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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°143 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

 

Rinfusa

 

ci sono nell’armadio sui ripiani

scarpe con deformati tacchi obliqui

e calze dai rammendi o i fori tondi,

pattine a cerchi come gli ombelichi

giornali a plichi e sparsi anche dei tappi;

come se queste fossero le armi

di guerre a torte in faccia e senza scuse,

e i feretri o i loro decimali

sono gli stessi arnesi della pugna

che al suono delle trombe giudiziali

risorgeranno un giorno coi beati.

 

Sul tetto

 

 

accostano le teste promettenti

come due suore scure in controluce

o guerrieri in armature sagomate.

fino a un volume gonfiano le piume

doppio del corpo che vi adagia dentro.

allora le si accoppia e sbatte le ali

e galleggiando la sfiora solo dove

a dare il giusto via perché le uova

nel modo di una coppia che è fedele.

 

Folla

 

li sento che si urtano fra loro

dentro l’aria i respiri della folla,

ben più di quanta già non mi esiliasse

col suo addossarsi dove sono nato

fra quei che neanche dico quali tipi.

nel mentre sono ignavi i nostri grembi

ricolma qui di genti in modo vario;

starei per darmi a un eremo di nubi

cedendo il suolo giusto per due piedi

ma sono troppo bianco per il sole,

mi accoglie il verde di un documentario.

 

 

Stradario

 

 

l’ombrello spiegazzato è aperto tondo

e dai suoi buchi proclamano le stelle,

gli stracci dei cespugli e delle fronde

s’inzuppano nel piscio della pioggia

su d’una cartolina in cui il quartiere.

è dentro allo stradario a coordinate

che sono i viali e i corsi tratteggiati

inclusi quando i nati e i deceduti

e il tram da cui se è sorte io ti scorgo

lamenta in questo cardo urbanizzato

 

Agreste

 

 

è nel pollaio che cala a notte fatta

il ratto per sottrarre del mangime

alle suorine ovaiole da lessare

e a tracci lascia feci e quel che manca.

scivola, una volta, nel bacile

la cui parete è liscia e non risale

e sfugge il ferro più volte quel mattino

ma poi centrato lo preme a trapassarlo

torce la coda ed alita spavento

poi muore senza il dio del contadino.

 

La mela

 

 

protende e si esibisce

la mela dentro al palmo

sfiorata con dovizia

sulla sua curva polpa.

il rosso o giallo e acerbo

inarca e corrisponde

al suo nevoso interno

che ottunde in una parte.

è il marcio e cova scuro

si svela se a scavarlo

e adultera fangoso

il sagrato del palato.

 

Il marcio

 

 

il marcio inseparato si nasconde

e non c’è modo di levarlo in volo

disgusta già di sotto di una suola

compare in una smorfia nel suo troppo

e ha un raspo sordo che ingrama fermentando.

senza le mani adatte a discrostarlo,

e la foglia di pudore per coprirlo

allora sogni mutilarlo netto

o almeno abbia una veste di relitto:

ti avvezzi intanto al lento cronicario

mentre si fugge la grazia con delirio

 

Due stanze

 

 

dove è finito il lungo filo spago

che ad ogni sonno univa ai suoi due estremi

l’alluce grosso del pascoli poeta

con quello lieve della sua sorella?

fra i due avvicendava a strappi i sogni

toccando il suolo solo quando quieti,

e a matassa, fra il primo e il quinto dito,

quell’altra mano, all’alba riavvolgeva.

poi il saluto scambiavano di fretta

fra le due stanze dentro un corridoio

in dove oggi lì i visitatori

di notte vige ancora la civetta.

 

Dialoghetto

 

Il vento scricchiola alle imposte

con poco più di quanto sia un brusìo

invece la pioggia guasta il tetto

di quegli antipatici qui accanto,

se litigano loro io li sento

se russo, per gli altri non c’è scampo.

 

Loro

 

 

ha strappato con i denti,

come i nonni la sicura della bomba,

l’anello d’alluminio di lattina

che contiene la bevuta americana.

poi rutta forte contro il mondo intero

nemico come un russo o un africano.

schianta la tolla come un calcio vero

e mescola del fumo e fa lo scemo.

intanto lancia i vuoti alla fontana

su cui si posa un passero oleoso,

per loro magri, uno solo è obeso,

fra un po’ incomincia il giorno è più noioso

 

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