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Post n°81 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
Scrivi celato fra i rametti del cuore; serba doni umili, suoni sussurranti come una preghiera; dì quello che devi, custode dei nomi e dei semi, nelle estati che verranno (e negli autunni piovosi, nelle ruggini del tempo) – resta nella polvere di un noto confine.
È un mattino di luce quieta mi alzo, sono alla porta, guardo l’ombra scura che risale: o mia tazza profonda di terra e di ombra, o dolce orlo di miele che tocco... una corrente s’inchioda, resta sospesa davanti alle lance di una luce più grande...
Cerco nomi felici: oro, ripeto, cieli, meriggio, sole alto. Varco i tuoi, tempo, fiammanti cancelli; m’inoltro in un’aria tiepida, fra anse e canneti, in una verde corrente, per rive docili, ombrose, con voi, numi-custodi, fratelli di un argine più remoto, in una rada di frondoso sonno, in un salvo fuoco.
Invoco il silenzio fedele, taccio ogni nome, e il vostro, pensieri, suono potente e segreto; depongo su un’ara remota una parola che non compare; traduco un cielo sconfitto in rose di versi, in fuochi solitari. Viandante che passi, amico della polvere e del vento, onora i tuoi lari, qui brucia un grano d’incenso.
Ancora ti cuoce la polverosa Ancora ti cuoce la polverosa estate del sessantuno, quando le mattine si disfano con il sole già grande, cresce il meriggio cieco, e più buie ombre declinano sul mondo nel quale ci sei tu, accanto a un tronco smangiato dalla folgore crudele e un senso profondo di morte lucente com’è solo la vita che si scioglie a poco a poco in un alveare di anni forse più ansioso consumati tra strade di città grandi, troppo grandi per te rimasto sospeso fra due tempi che non si uniscono non possono, ma anzi si dividono tesi in un tenue elastico che si allunga, si allunga fragile corda ormai di un pensiero non mai mutato mentre il vento già discende sull’antico ballast, in un tardo pomeriggio di suoni festivi di agosto rosso e assoluto che ancora erompe in forme estreme, in fronde oscuramente stormenti fra le paglie del sonno leggero su un lino di azzurro ancora teso.
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