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SERGIO COSMAI

Post n°143 pubblicato il 14 Marzo 2009 da libera_voce
 
Tag: Memoria

OGGI, 13 MARZO, MORIVA...
 
Sergio Cosmai (Bisceglie, 10 gennaio 1949 – Cosenza, 13 marzo 1985) è stato direttore di alcune case circondariali vittima di un agguato ad opera della 'Ndrangheta.
Laureatosi in giurisprudenza presso l'Università di Bari, fu vice direttore delle carceri di Trani, Lecce e Palermo e direttore di quelle di Locri, Crotone e Cosenza.
Nel capoluogo bruzio, dove arrivò nel settembre del 1982, si occupò della riorganizzazione dell'istituto di pena e della lotta contro la criminalità organizzata.
Cosmai si stava recando all'asilo per prelevare la figlia Rossella, di appena 3 anni, quando nel tratto della SS 19 che collega Cosenza a Roges (Rende) (ora via Cosmai), si affiancò alla sua Fiat 500 gialla un'autovettura dalla quale partirono undici proiettili calibro 38 che lo colpirono alla testa. Erano pressappoco le 14 del 12 marzo. Cosmai morì il giorno seguente durante il disperato ed inutile viaggio verso l'ospedale di Trani. Un mese dopo sarebbe nato il suo secondogenito Sergio. Per questo omicidio la Corte d'assise di Bari condannò all'ergastolo Nicola e Dario Notargiacomo e Stefano Bartolomeo. In appello, tuttavia, furono assolti per insufficienza di prove. Successivamente Dario Nortagiacomo raccontò le fasi del delitto: «Il direttore veniva controllato e le sue mosse spiate dal dall'abbaino che è sito sulla casa di Giuseppe Bartolomeo, a Bosco De Nicola. Con un cannocchiale si riusciva a seguirlo in tutti i suoi spostamenti».... Quella mattina, Giuseppe Bartolomeo segnalò a mio fratello Nicola quando Cosmai uscì dal carcere. Io e Stefano Bartolomeo aspettavamo nascosti a bordo di una Mitsubishi verde. Eravamo camuffati con barbe, baffi e parrucche. Lo vedemmo e ci avviammo. Quindi l'affiancammo. Io esplosi il primo colpo che non andò a segno. Però, il dottore aveva capito benissimo quello che stava accadendo e frenò di colpo. Allungai la mano e sparai ancora. Lui mise la retromarcia, cercò di fuggire, Bartolomeo tirò fuori una calibro 38. Sparò 2 o 3 colpi e poi me la passò. Io feci lo stesso. Mi avvicinai ma l'arma era scarica. Constatai, però, che Cosmai era immobile».
Al suo nome sono dedicate un'aula della Pretura, una strada ed una scuola della sua città natale e la via di Cosenza, teatro dell'assassinio.
Altre iniziative sono state intraprese per ricordarlo: Il Memorial di tennis "Sergio Cosmai" e un un concorso di poesie.
Tutta la società civile ricordi come accade per altri, Borsellino, Falcone e gli agenti della scorta, i martiri vittime della brutalità criminale e sia di monito a tutti i giovani che la legalità e le regole sono valori che vanno difesi strenuamente.

...E NOI LO RICORDIAMO

 
 
 
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