"La lettura fa l'uomo completo(...) e lo scrivere fa l'uomo esatto. " (Francesco Bacone)
"Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere." (Gustave Flaubert)
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Post n°30 pubblicato il 06 Gennaio 2015 da elenavarriale1
I binari della stazione e la folla di pendolari che aspetta il treno mentre la voce dell’ autoparlante annuncia l’ennesimo ritardo. E’ questo l’incipit da cui prendono “corpo” i versi intimi dell’inquieto ed intenso libro Percorsi alternativi (noi in cammino perenne verso il caso) del poeta Giuseppe Vetromile, Marcus Edizioni, Napoli 2013. Ed è proprio sui binari dell’asfissia dell’invariato che il viaggio del poeta si dipana per trovare la strada o tratteggiare le possibili vie di fuga. “La strada” ha scritto Oriana Fallaci “è sempre prateria sconfinata e il treno è una lunga promessa. Ma quando il treno si muove, il vagone diventa una gabbia senz'aria”. Il treno ed il viaggio si fanno così metafora dell’esistenza: “Lacera il cuore il fischio di partenza/so che ora inizia il viaggio e/non c’è niente che mi trattenga su questi binari” scrive Vetromile con l’affanno di chi sa che senza percorsi alternativi, la vita è solo un viaggio dritto verso la morte. Nel poeta c’è tutta la consapevolezza dell’incompiutezza dell’esserci heideggeriano, così come l’esortazione a vivere, a prendersi cura e a credere nella possibilità dell’esserci. La vita, dunque, non è solo inizio verso la fine, perché c’è il sogno che libera e promette. Basta lasciare che i fili dei pensieri si facciano ali per raggiungere altri cieli “:la speranza è che non abbiano mai visibile/il confine tenue e limaccioso/d’una sfericità irraggiungibile”. Immaginare cieli per raggiungere l’oltre si fa aspirazione, ma anche alternativa verticale allo scorrere orizzontale del viaggio: “Almeno salendo su/in verticale/la fine non è mai visibile/né umanamente calcolabile”. Ma l’oltre è anche il limite della conoscenza, il dubbio umano che non ci sia nessuna risposta. Assillato dalle domande il verso del poeta si fa allora preghiera, esortazione, richiesta di un segno: “Mi sento vicino al nulla quanto più vicino al cosmo/sto/pregando Iddio di venirmi incontro/almeno a metà cielo/o a mezza strada dal paradiso”. La consapevolezza di fondo di Vetromile è che non tutte le domande hanno una risposta. E’ il chiedersi, l’interrogarsi che spesso dispiega barlumi di verità perché dischiudendo riferimenti, cause e logiche, ci si riappropria dell’essenza stessa delle questioni poste. In “Percorsi alternativi” non ci sono risposte facili, né certezze sul senso e lo scopo del viaggio umano, il poeta sa solo che nelle vie di fuga ha trovato l’oasi di Tule e la parola che “percorre sentieri inauditi e impercettibili/scava sovrana tesori sepolti/da cui zampilla la fresca cascata/della libera poesia”. Elena Varriale |
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