Creato da: radiorachele il 26/01/2006
benefici e danni della comunicazione nell'era della solitudine

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Il lavoro è quello che è.

Post n°22 pubblicato il 23 Aprile 2006 da radiorachele

Giusto per ribadire la stranezza dell’azienda per cui lavoro.

Ieri è capitato alla mia collega ed a me di dover imballare e spedire… una panca per i pesi, completa di bilanceri e dischi.

Non è difficile immaginarsi come sia possibile che sia presente in un’azienda una panca  coi pesi: un dirigente se la porta appresso e quando non presta più collaborazione non è proprio la prima cosa che mette nella ventiquattrore.

La cosa più assurda è che questi bei lavori pesanti vengano fatti fare a due impiegate. Molto semplicemente nell’ufficio siamo in tanti e siamo tutti uguali. Sarà vero?

 
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Che bella la neve!

Post n°21 pubblicato il 23 Aprile 2006 da radiorachele

A fine gennaio nella zona in cui abito si è verificata una nevicata spettacolare, della durata di due giorni. Ero fortuitamente in ferie perché tentare di raggiungere il posto di lavoro in quelle condizioni sarebbe stata una follia.

L’uomo che amo ed io decidiamo di raggiungere i suoi genitori, che vivono a pochi chilometri. Montiamo le catene al nostro camper e ci mettiamo in strada. Per il traffico e le code non riusiamo ad arrivare direttamente da loro, per cui decidiamo di parcheggiare presso il centro commerciale a loro vicino e di raggiungerli a piedi, nella neve.

Alla rotonda più prossima è uscito di strada una camion e due si sono incastrati tra di loro: le code che si sono generate sono spaventose. L’uomo che amo, suo padre ed io decidiamo di fare deviazione del traffico volontaria. La polizia locale, quando arriva, gradisce il nostro supporto tant’è che vado a chiedere ad uno dei vigili se non fosse più utile bloccare lo svincolo che continuare a far giungere automezzi e continuare ad allungare la coda. Mi dice che va bene e di andare pure. Mi dirigo verso il fondo della coda, facendo fare inversione anche a quelli che già vi sono, e mi apposto all’inizio dello svincolo, sotto la neve incessante, con addosso il giubbottino retroriflettente che si deve tenere in macchina ed una piccola pila a batterie.

Passa un’ora, un’ora e mezza, ne passano due ed io continuo nella mia prestazione quando passa a piedi un signore e mi dice che di tornare tranquillamente indietro perché è tutto a posto da un po’. Torno indietro e i vigili non ci sono più. Chiedo all’uomo che amo e mi dice che sono andati via da un’oretta. Ed io? Bè credo che se fosse per loro sarei ancora allo svincolo a deviare il traffico.

Grazie, di cuore.
 
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Il feudalesimo

Post n°20 pubblicato il 23 Aprile 2006 da radiorachele

Un giorno il mio capo mi ha ripreso a porte chiuse per i motivi più assurdi ma nessuno a causa del lavoro. Premetto che la considerazione che ho di lui e dell’altra mia capa, nonché sua assistente, è più o meno quella che posso avere per i veri rifiuti della società, per gli egoisti arrivisti, per gli ignoranti che fanno i saccenti, per gli approfittatori, per i finti meritevoli, per i ladri di bassa lega. Tra le tante mi ricordo queste:

che sono una merda perché ho accettato l’aumento vista la considerazione che ho di loro: strano, pensavo che l’aumento fosse concesso per meriti nel lavoro;

che loro non scopano: sinceramente è un argomento che non ha mai suscitato il mio interesse (nonostante tanti colleghi siano sempre venuti per primi e di loro spontanea volontà a chiedermelo) perché sono dell’idea che se due persone lavorino bene insieme, non vedo cosa ci sia di male se avessero una relazione sentimentale che non ne infici l’operato.

Certo è che il tenore delle rimostranze di lei non è molto differente.

Mi ha specificato di aver comunicato alla Direzione che non sono in grado di svolgere il mio lavoro.

Mi ha vietato di fumarmi una sigaretta al volo fuori dalla pausa di metà mattina o metà pomeriggio.

Devo comunicarle quando vado in pausa perché non basta dirlo alla collega.

Certo che è dura: ho trentatre anni, una laurea, sei anni di esperienza lavorativa senza di loro sopra, in cui ho gestito gruppi di lavoro composti anche da una decina di persone, intrattenuto rapporti con Dirigenti e Direttori di alcune importanti aziende, tra cui alcune leader a livello mondiale, creato e  mandato avanti da sola per quasi un anno l’ufficio che ora loro gestiscono in due.

Pazienza: vorrà dire che mi comporterò da oca giuliva e lascerò loro il piacere di gongolarsi nel credere che non arrivi veramente alle cose e che debbano illuminarmi loro.

Pazienza se vedo, capisco ed organizzerei tutto, dal posizionamento della carta igienica al budget, in modo un po’ più sciolto e proficuo.
 
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La prima impressione

Post n°19 pubblicato il 23 Aprile 2006 da radiorachele

Un giorno una mia collega mi ha fatto inaspettatamente una piacevole confidenza, che poi ha ribadito anche di fronte ad altri. Non appena mi aveva conosciuta mi aveva giudicata a vista una stronza; le prime battute scambiate non le hanno fatto cambiare idea. Col tempo ha trovato che, a quanto pare, sono una persona piacevole e sensibile.

In effetti mi rendo conto, anche mentre aspetto il pullman, che non ho certo una faccia simpatica. Devo essere proprio arcigna e non incoraggio certo le persone ad avvicinarmi. Come si fa però ad essere felice di uscire di casa alla mattina alle 7, andare alla fermata del bus, salire e cercare di sedersi per poter almeno schiacciare un pisolino, scendere al capolinea, correre alla metro, cambiare linea della metro in centro, arrivare alla stazione utile, scendere ed arrancare fino a destinazione, ovvero al lavoro, dove per otto ore si cerca di barcamenarsi; e via alle 18 il percorso inverso per mettere piede in casa non prima delle 20. Secondo voi che faccia potrei avere?

L’assurdo è che ci sono milioni di persone che fanno la medesima vita e milioni di persone con la stessa faccia.

 
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Il jolly.

Post n°18 pubblicato il 26 Marzo 2006 da radiorachele

Non ho mai sfruttato il mio titolo di studio per fare carriera, ovvero la laurea, soprattutto in un ambito lavorativo differente da quello formativo.

Sono però un po’ stanca di fare il jolly. Negli ultimi due mesi ho infatti eseguito le seguenti mansioni:

spostato scatoloni;

organizzato spedizioni da 5/6 scatoloni;

cambiato rotoli di carta igienica;

montato maniglie a mobili;

fissato al pavimento con lo scotch gli zerbini;

riavviato la valvola centrale del gas;

ordinato cancelleria;

archiviato esemplari intonsi di carta e buste intestati;

controllato che la cancelleria pervenuta sia quella ordinata;

fatto fotocopie.

Inizia a venirmi l’orribile sensazione di essere mobbizzata. Che si fa in questi casi? Ci si ribella? Si aspetta che la ruota giri? Come si lasciano le lacrime in fondo agli occhi per non dare soddisfazione ai capi? Perchè poche cose mi sono chiare:

cercherò di non dare soddisfazione ai miei capi;

continuerò a lavorare al massimo, facendo quello che mi viene chiesto di fare, ma continuerò a pensare che i miei capi non meritino la posizione che ricoprono.

 
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