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once upon a time : il vecchio e il mare

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THE WALL

Post n°16 pubblicato il 15 Aprile 2012 da saltwater57

Così  come  più  volte denunciato  su questo  blog  (vedi anche post n° 2 del 17 feb 2012, n° 6 del 27 feb 2012 e n°10 del 11 marzo 2012) e dall'Unione Sindacale dei Capitani di Lungo Corso - Comandanti e Direttori di Macchina - Federmanager - di Genova, si ritorna a parlare del doloroso argomento:

 

Di amianto si muore, a giudizio dirigenti Fincantieri e Tirrenia

Articolo de "Il Messaggero marittimo" (6 aprile 2012)             

Con il rinvio a giudizio di tre ex dirigenti della Fincantieri di Palermo accusati di omicidio colposo e lesioni gravissime, si compie un ulteriore, significativo passo in avanti nella tristissima vicenda delle migliaia di lavoratori colpiti dall’inesorabile mesotelioma pleurico dopo essere stati colpevolmente posti a contatto con materiali di amianto, un minerale usato con dovizia e disinvoltura fino all’inizio degli anni novanta, sia nell’edilizia che nella navalmeccanica, come in diverse altre specialità. Il processo si svolgerà di fronte alla prima sezione del Tribunale monocratico di Palermo a partire prossimo 6 Giugno mentre altri due tronconi sono in fase di dibattimento. Secondo l’accusa, i dirigenti dello stabilimento navalmeccanico siciliano non avrebbero adottato le misure di sicurezza previste dalla legge rendendosi responsabili della morte e dei danni patiti dagli operai che, per essere stati esposti all’amianto, hanno contratto forme tumorali gravissime e, in diversi casi, addirittura letali. I tre imputati, Luciano Lemetti, Giuseppe Cortesi e Antonino Cipponeri, che sono stati già condannati in un altro processo, si sarebbero, sempre secondo l’accusa, resi responsabili della morte e dei danni subiti dagli operai  «non avendo adottato le misure di sicurezza previste dalla legge».

Il processo di Palermo segna un punto a favore anche per l’appassionato impegno profuso da Giovanni Aiello nel tentativo di dare voce alla sterminata schiera di quanti hanno avuto la vita e la famiglia frantumata per aver dovuto lavorare a contatto più o meno diretto con il terribile minerale. Giovanni Aiello è figlio di Pietro, deceduto per cancro al polmone (mesotelioma pleurico) dopo nove mesi di inenarrabili sofferenze derivate dall’aver prestato per una quarantina d’anni la propria opera a bordo delle navi della Tirrenia di Navigazione, la ex flotta di Stato che, come risulta, impiegava largamente fibre di amianto nelle proprie costruzioni fino a poco più di una ventina di anni or sono, senza contare che le navi tenevano fra le dotazioni antiincedio anche tute di quel minerale che venivano periodicamente indossate dai marittimi per le esercitazioni di emergenza. Avvalendosi dell’assistenza legale dell’avvocato Pietro Gambino e supportato in questa sua battaglia anche dall’”Ona” (Osservatorio Nazionale Amianto), la famiglia Aiello si è rivolta alla Procura della Repubblica del capoluogo siciliano chiamando in causa gli amministratori e i responsabili della sicurezza della compagnia Tirrenia e si sta adoperando per sensibilizzare la pubblica opinione affinché venga raccolto sulla materia il maggior numero di testimonianze possibile nell’intento ultimo di rendere a quelle povere vittime del lavoro una giustizia doverosa, se pur tardiva.  L’azione della famiglia Aiello è volta anche a sanare talune assurdità legislative, fra cui quella contenuta nel decreto ministeriale del 27 Ottobre 2004 sui benefici previdenziali per i lavoratori esposti al rischio di amianto che esclude in maniera a dir poco assurda i lavoratori del mare. Mentre, infatti, i benefici vengono paradossalmente riconosciuti a categorie come quelle dei lavoratori dei porti, degli agenti marittimi, degli spedizionieri e di coloro, insomma, che hanno operato negli ambiti portuali e che solo saltuariamente sono saliti sulle navi, a differenza di quanti, invece, come i marittimi, sono vissuti a bordo per anni, mese dopo mese, ventiquattro ore su ventiquattro. Il mesotelioma pleurico è un tumore maligno che attacca la pleura e la comunità scientifica concorda nel ritenere che esso debba essere attribuito unicamente all’amianto (fonte anche di altri tumori meno noti), escludendo il fumo e altre cause similari. Sarebbe davvero tempo che i governi romani mostrassero una maggiore sensibilità verso la salute e il benessere dei lavoratori del mare impegnandosi a modificare una buona volta la disciplina contenuta nel decreto ministeriale 27 Ottobre 2004 includendo i marittimi fra le categorie a rischio amianto.  

 

 
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