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tetrapak poco riciclato

Post n°2266 pubblicato il 31 Agosto 2006 da rigitans
 
Tag: natura














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non potete immaginare i rifiuti che produciamo. e il bello è che quando possiamo far qualcosa per limitare i danni..non lo facciamo. i nostri nipoti ci malediranno, lo dirò sempre!!!

Commenti al Post:
bluwarrior
bluwarrior il 31/08/06 alle 19:21 via WEB
anche tra i rifiuti il ratto ingordo sa cosa sfruttare a scapito di chi non sa vedere oltre i suoi bisogni...ciao
 
sunking77
sunking77 il 31/08/06 alle 20:34 via WEB
Ciao Anche a me stà a cuore il problema dello smaltimento, ti invio a mo di commento un articolo che ho inviato giorni fa su luogocomune.net e ti invito sul mio blog: http://blog.libero.it/maurix69 a presto Un continuo movimento In questa vita così complicata, semplificare è lecito, tutto è così difficile, complesso, ingarbugliato che a volte si sente la necessità, come in matematica a fronte di un equazione troppo complessa, di ridurre, dividere per uno, semplificare appunto. La semplicità spesso viene contestata, intesa come atteggiamento superficiale ma a volte è l’unico modo per spiegare definitivamente le cose, in modo frettoloso ma sensato, banale ma convincente, semplice appunto. Per esempio: perché è stato assassinato J.F. Kennedy, perché era contro la guerra e voleva limitare fortemente i poteri della CIA, troppo semplice ma corretto, oppure: perché ancora non si conosce la verità sulla strage di Ustica, perché l’aeronautica italiana con ampie complicità ha coperto una operazione militare o paramilitare degli stati uniti in quella maledetta sera di giugno del 1980, troppo aleatorio ma “forse” vero. Senza quindi addentrarsi in prove testimoniali, perizie, dibattiti particolareggiati, in cui alla fine tutto può essere smontato e rimontato secondo i punti di vista più estremi, con semplicità e buon senso possiamo tirare fuori banalmente delle verità mai scritte; e allora qual è il segreto che governa la nostra esistenza, qual è la spiegazione per tutto quello che di drammatico stiamo vivendo ai giorni nostri – semplice – il ciclo continuo produzione-consumo, ovvero produco dunque genero dei beni, consumo quindi ne usufruisco, questo spiega tutto e cioè l’esigenza di produrre, intesa come motore immobile e perenne della nostra economia e la conseguente necessità di consumare sempre di più e sempre più velocemente, come essenza stessa del nostro stile di vita, un movimento continuo ed inarrestabile che genera un vero circolo vizioso che legittima - ad esempio - anche la necessità di esportare la guerra intesa come strumento economico che da un lato distrugge, per poter dare impulso alle produzioni e dall’altro apre a nuovi mercati per i consumatori di domani; dove si cancella e dove si riscrive, un po’ come la filosofia di Hegel, che sostiene come lo sviluppo ulteriore si fondi sulla negazione di se stesso. Questo movimento continuo sbaraglia anche in altri aspetti della nostra vita quotidiana, il clima per esempio, anche io mi ricordo che i record di calore esistono sin dalle nostre estati di bambino e che i telegiornali di agosto mandavano ciclicamente servizi di persone accaldate che si bagnavano nelle fontane delle città, però mi ricordo anche dei miei nonni che mi raccontavano che alla loro epoca si facevano il bagno nel Tevere, di cieli tersi e limpidi che oggi sono sempre più rari e onestamente non mi ricordo in nessun ufficio pubblico o casa privata l’esistenza dell’aria condizionata, bastava aprire le finestre per trovare sollievo, così come non mi ricordo di queste perenni velature caliginose sopra le nostre città, qualcosa è sicuramente cambiato è il continuo movimento che forse può spiegarci anche questo, le aree industriali sono aumentate, i boschi diminuiti certo ma il vero problema del rapporto produzione-consumo è capire dove abbiamo messo tutte le cose che abbiamo consumato fino ad oggi, nelle discariche abusive gestite dalla camorra, abbandonate in aree depresse o in forni di smaltimento, stoccate in balle itineranti o forse non ci siamo mai liberati dei nostri rifiuti, sono penetrati in noi, nelle falde acquifere dell’acqua che beviamo, negli strati afosi dell’aria che respiriamo, ma convincere chiunque che le polveri reflue delle plastiche chimiche del mio vecchio computer sono finite nell’insalata che mangio stasera forse è troppo complicato. Maurizio CERAUDO
 
bimbayoko
bimbayoko il 03/09/06 alle 13:33 via WEB
Che stiamo trasformando il pianeta in un'enorme discarica è una triste realtà...Temo che il futuro sia abbastanza grigio...baci e buona domenica,Yoko
 
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