Creato da: ruconcon il 25/07/2005
Sul ritmo della pachanga i ricordi di un giovane 'rivoluzionario'

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« I contadini.Allucinazione. »

Entusiasmo.

Post n°28 pubblicato il 09 Novembre 2005 da ruconcon

Avevo vissuto il primo approccio della sinistra verso la rivoluzione cubana; per sostenerla -  credevo allora - o per inglobarla nel sistema comunista e controllarne l’allargamento, per imitazione, al continente sudamericano, come mi suggerisce il senno critico del poi? Qualcuno ha scritto che un ventenne deve essere rivoluzionario, sennò non sarebbe veramente giovane. Io ero giovane e mi sentivo rivoluzionario, come avevo imparato dal compagno Alberto Jacometti: noi socialisti siamo rivoluzionari perché vogliamo abbattere il capitalismo e cambiare la società, ma la rivoluzione non implica lotta armata e tanto meno dittatura, socialismo e democrazia sono inscindibili; il marxismo è la base teorica della lotta rivoluzionaria e il leninismo invece mira solo alla conquista del potere del partito comunista.
L’età giovane può giustificare il non saper vedere, o essere attenuante della colpa di non aver voluto capire? Perché l’entusiasmo rivoluzionario non consente di sviluppare l’analisi dei punti critici percepiti? Ma è giusto così e non è possibile diversamente; l’analisi vuole calma, distacco, freddezza e la giovinezza è invece calore, passione, sentimento, magari anche dolore. Chi nota tutti i difetti della persona amata e li pesa e li giudica, non è giovane, o non è davvero innamorato.
Nella fabbrica metallurgica dove avevo portato il mio sentimento di amicizia e solidarietà non era comparso il sindacato; capisco - ora - che era un chiaro, brutto segnale.
Cosi, col senno di oggi, vedo l’inutilità del gesto di salutare a pugno chiuso al comizio di Castro, dimostrata dall’indifferenza dei comunisti presenti. Ma provo anche pena per loro, che le scuole di partito privavano del calore di un cuore giovane.

 

 
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