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Creato da: rond il 15/05/2009
didassi di filosofia pedagogia storia scienze sociali

 

 
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certezza e futuro della filosofia dall'umanesimo a Kant

Post n°3 pubblicato il 16 Maggio 2009 da rond
 

Quale certezza nella filosofia da Montaigne a Kant? – lezione del 16/5/2009 alla IV D del Liceo Santi Savarino

 

Nel Quattrocento umanista Montaigne esprime una certezza nel monito cristiano “non giudicare!”. Lo scetticismo dei tempi, la scoperta dell’America, la riscoperta delle sacre scritture aveva reso il mondo più pluralista e di conseguenza il modo di pensare era solo in funzione di un modo pluralista di pensare. Si apriva così all’altro. Altro da intendersi come al di là della morte, altro come straniero , altro come diversità di cultura. Il futuro che nasce dalla certezza di non giudicare è l’apertura all’altro, al differente. La certezza di prendersi cura per la morte dell’altro attraverso gli esempi che la cultura classica dava nelle vite degli eroi di Plutarco o nella differente concezione azteca o Maya degli americani apriva l’orizzonte a una prospettiva nuova nel modo di intendere e vedere le cose.

Altro grande umanista del Quattrocento Cusano sostiene che la certezza è l’Amen il Cristo Gesù che ci conduce al di là delle schiavitù in una dimensione di un futuro libero dalle paure della morte in virtù della sua passione, morte e resurrezione. Cristo, nostra certezza, ci ha liberati dal peccato mortale e ci proietta in un futuro verde di pascoli per il suo gregge nel servizio di esso i discepoli possono trovare la verità.

Nel Cinquecento Bacone propone un nuovo metodo per la filosofia. Un Novum Organum che consta di una pars destruens: la demistificazione degli idoli, e dei simulacri; e una pars costruens la tavola delle presenze e delle assenze (tabula presentia et absentia) , sulla cui base raggiungere poi i primi risultati sperimentali alla ricerca della vera causa dei fenomeni (vindemmiatio). Il futuro che segue alla certezza dello studio dei fenomeni con metodo nuovo e induttivo è la vendemmia della verità. Come a ricordarci che3 solo chi resta nella verità da molto frutto.

Altro grande scienziato del Cinquecento è Galileo Galilei. Nel suo sperimentare “sensate esperienze e necessarie dimostrazioni” ha la certezza di matematizzare la fisica. Calcolando il moto dei corpi otteniamo la misura della velocità come prodotto dello spazio per il tempo. Applicando questi calcoli al cosmo possiamo trovare la forma del sistema solare. Alla certezza del calcolo matematico segue un futuro in cui scopriamo le cause dei fenomeni con rigore scientifico.

Nel Seicento Cartesio pone nel dubbio metodico la certezza di un Dio garante della verità del cosmo e della morale. Potrebbe essere iperbolicamente che c’è un demone che mi inganna pure su me stesso? Tornando al “si fallor ergo sum” di Sant’Agostino Cartesio modernamente afferma “Cogito ergo sum”. La certezza di Dio porta a un nuovo metodo scientifico valido universalmente. Valido cioè sia in campo morale che in campo scientifico perché razionale.

Pascal invece sembra porre il mistero quale certezza del cosmo. Nei suoi Pensieri Pascal scrive la realtà non si può comprendere senza investigare quei misteri che rendono come il sale più gustosi i cibi e quindi più interessanti la realtà. Ne consegue che il pensiero viene spronato a cercare la verità nei misteri di un Dio che attraverso annunzi, incontri, concettualizzazioni, pubblicazioni e riscoperte ci porta gioia perenne.

Nel Settecento Locke pone la sua certezza nell’esperienza. Non tutti gli uomini hanno la stessa esperienza, non tutti gli uomini ragionano secondo schemi mentali ideali comuni. Ecco la grande differenza con Cartesio la ragione è diversa e quindi ne segue un futuro in cui la tolleranza è fondamentale. Solo colui che tollera differenti pensieri, differenti sistemi politici, differenti culti e usi può vivere in pace con tutti.

Kant Immanuel, infine, pone la sua certezza meravigliosa nella libertà dell’uomo di fare del bene. Nella critica della ragion pura leggiamo infatti che solo chi fa il bene merita di entrare nell’immortalità dell’anima e quindi di raggiungere la felicità eterna nella contemplazione estatica di Dio all’infinito. Futuro dell’uomo libero è la felicità eterna alla quale in questa vita possiamo sperare.

 

Prof. Pietro Di Paola

 
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