Creato da: rosario71dgl il 09/03/2008
E' una bella prigione, il mondo. (Shakespeare, Amleto)
Voltaire
Post n°2369 pubblicato il 08 Maggio 2008 da rosario71dgl
Tag: Biografie
Voltaire nasce a Parigi il 21 novembre 1694; il suo vero nome è Francois-Marie Arouet. Figlio di una ricca famiglia borghese compie i primi studi presso i giansenisti e i gesuiti, acquisendo una solida formazione umanistica. Imprigionato una prima volta per alcuni versi irriverenti nei confronti del reggente, con lo pseudonimo di Voltaire scrive durante il soggiorno alla Bastiglia (1717-1718) la tragedia "Edipo", rappresentata con successo nel 1718, e il poema epico "La lega o Enrico il Grande" (1723), ripubblicato nel 1728 col titolo di "Enriade". Il felice momento si interrompe bruscamente a causa di uno screzio col cavaliere di Rohan, in seguito al quale viene costretto all'esilio in Gran Bretagna (dal 1726 al 1729). Il soggiorno londinese sarà fondamentale per la formazione intellettuale di Voltaire: la conoscenza della realtà politica e sociale britannica lo convince della necessità di una profonda riforma dello stato assolutistico e feudale della Francia. Ospite di Madame Émilie de Châtelet nel castello di Cirey, Voltaire scrive alcune tragedie ("Maometto", 1741-42; "Merope", 1743), porta a termine il trattato "Gli elementi della filosofia di Newton" (1738), attacco contro la fisica cartesiana, e dà inizio all'opera storiografica "Il secolo di Luigi XIV" (1751), oltre che al "Saggio sui costumi" (1756). Negli anni tra il 1749 e il 1753 Voltaire è a Berlino, ospite di Federico II di Prussia; qui, oltre a portare a termine "Il secolo di Luigi XIV", scrive il racconto filosofico "Micromega" (1752), ma a seguito di un litigio con Pierre Louis de Maupertuis, presidente dell'Accademia di Berlino, è costretto a lasciare la città. Soggiorna per qualche tempo a Ginevra e a Losanna, poi dal 1758 si stabilisce nel castello di Ferney. Qui, ormai ricco e famoso, Voltaire trascorrerà gli ultimi vent'anni della sua vita, divenendo un punto di riferimento dell'opinione pubblica illuminata di tutta Europa. Continua intanto a dedicarsi al teatro, curando egli stesso la rappresentazione dei suoi drammi all'interno del castello ("Tancredi", 1760; "Gli sciti", 1767, e altri) e persegue attraverso un'intensissima attività di polemista e pubblicista la sua battaglia contro ogni forma di superstizione e di fanatismo religioso, contro i privilegi politici e a favore di una maggior tolleranza e giustizia. Ritornato a Parigi nei primi mesi del 1778 per assistere alla rappresentazione della sua ultima tragedia "Irene" (1778), è accolto con un eccezionale tripudio di folla e viene incoronato con l'alloro. Voltaire muore a Parigi il 30 maggio 1778. Fondamentale per la conoscenza della sua personalità e della sua instancabile attività di divulgatore delle idee illuministiche e riformiste è il ricchissimo "Epistolario", ancora in parte inedito.
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