi dei ricercatori, infatti, trionfa lo stereotipo dell’uomo che si fa servire a tavola. Però un’equa divisione dei compiti è un ottimo antidoto contro il divorzio: chi si aiuta di più, si separa di meno. Ancora oggi l’80% delle faccende domestiche viene portato avanti dalle mogli, mentre i mariti tendono perlopiù ad occuparsi di attività considerate più “virili”, come falciare il prato, aggiustare la caldaia, lucidare l'auto, ecc.. Impieghi che, stando allo studio, alimenterebbero il desiderio sessuale delle mogli. Nelle coppie al di sotto dei 40 anni i maschi hanno sicuramente aumentato il tempo che passano in cucina o in lavanderia, ma coltivano ancora un pessimo rapporto con le pulizie casalinghe. In realtà per raggiungere una piena parità tra uomini e donne bisogna ancora darsi da fare e prendere esempio dai paesi scandinavi. E IN ITALIA come siamo messi? L’indagine Istat del 2012 riporta una situazione totalmente sbilanciata. Anche se le donne hanno guadagnato negli anni prestigio e indipendenza economica, gran parte dei lavori familiari pesa ancora sulle loro spalle. La quota di tempo femminile impiegata in queste attività è in oltre il 90% dei casi maggiore di quella maschile; inoltre, in un quarto delle coppie, l’uomo non svolge alcun compito familiare. L’unica variabile che incide realmente su queste pratiche è l’istruzione: se una donna ha studiato quanto il compagno, allora il suo ruolo nei lavori domestici diventa meno centrale.
Post n°8127 pubblicato il 22 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Le nostre possibilità di riorganizzarci e di rispondere ai cambiamenti con intelligenza, competenza e intuito sono davvero sorprendenti. Spesso, rapiti da ansie, pensieri limitanti e frustrazioni non riusciamo a utilizzare al meglio il nostro potenziale....
RISORSE, POTERI, TALENTI, ABILITÀ...
Noi abbiamo molte risorse, elementi positivi su cui possiamo contare per accordarci fiducia e vivere meglio. Queste risorse ci permettono di evolvere. Sono forze che mettiamo in azione al momento giusto, che adattiamo ai contesti e alle nuove situazioni per riuscire. Utilizzarle significa attingere energia da una sorta di serbatoio e prendere nuovo slancio. L'inconscio è intelligente, ci aiuta a compiere le scelte migliori, gli adattamenti migliori, è parte fondamentale del nostro equilibrio. Ha accumulato, registrato competenze, capacità, e anche i nostri vissuti negativi. E un serbatoio di intelligenza, di saggezza, di esperienze formative. E' possibile aumentare la consapevolezza delle proprie potenzialità e sevirsene meglio a partire da: ciò che abbiamo appreso; ciò che siamo riusciti a compiere; tutti i punti di forza del quotidiano, della nostra "arte di vivere"... in modo tale da concretizzare e ottimizzare le proprie capacità, liberandosi dai condizionamenti e costruendo la fiducia in se stessi. Quali sono le nostre risorse? È la saggezza, il miglior compendio delle esperienze di tutta una vita? È quella conoscenza che non si impara da nessun libro? Il distillato delle prove, dei problemi superati, degli insuccessi sgradevoli e istruttivi?
Post n°8126 pubblicato il 21 Dicembre 2014 da psicologiaforense
A C C O G L I E N Z A Nel passato il galateo indicava come comportarsi per ricevere l'ospite. Oggi si trovano gli specialisti che insegnano le leggi e i modi dell'accoglienza. Esistono anche dei rituali per l'accoglienza: per un capo di Stato, per il Papa, per un visitatore illustre. I capi del protocollo presiedono all'accoglienza. Si ricerca l'ordine, l'impeccabilità. La novità è inammissibile, la ripetitività è d'obbligo, lo sbaglio indisponente. Sono aborriti gli imprevisti e le improvvisazioni. Ci si tiene molto alla figura, alla reputazione. Ma in tutto questo c'è spesso più freddezza che calore, più bellezza di tratto che simpatia, piacere estetico più che godimento unitivo. La tecnica dell' accoglienza finisce per non accogliere e lasciare nella solitudine. L'accoglienza sincera nasce dal desiderio. Un desiderio che sorge dentro, è accarezzato e fa gioire nell'attesa della realizzazione.
Post n°8125 pubblicato il 18 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Ragazzo spende 100mila sterline per somigliare a Kim Kardashian "Amo tutto di lei", ha dichiarato soddisfatto del risultato dei numerosi interventi
Il suo nome è Jordan James, ed è un ragazzo di 23 anni con un vero e proprio culto per Kim Kardashian. La sua ammirazione per la show girl è tale che il Jordan ha speso la bellezza di 100.000 sterline: una somma davvero da capogiro per un risultato piuttosto discutibile raggiunto a suon di iniezioni di botox, riempimento della labbra, operazioni per modificare la linea delle sue sopracciglia tramite tatuaggi. "Amo tutto di lei - ha commentato Jordan - è la donna più bella del mondo. La sua pelle è perfetta, i suoi capelli fantastici. Le mie labbra? Più grandi sono e meglio è: non mi sono mai sentito meglio di ora. Rido quando la gente cerca di insultarmi, dicendomi che sembro fatto di plastica. Vado in clinica così spesso che tutti i miei interventi sono scontati: provo sempre nuove tecniche di chirurgia plastica" (...) "Lavoro molto duramente - spiega infine giustificando da dove arrivino i soldi - sono un make up artist e vivo con mia madre. Se voglio qualcosa me lo compro perché il mio lavoro mi fa guadagnare bene", conclude.
Post n°8124 pubblicato il 17 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Ad ogni genitore piacerebbe essere una guida sicura, un educatore competente e agire per il bene della prole. Però non è detto che ci riesca. Infatti, pur animato dalle migliori intenzioni, può porre in essere condotte educative motivate da ragioni che vanno contro l'interesse dei figli.... IL GENITORE PSICOLOGICO
Il “GENITORE PSICOLOGICO” è quello maggiormente vicino ai propri figli ed impegnato nella costante erogazione a questi ultimi di quelle cure, di quell’accudimento e di quell’amore (inseriti in un quotidiano rapporto di solidarietà, di affetto e di esperienze condivise) la cui continuità è indispensabile per la tutela della loro salute mentale. In questa stessa prospettiva il genitore psicologico ha la capacità di distinguere i propri bisogni da quelli dei figli e di anteporre le esigenze di questi ultimi ai propri desideri riuscendo a considerare i figli persone separate e distinte. Inoltre, sa garantire alla prole: -un ambiente fisico positivo, sicuro, gradevole, culturalmente stimolante, stabile e idoneo agli specifici bisogni emotivi e sociali dei minori; -l’appagamento delle loro necessità quotidiane; -una educazione flessibile e moderata; -comunicazioni educative aperte chiare e di fiducia. Esempi di figure adulte stimolanti. Sollecitazioni a rapporti sociali esterni alla casa e a mantenere rapporti amicali stabili ed eticamente apprezzabili; -la trasmissione di capacità autoprotettive, valutative e di valori e regole culturali sociali; - l’offerta di adeguate stimolazioni intellettuali; - cure emotive appropriate alla loro età.
Post n°8123 pubblicato il 13 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Londra, no alla censura di Stato nel porno. Proteste, manifestazioni e "vivaci" contestazioni davanti all'ingresso del Parlamento inglese contro la legge che vieta la libera espressione della "normale" sessualità negli spettacoli e nei film hard: "Chi può decidere il limite del consentito quando abbiamo a che fare con adulti consenzienti che non fanno male a nessuno?" La protesta più colorita che si è vista a Londra negli ultimi 20 anni è andata in scena davanti ai palazzi del potere. Specialmente, davanti alla Camera dei Comuni e a quella dei Lord che hanno approvato una legge, entrata in vigore il primo di dicembre, che vieta pratiche considerate “violente e sessiste” nei film dell’industria del porno prodotti nel regno di sua maestà, così come vieta le stesse pratiche negli spettacoli per adulti che costituiscono una gran parte dell’economia di molte, "suggestive", zone della capitale. “Spanking”, “squirting” “facesitting”, ecc.. in un video porno o in uno spettacolo per soli uomini o per sole donne, ora è vietato. E a Londra, giustamente, ne fanno una questione di libertà e di “censura”. La diffusione della pornografia è enorme e, spesso, agisce come una droga e dà dipendenza: una dipendenza indotta da sostanze chimiche endogene, prodotte dall'organismo di fronte alle immagini eccessivamente stimolanti del porno. Quest'ondata neurochimica è uno dei primi responsabili, secondo una vasta bibliografia specialista anglosassone, di crimini sessuali in costante aumento in moltissimi Paesi. Da qui la nuova legge inglese
Post n°8122 pubblicato il 12 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Le linee guida dietetiche non sono le stesse per una persona stressata rispetto a un'altra, apatica o perfezionista. La dieta deve essere adeguata al nostro modo di essere. In questo post vengono messe in relazione dieci diverse personalità con i prodotti alimentari solitamente usati. Dieci tipologie di dieta che formano altrettanti profili dietetici. ANCHE IL CIBO DEVE ASSOMIGLIARCI L'APATICA. E' una persona pigra, che controlla poco i propri impulsi e si deprime perché pensa di mangiare poco ma di ingrassare lo stesso. Dal lato dietetico è paragonabile a una tartaruga che lentamente, ma inesorabilmente, mette su chili. L'esercizio massimo è guardare una partita di tennis alla televisione. Il modello dietetico: il nostro corpo ha bisogno di alimenti che gli forniscano energia, ma che non facciano ingrassare. Cominciamo col prestare attenzione ai carboidrati complessi (pane, pasta, riso, cereali) ed evitiamo dolci e bevande zuccherate che rubano ancora più energia. Cerchiamo di fare ogni giorno un po' di movimento. Non è necessario andare in palestra, basta camminare 30 minuti al giorno. In poco tempo si ridurrà la fatica e ci sentiremo più vitali. Evitiamo: i legumi. Prendiamo: energia da verdure e carni rosse, dalla frutta, in particolare dall'anguria, dal melone e dalla pera. L'IPERSENSIBILE. Al primo problema non risolto, finisce con l'arrendersi, col rinunciare, perché si convince che non valga la pena sforzarsi, la sua ipersensibilità la fa sentire debole, fallita. Preda facile, tende a cadere facilmente in tentazioni. Il modello dietetico: le persone ipersensibili spesso non fanno la prima colazione del mattino. A causa di questo, sono sotto il minimo, e le prime ore del giorno non sono per loro particolarmente costruttive. Se si appartiene a questo gruppo, è essenziale fare una corretta colazione (preferibilmente con latte scremato, cereali integrali e frutta) per ricaricare le batterie e stare bene per il resto della giornata. Meglio poi non lasciare trascorrere molto tempo tra un pasto e l'altro per evitare la tendenza a "spiluccare" qua e là. Infine, avere sempre a portata di mano snack leggeri (sedano, carote, yogurt magro, pomodori, frutta ... ) per superare quei "minimi" senza prendere chili. Evitiamo: la frutta secca perché, anche se è perfetta per l'ipersensibile, fa ingrassare se non si tiene sotto controllo la quantità ingerita. Prendiamo: alimenti ricchi di fosforo (latte, carne, uova, pesce ... ): ci aiuteranno a superare le altalene emotive e rimanere nel giusto peso. LA STRESSATA. Quelli della stressata non sono veri pasti bilanciati. È una persona che spesso ordina pizza a domicilio o si fa prendere per la gola da patatine e caramelle, magari guardando la TV, e di solito usa il cibo per calmare l'ansia, ingerendo qualsiasi cosa. Il modello dietetico: cerchiamo di mantenere un ordine alimentare e rispettiamo gli orari dei pasti il più possibile. Facciamo una buona colazione (latte, frutta e pane tostato o cereali integrali) e optiamo per una cena leggera, con verdure o insalate. È imperativo prendere qualcosa a metà mattina e a metà pomeriggio. Non è bene anticipare troppo la cena per non fare poi uno spuntino prima di coricarsi, magari svuotando il frigorifero a mezzanotte. Evitiamo: bibite e bevande eccitanti e moderiamo il consumo di caffè e tè. Abbandoniamo il tabacco e non prendiamo farmaci per perdere peso perché aumenteranno le nostre ansie di fronte al cibo. Non abusiamo eccessivamente di dolci per calmare il nervosismo e cerchiamo di non saltare i pasti: il calo di zuccheri può causare un attacco di fame. Prendiamo: latte scremato, cereali integrali, frutta e verdura. Per rilassarci facciamo un'infusione di lime o di melissa al mattino e per la sera mastichiamo gomma dal sapore forte (menta, fragola acida, clorofilla, liquirizia). L'INCOSTANTE. È quella che passa da una dieta restrittiva, come se volesse punirsi per essere caduta in tentazione, all'utilizzo del cibo come ricompensa, premiandosi con un "capriccio", magari dolce, quando si convince che se lo merita, che in fondo si è comportata bene. Il modello dietetico: è necessario rompere quel rapporto di ricompensa o punizione che abbiamo nei riguardi del cibo. Anche se ci è concesso prenderci occasionalmente un capriccio, dobbiamo cercare di bilanciare i pasti, ma senza fare una dieta troppo drastica e iper restrittiva. Scegliamo quella mediterranea e lasciamo stare l'ultima dieta diventata di moda. Nel nostro caso, non solo non servirà a nulla, ma addirittura diventerà nostra nemica producendo un effetto negativo. Evitiamo: cominciamo a eliminare dalla nostra dieta il cibo spazzatura: patatine fritte, caramelle, hamburger, panini, i fritti e gli impanati. Prendiamo: ogni volta che siamo vittime di un attacco di fame, optiamo per frutta, verdure crude (sedano, ravanelli, carote ... ) o yogurt magro. LA CAPRICCIOSA. Non si sente responsabile né di cosa mangia, né della quantità ingerita. Si comporta come una bambina ribelle ingoiando tutto quello che desidera senza alcun tipo di controllo. Di solito, quando è invitata a pranzo, non si nega perché, è convinta, non sia gentile dire di no. Il modello dietetico: bisogna diventare responsabili della nostra alimentazione e, naturalmente, della nostra salute. Teniamo presente che, se non adottiamo questa tattica, qualsiasi tentativo di dieta avrà esito negativo. Annotiamo su un diario tutto ciò che mangiamo: ci aiuterà a capire la quantità e qualità che ingeriamo quotidianamente. Ma facciamolo con serietà. Evitiamo: gli alimenti "trappola", cioè quelli che non indicano quante calorie contengono, per esempio, i cibi precotti. Eliminiamo dalla nostra dieta gli aperitivi, gli snack e gli alcolici. Non facciamo la spesa a stomaco vuoto e cerchiamo di non saltare i pasti. Infine, se proprio non possiamo eliminare qualche capriccio, scegliamo con attenzione quello più ipocalorico. Prendiamo: se non è possibile resistere alla tentazione del cioccolato, optiamo per quello privo di zuccheri. Ma solo pochi grammi! LA PERFEZIONISTA. Si colloca tra chi segue la dieta in modo rigoroso, non concedendosi il minimo capriccio, e non è mai soddisfatta dei risultati quando si pesa. La verità è che la perfezionista, come avviene per tutto il resto, si impone un regime spartano ma, dopo pochi giorni perde la pazienza e torna alle vecchie abitudini alimentari. Il risultato? Si produce nel suo corpo l'effetto "yo-yo" o rimbalzo, e i chili persi (o anche qualcosa di più) prendono di nuovo il sopravvento. Il modello dietetico: smettiamo di flagellarci con diete iper-restrittive. Optiamo per una dieta equilibrata e utilizziamo il nostro zelo di perfezionista che porta, ad esempio, a registrare su un foglio tutto ciò che mangiamo durante la giornata. Prepariamo un elenco dettagliato di tutto il cibo che ci necessita per un'intera settimana e mettiamolo ordinatamente in dispensa e nel frigorifero. Con questo il nostro spirito perfezionista si sentirà soddisfatto. Evitiamo: rimuoviamo dalla dispensa tutto quello che è dannoso per la nostra dieta e riempiamola, invece, con prodotti gradevoli, ma leggeri e sani. Prendiamo: cinque pasti al giorno, assumendo solo piccole quantità, e riempiamo la nostra dispensa di frutta e verdura. L’IPERATTIVA. Quasi sempre, mentre mangia, sta facendo qualcosa di diverso (chiama al telefono, guarda la TV, legge un giornale...). Fa tutto di corsa perché ha fretta o perché "mangiucchia" continuamente. Il modello dietetico: è molto importante avere il controllo dei nostri pasti, mangiando, se possibile, nello stesso luogo e negli stessi orari (senza lasciare trascorrere più di 3 ore tra un pasto e l'altro). È altresì imperativo non far niente mentre si mangia e masticare lentamente. Soprattutto è indispensabile trovare tempo per noi stesse, incluso quello necessario per preparare il cibo e gustarlo. Evitiamo: di consumare, per quanto possibile, snack e cibi spazzatura e riduciamo anche il consumo di caffè, spesso provoca una "dipendenza" che può risultare nociva nelle varie occasioni della giornata. Prendiamo: pasta e riso integrale e beviamo tè senza teina e caffè decaffeinato, insieme a succhi di frutta senza zucchero al posto delle bibite gasate. L'EDONISTA. Per questa persona, mangiare diventa un autentico piacere. Apprezza gli aromi, i sapori e la consistenza del cibo. Tuttavia, l'entusiasmo per la buona tavola la porta a prediligere piatti molto elaborati con salse piccanti, invece di alimenti preparati con semplicità. Inoltre, è piacevolmente incantata dai dolci e dagli alimenfi grassi. Il risultato? I chili più terribili da smaltire! Il modello dietetico: non dobbiamo rinunciare al nostro "profilo" di gourmet, ma provare a sostituire i cibi ad alto contenuto di grassi o i dolci con altri più leggeri e sani. È anche importante mangiare lentamente, assaporando ogni boccone. Ricordiamo che il cervello non si sente soddisfatto fino a 15/20 minuti dopo l'inizio di un pasto. Prendiamocela comoda. Se poi ci piace cucinare, iscriviamoci a un corso di cucina magari etnica ma con basso contenuto calorico. Infine, è necessario dedicarsi ad attività piacevoli che non abbiano nulla a che fare con il cibo. Evitiamo: caramelle, cibi ricchi di grassi, burro e salse. Prendiamo: diventiamo consumatrici di sughi leggeri, pietanze saporite ma poco caloriche, cibi cotti alla griglia o al vapore ... Non dimentichiamoci di frutta e verdura. Ci è anche concesso di gustare un bicchiere di buon vino rosso a pranzo. L'EVASIVA. E' una persona che affronta i suoi problemi con il cibo proprio come fa lo struzzo: nasconde il capo e finge di non capire il perché dei chili di troppo che si ritrova, anche se non mangia poi molto ... È un modo di ingannare se stesse di continuo: la bilancia non mente. Il modello dietetico: il primo passo per risolvere i nostri problemi con il cibo è quello di scoprire che cosa c'è di sbagliato. Mangiare, quindi, senza capo né coda, è solo la punta dell'iceberg. Una buona regola è quella di annotare giornalmente ciò che si mangia e, accanto, riportare le nostre emozioni di fronte al cibo. Ad esempio, se ci sentivamo arrabbiate o depresse. Poi riflettiamo sui problemi che in quel momento ci preoccupano. Se possibile, facciamolo per iscritto, individuando le possibili soluzioni realistiche. Si tratta di imparare ad esprimere quello che sentiamo, senza doverci rifugiare nel cibo per placare le nostre ansie, i nostri desideri. Evitiamo: quando mangiamo, non assumiamo alcol per sfuggire dalla realtà pesante di ogni giorno. Questo perché, quando saremo disinibite, mangeremo nei momenti in cui non abbiamo fame. E, se non troviamo qualche altro rimedio, non spilucchiamo qua e là e non sediamoci a tavola, per evitare di comportarci come una scopa, divorando tutti gli avanzi. Prendiamo: una porzione di cibi ricchi di fibre o proteine un'ora prima dei pasti. Mangeremo poi molto meno, senza rendercene conto. LA DEPRESSA. Cibo e umore sono strettamente collegati. Per questo motivo, la depressa, quando si sente triste, va alla ricerca affannosa del cibo per recuperare l'armonia perduta. Chiede l'impossibile per sentirsi meglio, più appagata. Ma il risultato finale è purtroppo lontano da ciò che lei si aspetta, perché rimpinzandosi, senza regole, finisce con l'ingrassare e si sente ancora più triste e amareggiata. Il modello dietetico: dobbiamo pensare che mangiare troppo non migliorerà certo il nostro umore, ma peggiorerà la situazione. Per evitare di cadere in questa trappola sarà opportuno che il fattore cibo venga sostituito con altri obiettivi positivi che ci possano distrarre, come nuove attività piacevoli, ad esempio, a cui dedicare il nostro tempo e le nostre energie. Se soffriamo di depressione, dovuta probabilmente a un basso livello di serotonina, dobbiamo stimolare la produzione di questo ormone prendendo carboidrati complessi, perché il loro contenuto di triptofano stimola, appunto, la produzione di serotonina. Evitiamo: di passare troppo tempo in casa, da sole, soprattutto se non abbiamo niente di urgente da fare. È molto meglio uscire per distrarsi. Prendiamo: carboidrati complessi quando siamo scoraggiate e aumentiamo il numero di piccoli pasti per mantenere un livello costante di glicemia e di serotonina.
Post n°8121 pubblicato il 09 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Palpitazioni, dolori diffusi, paure inspiegabili, fobie ... , un repertorio vario di sintomi conferma che siamo prigionieri della nostra ansia. L'origine è la paura di perdere ciò che abbiamo, di non controllare tutto o non essere all’altezza della situazione che dobbiamo affrontare. Vogliamo controllare la nostra vita, ma così facendo non la viviamo.... NOSTRA ANSIA QUOTIDIANA L’ansia è uno stato d'animo comune a tutti gli esseri umani. Ognuno di noi ha vissuto questo stato di eccitazione o smarrimento: una reazione istintiva, un allarme del corpo di fronte a una minaccia. Ma quando l'allarme continua, facendoci vivere con una tensione permanente, allora il nostro stato si trasforma da normale a patologico. PRINCIPALI SINTOMI. In generale, l'ansia è accompagnata da una sensazione di tensione interiore e difficoltà nel rilassarsi. Le persone con questo disturbo spesso si lamentano di avere mal di testa o “dolori” alle cervicali, alla schiena… Altri disturbi frequenti sono la visione che diventa confusa, la bocca secca (secchezza delle fauci), tremori, vertigini, sudorazione eccessiva, nausea, crampi addominali, palpitazioni, umento della frequenza di minzione, ecc… Oltre ai sintomi fisici, appaiono anche quelli psicologici:mancanza di forze, debolezza, fiacchezza muscolare, facile stancabilità, nervosismo, preoccupazione eccessiva per sé e per i propri cari, insonnia, voglia di piangere, disturbi alimentari... e paure irrazionali: di impazzire, di essere affetti da gravi patologie, di compiere atti inconsulti verso se stessi o gli altri, di attraversare spazi aperti oppure vuoti, bui, ambienti affollati, ascensori, aerei, ecc… TIMORI QUOTIDIANI Se l'ansia ci consuma ogni giorno è perché ci troviamo ad affrontare la vita con l'ossessione di trasformarla in un lavoro di routine, concentrate nell'acquisizione di sicurezza, continuità e stabilità. La nostra attitudine è quella di attraversare la vita, piuttosto che viverla. Il terrore di essere lasciate sole, di non essere amate, di perdere ciò che abbiamo, di morire, ammalarci e soffrire, sono i nostri tormenti interni. I cambiamenti nel lavoro e nella famiglia ci sconvolgono, come pure le incomprensioni con il nostro partner e il timore dei giudizi degli estranei. In breve, viviamo nella paura. Per questo l'ansia è il flagello dei nostri tempi e gli ansiolitici i farmaci più consumati.
Post n°8119 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Pur con le migliori intenzioni e per quanti sforzi facciamo, o ci sembra di fare, a volte non riusciamo proprio a capirci: con gli amici, con il partner, in famiglia, sul lavoro, nella vita sociale, e spesso persino nei rapporti tra blogger…. Perché la “relazione” è una realtà complessa e in continua trasformazione, all'interno della quale affetti, emozioni e sentimenti giocano un ruolo essenziale nel determinare atteggiamenti e comportamenti, a volte strani e incomprensibili alla ragione... ARCHITETTURA DELL'INCOMPRENSIONE TRA BLOGGER
Tutti noi ci comportiamo secondo certe nostre “regole” prestabilite… ma noi tutti sappiamo che tali regole non hanno valore assoluto, non sono infallibili. In questa prospettiva il principale ostacolo ad una buona e reciproca comunicazione è dato dalla nostra stessa tendenza a giudicare, soppesare, valutare, approvare o disapprovare comportamenti e post altrui. La relazione fra blogger non dovrebbe mai e in alcun modo essere un “processo” alle intenzioni. Infatti, il più grave errore di un blogger è quello di credere nella propria onniscienza, quello di pensare di avere sempre ragione…. di conoscere la risposta giusta per ogni situazione e questo spiega certe discutibili prese di posizione, certi atteggiamenti da “oracolante nel deserto”…. Allora, che fare? Quando vediamo che siamo sulla strada sbagliata, dirlo e cambiare, per quanto possibile, il modo di relazionarsi con se stessi e con gli altri blogger. Credo che, se facciamo questo, realizziamo proprio l'essenza del pensiero bloggeriano, cioè l'autoriflessione, l'autocritica, l’ironia, il sense of humor, e, contestualmente, impariamo ad amare e ad apprezzare la diversità da sé, vivendola come ricchezza e anche come straordinario antidoto alla solitudine e alla noia esistenziale.
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Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49