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Sagome d'ira
Post n°3 pubblicato il 23 Gennaio 2006 da fawn1981
Non è certo questo il modo giusto di comunicare con me. Mi stai allenando a farti del male, o cos' altro? Sono chiusa in una stanza che sta per esplodere. Padrona della propria superbia, e dannatamente ostile al mondo. Guardo gli anditi: sorrisi di scherno accompagnano il mio deciso avanzare, mentre tiro all'indietro le unghie per gioco, ed il timido cielo si fa di latte. La dimora è spoglia, ormai rasa al suolo e bruciata. Tocco il ruvido del nero nelle fondamenta, soffio sulle ceneri e mi immergo nell'abisso. Sott'acqua, da sola, in una notte d'inverno. Non lascio che una mano dia conforto all'altra, cerco l'uscio raschiando con un coltello tra gli scogli, ed impreco quando vedo, dal fondo, la luce fioca toccare il pelo dell'acqua. Il mio viso è sparito; non lo porto più con me. Ho fatto dei miei arti l'arte del potere. Mi inginocchio allo specchio che non vedo. Non ho sede nè sembianze, avanzando tra i rigurgiti del mare e le immobili onde di lava secca. Stringo i pugni alle cose, le idee ai pugni. Chi parla non c'è, non ci sarà, o non c'è più da lunghi anni. Trovo il sole nell'acre odore di sangue, ad intimare il cielo di star fisso. Niente mi assolve. Ostacoli cupi, ovunque volti il mio corpo; mi rivolgo alla tentazione che ha gettato silenzi tra le sue catene, mi dissolvo tra le schegge di un canyon che non ambiscono al liquido vitale. Sono ombra, e non mi curo delle impressioni. Il mio corpo fa male. Non so parlare a enti, persone, ambienti. Smembro la terra con i denti, nutrendomi avidamente dell'ultimo briciolo della sua voce. Respingo la tuta protettiva del suono. Le mie orecchie sono fuse con gli altri sensi, e non li avverto distinti dall'esterno. Mi compiaccio della devastazione. Le briciole sono dissolte sui fondali. Non ho uno sguardo da donare a chi mi attraversa. Non sto comunicando. Tu hai dirottato le mie voci, hai stregato il mio puro cercare, facendo ansimare le stanze. Ed ora sono mie. Tutto, è mio. La tua voce, il tuo sussulto, il tuo dannato mare azzurro e brillante, le tue carezze al vento, il tuo reale, ed ogni meta. Graffiio le mura fino a renderle ruvide. Bel miracolo; sei seduto e tremi. Prigioniero, non ti dimenare: mi stai irritando. Il cupo riquadro immortalerà i tuoi silenzi. Qui il reale è l'assente. Il mondo capovolto, si condensa rapido sul tuo volto. E' ghiaccio tra le nubi, fuoco tra le forze gravitazionali. Non mi stai capendo. Tu non sai.
Lidia Pisano (NB: potete copiarlo e postarlo, ma completo di nome autore e di questo NB)
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