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FINALMENTE UN PO' DI HEAVY FOTTUTO METAL

Post n°66 pubblicato il 02 Giugno 2007 da marduk77

Allora finalmente è uscito qualcosa di davvero valido dall'inizio dell'anno...eccezion fatta per "Open Fire" degli Alabama Thunderpussy , nulla era riuscito a far uscire un po' di sangue dalle nostre orecchie. Ma adesso ci siamo. Però abbiamo dovuto attendere due mostri sacri: Megadeth e Ozzy Osbourne.

"United Abomination"  è un disco che,  anche se non raggiunge i fasti di fine anni 80-inizio 90, ci presenta la nuova formazione che pesca nel passato ma con delle sonorità senza dubbio al passo coi tempi e piacevolmente rinnovate. La voce di MegaDave è ancora quella da psicopatico come ai bei tempi, acida e potente allo stesso tempo. Già le prime due canzoni, che da sole valgono tutto il disco, la dicono tutta sulle intenzioni del gruppo: la volontà di tritare ossa con le chitarre e di maciullarle a colpi di batteria è evidente...non mancano però canzoni che strizzano l'occho a Youthanasia e ad atmosfere vagamente più raffinate. A parer mio nessuno si poteva aspettare, oggi, qualcosa di meglio dai Megadeth. Ottimo lavoro.

"Black Rain" ci presenta incredibilmente un Ozzy ancora urlante ed estramente vitale (forse con la voce fin troppo modificata al computer...) con delle canzoni che entrano in testa fin dal primo ascolto per non andarsene più per lungo tempo...il lavoro del mitico Zakk è egregio e piacevolissimo, sicuramente è lui la colonna portante e pare di trovarsi di fronte al seguito di "No rest for the Wicked", però anche in questo caso con sonorità modernissime e con un pizzico di elettronica che rende il tutto estramente godibile. Peccato per un paio di lenti molto noiosi, il disco è una sorpresa davvero inaspettata. Ah, la copertina della versione americana è stupenda, quella europea sa di poco....

Per concludere, due dischi che ci ricordano quanto il nostro cuore sia fatto di roccia dura e ricoperto di metallo pesante.

Solo un accenno all'ultimo di Marilyn Manson: sentito solo una volta, è una palla senza fine, canzoni lagnose come neanche aveva fatto in "Mechanical Animal" e che non hanno la minima continuità stilistica con lo stupendo "Golden age of Grotesque". Visto dal vivo in settimana, con le vecchie canzoni è un divertimento, le ultime sono davvero soporifere. Peccato per lo show piuttosto breve, però merita anche solo per vedere la seggiola enorme di circa 4 metri che mette alla fine sul palco.

 
 
 
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