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Post n°105 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
a Pier Paolo Pasolini Ancora la vita come fosse un altrove da abitare nel sogno e questa - di rabbie, di attese, e pure cara, cercata - la porta da valicare, una vigilia, una sosta. Ancora l'ansia, come scura semenza da concimare, annaffiare, e in essa la mappa per seguitare il viaggio. ( Un pomeriggio, a Sabaudia, nella tua ultima estate - dal terrazzo tua madre chiama il mare che avanza- maledici il catrame dentro la sabbia, lungo la battigia, e stupisci dell'olio di uliva che smacchia ).
per Sandro Penna Nell'alta stanza con le imposte chiuse gli tornavano intatti il cielo e il mare e fanciulli fra l'erbe e l'erbe al sole del tempo immemorabile sereno forse varcato soltanto nel sogno. S'ammucchiavano intorno al suo letto di logore lenzuola vari strumenti e vecchi panni e mappe per un viaggio da compiere ancora. Nelle notti vegliate udiva l'ora battere sopra le cupole e il fiume e già piangeva l'attimo bruciante quando la triste fanciulla gentile sarebbe entrata a fermarlo nel sonno.
J.R. Wilcock " Tutto è niente- diceva- e niente è morte.", come il sapiente di Vienna salito nei boschi pacatamente insisteva:" E tutto è parola.", dalla sua casa di tufo guardava le terre cedere i solchi all'abisso e le viti slegate. Quando la mano non tenne la pillola amara - forse sarebbe rimasto ancora un mese- l'ombra sua macilenta, nell'alba di marzo, chiuse la stanza dei libri, spense la lampada, lasciò sulla porta il cane in mezzo alla nebbia, sdegnata sparve verso i confini del vuoto dove avrebbe dissolto il chiaro degli occhi e la sua fragile sorte di triste animale.
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