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Non c’è niente in questo mondo,
che assomigli a questa beffa,
non c’è niente in questi occhi,
che ricordi un punto e virgola;
ci sono spazi, e comparse,
e mani protese,
tra grida e silenzi,
su un palco di pietra.
C’è un gatto che ride, e una testa che scrive,
e stagioni impazzite che fingono luce nei giorni più neri.
Non ci sono guerrieri in cerca di gloria o sorrisi sbiancati,
ma formiche incuranti di pesi
decine di volte più grandi del loro dolore,
e lupi ululanti a una luna lontana e incolpevole,
che farebbero brani di un dio inesistente,
e che muovono invece selvatici e ansanti,
in fondo alla notte a cercare un futuro.
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- Come stai oggi? -
Aurelio lo guardò colpito: "oggi" avrebbe presupposto simili domande più e più volte dalla triste novella, ed invece era la prima volta che la udiva.
- Avevo fame. - rispose Aurelio fissandolo.Lucrezio si sentì a disagio.
- E il tuo ritratto, come procede, fa’ vedere... -
- Accomodati… - invitò Aurelio sempre ruminando. Lucrezio osservò la tela, che era quasi finita, e questo lo fece un po’ più audace:
- Ormai ci siamo, no? È questione di settimane… - (voleva sondare il livello di coscienza dell’amico).
- Forse meno… - Lucrezio si toccò nervosamente il sopracciglio ed accennò un passo verso l’uscita, ma subito si fermò. Si limitò a rassettare la sua giubba, mentre Aurelio pungolava le briciole agli angoli della bocca per farsele cadere. Lucrezio si fece più diretto:
- Cos’hai provato quando l’hai saputo? - Aurelio non pensò poi tanto a lungo e ammise:
- Ne ho sofferto molto. -Vi fu una pausa di silenzio che Lucrezio proprio non riusciva a sostenere.
- E adesso? Non più? Non è un falso quello? - arringò perdendo le staffe e indicando la tela.
- Non lo è. - rispose Aurelio pacatamente.
- C’è chi ti ha visto piangere…- insinuò l’altro.
- E per questo io non son più quello? - disse il buon uomo indicando la tela.
- Sì, ma chi ti ha visto piangere… -
- Di certo ciò che prova non basta al suo timore di vedermi ancora. - ipotizzò il buon uomo con mitezza, mentre l’altro soppesava quei pensieri.
- Ma tu dei due chi sei? -
- Entrambi, ancora, certo, ben aldilà di chi mi ha visto piangere, ed aldilà di chi, tra i dubbi, continua ad entrare in questa casa…- concluse l’artigiano con amichevole complicità.
Lucrezio, finalmente appagato dal suo interrogatorio, rimase ancora a lungo, stavolta piacevolmente, con l’amico, e solo a tarda sera lo lasciò.
Rimasto solo, Aurelio aprì il cassetto del suo vecchio tavolo, estrasse la missiva e la rilesse. Ancora, come pochi mesi prima, essa lo informava che ben presto lo avrebbero condotto con onore, in cambio di una valida pensione, alla corte di un ottuso mecenate amante di tediose scene pastorali. Quanto gli parve bello allora il suo ritratto, e il poco tanto della sua modesta arte…
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Sdrammatizzando sugli scontri...
"Cambiamo punto di vista…sì, perché noi pensiamo che loro stiano migrando, ma anche loro, lì dall'alto, vedendo il corteo, magari stanno pensando: ecco un'altra specie animale che va svernare all'equatore".
Molto compiaciuti di quest'acuta riflessione, i due hanno poi nutrito più di un dubbio sulle loro conclusioni quando lo stormo di simpatici uccelli ha scacazzato loro addosso cinque chili buoni di merdina bianca. Il maestro Domenico intanto, come dire, teneva alta l'asta della sua bandiera da attivista, intrattenendo una manifestante con alcune annotazioni sociopolitiche dandy. Com'è noto in conseguenza a ciò si sono verificati scontri con la polizia. La cronologia degli eventi è stata questa: dal fondo del corteo qualche simpatico mattacchione ha cominciato ha urlare "Domenico- Maestro-C.ciapuoti! Di tutte le donne - l'ormone scuoti!", questo ha prodotto assembramenti di maestre e mamme "desiderose" , che tra tante cause giuste il povero dandy abbracciasse anche la loro, e quest'ultimo, non riuscendo a soddisfare i desideri di tutte, non ha potuto impedire che si accalcassero gettando l'intero corteo nel caos. Inspiegabilmente, tra le forze dell'ordine, si è sparsa la voce che fosse un poliziotto ad essere rimasto in terra vittima di quella vera e propria aggressione, ed in effetti la scena, che ricordava molto il finale de "Il profumo", ha imposto al cordone di sicurezza di farsi strada tra i manifestanti a suon di manganello. Il maestro, poi riconosciuto come tale, è stato infine arrestato per aver sobillato col suo charme tutte quelle donne assatanate. Intervistato da alcuni giornalisti su questo incredibile fenomeno di arrapamento collettivo, il banditore ufficiale del corteo ha spiegato urlando: "C.ccia…- può! Berlusconi-no!"…
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C’era una volta Ambrogio, un siciliano di passaggio a Bologna che andava a funghi e beveva grappa, diceva "pota" invece di "minchia", e, anche se solo ogni tanto, "ce l’aveva duro" (sai i cali ormonali...). I suoi conterranei lo giudicavano strano, e non perché non gestisse alcun racket e non trafficasse con l’acido, ma perché mangiava pizzoccheri con le sarde e sella di capriolo con contorno di melanzane alla parmigiana... Anche "giù al nord", a dire il vero, tutti lo snobbavano per queste stranezze, almeno finché non arrangiò "vitti ’na crozza" con un coro alpino: allora, durante un concerto in Valmalenco, conobbe un’esule come lui, una ragazza svizzera originaria di Casalpusterlengo, che lo fece inserire nel moderno contesto settentrionale e con la quale si trasferì però in Abruzzo dove incontrò una bresciana in cerca delle sue antiche origini che aveva aperto un ristorante che fu presto segnalato dal "Gambero rosso" e le cui specialità erano gli "arrosticini tarantini", un’invenzione culiniraria venuta alla "bresciana" dopo aver visto una guida della Puglia tra i volumi di una libreria di cui aveva inspiegabilmente infranto i vetri. Ambrogio si accordò con la bresciana per tentare di piazzare il prodotto A Sousse, in Tunisia, dove, secondo un comune amico norvegese stanziato a Marina di Maratea, l’agnello andava fortissimo. Purtroppo, o per fortuna, l’aereo precipitò nella provincia di Siracusa ed egli morì nell’incidente insieme agli altri 148 passeggeri. I soccorritori restarono stupefatti quando videro che il suo cadavere, a dispetto degli altri totalmente sfigurati, non aveva alcun graffio. Pensarono che almeno in un caso il riconoscimento sarebbe stato una pinzilacchera e quasi risero quando notarono che la sua carta d’identità indicava proprio Siracusa come sua città natale. Com’è buffa la vita: di tutte le vittime fu l’unico che nessun presunto parente riconobbe. Un maresciallo veneto rimasto vedovo tra siculi e sicani dopo l’inutile "operazione vespri siciliani", guardando un foglio, non faceva che ripetere a due anziani : "Ma dalle carte figura figlio vostro!" E quelli continuavano a rispondere: "Ma chi lo conosce questo... nostro figlio è al nord, al continente, di questo noi non ne vogliamo saper niente!". Gli amici in compenso lo cercarono, prima su skype, (dove però non aveva un contatto), poi su live messanger e infine, infuriati, su facebook. I vari pseudonimi in cui s’imbatté, convinsero la "bresciana" che Ambrogio era una specie di Lupin d’incerta provenienza che, in barba ad ogni sua speranza, l’aveva irrimediabilmente derubata di quella sua trovata culinaria con la quale, (se ne infuriò),quel meticcio mezzo hobbit e mezzo scemo, si sarebbe arricchito alle sue spalle, alla faccia dell’agnello e dei tarantini tuttinfila manco fossero trentini. Nessuno seppe mai che la sua salma esposta in obitorio fu trafugata da una banda di cinesi casalesi che la imbarcò su un "cargo battente bandiera liberiana" con cui approdò, stavolta tumefatta, nella provincia vietnamita di Shenyang dove fu lavorata per ricavarne dei portafogli falsi-Cartier da immettere sul modesto mercato afganistano...
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Nickname: luca7.74
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Inviato da: luca7.74
il 27/11/2008 alle 13:25
Inviato da: chupita1976
il 27/11/2008 alle 10:55
Inviato da: luca7.74
il 18/11/2008 alle 10:15
Inviato da: chupita1976
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Inviato da: elly19700
il 17/11/2008 alle 19:16