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Post n°116 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
Brina Rocce e prati lucidi di brina vi brillano da questa strada serpentina che un’altra volta ripercorro; riattacco da in fondo a prendere passati gli anni, partite le persone; con questi che viaggiavano con me, dolci anche persone con le quali io meglio che potevo viaggiavo; e io solo questa volta in fondo al passo riprovo ancora e ci do l’attacco; com’era bello ancora fermarsi un po’ — qui — prima di riprendere la strada, entrare dentro, andare verso il banco in questo posto dove singoli isolati passano giorni inverni, forse tristi. E meglio ripartire né posso, però, scordare che viaggerà sempre con me questa parte anche di carne. Com’era bello qui fermarsi prendere il sole dai vetri dell’inverno; credere o fingere di credere che andava bene prima di risalire e di dar l’attacco al passo; come allora nonostante il tempo passato, come allora nella curva incontro la curva di un fiume che spumeggia e vedo ai bordi della strada gente che cammina o dentro il paese pensionati alla panchina o qualcuno che attraversa e va per una sua faccenda o altri che han fermato la macchina per strada. Erano speranze di cui rimane forse un filo in queste stanze.
Brani tratti da: "La colpa del fiorire", Archinto, 1998.
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