Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 03 Agosto 2006 da Stories
 

Capitolo 1

(14 marzo 1943, baia di Valona, Albania)

 

 

La navigazione non fu delle più tranquille, il mare era mosso, la nave fu spinta verso il campo di minato della baia di Valona provocando un ritardo all’ora prevista di attracco.

 

La Po arrivò in porto a  Valona nella serata, a bordo tutto era pronto per imbarcare i feriti da trasportare in Italia.

 

A cena la notizia della presenza a bordo di Edda Mussolini e della sua amica Ennia Tramontani, era l’argomento di discussione più gettonato.

Edda e Ennia mangiavano sedute a fianco e con di fronte due giovani colleghe che, intimidite dalla presenza della figlia del duce, non osavano aprire bocca.

 

Edda ruppe il ghiaccio e si rivolse a una di loro: -  Sei al tuo primo imbarco? - , la ragazza rispose con   -  si , prima  di ora ero stata sola in ospedali a terra - , Edda sorrise e con lo sguardo magnetico ereditato dal padre, fissò con simpatia la collega  - vedrai che sarai contenta di fare quest’esperienza e comunque …. -,  nel mentre il dott. Prato, con la sua immancabile sigaretta fra le dita, interruppe il brusio della mensa di bordo – vi prego di effettuare il controllo delle attrezzature mediche prima di ritirarvi in cabina -.

 

Ennia, rivoltasi a Edda sospirò   -  meglio andare  - , si alzarono seguite dalle altre infermiere al tavolo e si recarono ai locali infermeria.

 

 

Uscendo dalla sala mensa, passarono dal ponte, Edda osservò la luna splendeva nel cielo buio ma terso, la luce rischiarava la nave, la mondanità e la sicurezza romana erano lontane.

 

Il giovane ufficiale di rotta, dalla plancia, osservava lo sciamare delle infermiere nei lori camici e intravide fra quelle il profilo di Edda che scrutava il cielo, come non essere incuriositi dal fatto che la figlia del duce era a bordo della nave.

 

Il Guardiamarina pensava fra se, che era comunque una dimostrazione di coraggio e coerenza da parte la figlia di Mussolini, prestare servizio come crocerossina in zona di guerra, anche per lui, che fascista non lo era mai stato e che anzi disprezzava il regime ciò sembrava almeno degno di rispetto.

 

Un urlo lo distolse, il sergente Cappelli alla sua sinistra urlò – Sig. Prato aereo ore 3 -.

 Il giovane ufficiale si voltò  di scatto, si avvicinò alla vetrata della plancia, afferrò il binocolo e puntatolo verso l’obiettivo cercò di identificarlo. Riconobbe immediatamente il Swordfish, il letale aerosilurante inglese, che stava riprendendo quota dopo aver sganciato il siluro.

 

Abbasso lo sguardo verso la superficie del mare e vide il siluro con i sui 700 kg dirigersi verso la fiancata di dritta della Po, si voltò non fece in tempo a dire nulla che un terribile boato squarciò la nave.

 

Ci volle poco per capire cosa stava accadendo, prese l’interfono e ordinò alla squadra di emergenza di recarsi a verificare i danni, nel mentre il comandante giunse in plancia.

 

Il comandante Recchi era un esperto ufficiale della marina mercantile, richiamato come molti altri tre anni prima allo scoppio della guerra, aveva sempre comandato mercantili sulle rotte oceaniche, non si perse d’animo, rivolto al giovane Guardiamarina – Sig. Prato corra sul ponte e metta in sicurezza il personale medico -.

 

Il Guardiamarina immediatamente con l’interfono diede l’ordine - tutto il personale medico si rechi in coperta e indossi i giubbetti salvagente - , ripetè l’istruzione tre volte e corse in coperta.

 

 

Nel caos i marinai aiutavano le infermiere a indossare i giubbotti e approntavano le scialuppe per la discesa in mare.

 

Prato ordinò di incolonnare alla meno peggio i passeggeri per ogni scialuppa.

 

Nel mentre il comandante Recchi riceveva dalla squadra di emergenza il rapporto – Comandante, la nave sta imbarcando acqua, si sta sviluppando inoltre un incendio nel ponte inferiore, è impossibile intervenire – disse il Capo Orlandi concitato. Recchi si volto versò il suo secondo, il Comandante Plinio e urlò – dia il comando di abbandonare la nave - .

 

L’equipaggio si precipitò sul ponte e in modo tutto sommato ordinato si accodò alle infermiere che stavano salendo sulle scialuppe.

 

Il Sig. Prato diede l’ordine di calare le scialuppe  a mare, alcuni feriti dallo scoppio furono imbarcati con le crocerossine.

La nave stava affondando, lenta fra un rumore di ferraglia.

 

Nella confusione non aveva però visto Edda Ciano, iniziò a correre da una scialuppa all’altra per vedere se fosse a bordo.

Cosa avrebbero raccontato al duce se la figlia fosse sparita senza che nessuno ne sapesse nulla.

Non vi era, ripassò correndo fra le file di persone in attesa e non la vide.

Fermò allora Luisa che stava aiutando un marinaio ferito a salire sulla scialuppa e gli chiese se aveva visto la figlia del duce – no, anzi .. credo di averla vista che correva verso la sua cabina, .. mentre noi uscivamo cercava di muoversi controcorrente … - le urla coprivano le sue parole.

 

Prato corse verso l’accesso alla zona cabine al ponte inferiore, entrò, l’acqua arrivava quasi alle sue ginocchia, il rumore e cigolio di lamiera e la totale oscurità rendevano il corridoio un budello infernale.

Prato accesa la torcia e si mise a correre, correndo si fermava davanti a ogni cabina, giunto quasi in fondo al corridoio la nave diede uno scossone, l’acqua aumentava di livello ormai arrivava alla cintura.

Vide la luce di una torcia all’interno della penultima cabina, era la cabina del medico di bordo,  si avvicinò, si sporse all’interno e vide Edda che riaffiorava con la testa dall’acqua dopo essersi immersa e prendeva fiato.

 

 - Contessa – urlò – venga via, cosa sta facendo? - , Edda non rispose e si immerse nuovamente, il giovane ufficiale si avvicinò, l’afferrò per la vita e la obbligo a riemergere.

 

Edda si voltò, fissò il guardiamarina – mi lasci, vada via – urlò. Prato – ma cosa fa? venga via le ho detto – Edda non rispose, lo spinse via da se e, con l’acqua ormai al petto si rituffò sottoacqua.

 

Riemerse ancora, il Guardiamarina l’afferrò e fece per portarla fuori dalla cabina, Edda, stremata, urlava – la cassaforte, la cassaforte devo aprirla - .

Il guardiamarina la scosse – non c’è tempo, via, via – la trascinò fuori, il boato delle lamiere era sempre più forte. Edda si convinse e insieme risalirono il corridoio. Camminarono, nuotarono a tratti nell’acqua che ormai raggiungeva il loro collo e riuscirono a rientrare sul ponte principale.

 

Stremato Prato si sdraiò  a terra con Edda, passarono alcuni istanti e un marinaio urlò - Signore è l’ultima scialuppa corra – si alzarono e appoggiati uno all’altra raggiunsero la scialuppa che fu calata in mare.

 

Scesa in acqua la scialuppa, il guardiamarina si rivolse a Edda – qualunque cosa cercava, abbiamo rischiato di morire, spero valesse tanto -, Edda, si voltò, aveva il viso rigato di lacrime, mise la testa fra le mani e piangendo – devo avvisare mio padre subito, prima possibile -.

 
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Post n°1 pubblicato il 31 Luglio 2006 da Stories
 
Foto di Stories

Introduzione

 Questo vuole essere un romanzo a puntate. Le varie puntate saranno pubblicate man mano che vengono scritte. Vorrei che fosse un romanzo interattivo: provate a darmi i vostri commenti o a ipotizzare il seguito.

Concorso aperto anche per il titolo.

Prologo

 

(14 marzo 1943, porto di Bari, Italia)

 

Sulle banchine del porto vi era un andirivieni di mezzi militari, truppa, civili; sul ponte della nave ospedale Po’, due giovani donne nella loro divisa bianca, stavano in silenzio ad osservare le operazioni di scarico e carico del mercantile attraccato al loro fianco.

 

La prima con gli occhi seguiva attentamente il lavoro delle persone sotto di lei,  con uno sguardo che lasciava trasparire un misto di serenità e tristezza; la seconda distrattamente giocava con il velo che le copriva il capo.

 

Un uomo, anziano ma con un camice stirato, come fosse appena uscito dalla lavanderia, si avvicinò a loro a lenti passi, strascicati, giunse alla balaustra e si appoggiò, senza dire nulla si accese una sigaretta e rivolto alla crocerossina alla sua destra :  - Luisa, credo dovremmo aspettare ancora per poco, eccolo - , alzando il braccio indicò un’auto nera, una  Lancia di stato, da cui era appena  scesa una donna.

 

Subito dopo scesero dall’auto un uomo alto, elegante con per mano un bambino.

 

La donna abbracciò il marito, lo baciò e strinse a se il bambino bisbigliandogli all’orecchio alcune parole.

 

Scese anche una seconda infermiera, salutò stringendo la mano all’uomo e insieme all’amica si avvicinarono, con le loro sacche, verso la passerella d’imbarco.

 

La vicenda poteva passare, ai più, del tutto inosservata, erano due infermiere volontarie che si stavano imbarcando su una delle navi ospedali in servizio nel Mediterraneo, sennonché il medico, dopo aver aspirato profondamente disse con fare scherzoso : -  Oggi la Po’ trasporta un carico prezioso molto più di quanto non abbia mai trasportato …  - .

 

Martina, l’altra crocerossina, si voltò e con fare stupito chiese:  -  cosa intende dottore? - .

 

Il dott. Prato si stupì della domanda : -  ma come non lo sapete? Non sapete davvero chi sono le due infermiere che stiamo imbarcando? - , le due giovani scossero il capo  e timidamente accennarono un  - No - .

 -  Sono la contessa Ciano e una sua amica - , disse il dottore allontanandosi e continuando a fumare.

 

Le due infermiere seguirono con gli occhi le due colleghe che a lenti passi risalivano la passerella e scomparivano nella nave.

 

 

 

 
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