Creato da libera_voce il 03/03/2008

LIBERA VOCE

informazione libera e indipendente

 

 

ELENCO GIURIA

Post n°181 pubblicato il 09 Aprile 2009 da libera_voce
 

GIURIA DELLA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO

ANTONIO LANDIERI

Presidente di Giuria: professoressa DANIELA LUCARELLI

 

STEFANIA LANDIERI - sorella di Antonio Landieri, vittima di camorra

MARIA DE MARCO – assessore alla culture e alle pari opportunità dell’VIII municipalità di Napoli

FLAVIA TRAPANI – Membro del presidio Arzillo del comune di Volevera (TO)

MANUELA TRAPANI – Responsabile di Cascina Arzilla, bene confiscato alla mafia in Piemonte

DON ANDREA MANCINI – Responsabile della parrocchia di San Francesco (Novara)

DOMENICO ROSSI – Referente provinciale di Libera Novara

ANDREA ZUMMO – Membro dell’associazione ACMOS

DOMENICO CIPOLAT – Referete provinciale di Libera Biella

SALVATORE COPPOLA – Editore siciliano dell’omonima casa edtrice

MARIO GELARDI – regista teatrale

VINCENZO CASCINI – Membro dell’associazione ACMOS

FABIO GIULIANO – referente di Libera Napoli

CHIARA MARASCO – responsabile dell’inserto del Corriere del Mezzogiorno, Osservatorio sulla camorra e sull’illegalità

ANDREJ LONGO - scrittore

ALDO RAPE’ – attore e regista teatrale

ALDO BIFULCO – responsabile del circolo legambiente “La gru” di Scampia

PATRIZIA PALUMBO – Responsabile del progetto Dream Team e referente del Centro Hurtado

PAOLO DOMENICONI - Illustratore

MARINA DAMMACCO – referente del progetto Punta Corsara

DANIELA IENNACO -  Membro dell’associazione Chi rom…e chi no

COSIMO ALTERIO – Membro del progetto Mammut Napoli

ALICE ELIA – Membro del presidio “il Karma di Ulysses” Carmagnola Torino

ANGELA ELIA – professoressa responsabile del progetto scambio-soggiorno Scampia- Carmagnola

 
 
 

IMMAGINI DELLA STRAGE DI PIZZOLUNGO

Post n°180 pubblicato il 09 Aprile 2009 da libera_voce
 
Tag: Memoria

 

 
 
 

LA MAFIA A TRAPANI

Post n°179 pubblicato il 09 Aprile 2009 da libera_voce
 
Tag: Memoria

MAFIA E ANTIMAFIA

 
 
 

MARGHERITA ASTA

Post n°178 pubblicato il 09 Aprile 2009 da libera_voce
 
Tag: Memoria

Vent'anni fa la strage di Pizzolungo
"Mio fratello, una macchia sul muro..."

Intervista a Margherita Asta di Marco Nebiolo

«In questi giorni mi domando cosa mi stia succedendo. Credevo di essere più forte. Invece mi accorgo che più ne parlo più sento il dolore crescere. Da fuori non si vede, ma dentro so solo io quello che sento». La voce di Margherita Asta si incrina per l’emozione appena ripensa a quella mattina di vent’anni fa in cui, all’età di soli dieci anni, in un istante perse la madre Barbara e i fratelli minori, i gemellini Salvatore e Giuseppe, di sei anni. Tutti travolti e uccisi dalla violenza di Cosa Nostra, in quella che viene ricordata come “la strage di Pizzolungo”. Era il 2 aprile 1985.
Obiettivo dell’attentato era il sostituto procuratore di Trapani, Carlo Palermo: era per lui l’autobomba posizionata sul ciglio della strada che da Pizzolungo conduce a Trapani. Trasferitosi nel febbraio di quell’anno dalla Procura di Trento, dove si era distinto per alcune indagini importanti sul traffico d’armi e di stupefacenti, in poche settimane di lavoro si era guadagnato una condanna a morte dalla mafia. Una tragica fatalità, però, lo salvò: la sua auto incontrò lungo il tragitto l’utilitaria guidata da Barbara Asta e la superò proprio nel punto in cui i sicari avevano posizionato la vettura con l’esplosivo. Noncuranti dell’ostacolo imprevisto, gli assassini premettero comunque il pulsante, sperando di raggiungere l’obiettivo: la mafia non dà alcun valore alla vita umana, specie a quella di chi costituisce un intralcio alla realizzazione dei suoi interessi. Carlo Palermo fu solo ferito, mentre la mamma e i bambini fecero da scudo e furono dilaniati.
Fu una strage di innocenti, figlia di una strategia terroristica che avrebbe raggiunto il culmine nelle stragi del ’92 e che ebbe il suo prologo in quella del 29 luglio 1983, a Palermo: un’autobomba parcheggiata davanti al palazzo in cui risiedeva Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione di Palermo, uccise, oltre al magistrato e ai carabinieri della scorta Mario Trapassi ed Edoardo Bartolotta, anche Stefano Lisacchi, l’inerme portiere dello stabile. Un’altra vittima collaterale di una guerra nella quale, spesso, i semplici cittadini non credono di poter essere coinvolti.
Carlo Palermo fu profondamente scosso da quella tragedia. Se il piano fosse andato a buon fine, sarebbe stato il secondo magistrato assassinato a Trapani in due anni: il 26 gennaio 1983 era caduto a colpi di mitragliatrice Gian Giacomo Ciaccio Montalto, che indagava sulle potenti cosche dell’eroina. Poco tempo dopo l’attentato, Palermo lasciò la magistratura e la Sicilia.
Margherita Asta ricorda tutto di quel giorno. Far sì che non si dimentichi fa parte del suo impegno quotidiano, da quando con l’associazione Libera cerca di promuovere, specie tra gli studenti, la cultura della legalità e dell’antimafia.
Margherita, cosa ricordi di quel giorno?
Che mi salvai per una pura coincidenza. Invece di andare a scuola con mia madre come al solito fui accompagnata da una vicina di casa e passai sul luogo dell’attentato un quarto d’ora prima dell’esplosione. Dopo poco mi venne a prendere la segretaria di mio padre, senza spiegarmi il motivo. Non mi feci particolari domande, mi insospettì solo il fatto che per tornare a casa facemmo un giro molto lungo, e durante il percorso notai la presenza di molti posti di blocco.
Giunta a casa la sorella di mia madre mi comunicò cosa era successo. Non realizzai in che modo fossero morti. Poi, andando ai funerali il giorno dopo, facemmo la strada che passa da Pizzolungo e passammo sul luogo dell’attentato. Andando in chiesa nel primo pomeriggio avevo notato solo il cratere in terra creato dall’autobomba. Ma al ritorno vidi un particolare che ancora adesso mi fa soffrire particolarmente. Una macchia di sangue sulla parete di una abitazione. Mio padre mi spiegò che era stato il corpo di uno dei due fratellini, scaraventato contro quella casa. Solo una parte del corpo, in realtà, perché i tre cadaveri furono dilaniati e ne rimase ben poco. Furono ricomposti per modo di dire, c’era ben poco da ricomporre.
Qual è l’emozione prevalente in te quando ti guardi indietro? Rabbia, rancore?
Impotenza. Perché non potrò sapere mai chi è stato a pigiare il pulsante.
Non esiste una verità processuale sulla strage?
Per quanto riguarda i mandanti c’è un processo in corso nel grado di appello. L’anno scorso sono stati condannati Di Maggio, Virga e Riina. Per quanto riguarda gli esecutori, in primo e secondo grado sono stati condannati Gioacchino Calabrò, Vincenzo Milazzo, Filippo Melodia. Ma la sentenza è stata cassata nel ’91 perché gli imputati non avrebbero commesso il fatto. Tra quei giudici c’era Corrado Carnevale (l’ex Presidente della Iª sezione della Corte di Cassazione noto negli anni 80 e 90 come “l’ammazzasentenze”, nda.).
Le istituzioni ti sono state vicine? In che modo?
Mi sono sentita abbandonata. Sono passati vent’anni e ancora sul luogo dove una famiglia è stata distrutta non c’è nulla che ricordi la strage, se non una stele realizzata a nostre spese l’anno dopo. L’area è tutta piena di erbacce, si limitano a pulirla prima delle celebrazioni annuali, perché le autorità devono venire a fare la solita passerella. La volontà politica di ricordare quella tragedia è mancata. Forse perché sono morti semplici cittadini, non giudici o politici.
Che rapporto hai avuto con Carlo Palermo?
Con lui ha tenuto i rapporti mio padre, che è morto nel 1993. Da allora non ci siamo più sentiti: ho provato a chiamarlo l’anno scorso in occasione dell’anniversario, ma non sono riuscita a combinare un incontro. Credo che Palermo faccia ancora molta fatica a ripensare a quei giorni.
Cos’era per te la mafia prima dell’attentato?
La sentivo come una cosa lontanissima dalla mia famiglia. In quel periodo di mafia in Sicilia se ne parlava eccome, anche se con accenti diversi. Il sindaco di Trapani, qualche giorno dopo la strage, disse che la mafia non c’era. Ma chi aveva disintegrato i miei famigliari?
Oggi sei impegnata con l’associazione Libera come responsabile per i comuni di Trapani ed Erice: nella tua attività di formazione e di educazione alla legalità nelle scuole, che messaggio cerchi di fare passare ai ragazzi?
La mafia non colpisce solo i suoi avversari diretti, giudici, forze dell’ordine, politici, giornalisti, ma può colpire chiunque. Mia mamma stava accompagnando i miei fratellini a scuola, non stava facendo altro. E la nostra famiglia non aveva mai avuto nulla a che fare con la mafia, neanche lontanamente. E poiché tutti possiamo essere colpiti, ognuno di noi deve impegnarsi a combatterla, senza delegare questo impegno alla magistratura e alla polizia. I ragazzi sono molto sensibili a questi ragionamenti, molto più degli adulti.
Quando incontri i famigliari di altre vittime di mafia, cosa vi dite?
Cerchiamo di non piangerci addosso e di pensare in positivo. Anche se il dolore è grande e non ti abbandona, reagire è una necessità.

 
 
 

MOSTRA ANTICAMORRA

Post n°177 pubblicato il 09 Aprile 2009 da libera_voce

L'associazione VO.DI.SCA. presenta,
in collaborazione con Libera e Nomafia Zone

Se la paura fa 90 la dignità fa 180

Mostra anticamorra
illustrazioni, fumetti e vignette contro l'oppressione dei clan

 

inaugurazione spazio-esposizione Auditorium di Scampia, in viale della Resistenza comp.12 (Scampia-Napoli)

Data inaugurazione dello spazio 5 maggio 2009 ore 11.00 (Conferenza stampa)

Mostra 5 - 12 maggio

BANDO

Vodisca è un'associazione nata dalla morte di Antonio Landieri, 25enne disabile, ucciso a Scampia dalla camorra in un aggutato. Vittima innocente di una sanguinosa faida. Da allora Vodisca promuove sul territorio azione legate strettamente ai temi della legalità e del contrasto alle mafie. Azioni culturali e pedagogiche, dal teatro alle presentazioni di libri. Nel grigiore del quartiere, dove regnano droga e cemento, portare illustratori da tutta l'Italia con i loro contorni e colori, ci è sembrato un atto eretico. Un'iniziativa culturale, artistica, viva, gratuita, aperta a tutti. Una mostra lontana dalle camionette dell'esercito per strada. Non è un museo quello che tentiamo di fare, ma l'avvicinimaneto di bambini comuni a temi della legalità attraverso l'arte. Oltre a questa possibilità c'è la voglia di rendere questo quartiere deriso dalla camorra e martoriato dai giornali, un polo culturale. C'è la voglia di rendere l'Auditorium di Scampia, già fortemente vivo per gli impegni teatrali e non, uno spazio aperto a tutti gli artisti della città e della nazione. Fotografi, scultori, pittori, fumettisti e altro. Uno spazio aperto in modo permanente.

LA MOSTRA SI DIVIDERA' IN TRE SEZIONI

La partecipazione alla mostra è gratuita. Le opere inviate saranno selezionate dall'associazione Vo.di.Sca, le opere in ogni caso non saranno restituite. Le opere propost dai partecipanti non verrà ceduta a terzi, non perderanno la paternità dell'autore, non saranno utilizzate per nessun motivo a scopo di lucro. Gli autori possono mandare più opere alla mostra, anche in diverse categorie. Si prevede che la mostra possa spostarsi in altri punti della città, mantenendo le sue originarie caratteristiche. E' possibile che opere ritenute di particolare bellezza o intenso significato per la terra di Scampia, possano entrare a far parte dell'arredo del teatro-Auditorium. Gli autori possono in ogni caso, specificando le proprie motivazione, ritirare l'opera dalla mostra. Dimensioni, tecniche e materiali possono essere scelti dagli autori senza nessua restrizione.

Le tre sezioni avranno come tema la lotta alla camorra, con particolare riferimento alle vittime di mafia e allo sfruttamento dei bambini per traffici illegali.

 

1 sezione VIGNETTE

2 sezione FUMETTO

3 sezione TAVOLE E/O QUADRI

Le opere dovranno prevenire improrogabilmente entro il 20 aprile, con raccomandata A/R o posta celere alla c.a. di Rosario Esposito La Rossa al seguente indirizzo via Andrea Pazienza 25, 80144 Napoli. Farà fede il timbro postale. Gli autori dovranno indicare sul retro dell'opera nome e cognome e inviare su foglio a parte, titolo dell'opera, tecnica utilizzata, nome, cognome, indirizzo, recapito email e telefonico e breve curriculum.

Per la SEZIONE n°1 si chiede all'autore da una a tre vignette singole o una striscia orizzontale composta da più vignette (minimo due massimo quattro) in bianco e nero o a colori, formato massimo A3;

Per la SEZIONE n°2 si chiede l'invio di un fumetto narrato con un numero di tavole dal minimo di uno al massimo di tre, in bianco e nero o a colori, formato A3 in verticale su cartoncino. I fumetti dovranno riguardare specificamente storie legate alle vittime di camorra quali Antonio Landieri, Don Pugliesi, Giancarlo Siani, Attilio Romanò, Annalisa Durante, Gelsomina Verde; o altre storie tristemente note a scelta dell'artista.

Per la SEZIONE n°3 le illustrazioni potranno essere realizzate da un minimo di una ad un massimodi tre opere, con qualunque tecnica, formato a piacere, su tela o cartoncino. Si chiede di allegare ad ogni opera una breve spiegazione di semplice lettura per bambini, che sarà affissa al fianco di ognuna.

EVENTUALI PUBBLICAZIONI

SEZ 1: Preve la realizzazione di una mostra virtuale su apposito sito realizzato per l'occasione. Un modo per utilizzare la rete e la satira in contrasto alle mafie. Si valuterà se realizzare un albo che contenga tutte le opere della mostra.

SEZ 2: Gli autori potranno allegare al fumetto breve una storia più lunga che poi si valuterà se sceneggiare e trasformare in albo a fumetti.

SEZ 3: Gli autori possono inivare in allegato all'opera un racconto, o una fiaba, o una favola, che poi si valuterà se trasformare in un libro per bambini da illustrare.

***

Gli autori che al termine della mostra desiderino realizzare nello spazio dell'auditorium un'esposizione personale delle proprie opere potranno farlo gratuitamente purchè non a scopo di lucro. Per una durata massima di tre settimane.

Gli autori che hanno all'attivo già pubblicazioni potranno richiedere gratuitamente all'associazione presentazioni del proprio libro nell'Auditorium o in altri spazio-incontri della città. La richiesta non preclude la sicura realizzazione dell'evento, siccome realizzato in collaborazione con terzi.

per maggiori informazioni

email: vodisca@gmail.com

cell: 3384384615 (Lena)

VI PREGHIAMO DI FAR CIRCOLARE QUESTO BANDO TRA I VOSTRI CONTATTI

 

 
 
 

STRAGE DI PIZZOLUNGO E CALOGERO CANGELOSI

Post n°176 pubblicato il 07 Aprile 2009 da libera_voce
 
Tag: Memoria

L'ASSOCIAZIONE VODISCA A CAUSA DI IMPEGNI LEGATI AD ATTIVITA' FUORI SEDE, SI SCUSA PER NON AVER SEGNALATO IL GIORNO 2 APRILE, NELLA RIBURICA "OGGI MORIVA...E NOI LO RICORDIAMO" CALOGERO CANGELOSI E LE VITTIME DELLA STRAGE DI PIZZOLUNGO SCOMPARSE TRAGICAMENTE IL GIORNO 2 APRILE
PER TANTO, CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO E RIMEDIAMO CON QUESTA MAIL
 
OGGI, 2 APRILE, MORIVANO...
 
Con la strage di Pizzolungo la mafia intende uccidere il sostituto procuratore Carlo Palermo, trasferitosi da Trento a Trapani nel febbraio del 1985 per seguire le indagini su un traffico di armi. Il 2 aprile del 1985, sulla strada statale che attraversa Pizzolungo, posizionata sul ciglio della strada statale, un'autobomba è pronta per l'attentato al sostituto procuratore Carlo Palermo. In prossimità dell'auto carica di tritolo l'auto di Carlo Palermo viene superata da una utilitaria. L'autobomba viene fatta esplodere comunque nella convinzione che sarebbe saltata in aria anche l'auto di Carlo Palermo.
L'utilitaria invece fa da scudo all'auto del sostituto procuratore che rimane solo ferito. Nell'utilitaria esplosa, muoiono dilaniati Barbara Asta e i due figli gemelli Salvatore e Giuseppe.
Con il giudice Carlo Palermo rimangono feriti anche i tre agenti della scorta, La Porta Salvatore, Raffaele Mercurio e Antonio Ruggirello. Nel 2004, in primo grado sono stati condannati Balduccio Di Maggio, Vincenzo Virga e Riina quali mandanti della strage. Per quanto riguarda gli esecutori, in primo e secondo grado sono stati condannati Gioacchino Calabrò, Vincenzo Milazzo, Filippo Melodia. Ma la sentenza è stata cassata nel ’91 perché gli imputati non avrebbero commesso il fatto. Tra quei giudici c’era Corrado Carnevale.

Calogero Cangelosi (2 aprile 1948), esponente del Partito Socialista Italiano e sindacalista, segretario della Camera del Lavoro di Camporeale

PER L'AFFETTO CHE CI LEGA ALLA FAMIGLIA ASTA E IN PARTICOLARE A MARGHERITA, CON LA QUALE ABBIAMO TRASCORSO MOMENTI IMPORTANTI IN TERRA POLACCA, VODISCA PUBBLICHERA' SUL SUO SITO NUMEROSE INTERIVSTE E DOCUMENTI RIGUARDANTI LA STRAGE DI PIZZOLUNGO

 
 
 

IN MEMORIA DI GIANCARLO SIANI

Post n°175 pubblicato il 07 Aprile 2009 da libera_voce
 

Fortapàsc

 

Un film di Marco Risi. Con Libero de Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Massimiliano Gallo, Ernesto Mahieux.Drammatico, durata 108 min. - Italia 2008. - 01 Distribution data uscita 27/03/2009.
Cronaca della morte annunciata di un giornalista napoletano nell’avamposto armato della camorra

Giancarlo Siani è un giovane praticante, impiegato “abusivo” per il Mattino col sogno di un contratto giornalistico e di un’inchiesta incriminante contro i boss camorristi e i politici collusi. Lucido e consapevole, Siani si muove tra Napoli e Torre Annunziata, un avamposto abbattuto dal terremoto e frequentato dagli scagnozzi armati di Valentino Gionta. Indaga, si informa, verifica i fatti e poi scrive pagine appassionate e impetuose sui clan camorristi e sulla filosofia camorristica. Era il 1985 quando Vasco Rossi cantava “ogni volta che viene giorno” e un giornalista di ventisei anni moriva assassinato per “ogni volta che era stato coerente”. Gli ingredienti per realizzare l’ennesima agiografia di una vittima (dimenticata) della camorra c’erano tutti. C’era la vicenda personale di Giancarlo Siani, c’erano gli Ottanta, quelli dei tangentisti e dei faccendieri, delle commesse e della corruzione, delle spese inutili e della burocrazia gonfiata, degli omicidi del generale Dalla Chiesa, c’era un Paese sordo alle idee di Siani che scriveva (e lavorava) per un’Italia migliore, c’era l’inevitabile sacrificio finale. Ma Marco Risi non ha realizzato un altro film sulla camorra, concentrandosi esclusivamente sulle tappe di avvicinamento di Siani prima a una consapevolezza di sé e della lotta politica, poi a una strategia letteraria e provocatoria. La camorra è in ogni gesto di chi si oppone a Siani, in ogni silenzio indifferente, nelle grottesche indagini dei carabinieri, nella “clemenza” della magistratura, nelle assurde pratiche rituali di “guappi” spietati e armati, che intendono porre la corruzione e la violenza come norma fondamentale di convivenza sociale. Risi, all’interno del medesimo spazio (Torre Annunziata), distingue due campi contrapposti, determinando il fronteggiarsi delle due parti: i villains che utilizzano la forza della pistola per ascendere l’empireo della carriera camorristica, l’eroe che avvia la sua opera di progressiva e inarrestabile bonifica dell’illegalità con la macchina da scrivere, puntando sul valore della persuasione. Sullo sfondo c’è Napoli e l’isteria collettiva che circondava nel 1985 Maradona, involontario capopopolo, occasione di riscatto, speranza di rivalsa calcistica e sociale, sul ricco Nord da parte del garzone del macellaio e di una città pronta ad osannare e a stritolare. Napoli come corpo corruttore e Napoli generatrice di “antidoti” capaci di riequilibrare moralmente l’ordine esistente. Napoli, ancora, sede del “Mattino”, che invia in un polveroso avamposto battuto dai fuorilegge un giornalista eroico, immagine della possibilità di progresso e fertilità contro l’aridità e l’improduttività dell’arroganza. Dopo il vuoto e la degradazione giovanile dei suoi ragazzi fuori, che hanno la Lazio come sommo ideale, che alimentano la loro forza con un linguaggio osceno, che scelgono la via dell’omologazione passiva e che hanno bisogno del branco per riconoscersi, il regista milanese si concentra su un ragazzo solare senza lati oscuri, isolato dai politici di palazzo in un non luogo sventrato e svuotato per essere riempito dall’eccitazione del business e poi affondato nei liquami chimici. Se il Maradona di Risi (Maradona – La mano de Dios) non ha mai smesso di cercare il suo pallone, Siani non ha mai smesso di cercare la verità e di morire per questo giovanissimo dentro la sua Citroën Mehari e sotto il cielo di Napoli. Risi coglie l’importanza della solitudine in cui viene abbandonato Siani e la spirale dentro cui viene fatto scivolare lentamente fino al massacro del settembre ’85. Con la linearità di un cinema che non ha tesi da dimostrare ma una bruciante urgenza di raccontare, Fortapàsc mette in piazza una classe politica che mira alla propria autoconservazione, una società incivile che chiede la legittimazione di essere incivile e un giornalismo (impiegatizio) che continua a ignorare le proprie responsabilità nel degrado sociale, etico, linguistico e culturale del Paese.

 
 
 

TOUR PRIMAVERILE

Post n°174 pubblicato il 02 Aprile 2009 da libera_voce

MINI TOUR "AL DI L' DELLA NEVE"
 
Comunichiamo le date e gli incontri del mini tour che i ragazzi di VODISCA intraprenderanno dal 3 aprile al 5 aprile a Vercelli, Torino e al Festival Interazionale di giornalismo di Perugia.
 
3 APRILE - VERCELLI
 
ore 11,00 presso l'Istituto di scuole secondarie superiori Lanino di Vercelli, presentazione di "Al di là della neve" e incontro con gli studenti
 
ore 14,00 intervista ai ragazzi di Vodisca presso la radio dell'università del Piemonte Orientale
 
ore 17,00 Vodisca incontra una delegazione degli studenti di Vercelli e degli scout
 
ore 21,00 presso il Salone dugentesco, spettacolo dei ragazzi di Vercelli ispirato al libro di Rosario Esposito La Rossa e frammenti del reading curato da Mario Gelardi "Al di là della neve"
 
4 APRILE - TORINO
 
ore 12,00 presso i campetti River Mosso "Partita della legalità" tra piemontesi e campani
 
5 APRILE - PERUGIA
 
ore 10.30  presso l' Hotel Brufani, piazza Italia 12, Perugia   www.festivaldelgiornalismo.com
Una storia ancora da raccontare: Giancarlo Siani
Intervengono Lirio Abbate, Alessandro Cataldo, Pasquale D’Alessio, Rosario Esposito La Rossa, Ottavio Lucarelli, Roberto Morrione, Mario Orfeo e Paolo Siani
La terza edizione del premio giornalistico “Una storia ancora da raccontare”, organizzato dal Festival Internazionale del Giornalismo in collaborazione con l'Associazione Ilaria Alpi, è dedicato quest’anno a Giancarlo Siani, il giornalista del quotidiano Il Mattino, ucciso a Napoli il 23 settembre 1985 all’età di 26 anni.

 
 
 

CATALDO TANDOY

Post n°173 pubblicato il 30 Marzo 2009 da libera_voce
 
Tag: Memoria

OGGI, 30 MARZO, MORIVA...
 
Cataldo Tandoy (30 marzo 1960), ex capo della squadra mobile di Agrigento, ucciso da Cosa Nostra.
 
...E NOI LO RICORDIAMO

 
 
 

CALOGERO COMAJANNI

Post n°172 pubblicato il 28 Marzo 2009 da libera_voce
 
Tag: Memoria

OGGI, 28 MARZO, MORIVA...
 
Guardia giurata, viene ucciso la mattina del 28 marzo 1945 a Corleone (Pa). La sua colpa era stata quella di arrestare un boss in erba del calibro di Luciano Liggio.

...E NOI LO RICORDIAMO

 
 
 

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