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« Capitolo 2Aggiornamenti! »

Capitolo 3

Post n°6 pubblicato il 22 Gennaio 2014 da rasdgl1

 

Oggi è il ventinove giugno, un'altra giornata calda e afosa, io sono chiusa in ufficio dalle otto. Oggi gli utenti non mi danno tregua, una miriade di casi nuovi affollano la mia scrivania, ma non mi spaventa! Anzi, magari stasera avrò qualcosa da fare a casa. Finalmente è ora di pranzo, io e Jaqueline pranziamo insieme oggi, perciò provo a chiamarla al telefono per sentire a che punto è: ha quasi finito, menomale!. Prendo la mia borsa Desigual london nylon ed esco ad aspettare Jaqui nell'atrio. Oggi Indosso jeans attillati color dirty danim e una camicetta leggera azzurro oltremare che fa risaltare la mia abbronzatura e sandalo con tacco alto. Io e Jaqui entriamo al Bar dell'angolo, pieno come sempre, ordiniamo due insalatone ed intanto chiacchieriamo del più e del meno. La mia collega in questo periodo è piuttosto stressata, oltre al lavoro ha da pensare ai genitori ormai anziani, nonchè a gestire una relazione a dir poco complicata con il fidanzato con cui sta ormai da dieci anni, che però ha paura di impegnarsi e continua a rimandare la convivenza, di matrimonio non ne vuole neanche sapere!. Ma che hanno tutti gli uomini? mi chiedo: ma è un'epidemia dilagante?.

Racconto a Jaqui della cena con i miei, lei ride. Poi improvvisamente cambia espressione e mi chiede a bruciapelo: «Come fai ad andare avanti così Sophy? Non puoi vivere solo per gli altri! Che razza di vita è? Devi iniziare a pensare un po a te stessa, ad andare avanti... hai solo ventisette anni!» . Come se non lo sapessi, incasso il colpo e rispondo franca: « Jaaqui io non funziono più, l'unico motivo per cui vivo ancora è perchè sono troppo egoista, non sò se rendo l'idea... Alcune cose che mi danno felicità ci sono ancora, come aiutare gli altri, che male c'è?». Mi risponde: « il problema non è aiutare gli altri o no, il problema è che ho l'impressione che sia diventato un modo per espiare il passato, non è così? Ti senti in colpa, non è vero? ». Non ho le forze di risponderle, e come se mi avesse letto dentro l'anima, avesse preso alcune delle mie ferite più profonde e me le avesse sbattute in faccia, come se mi avesse gettato un bicchiere d'acqua ragia.

Lei capisce il mio turbamento e cambia rapidamente discorso. Mangiamo in tranquillità in mezzo a tavolini affollati da ragazzi, impiegati in giacca e cravatta, segretarie con magliette sempre troppo scollate.

Tornata in ufficio mi getto nel lavoro, ne ho un bisogno estremo, mi nascondo dentro ai miei casi, lavoro sodo per aiutare le persone che si sono rivolte a me, tanto che non mi accorgo nemmeno che fuori è praticamente buio, è tardissimo!. Ritiro le cartelle, spengo il computer e chido l'ufficio a chiave, non c'è più nessuno nell'edificio, i miei passi risuonano lungo il corridoio. Cammino per strada, fortunatamente non è un brutto quartiere, è ben illuminato e c'è passaggio di gente a tutte le ore. Arrivo alla macchina, faccio per inserire la chiave ma improvvisamente resto paralizzata, immobile, non riesco a muovermi: cos'è? Panico? Un'altro attacco, qualcosa lo ha scatenato, forse la sensazione di una presenza alle mie spalle, ma sono sicura che non ci sia nessuno, è stato solo per un attimo, il ricordo.Tremo forte, nella mia mente passano pensieri terribili e spaventosi, cerco di scancciarli e di riprendere lucidità. Lentamente cerco di controllare il respiro e smetto di tremare, ho riacquistato il controllo. Cavolo era parecchio che non mi capitava, che situazione di merda!.

Mi metto alla guida della mia vecchia Clio e torno a casa. Parcheggio in garage, prendo le borse e, merda! Il borsone della palestra è ancora nel bagagliaio!, lo prendo.

Entro in casa, vorrei tanto che questa giornata finisca presto, vorrei addormentarmi subito e svegliarmi domani ed iniziare una nuova giornata, ma sò che non è possibile.

Laila capisce che sono di cattivo umore e guaisce, mi lecca la mano, mi abbasso e mi salta addosso, l'abbraccio forte, a lungo e... piango.

Mi asciugo il viso e cerco di darmi un contegno, non piangevo da tre anni. Prendo la roba puzzolente dal borsone della palestra e la metto in lavatrice, poi prendo il guinzaglio e porto Laila a passeggio per una mezz'oretta. Quando siamo davanti al palazzo incrociamo la signora Henrietta, una vecchietta sullla settantina che vive da sola al piano sotto il mio, penso sia vedova, mi saluta e mi dice: « Oh, signorina Sophia! Lei è così una brava figliola, non la sento mai, non fa mai confusione, lei si che è ben educata, non come quei mascalzoni dei miei dirimpettai! », le sorrido e penso, certo! Con tutto quello che mi è costato far insonorizzare l'appartamento!, mi informo sulle sue condizioni di salute e la invito a rivolgersi pure a me se avesse bisogno di qualunque cosa, i figli sono sposati e vivono lontani, so bene quanto sia difficile a quell'età essere completamente soli.

Io e Laila torniamo a casa, le metto acqua fresca e svuoto il contenuto di una scatoletta nella sua ciotola. Apro il frigorifero e prendo il succo di frutta all'albicocca, il mio preferito, vado in sala, non ho voglia di niente. Accendo il televisore e metto un film, philadelfia può andare, rispecchia il mio umore. Mi stendo sulla Chaslongue, arriva anche Laila a guardare il film con me, mi lecca il viso e poi posa il suo musetto dolce e le zampine sulle mie gambe, premo il tasto play del Lettore Dvd e parte il film, poso il telecomando e prendo il bicchiere in una mano, mentre con l'altra accarezzo la testolina calda di Laila. Bevo un sorso, forse sarebbe stato meglio un bel bicchiere di Whisky liscio, ma mi accontento. L'interpretazione di Tom Hanks in questo film è meravigliosa!.

Il film finisce e Laila russa sonoramente, dovrei alzarmi ma non ho il cuore di svegliarla. Penso a cosa potrei fare per farmi venire sonno: non ho voglia di leggere, non sono dell'umore giusto. Forse un lungo bagno caldo mi aiuterà a rilassarmi. Sposto delicatamente Laila sul divano e vado a preparare la vasca.

Verso un bel po' di bagnoschiuma alla mirra, accendo qualche candela e accendo la radio portatile che tengo in bagno, Underpressure risuona nella stanza, mi immergo molto lentamente nell'acqua bollente che mi ricopre dolcemente fino al collo. Credo proprio di stare tremando, eppure l'acqua è molto calda, non c'entra, sono io, non mi controllo. L'unica cosa che posso fare è aspettare che passi. Rivivo con la mente le parole di Jaqui, l'attacco di panico al parcheggio, lo strazio che ho provato davanti alla signora Henrietta, il film di prima poi, devo ammetterlo, mi ha dato molto su cui pensare.

Alla fine del bagno i miei pensieri sembrano disciolti come la schiuma e mi sento svuotata, a volte basta veramente poco per cambiare umore.

Metto l'accappatoio, poi mi asciugo i capelli con il phon: il rumore è dolce e consolante, quasi fosse un mantra che ripete: andrà tutto bene, andrà tutto bene, andrò tutto bene...

Metto la vestaglia di seta e vado il sala a prendere Laila: deve dormire sul suo cuscino! Le regole sono regole. La prendo in braccio e la poggio dolcemente sul suo cuscinone, le do un leggero bacio sulla testolina, lei fa un mugugno, sogna probabilmente.

È molto tardi! Vado a letto che domani è una giornata lunga: spero davvero di riuscire a dormire senza essere svegliata in continuazione dagli incubi: se va avanti così dovrò provare a prendere dei sonniferi e non mi sembra il caso.

Oggi è Venerdì! Che bello! La gente è sempre contenta di Venerdì, chissà come mai!. Stanotte mi sono svegliata solo una volta, non mi sembra vero!. Mi alzo dal letto e faccio il caffè, sono una caffeinomane!. Porto fuori Laila e poi mi preparo per andare a lavoro. Preparo la borsa della palestra, menomale che ho l'asciugatrice!.

Finalmente arrivo in ufficio, il traffico del venerdì è tremendo, mi dimentico sempre di partire prima, il mercato crea sempre imbottigliamenti.

La mattina trascorre più tranquilla del solito, mi rimangono un paio d'ore vuote e decido di dare un occhiata alle vecchie cartelle, cercando similitudi tra i casi e problemi più diffusi rispetto alla norma, per capire se c'è qualche progetto particolare che necessita di un intervento più ampio, un progetto di comunità insomma.

Il mio lavoro è poi interrotto dalla telefonata di una collega che lavora al territoriale, con cui vado molto d'accordo. Ci scambiamo pareri professionali su alcuni casi e parliamo del più e del meno. All'una stacco e vado in palestra.



 
 
 
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