alla fine di un'apnea soccombi oppure no. ho scelto di respirare.
Quando ti ho conosciuto Cristina i tuoi capelli erano bellissimi e un fiore di melo gli addobava Quando la sera cala su Bucarest Guardo le ragazze ma tu non ci sei. Qando la sera cala su Bucarest Ti guardo ma non ti vedo. Quando ci siamo lasciati Cristina i tuoi capelli bellissimi hanno perso il fiore. Ricordo Maria Raducanu quando aveva 16 anni.Eravamo fanciulle. Lei cantava. La sua bella voce faceva da sfondo alle serate di noi, liceali, alle prese con il concorso nazionale di letteratura . Ora lei e' una grande cantante jazz e la sua voce risplende in Europa. i suoi capelli sono bellissimi ed io la vedo. anche quando la sera cala su Bucarest. Parigi. Berlino Roma Amsterdam Londra. |
Mademoiselle Pogany Constantin Brancusi a volte non si capisce la bellezza.se e' diversa soprattutto. se non richiama un ricordo. come nell' anedotto che riguarda Constantin Brancusi. quando mando' una sua scultura ad una mostra a New York negli anni 30 la Dogana americana la respinse. non sapevano se rientrava nella categoria opere d'arte oppure in quella molto piu' banale di oggetti fabbricati all'estero. |
Post n°26 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da corina_vasile
"gli anni passano e diventa sempre piu' difficile distinguere la faccia dalla maschera, pensa. Capisce che la personalita' si forma in ogni momento. La mano trema e l'anima ha un brivido.In un attacco di presunzione cala la maschera e scopre che nessuno lo riconosce" Ulf Peter Hallberg - Lo sguardo del Fla^neur |
« el tango es ritmo, fuerza y cara'cter » (D'Arienzo) La donna in rosso ha i capelli raccolti sulla nuca e guarda avanti, in un punto lontano che solo i suoi luccenti occhi fieri riescono a vedere.Il braccio sinistro e' leggermente contratto sulla spalla dell'uomo ed i loro corpi si inarcano in un unico baleno, una tensione che dura un attimo.Lei seduce e lui la conduce proteggendola,rompendo l'equilibrio in un "abrazo". Comunicazione fluida.Il corpo di lei capitola, fragile come una clessidra.Lui e' quello che decide quando, come e con quale velocita' fara' il prossimo movimento. Lei capisce e lo segue. "Mordida" - un piccolo attimo- il suo piede sinistro afferrato tra i suoi in un abbraccio veloce, possessivo.Lei ha ballato il tango fino alla fine.Solo lui si e' fermato mentre la musica a vago ritmo di candombe e habanera continuava ad avvolgerli. Non sentiva piu' le vibrazioni del corpo della sua donna, ed il suo sguardo pieno d'amore non gli diceva piu' niente.Voleva solo evadere dal compasso dei suoi abbracci senza sapere esattamente perche'. Con un ultimo sforzo di volonta' le prende la piccola mano nella sua e bacia le dita sottili in una sorta di addio.Lei ha continuato a ballare da sola, sul pavimento lucido, guardandolo dritto negli occhi grigi, con riflessi castani, chiedendogli di continuare il ballo dell'amore.Prima di lasciare la stanza l'uomo si e' fermato un attimo, un solo attimo, guardando il movimento lievemente ridicolo della donna, con il braccio destro in aria,all'altezza della sua spalla immaginaria.Ed e' esattamente in quel momento che lei capii' che ballava il tango con un uomo invisibile.Eppure sentiva ancora la sua presenza, il profumo fresco ed il corpo teso accanto al suo.Lei ha continuato a ballare anche senza musica. In un silenzio totale.I talloni le facevano male nelle scarpe di vernice nera dai tacchi oramai consumati.I capelli riversi sulle spalle piccole, il trucco che colava sul viso, sciolto dal sudore e dalle lacrime, ma lei continuava a ballare. Ora il suo movimento era meno nitido, quasi circolare, la tensione fluida interotta in piccoli passi, aspri e stridenti.Le mani sopra la testa si univano in uno schiocco ritmico.Senza saperlo,ballava il pirmo flamenco della sua vita. Nel momento in cui, dopo ore che sembravano secoli, la musica ricomincio' a suonare, un'onda di calore le divampo' nel petto come un soffio di vento africano.Ha teso le dita nel buio ed ha sentito, nel palmo della sua mano destra, sotto il ruvido tessuto di un frac, come il suono lontano del mare nel raggomitolarsi della conchiglia,un cuore battere. ( ascoltando Astor Piazzola- Libertango)
|
Post n°24 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da corina_vasile
|
Post n°23 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da corina_vasile
"Abbiamo tutti una vita interiore.Tutti sentiamo di far parte del mondo e nello stesso tempo di esserne esiliati. Bruciamo tutti nel fuoco delle nostre esistenze. Abbiamo bisogno delle parole per esprimere ciò che abbiamo dentro." Paul Auster davanti Shakespeare@co
" a cosa servono i libri? potrei rispondere : a tutto o a niente.Puoi vivere benissimo senza leggere. Millioni di persone non hanno mai aperto nella loro vita un solo libro.ma per quanto mi riguarda sono uno di quelli che non possono vivere senza.Sono un vizioso della lettura. Ho bisogno di leggere cosi' come ho bisogno di mangiare e bere.Il nutrimento che la lettura mi offre e' per me indispensabile come il cibo.Un giorno senza un libro e' per me un giorno perduto." Nicolae Manolescu
|
Post n°22 pubblicato il 31 Gennaio 2010 da corina_vasile
Musée d'Orsay - La decadenza dell'Impero Romano "quando un popolo ama la vita, rinuncia implicitamente al suo futuro. il conflitto tra le esigenze dei sensi e d i metodi dell'intelligenza sono le espressioni di uno stile decadente - definito dall'incapacita' dell'individuo di usare i propri riflessi. Un popolo privo di mito e' in via di estinzione. Mettere la propria pelle davanti ad un'ideale.Pensare con lo stomaco.Esitare tra l'onore e la volutta',ecco la vita.Vivere e' un semplice modo per fare. Nella decadenza il fare diventa lo scopo. Emil Cioran Inédit " De la France" éditions de l'Herne,2009 una bambina rumena di 12 anni nel padovano ha tentato il suicidio. i suoi compagni di scuola le dicevano "puzzi di rumena". allora anche io puzzo. come lei.
sono nata in un paese che sogna ancora il mito. vivo in un paese che ha dimenticato i suoi miti. ne' l'uno ne' l'altro ne e' privo.
|
Post n°21 pubblicato il 29 Gennaio 2010 da corina_vasile
Ho un' amica,la Signora G., una grande Signora di altri tempi. Nell'inverno del 1997 mi ha accolta nel suo bell' appartamento a Milano per tre mesi. Stavo facendo uno stage in un grande ospedale della citta' e tramite amici avevo conosciuto Lei. Una donna mite ed elegante, dolce e silenziosa. Fascino puro. Ricordo ancora le serate passate a parlare di libri e musica nel suo soggiorno biblioteca che profumava di bosco e felce. Un bel viso gentile incorniciato da capelli bianchi, occhiali dorati e gioielli discreti, un sottile braccialetto in oro giallo sul delicato polso destro, una collana di piccole pietre colorate fiorentine ed un sorriso dolcissimo. Ci siamo subito sentite “a pelle”. Amiche. Parlavamo per ore di tutto, ascoltavamo musica classica e cucinavamo alla sera assieme. Lei mi raccontava la sua vita, di moglie e madre. Ascoltavo rapita, e' stata la moglie di un grande stilista di tessuti che lavorava per Armani e Versace negli anni Settanta.Un giorno mi disse “l'amore dura finche' esiste il ricordo” e mi fece annusare una piccola bottiglietta in cristallo vuota. Era Mitzouko, il magico profumo di Guerlain 1919. Mitzouko, che in giapponese significa “mistero” e che dopo la Grande Guerra ha fatto sentire la sua fragranza spumeggiante e piena di tenerezza. Quella bottiglietta e ' stata l'ultima di una lunga serie regalatale dal suo marito scomparso . Era il loro profumo. Ricordava annusando la bottiglietta ormai vuota i suoi anni felici accanto all'uomo che ha amato tanto. E raccontava, in poche parole scelte i loro viaggi atraverso il mondo,la felicita', la nascita dei suoi figli,gli attimi di bellezza, le loro vicissitudini, la malattia di lui, la fine del sogno. Era tutto racchiuso in un profumo, un miscuglio d'Oriente ed Occidente, in tandem con il vetiver di Sumatra ed il bergamotto siciliano.
La nosta vita e' concentrata in profumo. Quello della pelle della madre, del dopobarba del padre, del caffe' alla matttina sorseggiato insieme ai nostri cari,della spruzzata eccessiva del primo appuntamento, dell'erba fresca appena calpestata dopo la pioggia. Il profumo della torta che mia nonna alla domenica mattina sfornava, quello dei libri che annuso prima di leggere,della pelle, delle nuvole, dell'acqua e della terra in primavera. Ricordo il profumo di mia madre quando ero' bambina, l'Air du Temps di Nina Ricci che mi porta indietro di anni e mi fa rivedere alle elementari, alla festa di fine scuola, quando si danno i premi e mia madre in prima fila, vestita nel suo tailleur blu con i risvolti della giacca bianchi sorrideva. Ricordo il profumo dellla sciarpa di mio padre che tenevo stretta al collo quando non lo vedevo per settimane, lontano per aggiornamenti e concorsi di lavoro. Il mio profumo mi ricorda l' amore. Lo spruzzo sui polsi e sul collo e sento che nulla al mondo riuscira' a togliermi questa sensazione di dolcezza e vitalita' . Non sono originale. Lo diceva molto prima di me Proust.Finche' c'e' profumo c'e' ricordo.
|
Post n°20 pubblicato il 24 Gennaio 2010 da corina_vasile
Loro sono nati a due anni di distanza, lui piu' grande di lei e negli anni sessanta erano giovani e spensierati. Erano ancora anni felici, il grigio fantasma dei tempi a venire non si percepiva ancora. Le donne profumavano di fragranze francesi, i rossetti non si frantumavano mentre disegnavano sorrisi e si potevano leggere tanti libri, anche se molti solo in russo, la lingua del vincitore.Nonostante i carceri pullulassero di oppositori del regime nulla faceva presagire gli anni bui. Si conobbero una sera d'estate in una di quelle terazze affacciate sul fiume in cui si cenava e si ascoltava musica dal vivo, frequentata da tanti studenti alle prese con il rock'n'roll e con le discussioni sul futuro incerto della nazione. Lui la invito' a ballare ma lei era molto timida e rifiuto'. Allora lui compro' tutti i fiori della cesta dell'ambulante che ognisera passava di la'. Ballarono per tutta la notte. Dopo qualche anno si sposarono con una cerimonia allegra e semplice alla quale parteciparono tanti amici. Fu una serata di settembre calda e piena di musica. Lei era bellissima nel suo vestitino panna sopra le ginocchia e con il piccolo velo che le incorniciava il viso. Andarono a lavorare in un piccolo paesino sperduto nelle colline dell'ovest del paese piu' rotondo d'Europa. Un paesino povero, senza la ferrovia ma con gente che aveva bisogno di loro.Lui andava a visitare i suoi pazienti a cavallo e se non c'era tempo per far arrivare l'ambulanza dalla citta' piu' vicina assisteva persino i parti a casa.La gente era poverissima,gli uomini e le donne invecchiavano prima del tempo ed i bambini erano magri e maturi ma portavano a loro pane, pomodori e uova freshe per ringraziarli della loro presenza e cura. Ascoltavano tutte le sere come una sorta di rituale le emissioni interrotte dal fruscio di Radio Europa Libera, invitavano una stretta cerchia di amici a cena per parlare fino a notte fonda del mondo, del loro mondo e di quello lontano, che pensavano di non riuscire mai a conoscere.Il loro era un mondo fatto di muri e divieti. Di libri letti di nascosto e di parole impronunciabili. Una sera di dicembre del 1989 lui fu uno dei primi ad aprire una sala operatoria per i feriti di arma da fuoco della citta' . Quel giorno voleva compensare il silenzio in cui si era murato durante tutti quelli anni ed esorcizzare il terrore, non con parole ma con fatti. Voleva restare in piedi davanti all'orrore e rifiutarlo per sempre. Non sono diventati ne' ricchi, ne' famosi e non fecero nulla per esserlo. Ma la gente li riconosce per strada e tanti bambini ormai diventati adulti spediscono a Natale lettere per ricordare la loro nascita nell'ospedale della grande citta'. Sono ancora insieme dopo 45 anni. Lui quando non lavora si diletta a “sporcare qualche tela” di colore e a leggere. Lei cura con amore il suo piccolo giardino colorato.Quando litigano si sorridono ancora con gli occhi. A volte sento un vuoto nel petto quando penso alla loro vita, alle emozioni che non hanno potuto vivere,ai posti che non sono riusciti a vedere, alle persone che non hanno avuto l'opportunita' di conoscere. Alle cose a loro negate dal tumulto della storia e della vita in quel pezzo amaro dell'Europa della loro giovinezza. A volte invece li invidio. Loro sono i miei genitori.
|
Post n°19 pubblicato il 20 Gennaio 2010 da corina_vasile
" La persona che sono e' il risultato di tutte le impressioni ricevute dal mondo esteriore dalla, e prima della mia nascita" Nicolas De Stae¨l (1914-1955) Quadro magico. L'ultimo quadro, il testamento di un nobile principe,nella vita e nell'arte, un pittore dall'esistenza drammatica,figlio di un barone russo e di una pianista.Vita di esilio dopo la Rivoluzione rossa, quattro anni nella Legione Straniera e una tragica fine.Come molti artisti della sua epoca.Amava lavorare i colori ocra e bianco. La sua unica ossessione fu la pittura, il suo respiro, la sua vita, il suo sangue. " non si dipinge mai quello che si vede o che si crede di vedere, si dipinge attraverso mille vibrazioni il colpo ricevuto, da ricevere, assomigliante, differente." |
Post n°18 pubblicato il 20 Gennaio 2010 da corina_vasile
|
Post n°17 pubblicato il 18 Gennaio 2010 da corina_vasile
Donne della mia terra. mia amara ed amata terra natale. Donne diverse ma infondo simili per la passione con cui hanno affrontato la vita e per il coraggio con cui hanno lottato per i loro ideali. Scrittrici come Anna de Noailles, Martha Bibesco, Ana Blandiana e Mariana Marin una grande voce che ha difeso con il rischio della vita la verita', Herta Muller, Premio Nobel per la Letteratura 2009 mia concittadina, di Timisoara,Monica Lovinescu crittico letterario e scrittrice, voce dell'Europa Libera, posto di radio che in Romania pur boicotato dal regime e' stato la nostra fonte di informazione negli anni bui, Angela Gheorghiu, soprano, Cristina Lefter pittrice e amica. Donne che ammiro e che mi ricordano ogni giorno la dignita' di una vita vissuta come cittadine del mondo,senza dimenticare le proprie origini. Donne nate in Romania. |
Post n°16 pubblicato il 17 Gennaio 2010 da corina_vasile
|
Post n°15 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da corina_vasile
Sono vecchia, sapete...Ho vissuto molto dal 1925... Oggi, questa sera stellata d'estate compio esattamente 84 anni. Faceva molto caldo e mi ricordo ancora il profumo della splendida donna bionda ed il suo vestito di cre^pe di seta verde acqua, i bagliori delle pailettes e le perline di vetro con anima di smeraldo. Intorno a noi tanta gente che ballava una musica nuova per l'epoca, il charleston. Luci dorate innondavano la sala ed i visi accaldati e sorridenti si specchiavano nel cristallo trasparente dei bicchieri di champagne. Lei era bellissima e la sentii tremare quando lui le si avvicino' piano e la invito' a ballare.Cominciai a seguirli dal mio posto buio e intuivo l'energia vitale che sprigionava quel bel corpo da donna nelle braccia del suo amato. Erano giovani e belli.Il mondo aveva in serbo per loro una vita di amore e sogni.Invece quello fu l'ultimo loro ballo insieme. Lei torno' a Parigi mentre lui rimase a Genova e sposo' un'altra. I venti della Grande Depressione soffiarono sull'Europa, il bel vestito di seta fu chiuso in un armadio che profumava di lavanda.Anche la mia vita cambio drasticamente, furono anni difficili e bui di cui ricordo davvero molto poco. Dopo la guerra ricominciai ad uscire ma oramai mancavano quelle sensazioni a cui ero' abituata, il calore, la musica. Cominciai a girare per i musei di mezzo mondo ed ogni volta prima di una nuova mostra mi sentivo morire un po'.Sentivo che dopo aver espresso tutta me stessa un giorno sarei scomparsa definitivamente dalla mondanita'.Eccomi qui, per l'ultima volta davanti a voi. Sono commossa e non posso nascondere la mia emozione. Una lacrima scende invisibile tra le perline di vetro smeraldo. (queste sono state le confessioni di una macchia sull'abito da sera che potete ammirare nella fotografia scattata nell'occasione della sua ultima uscita in pubblico al Musee' De la Mode, Paris, gennaio 2010 I vestiti di Madeleine Vionnet esposti in questi giorni al Muse'e de la Mode a Parigi sono strepitosi.Eleganti, sottili, vaporosi e seduttivi. Flessuosi, avvolgono, ed i loro corpetti senza cuciture, tagliati en biais - quel taglio inventato da Madame Vionnet negli anni Venti - risplendono di scintillanti sottilissimi ricami fatti a mano. Da dove' arriva questa passione delle donne per gli abiti? per l'eleganza?Questa follia si chiama semplicemente amore. Amore per la vita.(Madeleine Chapsal - La chair de la robe, Fayard 1989) "non voglio una donna che mi dia dei figli, voglio una donna che mi dia dei sogni" Nietzsche
|
Post n°14 pubblicato il 02 Gennaio 2010 da corina_vasile
Ion B. un clochard di Bucarest, un'artista geniale. i suoi collages parlano da soli.ritraggono la vita senza abbellirla, con un'ironia che coglie in pieno la crudelta' dei tempi della dittatura e non risparmia nemmeno i giorni odierni. "Piangerai tanto o sorriderai per la luce di quella mattina in cui ti diro' senz' ombra di pentimento:
crescono le ninfee?" Lucian Blaga traduzione CV
|
Post n°13 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da corina_vasile
|
Post n°12 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da corina_vasile
"Hai un fazzoletto, mi chedeva mia madre ogni mattina davanti alla porta di casa, prima di uscire. Non ce l'avevo. E perche' non ce l'avevo ritornavo nella mia stanza e ne prendevo una. Al mattino non avevo mai il fazzoletto dentro la tasca perche' aspettavo questa sua domanda. Il fazzoletto era per me il segno che mia madre mi proteggeva. Durante le ore e la quotidianita' della giornata ero' da sola, per conto mio.La sua domanda “hai un fazzoletto “ era una tenerezza indiretta. Una diretta sarebbe stata imbarazzante, una cosa che non esiste tra i contadini. L'amore si travestiva in domanda.(...) Possiamo forse dire che proprio i piu' infimi oggetti, la tromba, la fisarmonica oppure il fazzoletto annodano le piu' spaiate cose della vita?e che gli oggetti si muovono in cerchio, e che nelle loro deviazioni esiste qualcosa sottoposto alla ripetizione – sottoposte ad un cerchio diabolico?Puoi crederlo ma non dirlo. Perche' lo scrivere e' un atto muto, un lavoro che scorrre dal cervello alla mano. Che ommette la bocca. Ho parlato molto di dittatura, spesso perche' avevo deciso di non suonare la tromba. Il piu' delle volte il mio parlare ha avuto delle conseguenze insopportabili. Ma il mio scrivere e' iniziato nel silenzio.Quello che mi succedeva non si poteva esprimere in parole.Al massimo gli allegati esterni ma non le loro proporzioni. Queste non potevo che sillabarle mute nel mio cervello, nel cerchio diabolico delle mie parole quando scrivevo. Davanti alla paura di morire ho reagito con la fame di vivere. Che era una fame di parole.Solo il vortice delle parole poteva penetrarmi.(...) In paralello alla realta' e' entrata in azione la pantomima delle parole. Essa non rispetta in alcun modo le dimensioni reali, raggrinzzisce le cose principali e dilata quelle secondari.Di scatto, il cerchio diabolico delle parole rispecchia la vita vissuta in una sorte di logica magica.Il tema “dittatura” e' intrinsecata in questo gioco, perche' il naturale non torna mai quando ti e' stato derubato quasi completamente. (...) Credo che gli oggetti non conoscono la propria materia, cosi' come i gesti non conoscono le emozioni e ne' le parole la bocca che le esprime.Ma, per assicurarci la propria esistenza abbiamo bisogno di oggetti, di gesti e di parole. Piu' parole ne abbiamo a disposizione piu' siamo liberi.Quando non possiamo apripre bocca, cerchiamo di affermarci attraverso i gesti oppure attraverso gli oggetti. Sono meno interpretabili e per un po' non insospettiscono.Cosi' ci aiutano a trasformare l'umiliazione in una dignita' ,insospettabile per un po' di tempo. Poco prima della mia emigrazione dalla Romania, il poliziotto del vilaggio e' venuto a casa nostra, alla mattina presto e ha portato via mia madre.Erano arrivati al cancello quando a lei le e' venuto in mente “hai un fazzoletto”? No, no ce l'aveva.Anche se il poliziotto era impaziente lei e' tornata nella sua stanza e si e' presa un fazzoletto. Arrivati alla stazione di polizia lui ha cominciato ad inveire. Li' e' uscito dall'ufficio chiudendola dentro. Mia madre e' rimasta tutto il giorno li' dentro. Durante le prime ore era rimasta davanti al tavolo e ha pianto; Poi si era messa a girare in tondo per la stanza e a pulire la polvere sui mobili con il fazzoletto bagnato di lacrime. Poi ha preso un secchio pieno d'acqua che si trovava in un angolo e si era messa a pulire il pavimento.Sono rimasta allibita quando ho sentito il suo racconto. “ Come hai potuto fare questo? Pulirgli la stanza a quello li'? le ho chiesto esterefatta. Lei mi ha risposto tranquilla “ Sai, ho cercato di ammazzare il tempo! Ed il suo ufficio era cosi' sporco! Per fortuna avevo preso con me un fazzoletto di quelli grandi, da uomo!” Solo ora avevo capito: in questo modo, umiliandosi ulteriormente ma consapevolmente e di propria volonta' aveva riacquisito la sua dignita' durante l'arresto. In un collage ho cercato parole per tutto questo ho pensato alla robusta rosa del cuore all'anima inutile come un crivello ma il proprietario mi ha chiesto chi vince in questa storia ed ho risposto:si salva solo la pelle! E lui ha urlato: la pelle e' solo un nonnulla, un fazzoletto offeso con la mente girovagante. Desidero poter dire una sola frase a tutti coloro che, fino al giorno d'oggi, sotto varie dittature, vedono derubata la propria dignita' ognigiorno – magari una frase che contiene la parola fazzoletto. Anche solo la domanda “ avete un fazzoletto?”Potrebbe essere, forse ,che da sempre la domanda del fazzoletto non sia che un trucco che parla solo della nostra umana solitudine?" - frammenti del discorso di Herta Muller a Stockholm traduzione CV hai il fazzoletto?
|
Post n°11 pubblicato il 26 Dicembre 2009 da corina_vasile
Mi sono coricato accanto alla tua voce. Stavo tanto bene li' ed il tuo caldo petto conservava l'impronta delle mie tempie. Non ricordo nemmeno quello che cantavi forse qualcosa sui rami e le acque che percorrevano le tue notti. oppure la tua infanzia seppolta da qualche parte, sotto le parole. Non ricordo nemmeno quello che cantavi. Il palmo delle mie mani giocava con i tuoi riccioli, erano tanto testardi e tu non ti accorgevi di me. Non ricordo nemmeno perche' piangevi forse solo per caso, per la tristezza dei tramonti, o forse per amore e per dolcezza. Non ricordo perche' piangevi. Mi ero' corricato accanto alla tua voce e ti amavo. Nichita Stanescu traduzione Corina Vasile
|
Post n°10 pubblicato il 23 Dicembre 2009 da corina_vasile
cantavo questa "colinda", canto natalizio insieme al mio nonno paterno nonno Mihai. lui aveva una bellissima voce coltivata. da baritono. era un insegnante di vecchio stampo, di quelli che portava i suoi allievi a "colindare", un'antica tradizione rumena, cantare nelle case delle persone a Natale. si canta per strada, in piccoli cori e poi si va davanti alle case degli amici, dalle persone a cui si vuole bene per augurare in musica una festa felice. la gente apre le porte di casa ed i "colindatori" portano loro allegria, meditazione, sintonia, amore. in cambio ricevono dolcetti fatti in casa noci, arance, vino caldo o la famosa "tzuica" una specie di grappa nazionale. "C'e' festa e allegria nella tua casa ora, ma ci sono stanze prive di calore e domani e Natale. Vado via adesso Sii sano e allegro per le feste! ma non dimenticarti mai fratello rumeno nella tua allegria di essere buono!" le ultime parole di questa canzone io sono a casa in Italia ma ricordo con tenerezza la mia infanzia ed i miei cari scomparsi.la difesa dell'amore e del passato per me sta solo nella genuinita' del sentire e nella memoria. |
Post n°9 pubblicato il 21 Dicembre 2009 da corina_vasile
"Siete diventata il centro della mia vita, la dea di colui che non crede in nulla, la piu' grande felicita' e l'infelicita'che mi siano mai capitate. Dopo aver passato la mia vita a parlare con sarcasmo di cose come...l'amore, dovevo essere punito, e lo sono in qualche modo, ma non rimpiango niente. Il punto principale del mio programma e' la dissoluzione." "Anche se ho amato la vita con passione, l'ho sempre trovata priva di senso. Ora mi sembra totalmente priva di senso senza di Lei." Emil Cioran a Friedgard Thoma un carteggio che fece scalpore |
MADELEINE VIONNET -PARIS 1912- 1939
GYMNOPE'DIE NR.1
AREA PERSONALE
TAG
CERCA IN QUESTO BLOG
MENU
I MIEI BLOG AMICI
- NON E UN BLOG
- TABULA RASA
- Imperfezioni
- SOTTO ZERO
- IGNORANTECONSAPEVOLE
- SELVAGGIA A VOLTE
- ¤ La Torre ¤
- Ombre di Luce
- Masayume
- esperiMenti
- di arte e di poesia
- Storie di Babilonia
- Lalbero di luce
- Particelle
- la.bussola& langelo
- di sfuggita
- ODIOFACEBOOK
Inviato da: card.napellus
il 15/02/2012 alle 13:00
Inviato da: manuela1966
il 13/12/2011 alle 22:16
Inviato da: corina_vasile
il 08/10/2011 alle 21:08
Inviato da: anna0772
il 20/09/2011 alle 19:26
Inviato da: ballu1978
il 22/07/2011 alle 12:02