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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO - CONTEMPORANEO

Post n°81 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Nella polvere di un noto confine

 

Scrivi celato

fra i rametti del cuore; serba

doni umili, suoni

sussurranti come una preghiera; dì

quello che devi, custode

dei nomi e dei semi, nelle estati

che verranno

(e negli autunni piovosi, nelle ruggini

del tempo)

– resta

nella polvere di un noto

confine.

 

 

È un mattino di luce quieta

 

È un mattino di luce quieta

mi alzo, sono alla porta, guardo

l’ombra scura che risale:

o mia tazza profonda

di terra e di ombra, o dolce

orlo di miele che tocco...

una corrente s’inchioda, resta

sospesa davanti alle lance

di una luce più grande...

 

 

Cerco nomi felici: "oro" ripeto

 

Cerco nomi felici:

oro, ripeto,

cieli, meriggio, sole alto. Varco

i tuoi, tempo, fiammanti cancelli;

m’inoltro in un’aria tiepida, fra

anse e canneti, in una

verde corrente,

per rive docili, ombrose,

con voi, numi-custodi, fratelli

di un argine più remoto,

in una rada di frondoso sonno,

in un salvo fuoco.

 

 

Invoco il silenzio fedele, taccio

 

Invoco il silenzio fedele, taccio

ogni nome, e il vostro, pensieri,

suono potente e segreto; depongo

su un’ara remota

una parola che non compare; traduco

un cielo sconfitto

in rose di versi, in fuochi

solitari.

Viandante che passi,

amico della polvere e del vento,

onora i tuoi lari,

qui brucia un grano d’incenso.

 

 

Ancora ti cuoce la polverosa

Ancora ti cuoce la polverosa

estate del sessantuno, quando

le mattine si disfano con il sole

già grande, cresce il meriggio cieco, e

più buie ombre declinano sul mondo

nel quale ci sei tu, accanto

a un tronco smangiato dalla folgore crudele

e un senso profondo di morte

lucente com’è solo la vita

che si scioglie a poco a poco

in un alveare di anni forse più ansioso

consumati tra strade di città

grandi, troppo grandi

per te rimasto sospeso fra

due tempi che non si uniscono

non possono, ma anzi si dividono

tesi in un tenue elastico

che si allunga, si allunga

fragile corda ormai

di un pensiero non mai mutato

mentre il vento già discende

sull’antico ballast, in un tardo

pomeriggio di suoni festivi

di agosto rosso e assoluto

che ancora erompe in forme estreme,

in fronde

oscuramente stormenti

fra le paglie del sonno leggero

su un lino di azzurro ancora teso.

 

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