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Capitolo 2

Post n°5 pubblicato il 22 Gennaio 2014 da rasdgl1

Apro la porta d'ingresso e mia madre mi travolge con il suo abbraccio poderoso. Lei ha compiuto da poco cinquant' anni, è una donna straordinaria, ma la vita che ha fatto, i dispiaceri che ha passato si leggono tutti sul suo volto segnato dal tempo, eppure quando ride è ancora così bella!. Mio papa, più composto, mi saluta con un cenno ma non si smentisce mai: infatti, arriva con borse piene di ogni ben di dio, tra l'altro, cose che non mangerò mai e finiranno nella spazzatura tra qualche mese. Non so perchè, ma ha sempre paura che io non mangi!. Beh, mi conviene cercare di mettere in tavola tutto ciò che va a male questa sera, è un peccato sprecare il cibo.

Tiro fuori la roba delle buste: «Pà ma quanta roba mi hai portato! Lo sai che vivo sola e non pranzo mai a casa! Andrà a male! ». Lui mi sorride e con il suo solito senso dell'umorismo a tratti fastidioso, mi risponde: « e tu non farla andare a male!, Invita qualcuno a cena ogni tanto! », gli replico piccata: « ma l'ho fatto!, ho invitato voi!» con un ghigno maligno in risposta alle sue allusioni.

Io e mio padre siamo salvati in corner, sarebbe finita come come al solito in una serie di botta e risposta infinito:daltonde, il mio caratterino l'ho preso da lui. Suona il telefono!, rispondo, in realtà so già chi è ma fingo stupore: come se fossi davvero sorpresa di sentire mio fratello al telefono che sarebbe dovuto arrivare da un momento all'altro. Dico: «Oh, Rob davvero non puoi venire? Perchè? ah capisco!, il lavoro è lavoro!. Hai ragione, va bene mangeremo noi anche per te!. Vuoi che ti metta in vivavoce così gli fai gli auguri direttamente?, ok, sei in vivavoce.». Con un tono dispiaciuto dice: «Ciao Ma, Ciao pà !, scusate ma purtroppo ho un casino sul lavoro, un cliente inportante: il capo mi ha ordinato di fare il possibile ed oltre per accontentarlo e perciò non potrò essere li!. Vi mando un bacione e buon anniversario a tutti e due!». I miei ovviamente vogliono altri dettagli, ma Robert se la cava bene e chiude la chiamata dicendo loro che è entrato il cliente e che deve scappare. Bene!, sembra ci abbiano creduto, però non ho pensato che senza mio fratello presente, l'unico argomento di conversazione sarò io stasera...AIUTO! cavoli!, cavoli! Cavoli!..

Ci mettiamo a sedere, e apriamo una bottiglia di rosso, un Cabernet Sauvignon, io adoro il rosso e mio papà lo sà, ha portato il mio preferito!. Brindiamo al loro anniversario ed attraverso i calici scorgo lo sguardo triste di mia madre, so a cosa sta pensando ma non ci devo dare peso, non voglio rovinare la cena, la loro festa.

Servo gli antipasti che hanno portato i miei ed iniziamo a cenare, le conversazioni sono più o meno sempre le stesse, io che racconto dello Studio, di come inizi finalmente a girare discretamente bene e racconto a linee generali qualche caso particolare che mi è capitato sul lavoro, come quello di un signore che si rivolse a me perchè gli avevano portato via il suo cane, il suo unico amico, o meglio il suo unico amante. Infatti la bestiola gli era stata tolta dalla guardia cinofila dopo che si era recato in ospedale con "il cane attaccato dietro " non sò se mi spiego!. A questo punto scoppiamo tutti a ridere e la serata prende una vena scherzosa, mio papa racconta barzellette sconce, la sua specialità!: dio quante ne ho sentite da quando sono piccola!, ormai conosco tutto il repertorio a memoria ma fingo di ridere per farlo contento.

La mia vita è stata sempre così infondo, un continuo desiderio di accontentare gli altri, di vederli felici: mi ha sempre reso felice vedere qualcun'altro contento. Anche se a dir la verità pochissime volte sono stata felice per qualcosa che gli altri han fatto per me, non perchè non ci siano stati gesti o atti concreti in tal senso, più che altro perchè difficilmente ciò che han fatto per me ha colpito la mia anima o rispecchiava i miei gusti.

Scaldo le lasagne di Gianni e le porto in tavola: sono buonissime e non faticano a finire; l'orata trova anch'essa posto, ma ne avanza una porzione; poco male, la mangerò domani sera a cena. Al momento della torta, una millefoglie con fragole e panna, la preferita di mia mamma, stappo la bottiglia di champagne che mio fratello ha regalato ai miei per l'anniversario e che mio papà ha prontamente portato immaginando che avrei finito per dimenticarmi del bere, un Laurent Perrier del '98, rosato, lo verso nelle coppe. Uhm! È delizioso! Però, mio fratello si che sa come far festa! e mentre brindiamo a loro vado a prendere il mio regalo in camera, così possono stare un attimo da soli.

Torno in salotto col mio modesto pacco e lo porgo a mia mamma. Lei mi guarda stupita, non se lo aspettava un regalo: che pensava che il regalo fosse solo la cena?, ma non mi conosce?, evidentemente no... Scartano il pacco e si ritrovano davanti questo mini album, mi guardano con aria interrogativa, perciò decido di aiutarli: «coraggio! Sfogliatelo!».

Nella prima pagina ci sono i biglietti aerei, fanno un sorriso immenso!, hanno sempre desiderato prendere l'aereo ma non ne hanno mai avuto la possibilità. In realtà il loro sogno è prendere l'aereo per andare in Polinesia, ma non posso ancora permettermela, perciò per ora si devono accontentare dell'Inghilterra.

Continuano a sfogliare, guardano le fotografie di ciò che vedranno, dell'itinerario che gli ho preparato e sembrano due bambini al luna park!. Finalmente arrivano all'ultima pagina, dove c'è la poesia di Moore: i miei non sono mai stati interessati a nulla di lontanamente culturale, ma ciò non vuol dire che siano stupidi, il significato della poesia lo comprendono benissimo ed infatti mi guardano estasiati e con una luce nuova negli occhi. Mi sa che stasera toglieranno il disturbo presto i due piccioncini!. Eh... il potere della poesia!.

Molto bene!, sembrano aver apprezzato molto il mio regalo e sono entusiasti di intraprendere una nuova ed eccitante avventura a Settembre, la stagione più bella per visitare l'Inghilterra: infatti, in quel periodo i prati sono di un verde intenso e la brughiera è nel pieno della sua fioritura. Mamma mi aiuta a sparecchiare, mentre papà è seduto in poltrona a guardare la tv. Lavo i piatti con mia madre che mi ronza intorno e continua a ripetermi che è inutile avere il lavastoviglie se non lo uso neanche in occasioni come questa!, ma io ho sempre preferito lavare i piatti a mano anche quando vivevo ancora a casa coi miei e tutte le sere mio fratello portava a cena una tipa diversa o i suoi amici, ma all'epoca il lavastoviglie non c'era a casa mia e per non affaticare mia mamma cucinavo e lavavo i piatti io.

Sembra più serena ora che ha cambiato lavoro, ha sempre fatto la donna delle pulizie, arrivava a casa con la schiena a pezzi ed io ora posso dire realmente di capirla perchè nel periodo in cui ho preso la laurea l'ho fatto anchio quel lavoro per mantenermi agli studi. Ora che siamo sole in cucina mia madre, forse sotto l'influsso dell'alcol, osa chiedere ciò che ad inizio serata non aveva osato e, d'un fiato, come sa si fosse armata di tutto il coraggio che aveva ed aspettasse la mazzata finale da un momento all'altro mi chiede: « Allora, esci con qualcuno in questo periodo?». Cavoli come è invadente, e io che pensavo di averla scampata!, rispondo glaciale: « no mamma, con nessuno e non ho intenzione di uscire con nessuno, chiaro?». «va bene tesoro, non ti arrabbiare, era solo per far conversazione!», risponde. "Già, come no!".

Torniamo allora su argomenti più sicuri e mi dice che non ha creduto neanche per un attimo alla scusa di mio fratello ed io sorrido tra me e me!. È telepatica con mio fratello!, sembra che sappia sempre ciò che lui sente e prova. Fortunatamente non lo è altrettanto con me, impazzirei se potesse sentire cosa provo, come mi sento, ciò che sono. La tranquillizzo dicendole che secondo me aveva veramente da fare a lavoro, che mi sembrava davvero dispiaciuto e desolato di non poter venire a cena, ma non so se la mia freccia è andata a segno o se finge di aver abboccato perchè sa che da me non caverà nessuna notizia. Le chiedo allora del lavoro, lei fa la cassiera, e inizia a raccontarmi tutti i gossip ed i vari inciuci che avvengono all'interno del luogo di lavoro: il direttore con la ragazzina del tessile, il magazziniere giovane che corteggia con insistenza la signora sposata dell'ortofrutta e gli fa le poste nelle celle frigo, il macellaio sposato con due figli piccoli che se la fà con la ragazza che imbusta il pane... Che storie! Peggio di Beautiful!.

Ecco che arriva mio papà a reclamare le attenzioni di mamma, mi sa che stanno per andarsene in gran fretta! Non che mi spiaccia, anzi!. I due vecchi sono improvvisamente entrambi molto stanchi, perciò senza ulteriori cerimonie prendo le loro giacche e li accompagno alla porta. «Amore grazie per lo splendido regalo che ci hai fatto! Ti sarà costato una fortuna! Non ci meritiamo una figlia così» dice mia mamma con gli occhi arrossati tipici di chi sta trattenendo le lacrime. Sdrammatizzo, come sempre, dicendo semplicemente: «Pensateci bene e prima o poi un motivo per meritarmi lo troverete, no?, buonanotte e andate piano in macchina!».

Bene!, se ne sono andati. Anche questa è fatta!, ora però è meglio che sento Rob: prendo l'i phone e lo chiamo, raccontandogli della cena, e dei sospetti di mamma. Mio fratello è ancora impanicato, ma ha parlato con la ragazza e domani mattina la porta a fare gli esami; finalmente una volta nella vita prova a prendersi le sue responsabilità.

Riattacco e mi ritrovo seduta sul divano con Laila accucciata sulle mie gambe che si fa coccolare, bella la vita così e?. Mi alzo e prendo il guinzaglio, la porto a fare un ultimo giretto prima di andare a dormire, ridendo e scherzando è quasi mezzanotte. Il giretto di Laila è più corto del solito, probabilmente la cena di stasera ha stancato anche lei, non è abituata ad avere gente per casa ed ha corso intorno ai miei tutta la sera facendo loro mille feste. Saliamo le tre rampe di scale e siamo di nuovo in casa. Laila si fionda a bere e poi si appallottola sul suo cuscinone, tempo due minuti e russa peggio di un uomo. Io mi metto la vestaglia di seta bianca e mi metto a leggere un pò sulla poltrona dello studio: i casi clinici di Sigmund Freud occupano tutta la mia attenzione, sono arrivata al caso del piccolo Hans, devo ammettere che è molto acuta la teoria freudiana, ma sicuramente oggi è un pò datata.. leggo finchè non riesco più a tenere gli occhi aperti, poi chiudo il libro e vado in camera, mi metto a letto, sotto le lenzuola fresche e mi addormento velocemente come tutte le sere, per poi svegliarmi più volte in preda agli incubi.

Sono circa le tre quando mi sveglio in preda all'ennesimo incubo, più o meno sempre lo stesso, non riesco più a riaddormentarmi perciò mi alzo e vado in sala, al vecchio piano a parete che ho comprato qualche anno fa, prima usavo una tastiera ridicola. Inizio a suonare, le dita si muovono leggere sui tasti, ma sono percorse come da un'energia,un fuoco e mi perdo dentro le note dell' etude n. 3, op. n. 10 di Chopin. Nelle mie mani scorrono tutti i miei pensieri, il mio disagio, la mia solitudine, la mia disperazione, mentre suono questo semplice brano, intitolato "Tristesse". Non sò per quanto vado avanti, ma ho dato così tanto di me che improvvisamente mi sento distrutta, forse ora sono pronta per tornare a dormire, anche se non mi inludo; gli incubi torneranno, tornano sempre.

 
 
 
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