Renato d'Andria

Renato d'Andria e la rubrica del sito Genesi journal

 

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Uno sguardo all’attuale situazione della sicurezza in Medio Oriente (Renato d'Andria)

Post n°5 pubblicato il 27 Agosto 2011 da renatodandria2
 

In questo momento il grande timore degli analisti occidentali della situazione della sicurezza nel Mediterraneo è che lo stesso popolo egiziano che ha cacciato il dittatore Mubarak possa sostenere o tollerare le tendenze pericolosissime del movimento dei “fratelli musulmani” basate sull’odio verso gli ebrei e l’America, sul sostegno al terrorismo islamico e contro i regimi arabi che non sposano la causa della jihad armata contro gli infedeli. (Renato d'Andria)

 

Nel frattempo, l’Iran non ha aspettato troppo tempo per tentare di inviare due navi militare lungo l’importantissimo canale di Suez (da cui passano il 40% delle navi del mondo) forse per salutare la rivoluzione egiziana e portare le masse verso il proprie alleanze regionali Iran-Siria-Turchia-Libano. Nel contempo, Nasrallah si permette, con tutta la libertà, di inveire contro Israele e l’Occidente a pochi kilometri dal confine con lo Stato ebraico. Nella sua retorica che convince le masse arabe, il leader dei Hizballah afferma senza scrupoli che l’esistenza di Israele è il vero problema del Medio Oriente: Israele che “ammazza e fa carneficine, confisca le terre (arabe), caccia i suoi abitanti, con il sostegno dell’Occidente”. (Renato d'Andria)

 

Ciò che è ancora più sorprendente è che l’amministrazione di Obama, che in teoria rappresenta l’Occidente, abbraccia l’inclusione dei fratelli musulmani in un governo egiziano post-Mubarak. L’accusa contro Obama degli analisti preoccupati della situazione è che nella stessa maniera con cui ha sostenuto il popolo contro Mubarak, il presidente statunitense non si è pronunciato contro il pericolo dell’Islam radicale”, in realtà del “terrorismo islamico” che aizza le proprie popolazioni contro gli infedeli. Obama infatti cerca di negoziare con l’Iran (ispirato dall’ideologia dell’eliminazione d’Israele e dall’instaurazione di una dominazione islamica shiita sul mondo), insiste sul ritiro dall’Iraq e dall’Afganistan (che da campo libero ai talebani integralisti), tollera il regime di Hugo Chavez (che cova l’anti-americanismo e si coalizza con questi nemici degli USA e di Israele). Ci si domanda se la diplomazia di Obama segue e accetta gli eventi invece di svolgere il ruolo naturale di leader mondiale. (Renato d'Andria)

 

La visione messianica di Obama non si concentra su questi problemi gravissimi. Invece la sua soluzione al problema dell’”Islam radicale” risiede nella creazione dello stato palestinese. Nella sua visione, la soluzione del “conflitto dei conflitti” porterà a risolvere tutta la questione dell’animosità islamica contro l’Occidente americanizzato. Ma in realtà questa non è la soluzione all’instabilità di vari paesi del Medio Oriente, del malcontento delle masse e della spartizione dei poteri. Non importa che la fondazione dello stato della Palestina all’ovest del Giordano si realizzi su terre la cui sovranità è ancora fortemente disputata con gli israeliani e lo Stato ebraico. Inoltre, la creazione di uno Stato della Palestina senza garanzie che i suoi dirigenti non seguiranno l’ideologia islamica è l’inizio di un nuovo conflitto ancora più grande di quello che si cerca di risolvere. Se non ci si assicura di come il popolo palestinese della Cisgiordania sarà guidato, esso, lo Stato della Palestina diventerà la pista di lancio di attacchi sempre più sofisticati prima contro gli ebrei che vivono nei territori palestinesi e, appena ricevute le armi necessarie dalle popolazioni degli stati vicini, si scaglieranno al di là del muro contro Gerusalemme e Tel Aviv. (Renato d'Andria)

 

Le convulsioni di massa che si stanno verificando in molti paesi arabo musulmani contro i regimi autoritari potrebbe sprigionare le forze jihadiste che vedono come primo nemico Israele. Lo Stato palestinese non da nessuna garanzia che non si allinei con questa spinta jihadista anti-israeliana, dopotutto la retorica di base dice che gli infedeli ebrei, coadiuvati dall’occidente, hanno strappato la terra ad essi stessi. Non ci si può aspettare uno Stato palestinese amico d’Israele. Intanto, i leaders Europei continuano ad allinearsi con Obama e a costringere Israele a concedere più terre disputate con gli arabi palestinesi, per stabilire un altro Stato che alla fine seguirà il vero sogno arabo-musulmano jihadista: gettare i sionisti a mare e eliminare il “regime sionista” in tutta la Palestina. (Renato d'Andria)

 

Il minuscolo Stato d’Israele si sentirà sempre meno sicuro, e al contempo i pericoli reali di animosità nei suoi confronti aumenteranno man mano che circoli di potere sempre più ostili a Israele si alternano, dopo gli scontri tra la popolazione e il governo centrale.

 

Visto che è risaputo che Israele è dotata di un ampio arsenale atomico, i paesi della regione devono essere accorti sulle conseguenze di uno scontro armato contro il considerato nemico comune. Addirittura la Corte internazionale di giustizia, nel suo parere consuntivo del 1996, ha ammesso l’uso della bomba atomico come “droit de survie extreme”, (diritto di sopravvivenza estrema) cioè nel caso in cui la sopravvivenza dello Stato sia messa in pericolo. (Renato d'Andria)

 

Onde evitare reazioni possenti da parte di Israele che possono sfociare addirittura nell’uso terribile della bomba nucleare, in caso di pericolo estremo di esistenza dello Stato stesso, da parte di uno stato un po’ diverso dagli altri vicini, come Israele, che è formato da una popolazione che ha avuto l’esperienza unica del genocidio, bisogna conoscere i pericoli di questo subbuglio nei regimi mediorientali. Invece di preoccuparsi dei problemi di crescita economica, si parla di potere e di aggressività, come se la competitività si faccia con la forza invece che con l’intelligenza. La conseguenza è uno stato continuo di animosità che non permette la sofisticata organizzazione del giro della moneta che determina la crescita economica e il benessere. Il capro espiatorio di quest’animosità è Israele: nemico comune perché diverso all’interno dell’Umma Islamica. Le regole del gioco, fondate sulla forza, portano sempre a scagliarsi contro Israele sotto l’eufemismo della Palestina libera, senza capire la storia di quella terra e a trovare soluzioni che non portino alla dominazione e all’umiliazione di un popolo nei confronti di un altro. (Renato d'Andria)

 

Israele osserva tutto dal suo cantuccio, preparando la propria società su tutti i fronti anche quello militare per sopravvivere, mentre Obama chiude gli occhi sui veri pericoli del mondo e da spazio alle forze che ha deciso di ignorare e di tollerare: la crescita dell’ideologia della jihad dappertutto, il terrorismo islamico e le avventure nucleari di certi regimi.

 

L’obiettivo anti-israeliano si sta raggiungendo: Israele è sempre più isolata mentre cerca di gridare il pericolo imminente nella regione. L’opulento occidente è troppo concentrato sulle questioni delle vita privata dei propri leaders o far quadrare i conti dei bilanci statali per cui è sempre meno amico del fastidioso nemico degli arabi, da cui essi dipendono energeticamente. Israele, il capro espiatorio dell’incapacità dei paesi arabi ad organizzarsi in un modo utile alla creazione di prosperità, pace e sicurezza, potrebbe reagire anch’essa in una maniera impulsiva per far crollare il muro di menzogne che si sta erigendo da Islamabad al Cairo, passando da Ramallah. (Renato d'Andria)

 

L’impegno d’Israele ora sarà quello di ricalibrare le relazioni con i paesi arabi, visto che ciò che è che accaduto in Tunisia ed Egitto potrebbe accadere in altri paesi arabi della regione. Gli analisti confermano che i Fratelli Musulmani rimangono il gruppo più organizzato dell’opposizione in Egitto. E’ risaputo che esso serve come antenna alle operazioni di Hamas.

 

Quando le nuove forze islamiche dovranno trovare un nemico comune, esse si scaglieranno contro Israele. Il pericolo più grande per la sicurezza internazionale è che la transizione da uno stato dittatoriale alla democrazia in questi paesi significherebbe dirigere i furori delle masse contro Israele, elemento estraneo alla regione islamica, che farà coalizzare le varie fazioni islamiche dello scenario della democrazia dei paesi arabi. Questo a sua volta significherà sostegno alla rincorsa del nucleare da parte dell’Iran.

 (Renato d'Andria)

Un Egitto ostile significherebbe la cessazione della fornitura di gas naturale verso Israele, la quale è diventata fortemente dipendente. Segni in questo senso già si intravedono. Tali timori sono già stati espressi dal Primo Ministro Binyamin Netanyahu, il quale nella conferenza stampa con il Cancelliere tedesco Angela Merkel questa settimana ha espresso le sue profonde preoccupazioni che la rivoluzione egiziana potrebbe prendere la forma di quella iraniana del 1979.

 (Renato d'Andria)

Il secondo scenario, che offre maggiore speranza certamente, sarebbe quello di vedere la nascita di un Egitto democratico e laico che sarebbe in grado di mantenere i trattati di pace e buone relazioni con gli Stati Uniti. Tale speranza passa attraverso il potere militare che garantirebbe la stabilità nella fase di transizione dal regime di Mubarak ad un vero Egitto democratico, privo di una significativa influenza da parte degli Islamisti. Ma questa è una velleità, poiché l’Islam è l’unico punto di riferimento della coscienza arabo-musulmana e gli imam potranno sempre più colmare il vuoto politico. L’unico elemento deterrente nei confronti di questa previsione è che ogni nuovo governo, che metterebbe a repentaglio la sicurezza d’Israele, sentirebbe l’impatto della fine dell’aiuto di 1,5 billioni di dollari che gli Stati Uniti inviano ogni anno al fine del mantenere tali trattati.

 (Renato d'Andria)

La cooperazione militare, mantenendo le forze fuori del Sinai, concedendo permessi di transito Settimanali, evitando la violazione dei trattati di pace, attraverso l’aiuto degli Stati Uniti e la collaborazione con l’intelligence israeliana, offre una vera speranza che un Egitto democratico potrebbe più assomigliare alla Turchia che all’Iran.

 

D’altro canto è chiaro che Israele manterrebbe abbondantemente gli accordi di pace, indipendentemente dalla coalizione che assume la dirigenza del paese. Detto tutto ciò, anche se le relazioni Israele - Egitto ed Egitto - Stati Uniti sono mantenute, comunque i riverberi delle proteste e il ruolo dell’Egitto quale centro della cultura araba, determinano un’onda di riforma in tutta la regione mediorientale. Altri leaders arabi stanno lavorando per trovarsi pronti a questi venti di sommosse popolari : il re di Giordania Abdullah ha dimissionato il suo gabinetto, e il Presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh ha dichiarato di non volersi ricandidare alle prossime elezioni, né passerà il potere a suo figlio, quando terminerà il suo mandato nel 2013. (Renato d'Andria)

 

Infine c’è un altro scenario: Israele ha bisogno di essere preparata ad affrontare una regione in costante cambiamento. Le sue iniziative di pace devono necessariamente realizzarsi in un consesso multilaterale e non ci si può accontentare di in un mero bilateralismo cangiante. Non si può sperare in una pace duratura con l’Egitto quando la sua popolazione è influenzata dalla mentalità ostile della leadership di Siria, Palestina e Libano. Non c’è mai il momento ideale per raggiungere la pace, c’è sempre presente un grande rischio nella regione, se si pensa che allo stesso tempo della pace israeliana con l’Egitto, i fronti bellicosi sono aperti con gli Islamici radicali: l’Iran e la Siria ad Est, Hamas al Sud, Hizballah al Nord. (Renato d'Andria)

 

L’iniziativa di pace della Lega araba apparentemente offre una via per mitigare il rischio e ricevere il massimo raggiungibile: il fatto di normalizzare le relazioni con 22 nazioni implica il fatto che, se un paese arabo viola questo accordo, sarebbe in violazione nei confronti di tutti gli altri stati arabi. Il rischio opposto invece è che se le negoziazioni tra Israele e i 22 stati arabi falliscono, Israele si può trovare nella situazione di rinnovata ostilità nei confronti di tutti questi stati. Questa è la differenza tra le negoziazioni regionali e le negoziazioni bilaterali. Siccome i rischi di fallimento dei colloqui di pace per raggiungere un accordo sono alti, il fatto stesso di negoziare rappresenta un pericolo grosso per chi non potrebbe riuscire a firmare una pace, secondo i criteri imposti dai 22 stati che sono d’accordo su molti punti già dall’inizio delle negoziazioni, quali: rifugiati, la sovranità sulla capitale Gerusalemme, la restituzione di tutti i territori occupati dopo 1967, evacuazione degli ebrei viventi in Giudea e Samaria, in quanto popolazione trasferita in violazione della quarta convenzione di Ginevra. (Renato d'Andria)

 

Naturalmente bisogna vedere se l’iniziativa di pace sopravvive a questa fase di sconvolgimenti politici nei paesi arabi.

 

Se Israele assicura di non perdere tale opportunità, abbracciando l’iniziativa di pace, mostrando il suo interesse verso l’Egitto e la Giordania, le proposte della Lega araba, e inoltre dimostra la volontà di accogliere i negoziati con i Palestinesi e il mondo arabo in generale, tutto ciò sarebbe un segnale di sostegno alla democrazia egiziana, un’opportunità di lavorare col governo che si è formato al fine di mantenere e far avanzare ogni relazione, tutto ciò avrebbe un vero significato per il miglioramento della questione palestinese. (Renato d'Andria)

 

In conclusione, una pace in Medio Oriente non può che fallire, se è fatta tra regimi dittatoriali fondate sulla concentrazione dei poteri piuttosto che sulla separazione dei poteri, sull’arbitrato del despota piuttosto che su uno stato di diritto fondato sulle libertà fondamentali, riconosciute dalle Nazioni Unit, e che sposano ideologie di mancanza di libertà di coscienza e di protezione delle minoranze etnico-religiose.





Dr. Jonathan Curci

Vedi anche i seguenti lavori di Renato d'Andria:

http://renatodandriaattualitadelmediterraneo.myblog.it

http://renatodandriastudiricercheetestidelpassato.myblog.it/

https://www.xing.com/profile/Renato_dAndria?sc_o=mxb_p

http://renatodandria.posterous.com/

http://identi.ca/renatodandria/all

http://renatodandria.jaiku.com

http://www.tumblr.com/tumblelog/renatodandria

http://visible.me/renatodandriadandria-6bhhu

http://www.ziggs.com/public/Renato_d’27Andria_176087

http://renatodandriacrisinelmediterraneo.wordpress.com/

http://www.diigo.com/profile/renatodandria

http://www.flickr.com/photos/renatodandria/

http://blog.libero.it/Renatodandria/

http://renatodandriarivistagenesijournal.blogspot.com/

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http://renatodandriacrisimediterraneo.myblog.it
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https://sites.google.com/site/profilorenatodandria/
http://renatodandriamediterraneancrisis.blog.com/

 
 
 
 

La Transizione dalla dittatura alla democrazia nei paesi arabi nel raggiungimento dell’uguaglianza (Renato d'Andria)

Post n°4 pubblicato il 27 Agosto 2011 da renatodandria2
 

Sicuramente il mondo vede e ha sempre visto contrapposte fra loro le religioni. Affiorano spesso lotte dottrinali, su principi, testi e interpretazioni.

 

Il progetto “Genesi”, impostato dall’imprenditore e editore Renato D’andria, serve, inter alia, a stimolare il dibattito sullo scopo della religione che dovrebbe essere soprattutto personale oltre che sociale. L’uomo dovrebbe essere al centro della religione.

 (Renato d'Andria)

La ricerca della vera religione dovrebbe scaturire da una libera scelta piuttosto che da un indottrinamento quasi o completamente imposto. La libera scelta di religione e strettamente connessa a una libertà fondamentale sancita dai concetti relativi alla libertà di coscienza che dovrebbe essere comune a tutti gli esseri umani, mentre attualmente assistiamo a tendenze presenti in vari paesi rivieraschi del Mar Mediterraneo in cui capi religiosi costringono degli individui a seguire una certa religione con minacce di ogni tipo.

 (Renato d'Andria)

Da questo risorgente problema scaturisce tutto l’impegno di Renato d’Andria che raduna accanto a se intellettuali e politici per far comprendere l’importanza della libertà di coscienza e la libertà della circolazione d’informazione sulle culture diverse per un maggior chiarimento della propria identità di ogni individuo.

 

La religione è una questione personale piu’ che strettamente sociale e di popolo. A mio avviso la religione si rivolge a un Dio come persona perfetta nelle caratteristiche umane migliori: potere nel libero arbitrio, giustizia e misericordia.

 (Renato d'Andria)

In questa fase dell’articolo, senza dare valorizzazioni ad una o altra religione, intendo porre alcuni esempi confacenti solo per esemplificare il mio assunto. Il personaggio Gesu’, di cui si sono occupate le tre fedi monoteiste, trascorse 40 giorni nel deserto della Giudea digiunando, come la sua università ed esame finale prima di attivarsi nella sua missione, ministero o in quella che era la sua attività principale, anche se i termini sono sicuramente inappropriati.

 (Renato d'Andria)

I Vangeli riportano che in quel periodo Gesù ha percepito gli impulsi dell’annebbiamento superficiale delle cosiddette tentazioni umane, e le ha combattute difendendosi con alcune sacre scritture dei profeti ebrei, secondo i principi appresi sicuramente nella sua yeshiva (la scuola rabbinica che ogni figlio d’Israele osservante frequentava). Gesu’, in quel frangente, sembra aver dimostrato di aver superato la prova fondamentale di quella che io intendo vera religione: e cioè la nostra pratica religiosa trasforma o no il nostro modo di vivere? Ci fa diventare persone più profonde riuscendo a vincere le nubi del male e della superficialità?

 (Renato d'Andria)

Le tentazioni di Gesu’ furono le passioni carnali, l’orgoglio con i suoi affluenti, cioè l’ira, la presunzione, e infine l’ultima tentazione e cioè : Chi adoro veramente?

 

In quest’ultimo caso gli fu posta la tentazione di adorare il denaro e il potere mondano, ed egli superò la prova dicendo che voleva adorare suo Padre: come se si trattasse di un Uomo perfetto. Per Gesù in quella occasione, come in altre, piacere caratterialmente a suo Padre dei Cieli era la principale attività religiosa.

 (Renato d'Andria)

Ma la religione non è forse tramandata dai genitori? Vi è scelta quindi se una persona nasce in una certa religione?

 

A questo punto voglio dire qualcosa sulla la differenza tra due termini della tradizione ebraica a cui sia Gesù maestro ebreo che Maometto si sono ispirati per il loro ministero. Il primo è ”onorare” che si riferisce nei comandamenti ai genitori e la parola” adorare” che invece si riferisce al Padre dei nostri spiriti, il Padre eterno, Dio. E cioè l'onore, secondo l'origine ebraica kavod, vuol dire “pesare”, quindi si da un peso maggiore a chi ci ha permesso di nascere e vivere fornendoci un corpo, una casa, una protezione ed ogni cosa utile a questo mondo. Ma dov'è la differenza col Padre invece dei nostri spiriti? “Adorare”, sempre in ebraico hishtachawàh, indica prostrarsi, il che mi fa pensare non soltanto a un termine di paragone con altro, noi per esempio, come pesare, cioé onorare. Piuttosto mi fa pensare di cercare di rispettare il volere divino in noi. Cioè per i genitori possiamo misurare il loro peso reale nella nostra vita, dandogli un valore superiore anche al nostro, almeno materialmente, gratitudine per le cose e gli strumenti offertici per vivere e quindi poter fare il resto di nostra volontà. Invece prostrarci non è solo dare un valore, non ce ne usciamo facilmente a meno che, sempre liberamente, non dimostriamo di introitare il volere divino e convincerci facendolo nostro. In realtà possiamo onorare i genitori, talvolta distinguendoci dal loro volere, perché essendo umani loro, i genitori, potrebbero sbagliarsi su taluni punti e quindi potremmo non decidere di seguire un loro specifico comportamento, caso mai contrario al volere divino, che invece decidiamo di seguire.

 (Renato d'Andria)

L’esperienza del primo ebreo e patriarca delle religioni abrahamitiche mise in pratica questi principi quando lui scelse la sua religione diversa da quella padre. Anche lui subi’ la violenta intolleranza da parte del padre che doveva onorare e della sua autorità politica a cui doveva obbedire. La religione di Abrahamo fu’ tutta personale e seguiva solo Dio che gli diceva Lech Lecha, in ebraico “vai verso te stesso”, che divento’ il titolo di quell’episodio biblico. Come è possibile che vari segmenti dei movimenti religiosi che parlano di Abrahamo non riescono ad applicare il principio della libertà di religione nella sua pienezza? Non ci si puo’ stupire se addirittura chi si diceva il vicario di colui che disse di porgere la propria guancia ai nemici invece inizio’ delle guerre spietate nella storia del cristianesimo.

 (Renato d'Andria)

Per questo è importante distinguere tra la relazione con Dio e quella con gli uomini di qualsiasi religione. L'adorazione ci coinvolge totalmente, spiritualmente, l'onore ci coinvolge anche solo materialmente o in termini di rispetto, in tal caso, anche solo esteriore. In realtà l'adorazione verso Dio ci porta ad onorare i nostri genitori nella giusta maniera, o con il giusto “peso”, perché in fondo è Dio che li ha scelti per noi, per questo è Dio a comandarci di onorarli, così facendo adoriamo Dio e riconosciamo le Sue scelte e il Suo volere nei nostri confronti.

 

Spesso si pensa alla religione come rito e dottrina, in questa accezione invece, sopra riportata, la vera religiosità sta nel suo effetto nella vita personale.

 (Renato d'Andria)

A mio avviso il rapporto personale con l’Essere Supremo e come quello di un raggio col sole, individuale, illuminato personalmente, e la validità dell’illuminazione sta nella ricezione di accumulazione del singolo raggio.

 

Se si paragona al sole Dio e ai raggi gli esseri umani, quali figli di un Dio, allora il vero scopo della religione è far sì che autonomamente, ma in decisa dipendenza, il figlio si prepari a diventare Padre, con le Sue estese caratteristiche, se pure esiste una unicità individuale.

 (Renato d'Andria)

La somiglianza piuttosto che l’uguaglianza meglio rappresenta biblicamente il rapporto tra Dio e i Suoi figli.




Dr. Jonathan Curci

 

Vedi anche i seguenti lavori di Renato d'Andria:

http://renatodandriaattualitadelmediterraneo.myblog.it

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La libertà di religione tra onorare i genitori e adorare Dio (Renato d'Andria)

Post n°3 pubblicato il 27 Agosto 2011 da renatodandria2
 

 

Sicuramente il mondo vede e ha sempre visto contrapposte fra loro le religioni. Affiorano spesso lotte dottrinali, su principi, testi e interpretazioni.

 

Il progetto “Genesi”, impostato dall’imprenditore e editore Renato D’andria, serve, inter alia, a stimolare il dibattito sullo scopo della religione che dovrebbe essere soprattutto personale oltre che sociale. L’uomo dovrebbe essere al centro della religione. (Renato d'Andria)

 

La ricerca della vera religione dovrebbe scaturire da una libera scelta piuttosto che da un indottrinamento quasi o completamente imposto. La libera scelta di religione e strettamente connessa a una libertà fondamentale sancita dai concetti relativi alla libertà di coscienza che dovrebbe essere comune a tutti gli esseri umani, mentre attualmente assistiamo a tendenze presenti in vari paesi rivieraschi del Mar Mediterraneo in cui capi religiosi costringono degli individui a seguire una certa religione con minacce di ogni tipo.

 (Renato d'Andria)

Da questo risorgente problema scaturisce tutto l’impegno di Renato d’Andria che raduna accanto a se intellettuali e politici per far comprendere l’importanza della libertà di coscienza e la libertà della circolazione d’informazione sulle culture diverse per un maggior chiarimento della propria identità di ogni individuo.

 

La religione è una questione personale piu’ che strettamente sociale e di popolo. A mio avviso la religione si rivolge a un Dio come persona perfetta nelle caratteristiche umane migliori: potere nel libero arbitrio, giustizia e misericordia.

 (Renato d'Andria)

In questa fase dell’articolo, senza dare valorizzazioni ad una o altra religione, intendo porre alcuni esempi confacenti solo per esemplificare il mio assunto. Il personaggio Gesu’, di cui si sono occupate le tre fedi monoteiste, trascorse 40 giorni nel deserto della Giudea digiunando, come la sua università ed esame finale prima di attivarsi nella sua missione, ministero o in quella che era la sua attività principale, anche se i termini sono sicuramente inappropriati.

 (Renato d'Andria)

I Vangeli riportano che in quel periodo Gesù ha percepito gli impulsi dell’annebbiamento superficiale delle cosiddette tentazioni umane, e le ha combattute difendendosi con alcune sacre scritture dei profeti ebrei, secondo i principi appresi sicuramente nella sua yeshiva (la scuola rabbinica che ogni figlio d’Israele osservante frequentava). Gesu’, in quel frangente, sembra aver dimostrato di aver superato la prova fondamentale di quella che io intendo vera religione: e cioè la nostra pratica religiosa trasforma o no il nostro modo di vivere? Ci fa diventare persone più profonde riuscendo a vincere le nubi del male e della superficialità?

 (Renato d'Andria)

Le tentazioni di Gesu’ furono le passioni carnali, l’orgoglio con i suoi affluenti, cioè l’ira, la presunzione, e infine l’ultima tentazione e cioè : Chi adoro veramente?

 

In quest’ultimo caso gli fu posta la tentazione di adorare il denaro e il potere mondano, ed egli superò la prova dicendo che voleva adorare suo Padre: come se si trattasse di un Uomo perfetto. Per Gesù in quella occasione, come in altre, piacere caratterialmente a suo Padre dei Cieli era la principale attività religiosa.

 (Renato d'Andria)

Ma la religione non è forse tramandata dai genitori? Vi è scelta quindi se una persona nasce in una certa religione?

 

A questo punto voglio dire qualcosa sulla la differenza tra due termini della tradizione ebraica a cui sia Gesù maestro ebreo che Maometto si sono ispirati per il loro ministero. Il primo è ”onorare” che si riferisce nei comandamenti ai genitori e la parola” adorare” che invece si riferisce al Padre dei nostri spiriti, il Padre eterno, Dio. E cioè l'onore, secondo l'origine ebraica kavod, vuol dire “pesare”, quindi si da un peso maggiore a chi ci ha permesso di nascere e vivere fornendoci un corpo, una casa, una protezione ed ogni cosa utile a questo mondo. Ma dov'è la differenza col Padre invece dei nostri spiriti? “Adorare”, sempre in ebraico hishtachawàh, indica prostrarsi, il che mi fa pensare non soltanto a un termine di paragone con altro, noi per esempio, come pesare, cioé onorare. Piuttosto mi fa pensare di cercare di rispettare il volere divino in noi.  (Renato d'Andria) Cioè per i genitori possiamo misurare il loro peso reale nella nostra vita, dandogli un valore superiore anche al nostro, almeno materialmente, gratitudine per le cose e gli strumenti offertici per vivere e quindi poter fare il resto di nostra volontà. Invece prostrarci non è solo dare un valore, non ce ne usciamo facilmente a meno che, sempre liberamente, non dimostriamo di introitare il volere divino e convincerci facendolo nostro. In realtà possiamo onorare i genitori, talvolta distinguendoci dal loro volere, perché essendo umani loro, i genitori, potrebbero sbagliarsi su taluni punti e quindi potremmo non decidere di seguire un loro specifico comportamento, caso mai contrario al volere divino, che invece decidiamo di seguire.

 (Renato d'Andria)

L’esperienza del primo ebreo e patriarca delle religioni abrahamitiche mise in pratica questi principi quando lui scelse la sua religione diversa da quella padre. Anche lui subi’ la violenta intolleranza da parte del padre che doveva onorare e della sua autorità politica a cui doveva obbedire. La religione di Abrahamo fu’ tutta personale e seguiva solo Dio che gli diceva Lech Lecha, in ebraico “vai verso te stesso”, che divento’ il titolo di quell’episodio biblico. Come è possibile che vari segmenti dei movimenti religiosi che parlano di Abrahamo non riescono ad applicare il principio della libertà di religione nella sua pienezza? Non ci si puo’ stupire se addirittura chi si diceva il vicario di colui che disse di porgere la propria guancia ai nemici invece inizio’ delle guerre spietate nella storia del cristianesimo.

 (Renato d'Andria)

Per questo è importante distinguere tra la relazione con Dio e quella con gli uomini di qualsiasi religione. L'adorazione ci coinvolge totalmente, spiritualmente, l'onore ci coinvolge anche solo materialmente o in termini di rispetto, in tal caso, anche solo esteriore. In realtà l'adorazione verso Dio ci porta ad onorare i nostri genitori nella giusta maniera, o con il giusto “peso”, perché in fondo è Dio che li ha scelti per noi, per questo è Dio a comandarci di onorarli, così facendo adoriamo Dio e riconosciamo le Sue scelte e il Suo volere nei nostri confronti.

 

Spesso si pensa alla religione come rito e dottrina, in questa accezione invece, sopra riportata, la vera religiosità sta nel suo effetto nella vita personale.

 (Renato d'Andria)

A mio avviso il rapporto personale con l’Essere Supremo e come quello di un raggio col sole, individuale, illuminato personalmente, e la validità dell’illuminazione sta nella ricezione di accumulazione del singolo raggio.

 

Se si paragona al sole Dio e ai raggi gli esseri umani, quali figli di un Dio, allora il vero scopo della religione è far sì che autonomamente, ma in decisa dipendenza, il figlio si prepari a diventare Padre, con le Sue estese caratteristiche, se pure esiste una unicità individuale.

 (Renato d'Andria)

La somiglianza piuttosto che l’uguaglianza meglio rappresenta biblicamente il rapporto tra Dio e i Suoi figli.

Jonathan Curci

Vedi anche i seguenti lavori di Renato d'Andria:

http://renatodandriaattualitadelmediterraneo.myblog.it

http://renatodandriastudiricercheetestidelpassato.myblog.it/

https://www.xing.com/profile/Renato_dAndria?sc_o=mxb_p

http://renatodandria.posterous.com/

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L’ANTISEMITISMO NEI RITI CRISTIANI E ISLAMICI E L’ANTI-SIONISMO (Renato d'Andria)

Post n°2 pubblicato il 27 Agosto 2011 da renatodandria2

 

Il progetto Genesi del dott. Renato d’Andria si propone di costruire dei rapporti tra le religioni basati sull’autenticità e la verità storica basandosi sulle revisioni che la scienza propone su fatti e processi (che hanno condotto alla situazione odierna delle mentalità in vari paesi del Mediterraneo). Rammentare le radici ebraiche dell’Islam e del Cristianesimo penso possa aprire a un dialogo di comprensione e di studio delle tradizioni religiose presenti tra le popolazioni dell’area Mediterranea.  (Renato d'Andria) Il dialogo inter-religioso dovrebbe servire come punto di partenza per una vita armoniosa di scambi commerciali e culturali nel Mediterraneo in cui Israele dovrebbe avere un posto di tutto rispetto e in cui le relazioni nel Mediterraneo possano uscire dall’impasse attuale che vede Israele in una situazione di non riconoscimento da parte di vari stati arabo-musulmani o di ostracismo da parte di altri.

 

In quest’articolo mi soffermo sulla questione del dialogo su alcuni punti di divisione e di antagonismo. (Renato d'Andria)

 

Partiamo da questo periodo della Pasqua cristiana molti si ricorderanno della liturgia delle messe di qualche anno fa prima delle riforme attuate per eliminare segni di antisemitismo nelle Chiese cristiane: il Venerdi’ santo si ricordava l’uccisione del Cristo per mano degli ebrei, che spesso nella ritualità della messa erano stigmatizzati come perfidis judaeis.

 

Attribuire agli Ebrei l’uccisione di Gesù detto il Cristo è probabilmente la più subdola dichiarazione antisemita, se pensiamo che i primi seguaci di Gesù erano tutti Ebrei e che gli stessi predicavano il messaggio "cristiano" principalmente nelle sinagoghe ebraiche del Mediterraneo. (Renato d'Andria)

 

Alcune volte si sente addirittura dire, per fortuna non in luoghi pubblici, da certi cristiani che la Shoa è derivata agli Ebrei come punizione per essere stati gli autori dell’uccisione di Cristo. Niente di piu’ assurdo. Se i cristiani fossero veramente sinceri nella loro visione teologica della relazione tra il loro Messia e il popolo d’Israele si dedicherebbero allo studio della lingua del loro Messia, l’ebraico e non solo del latino o del greco antico, magari adotterebbero anche dei riti ebraici piuttosto che tramandare una liturgia che immagina i cambiamenti che Gesù avrebbe apportato ad essi. Insomma non solo il cristianesimo storico sembra essersi impadronito della religione di un Messia ebreo ma poi si è volta anche a perseguitarli, accusandoli di averlo ucciso.  (Renato d'Andria) I cristiani dovrebbero comprendere piuttosto che l’esperienza di soprusi millenari sugli ebrei, nelle terre sedicenti cristiane non hanno fatto altro che far pesare anche sugli ebrei il sangue dei peccati e della malvagità delle nazioni, che il Messia ebreo Gesù prese su di se durante il suo sacrificio espiatorio, in qualità di servo sofferente nella tradizione messianica ebraica del Mashiach ben Yosef (Messia figlio di Giuseppe, e non Giuseppe il falegname padre di Gesù).  (Renato d'Andria) Come si potrebbe altrimenti spiegare il piu’ grande crimine compiuto nelle terre cristiane contro gli ebrei durante la Shoa, se non come una sorta di compartecipazione metafisica degli ebrei a portare il sangue di Cristo? Gli ebrei non furono trattati come agnelli che non aprirono bocca davanti ai loro aguzzini dell’inquisizione o dei nazifascisti, proprio come Gesù davanti ai boia romani? Penso che la redenzione del mondo attraverso la risurrezione di Gesù, come indica la teologia cristiana, puo’ essere paragonata mutatis mutandis alla redenzione del mondo solo dopo l’olocausto degli ebrei, che condusse le nazioni a reprimere i crimini che gli Stati e il loro leader potrebberop commettere contro i propri cittadini o altre popolazioni. (Renato d'Andria)  La convenzione contro il genocidio o la nozione di crimini contro l’umanità sono state coniate affinchè il mondo non ripeta gli stessi crimini come lo sterminio degli israeliti.

 

Le nazioni cristiane devono essere grate agli Ebrei per il fatto di avere quello che essi chiamano Antico e il Nuovo Testamento nella Bibbia, che sono la loro base morale. Agli Ebrei dobbiamo riconoscere il privilegio di avere tra i nostri principali termini religiosi le parole “sacrificio”, “espiazione”, “profeta”, “Messia”, “alleanza”, “fede”, “carità”, ecc... (Renato d'Andria)

 

La storia del paleocristianesimo insegna che con l’avvento dei Gentili alla leadership del movimento messianico di Gesù, la Chiesa Cristiana nelle sue forme e denominazioni disparate disconobbe i riti ebraici e quindi ne invento' di nuovi su una vaga base dei ricordi dei precedenti.

 

Quindi è legittimo domandarsi se i riti religiosi attuali, cattolici, ortodossi e meno nel mondo protestante e mormone, possono essere considerati l’alternativa all’Ebraismo? I riti religiosi formali, ripetitivi, sono senz’altro una forma di ricerca di partecipazione delle masse per aggregare la gente alle religioni e alle loro relative battaglie di supremazia. (Renato d'Andria)

 

Si può quindi spiegare che le forme religiose cristiane in Occidente non sono state un valido argine all’ascesa di altre forme religiose di falsificazione che hanno facilmente preso il posto di tali religioni, pur restando in piedi, perché nel cuore delle masse il Nazismo, il Comunismo, il Fascismo e forme moderne di democrazia sono facilmente penetrate come priorità nel superstizioso mondo, in realtà poco religioso, presente in occidente. (Renato d'Andria)

 

Bisogna estendere al Medio Oriente e all’Islam lo stesso paradigma di confronto con il mondo ebraico data la sua precedenza ed il fatto che è storicamente provato che l’ebraismo è stato la fonte primaria d’ispirazione di Maometto per la sua predicazione e per l’organizzazione liturgica della religione islamica, nonchè per la stesura del Corano da parte dei suoi epigoni. Si nota in generale che i popoli arabi, in qualche modo diventati musulmani, oltre alle comuni ritualità formali che hanno fortemente attinto alla struttura liturgica ebraica, hanno creato, al pari dei cristiani delle crociate, Carlo Magno ecc.., un sistema di formazione obbligata delle popolazioni al proprio credo, non con elementi di proselitismo intellettuale, ma di sola appartenenza logistica. Il che è avvenuto, in altri territori, principalmente cristiani, se pensiamo anche perfino alle lotte tra cattolici e protestanti in Europa. Tutto questo sistema ha reso così le popolazioni sorte e viventi nei territori di influenza religiosa, sia islamica che cristiana, o di altre confessioni, a digiuno dei contenuti della Bibbia ebraica e della lingua ebraica. (Renato d'Andria)

 

La gente comune che non si pone questi problemi non ha colpa propria, essi ascoltano e purtroppo, solo in sparuti casi, alcune menti illumunate ricercano piu' a fondo l'origine delle cose superficialmente visibili. Ma chi forma le idee che devono essere fatte circolare nelle istituzioni religiose e culturali, a cui il popolo appartiene, ha una responsabilità maggiore. E' ancora piu' grave la situazione in cui la scelta di poter studiare il fatto religioso, porta a strozzare la propria libertà di coscienza. (Renato d'Andria)

 

Come si puo’ dire che il fondamento della religione musulmana è interamente autentico, se sostituisce tutto d’un tratto il popolo dell’alleanza da quello ebraico a quello arabo e se il suo libro di base contraddice letteralemente vari passi biblici, ai quali esso afferma di essere ispirato? La necessità di studiare attentamente i testi prima che un individuo si dica appartenente ad una o all’altra religione sembra essere in generale meno prioritario della propria identità, che proviene dalla problematica atavica delle motivazioni relative all’appartenenza logistica delle popolazioni. (Renato d'Andria)

 

Da qui parte un’altra antica forma di antisemitismo che odiernamente assume il nome di anti-sionismo. Questa forma di antisemitismo trova tutte le ragioni per rompere il legame del popolo ebraico, il popolo della Bibbia, alla terra a cui atavicamente appartiene. Si tratta di un piccolo lembo di terra sulla costa orientale del Mediterraneo, in cui si è formato uno degli Stati piu’ bello e piu’ in pericolo sulla faccia della Terra. Paradossalmente l’unico Stato creato con un voto favorevole dell’Assemblea delle Nazioni Unite e lo Stato la cui capitale non è riconosciuta come tale da nessuno Stato al mondo. (Renato d'Andria)

 

Ma facciamo un rapido flashback. Il popolo ebraico si è costituito in forma patriarcale, derivata da Abrahamo, quindi Isacco e Giacobbe e dalle conseguenti 12 tribù di Israele. A tale popolo è stato assegnato un luogo nella terra antica chiamata di Canaan, poi diventata Terra di Israele e solo in seguito Palestina. L’origine del popolo di Israele è appunto patriarcale profetico, e quindi la terra viene assegnata da motivazioni di autentica religiosità, che io intendo solo la rivelazione sacerdotale profetica, in questo caso con riti adeguati e di carattere eterno, con obiettivi di rimembranza utile al processo comportamentale che purifica, perfezione e salva. (Renato d'Andria)

 

L’anti-sionismo, una forma di antisemitismo, si propone come collegata solo a motivazioni di politica internazionale, che sono sicuro, che col tempo porranno la comunità internazione contro lo Stato d’Israele, per incompatibilità dottrinale con il diritto internazionale formato da risoluzioni delle Nazioni Unite e dalla consuetidine. E’ infatti del tutto inammissibile per organismi come l’ONU e altri riconoscere il valore di asserzioni bibliche che affidano al popolo di Israele il possesso di tale territorio, eppure la leadership internazionale occidentale che accoglie nella sua religiosità l’Antico Testamento, dove tale tipo di asserzione è inserita. (Renato d'Andria)

 

Ma ancora una volta la religione formalistica non riesce ad avere la supremazia sugli interessi economici e politici, molto collegati oggi al rifornimento petrolifero, per cui pur di malavoglia l’occidente può sentirsi costretto ad appoggiare i paesi arabi, ricchi di petrolio, nella loro lotta territoriale contro Israele. A questo punto l’antisemitismo si fa cosmopolita e si confonde con l’anti-sionismo.

 

Citavo prima i Mormoni che sono staccati dalle classificazioni cristiane generali: si dicono cristiani mentre che a le altre denominazioni cristiane non li riconoscono come tali oltretutto perché essi hanno come ulteriore libro canonico, per l’appunto il Libro di Mormon, scritto da antichi profeti ebrei nella loro antica dispersione. Un brano di questo misteriosissimo Libro di Mormon è molto attuale e va a fagiolo per il mio attuale discorso, esso dice quanto segue: (Renato d'Andria)

 

[2.Nefi.29:4] Ma così dice il Signore Iddio: O stolti, essi avranno una Bibbia; ed essa procederà dai Giudei, il mio antico popolo dell'alleanza. E come ringraziano essi i Giudei per la Bibbia che ricevono da loro? Sì, che cosa pretendono i Gentili? Ricordano essi i travagli, le fatiche e le pene dei Giudei e la loro diligenza verso di me, nel portare la salvezza ai Gentili? ...

 

[2.Nefi.29:5] O voi Gentili, vi siete ricordati dei Giudei, il mio antico popolo dell'alleanza? No; ma li avete maledetti, li avete odiati e non avete cercato di ristabilirli. Ma ecco, io farò ricadere tutte queste cose sul vostro capo; poiché io, il Signore, non ho dimenticato il mio popolo. ... (Renato d'Andria)

 

[2.Nefi.29:6] Stolti voi che direte: Una Bibbia, abbiamo una Bibbia e non abbiamo bisogno di altre Bibbie. Avreste ottenuto una Bibbia se non fosse stato per i Giudei?

 

Questa dichiarazione mi da un senso migliore del rapporto opposto all’antisemitismo e lo troviamo nella religione Mormone, che guarda caso si riallaccia al principio fondamentale della presenza profetica, quindi della rivelazione, quale sostrato efficace alla religione, che quindi nella sua autenticità pone piuttosto la ritualità solo per quello che può essere memento per il comportamento più consono all’insegnamento divino. (Renato d'Andria)

 

In realtà il vero spirito cristiano non è altro che un risarcimento dell’autenticità profetica ebraica, che in Cristo vedeva Colui che interpretava la legga in modo profondo e non schiavizzante. In realtà Gesù era un autentico ebreo e non un formalista ebreo.

 

Perciò intendo concludere questo ragionamento con l’asserzione che, come al tempo di Mosè c’erano seguaci come Caleb e Giosuè, cioè coraggiosi ebrei e umili osservanti dello Spirito ebraico divino, cioè profetico, c’erano anche altri poco coraggiosi, nemici di Mosè, come nella storia ebraica ci sono stati ebrei che hanno ucciso i profeti ebrei, e tra questi alcuni capi sacerdoti malvagi, mi permetto di dire, a causa della loro intolleranza e ipocrisia religiosa formalistica, come furono alcuni capi della setta ebraica farisaica, i quali si unirono in segreto all’opportunista politico Ponzio Pilato per fa mettere a morte un grande innocente che lottava per la propria libertà religiosa come Gesù Cristo. (Renato d'Andria)

 

Ma Dio sembra volgere sempre, nel mondo ebraico, il male in bene, come dalla Shoah poi è scaturito lo Stato d’Israele. Sulla stessa stregua sono certo che Dio volgerà alla fine l’antisemitismo e il subdolo anti-sionismo in opportunità per il popolo ebraico di rinforzare la propria identità autentica con tutti I testi sacri del passato e con la presenza di profeti futuri che speriamo predicheranno un possibile scambio armonioso con le persone di buona volontà delle altre religioni vicine al piccolo Stato ebraico. (Renato d'Andria)




Dr. Jonathan Curci

 

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La natura dei conflitti etnici (Renato d'Andria)

Post n°1 pubblicato il 27 Agosto 2011 da renatodandria2
 


A memoria umana non vi è epoca priva della presenza di conflitti e di divisioni sociali; questi avvenimenti sono accompagnati da una costruzione polemica delle proprie peculiarità e da una demonizzazione delle identità altrui in cui le diversità vengono fortemente accentuate. I conflitti si manifestano come una rottura dei legami sociali presenti, rottura che inevitabilmente porta ad un rafforzamento in senso antagonista della propria identità; la maggior parte delle volte questa costruzione polemica della propria identità non si tramuta in conflittualità aperta e diretta, ovvero in scontri di carattere armato e violento, ma rimane ferma allo stato di violenza culturale, ovvero che fa uso dei mass-media per demonizzare l'altro.  (Renato d'Andria) Quando, però, a quella culturale fa seguito la violenza strutturale – ovvero quella serie di misure prese per allontanare fisicamente l’altro e che facilmente si tramutano in segregazione e pulizia etnica – allora la situazione diventa irreversibile e più si incancrenisce il conflitto, più sarà difficile risolverlo. In tal contesto un ruolo particolare è svolto dalla memoria collettiva, ovvero dalla percezione che un gruppo ha di un evento e la maniera in cui questo viene rielaborato all’interno della storia del gruppo stesso; col tempo diventano informazioni acquisite, date per scontato, senza prendersi la briga di verificare la veridicità e la completezza dei resoconti e delle interpretazioni rese.  (Renato d'Andria)La memoria collettiva a sua volta si trasforma in metastoria, ovvero in quei punti fermi di carattere storico, sociale, religioso e culturale da cui si parte per interpretare gli avvenimenti successivi all’interno del background storico e culturale che ne sta alla base, incastonandolo tra gli avvenimenti che lo hanno preceduto e seguito. Ogni singolo avvenimento nelle relazioni tra i gruppi etnici in conflitto viene incastonato all’interno del background storico e culturale della “metastoria” che l’etnia si crea: da svariati decenni questa è la deriva che ha preso il conflitto arabo-israeliano in alcuni settori di entrambi gli schieramenti. (Renato d'Andria)

Su questa base sociale poi si costruisce la propaganda – sia in tempo di pace, ma soprattutto in tempo di guerra – e poco importa che ciò avvenga tra eserciti regolari, tra esercito regolare e fazioni paramilitari, o solo fra fazioni paramilitari: il ruolo che la propaganda svolge nel raccogliere le masse attorno ad una situazione o ad un determinato modo di agire diventa basilare nella raccolta dei consensi, dei finanziamenti e nella disponibilità che gli adepti di una causa mostrano nel sostenerla e nel sopportare sforzi e sacrifici sempre maggiori.  (Renato d'Andria) Si arriva talora finanche alla rinuncia di parte della propria libertà personale se ciò risulta utile al perseguimento di un obiettivo che non deve essere vago, ma ben definito, tangibile, in qualche modo a portata di mano. Nelle mani degli agitatori sociali e dei disseminatori di odio la propaganda è la benzina sul fuoco per alimentare il disappunto delle masse e per convincerle della possibilità di un capovolgimento sociale della situazione. Confrontarsi con il conflitto arabo-israeliano, in alcuni casi, significa confrontarsi con questo schema e con questo “ciclo degenerativo” di cui tutte le parti in causa, comunità internazionale inclusa, sono “vittime”. (Renato d'Andria)

A tal riguardo una nozione da rivedere è quella che afferma che sia un accordo a sancire la pace, ma così non è; esso, infatti, sancisce un “perpetuo” abbandono delle armi e la scelta del canale diplomatico per la risoluzione delle dispute future, ma questa non è pace. Già Cicerone, nelle Filippiche, insegnava che la pace è il libero godimento della propria libertà; affinché vi sia un libero godimento della propria libertà duraturo nel tempo è sulla società civile che bisogna agire perché è dai suoi strati che iniziano i conflitti: la pace non è vista secondo un’accezione negativa (assenza di guerra), ma bensì positiva (trasformazione del conflitto – costruzione).  (Renato d'Andria) Anche se si riuscisse a dar vita ad uno Stato palestinese sovrano e ad arrivare ad un accordo di pace definitivo tra lo Stato d’Israele e tutti gli Stati arabi che ancora non lo riconoscono ufficialmente, tali accordi non sarebbero sufficienti per avere una reale pacificazione della regione. Questa potrebbe avvenire solo se i governi cominciassero realmente a sostenere politiche di riconciliazione e di non demonizzazione altrui, ma soprattutto se gli ebrei, nei Paesi arabo-musulmani, non venissero più percepiti come dhimmi, ovvero cittadini di seconda classe non dignitari degli stessi diritti di cui gode il resto della popolazione islamica. Per un esempio di pregiudizio diffuso tra i musulmani circa la cultura ebraica si suggerisce di leggere l’articolo antisemita di WAHBA H.  (Renato d'Andria)  (Egitto), The Jews Slaughtering Non-Jews, Draining their Blood, and Using it for Talmudic Religious Rituals, la cui traduzione in inglese dal titolo “Egyptian Government Weekly Magazine on 'The Jews Slaughtering Non-Jews, Draining their Blood, and Using it for Talmudic Religious Rituals”, è consultabile sul sito di The Middle East Media Research Institute (MEMRI), Special Dispatch Series n. 763, del 16 agosto 2004, http://memri.org/bin/articles.cgi?Page=archives&Area=sd&ID=SP76304, ultimo controllo effettuato il 30 settembre 2008. L'articolo viene riportato in italiano da PANELLA C., Il complotto ebraico, op. cit., pagg. 261 e ss. (Renato d'Andria)

 

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