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"Cantastorie siciliano"
Post n°1 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da luca7.74
Racconto "all’improvviso" che nasce da un carteggio con un’amica bresciana di origini abruzzesi e di vecchissima data che in una mail di qualche giorno fa mi ha chiesto, tra le chiacchiere, una storia del "cantastorie siciliano" che ricorda di aver conosciuto dodici anni fa a Bologna.
C’era una volta Ambrogio, un siciliano di passaggio a Bologna che andava a funghi e beveva grappa, diceva "pota" invece di "minchia", e, anche se solo ogni tanto, "ce l’aveva duro" (sai i cali ormonali...). I suoi conterranei lo giudicavano strano, e non perché non gestisse alcun racket e non trafficasse con l’acido, ma perché mangiava pizzoccheri con le sarde e sella di capriolo con contorno di melanzane alla parmigiana... Anche "giù al nord", a dire il vero, tutti lo snobbavano per queste stranezze, almeno finché non arrangiò "vitti ’na crozza" con un coro alpino: allora, durante un concerto in Valmalenco, conobbe un’esule come lui, una ragazza svizzera originaria di Casalpusterlengo, che lo fece inserire nel moderno contesto settentrionale e con la quale si trasferì però in Abruzzo dove incontrò una bresciana in cerca delle sue antiche origini che aveva aperto un ristorante che fu presto segnalato dal "Gambero rosso" e le cui specialità erano gli "arrosticini tarantini", un’invenzione culiniraria venuta alla "bresciana" dopo aver visto una guida della Puglia tra i volumi di una libreria di cui aveva inspiegabilmente infranto i vetri. Ambrogio si accordò con la bresciana per tentare di piazzare il prodotto A Sousse, in Tunisia, dove, secondo un comune amico norvegese stanziato a Marina di Maratea, l’agnello andava fortissimo. Purtroppo, o per fortuna, l’aereo precipitò nella provincia di Siracusa ed egli morì nell’incidente insieme agli altri 148 passeggeri. I soccorritori restarono stupefatti quando videro che il suo cadavere, a dispetto degli altri totalmente sfigurati, non aveva alcun graffio. Pensarono che almeno in un caso il riconoscimento sarebbe stato una pinzilacchera e quasi risero quando notarono che la sua carta d’identità indicava proprio Siracusa come sua città natale. Com’è buffa la vita: di tutte le vittime fu l’unico che nessun presunto parente riconobbe. Un maresciallo veneto rimasto vedovo tra siculi e sicani dopo l’inutile "operazione vespri siciliani", guardando un foglio, non faceva che ripetere a due anziani : "Ma dalle carte figura figlio vostro!" E quelli continuavano a rispondere: "Ma chi lo conosce questo... nostro figlio è al nord, al continente, di questo noi non ne vogliamo saper niente!". Gli amici in compenso lo cercarono, prima su skype, (dove però non aveva un contatto), poi su live messanger e infine, infuriati, su facebook. I vari pseudonimi in cui s’imbatté, convinsero la "bresciana" che Ambrogio era una specie di Lupin d’incerta provenienza che, in barba ad ogni sua speranza, l’aveva irrimediabilmente derubata di quella sua trovata culinaria con la quale, (se ne infuriò),quel meticcio mezzo hobbit e mezzo scemo, si sarebbe arricchito alle sue spalle, alla faccia dell’agnello e dei tarantini tuttinfila manco fossero trentini. Nessuno seppe mai che la sua salma esposta in obitorio fu trafugata da una banda di cinesi casalesi che la imbarcò su un "cargo battente bandiera liberiana" con cui approdò, stavolta tumefatta, nella provincia vietnamita di Shenyang dove fu lavorata per ricavarne dei portafogli falsi-Cartier da immettere sul modesto mercato afganistano...
C’era una volta Ambrogio, un siciliano di passaggio a Bologna che andava a funghi e beveva grappa, diceva "pota" invece di "minchia", e, anche se solo ogni tanto, "ce l’aveva duro" (sai i cali ormonali...). I suoi conterranei lo giudicavano strano, e non perché non gestisse alcun racket e non trafficasse con l’acido, ma perché mangiava pizzoccheri con le sarde e sella di capriolo con contorno di melanzane alla parmigiana... Anche "giù al nord", a dire il vero, tutti lo snobbavano per queste stranezze, almeno finché non arrangiò "vitti ’na crozza" con un coro alpino: allora, durante un concerto in Valmalenco, conobbe un’esule come lui, una ragazza svizzera originaria di Casalpusterlengo, che lo fece inserire nel moderno contesto settentrionale e con la quale si trasferì però in Abruzzo dove incontrò una bresciana in cerca delle sue antiche origini che aveva aperto un ristorante che fu presto segnalato dal "Gambero rosso" e le cui specialità erano gli "arrosticini tarantini", un’invenzione culiniraria venuta alla "bresciana" dopo aver visto una guida della Puglia tra i volumi di una libreria di cui aveva inspiegabilmente infranto i vetri. Ambrogio si accordò con la bresciana per tentare di piazzare il prodotto A Sousse, in Tunisia, dove, secondo un comune amico norvegese stanziato a Marina di Maratea, l’agnello andava fortissimo. Purtroppo, o per fortuna, l’aereo precipitò nella provincia di Siracusa ed egli morì nell’incidente insieme agli altri 148 passeggeri. I soccorritori restarono stupefatti quando videro che il suo cadavere, a dispetto degli altri totalmente sfigurati, non aveva alcun graffio. Pensarono che almeno in un caso il riconoscimento sarebbe stato una pinzilacchera e quasi risero quando notarono che la sua carta d’identità indicava proprio Siracusa come sua città natale. Com’è buffa la vita: di tutte le vittime fu l’unico che nessun presunto parente riconobbe. Un maresciallo veneto rimasto vedovo tra siculi e sicani dopo l’inutile "operazione vespri siciliani", guardando un foglio, non faceva che ripetere a due anziani : "Ma dalle carte figura figlio vostro!" E quelli continuavano a rispondere: "Ma chi lo conosce questo... nostro figlio è al nord, al continente, di questo noi non ne vogliamo saper niente!". Gli amici in compenso lo cercarono, prima su skype, (dove però non aveva un contatto), poi su live messanger e infine, infuriati, su facebook. I vari pseudonimi in cui s’imbatté, convinsero la "bresciana" che Ambrogio era una specie di Lupin d’incerta provenienza che, in barba ad ogni sua speranza, l’aveva irrimediabilmente derubata di quella sua trovata culinaria con la quale, (se ne infuriò),quel meticcio mezzo hobbit e mezzo scemo, si sarebbe arricchito alle sue spalle, alla faccia dell’agnello e dei tarantini tuttinfila manco fossero trentini. Nessuno seppe mai che la sua salma esposta in obitorio fu trafugata da una banda di cinesi casalesi che la imbarcò su un "cargo battente bandiera liberiana" con cui approdò, stavolta tumefatta, nella provincia vietnamita di Shenyang dove fu lavorata per ricavarne dei portafogli falsi-Cartier da immettere sul modesto mercato afganistano...
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Nickname: luca7.74
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Te( )le suono
Ombre nella pioggia... azz non ho trovato una versione video migliore...
Inviato da: luca7.74
il 27/11/2008 alle 13:25
Inviato da: chupita1976
il 27/11/2008 alle 10:55
Inviato da: luca7.74
il 18/11/2008 alle 10:15
Inviato da: chupita1976
il 17/11/2008 alle 20:58
Inviato da: elly19700
il 17/11/2008 alle 19:16