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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO - CONTEMPORANEO
Post n°80 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
Vieni ombra/ ombra vieni/ ombra ombra vieni oh vieni, buia sali tra i gradini, nel tempo Vienimi vieni vieni/ vienimi vieni vieni con ogni doglia, con tutte le furie con ciò che nell’ombra si sfoglia con quel che nell’ombra spuma Ombra vieni/ ombra ombra/ vieni ombra nel vento nel vento nel greve tormento vieni oh vieni tra i numeri, nel fuoco divieni canto roco Vieni oh vieni/ vieni oh vieni tra le forme del caso, vieni, batti contro gli spigoli, scendi obliosa su ciò che è stato, diventa nostro fiato Ombra resta/ resta ombra/ resta resta nella cupa fronda nella sola testa che geme che geme tra i rametti del caso nel cuore, nel seme invaso vieni, oh vieni/ vieni, oh vieni (ripetuto)
Tempi, che stabilite i comandi sulle cose con queste parole e non altre dette nel cuore di un’estate compiute, ripetute e celate sopra la terra e in ogni stagione restituitemi salvo e incolume nel senso che do alle mie parole in quel senso solitario con cui voglio che vengano dette, ascoltate e pensate e per voi tra i lari delle stanze e dei giardini tra gli spigoli del mondo
1 Dispongo la rosa accesa di scuro, di un perso fuoco lontano; il tavolo ronza; io rispondo alle vostre fiamme. Dico 2 Interrompo ogni verso; mi mortifico davanti a voi, rose di un’altra tenebra. Con gli occhi chiusi, penso a ciò che eravate. 3 Canto parole civili e vaste nubi, l’ombra del tempo che si oscura, giardini 4 Penso l’estremo del frammento con animo umile, devoto. Pronuncio versi semplici, incisi in legno di olmo. Voglio credere nel loro senso, nel loro silenzio di polvere. 5 Vengo qui, da voi, come in sogno deponendo orme invisibili
Ritorno ogni volta dove l’ombra trova il suo confine compagna del silenzio, nella polvere delle strade che svoltano contro cieli alti. (Chi passava, sollevando lo sguardo, vedeva oleandri ruvidi e selvosi, ancora celati in un sonno remoto). Tra i pochi frammenti di quel cielo fiammante e impervio rassicuro i vostri sciami ronzanti, e riprendo il cammino (oh, ma fra quali ombre e quali urti?). Di giugno, come vi ripeto, nell’ora del meriggio che acceca, della polvere e del fuoco, ai margini dei campi, in un impluvio verdissimo di ombre, tra quei segni, in quella direzione, con passi certi come un’antica preghiera
Rami, selve, nomi d’amore: di nuovo vi invoco. Salgo sulle terrazze, osservo i roghi di giugno fiammanti che si versano come quando, sollevando il legno delle palpebre, un mattino si alza lento, dietro gli uccelli del sonno che levano le loro ali variopinte. Sono per voi questi versi, ombre della prima vita, per voi, messaggeri dei nomi più segreti. Restate, briciole dell’antico, tra i rami immemori. Penso a ieri, a un tempo stranamente uguale e intanto ... |
Inviato da: chiaracarboni90
il 31/05/2011 alle 11:36