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Post n°122 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
Le stanze Quanti sonni consumati in queste stanze... Poi un giorno le stanze passeranno, ne costruiranno altre, ma solo i sogni resteranno.
Il ciliegio giapponese C'è il mandorlo, l'albero che fiorisce appena qualche giorno e poi si spoglia del colore per i frutti, come tutti gli amori mortali. C'è l'albero del fico che non mette mai fiore, è subito frutto, come la madre di Dio. C'è il ciliegio giapponese che quasi non conosce frutto, è solo fiore, come l'amore di Dio.
Il canto Quando canti sento il mondo Tutto aperto entrarmi dentro: minacciato da un dolcissimo male si rifugia intero nel mio corpo. "Vattene, vattene via..." gridano gli anni, ma è tardi, il canto è entrato dentro fino al cuore.
L'amore fiore Tu sei i miei occhi, io sono la tua voce, oscura è la storia dei corpi fioco rumore di anime sfogliate come pagine, non successivi capitoli d'una leggenda di giorni nell'orbita del sole e della luna, ch'io non sono ancora e che più tu non sei, nomi di lingue morte e spente letterature, voci di pastori d'Asia e di angeli in lotta nell'oscurità per venire alla luce della mia e della tua volontà di stringersi a questo tempo nell'attimo in cui lo sguardo del sole e della luna in eclisse si amarono e irruppe ladra la morte sulla pelle per il nostro vagabondaggio in questo giardino dove nessuno coglierà frutti, amore fiore, desiderio perpetuo di Adamo che dorme e Dio lo guarda e pensa alla donna.
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Post n°121 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
I nomi Metteva nome Stanley a fiumi che nessuno conosceva. E sulle carte vergini dell'Africa città e cascate apparivano evocate da quell'esperto di nomi. L'esploratore non rivelò mai la formula delle sue evocazioni, ma a volte, alzando il capo in città a leggere i nomi delle vie, in me rivive quell'amore per gli sconociuti prigionieri nel sonno delle pietre, nell'incoerenza dell'acqua.
Sono qui, Signore, qui Sono qui, Signore, qui, mi troverà il tuo coltello?
Gli occhi Gli occhi invecchiano prima delle mani, le ambizioni dinastiche dei sensi cedono alla signoria della notte come se materia e forma trovassero l'araldica conciliazione di uno stemma. Così negli occhi Dio governa il mondo, motore immobile, tregua fra oppositori e fedeli alla signoria di Amore, alto sulla vetta dei corpi che vanno già vestiti di cenere.
L'eleganza Gli stili delle epoche, i sovrani che non mutano nome ma numero nella successione al trono, sono gli anni del corpo. Le prove del sarto ritagliano, su stoffe che non copriranno per sempre, il disegno d'una figura incapace di pose per l'artigiano severo che fascia e cuce e rammenda i guasti del tempo. C'è, dentro quell'irrequietezza davanti allo specchio, il sogno di un'eleganza definitiva, liberata dalla civetteria della storia.
Il ritardo (Premio Lorici Pea 1986) Per otto anni il mio orologio ritardava un minuto e mezzo ogni sette giorni. Poi una mano lo aprì, e ora anticipa di un minuto e mezzo ogni sette giorni. Risanato cammino, operato invece che al cuore, al tempo. E' una convalescenza da tutti i ritardi sommati nelle mie arterie, gli antipodi forse camminano così. Si è spostato l'asse celeste del cervello, di qualche grado in meno inclinato sul piano della morte, gioca con orbite di stelle più lontane. Per fare i conti di quanto debbo restituire di anni rubati, scrivo queste operazioni.
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Post n°120 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
Folle Pane. Chiamami pane, pane, pane, molte volte dimmi pane. Perché tu sia a folle in me la moltiplicazione dei pani.
Astrologica Se fossi donna non amerei che me stessa nell'acqua, se fossi uomo non amerei che la donna che si ama nell'acqua, se fossi acqua sarei l'acqua dlla donna che si ama. Ma l'uomo è fuoco e soffre, non è amare d'acqua il suo che basti, non è l'Oceano che abbraccia la Terra, alito delle foglie marcite che nutre le foglie vive. La donna saprebbe non morire, non può compiere la sua volontà perché l'uomo la vide bagnarsi con le sue compagne, scherzare, non aver fretta, non percepire il tempo, non aver bisogno di niente, non chiedere altro che quello che ha; e l'uomo fu sbranato dai cani per averla vista nuda giocare un giorno sull'acqua. Perché l'occhio che guarda e s'interroga? L'uomo è un intruso, venne con lui il desiderio, l'acqua e la terra non lo sapevano quando venne sul vento il fuoco.
L'anima Alcune volte ho pensato all'anima che trattengo come la sabbia nel risvolto dei pantaloni, come la terra che non si stacca dalla suola delle scarpe, come una macchia di frutta di stagione: la fragola nonva più via, nemmeno le ciliegie, ma la più terribile è la pesca. Anche i cachi, le mele e le pere facevano impazzire mia madre, ma solo l'erba era come la pesca. Ci si può macchiare anche di pioggia, rimane l'ombra dell'acqua, una piccola zona più scura. Dei colori solo l'acqua diventa odore di muffa: le stagioni non laciano odore. Ho cercato d'immaginare quale parte fdel viso porteremo, come sarà ftta l'anima, se avrà un naso, degli occhi, una bocca. A che serviranno gli altri sensi, se restano solo colori?
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Post n°119 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
Versi sul Male Del Male fa bene la lucidità,
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Post n°118 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
Mutamenti Oggi sono quel che potrei essere,
Sotto la terra bianca come il cielo
Il tuo tempo è diventato
Sempre mi tremano le mani
Specchi dove non mi stanco
Dio, oggi non ho nessuna voglia |
Inviato da: chiaracarboni90
il 31/05/2011 alle 11:36