DEPRESSIONE

Post n°4 pubblicato il 12 Maggio 2006 da localhost06
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Cari amici, oggi vorrei continuare con il motivo principale per cui ho cominciato questo blog;

                            “la differenza tra salute e malattia mentale”.

Oggi vorrei palare della DEPRESSIONE .La depressione è un disturbo sicuramente diffuso tra la popolazione generale e quindi molto ben conosciuto.
Sembra, infatti, che ne soffra dal 10% al 15% della popolazione, con una diffusione maggiore tra le donne.
Generalmente chi ne soffre mostra un umore depresso, una marcata tristezza quasi quotidiana e tende a non riuscire più a provare lo stesso piacere nelle attività che provava prima. Le persone che soffrono di depressione, si sentono sempre giù, l’umore ed i pensieri sono sempre negativi. Sembra che presentino un vero e proprio dolore di vivere, che li porta non riuscire a godersi più nulla.
Oltre a questi sintomi primari, normalmente succede che le persone che soffrono di questo disturbo ne presentino altri, quali:
un appetito aumentato o diminuito;
un aumento o una diminuzione del sonno;
spesso un marcato rallentamento motorio o, al contrario, una marcata agitazione;
una marcata affaticabilità;
una ridotta capacità di concentrarsi;
una tendenza molto forte ad incolparsi, a svalutarsi;
pensare al suicidio.

Chi soffre di depressione può soffrirne in modo ACUTO (cioè presenta delle fasi di depressione molto acute ed improvvise, che magari tendono a scomparire da sole o con una terapia) oppure soffrirne costantemente, anche se in forma leggera, con alcuni improvvisi momenti di peggioramento.
Spesso i parenti spronano chi ne soffre a reagire, a sforzarsi. Questo ovviamente in buona fede, senza rendersi conto che ciò tende a far sentire chi ne soffre ancora più in colpa.
L’atteggiamento migliore da tenere è quello di aiutare gradatamente chi ne soffre a riprendere le proprie attività, assumere un'adeguata terapia farmacologica ed intraprendere una psicoterapia cognitivo comportamentale.

La terapia cognitivo comportamentale si è dimostrata efficace per il trattamento della depressione. 
Da un lato si cerca di modificare i pensieri che possono sostenere la depressione. Ad esempio le persone che ne soffrono tendono ad avere un ipercriticismo verso se stessi, tendono ad accusarsi oltre ogni evidenza,        tendono a notare maggiormente gli eventi negativi nelle situazioni quotidiane

La terapia aiuta la persona a sviluppare una modalità di pensiero più equilibrata e razionale. 
Dall’altro lato si aiutano le persone a costruire migliori abilità per affrontare le difficoltà quotidiane, che probabilmente hanno portato la persona ad essere depressa. Così, ad esempio, si può insegnare alla persona modalità comunicative più efficaci o strategie per risolvere i problemi nei quali si trova coinvolto.
La terapia quindi invita la persona a riprendere gradualmente le attività che sono state abbandonate, magari cominciando da quelle più piacevoli, a sviluppare comportamenti più funzionali per risolvere i propri problemi, a pensare in modo più equilibrato e razionale.

Ma non bisogna dimenticare di associare anche un adeguata terapia farmacologia consigliata da un bravo neuropsichiatria.

 

 

 
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PER BRUNO

Post n°3 pubblicato il 10 Maggio 2006 da localhost06
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Ciao.

         Oggi, vorrei se mi è concesso, parlare di un argomento che non trova spazio nella psichiatria ma che sotto certi aspetti  è attinente.

Parlo del rapporto genitori figli. Questa questione mi è molto a cuore per due motivi, il primo perchè ho un figlio in piena pubertà, secondo perché mi auguro che legga questo blog, e possa sapere quanto segue:

        Caro Bruno (userò un nome diverso per la privacy),                                                                                                            

come ti ho promesso questa mattina vorrei parlare un poco del nostro rapporto, però prima devo per onore di cronaca dare qualche dato essenziale di te, per far in modo che chi leggesse queste pagine possa capire di cosa stiamo discutendo.

        Mio figlio è un giovanotto di 13 anni, ma a differenza di molti suoi coetanei ha smesso “per non dire che non ha mai iniziato” di giocare alla play station gia da molto, i suoi interessi si sono catalizzati nello studio e nell’ascolto di musica “rap” precisamente di “EMINEM”.

       Nulla incontrario per la passione della musica, ma credo sia troppo presto farlo diventare un credo, cosa che lui invece non vuole capire, ed è per questo che spesso litighiamo.

       Cmq tornando a noi, caro figlio, la mia preoccupazione, nasce dal fatto, che vederti preso da queste tue passioni, mentre lasci che il tempo dei giochi ti scivoli addosso, mi fa male.

      Anche io ho avuto la tua età e anche se non è passato molto tempo da allora,”riconosco che il progresso ha fatto in modo che questo lasso di tempo che ci separa, lo ha fatto diventare un secolo”, non vorrei che mi vedessi come un Matusa “espressione tipica della Vs generazione”, ma anzi ti lasciassi guidare da me, e ascoltassi come: “quando piccolino dormivi nel lettone, e io ti spiegavo quello che fuori succedeva, e anche se non potevi capire, mi fissavi come una persona sta attenta a comprendere”, i miei consigli.

      Ricordati che hai anche un fratello più piccolo, Lui vive di Te, segue come un ombra tutte le tue mosse, e un giorno le imiterà, con questo non voglio che debba sentirti più di tanto impegnato nella sua crescita, ma non guasterebbe se invece di ignorarlo ho di farlo sentire il più piccolo, facessi il fratello, quello che aiuta il più piccolo, quello che fa sentire che è disponibile se ha un problema, tipo quello che vorrei Io da Te.      

 
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ANSIA

Post n°2 pubblicato il 08 Maggio 2006 da localhost06
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Ciao .

    Oggi vorrei scrivere di un sintomo che viene spesso associato a tutte le patologie psichiatriche, ma si deve sapere che per diventare ciò ha bisogno di raggiungere un determinato parametro che più avanti riferirò.
      A chi non è mai capitato di trovarsi ad affrontare un impegno particolare tipo; un esame, un colloquio di lavoro, o il primo appuntamento.
      Bene, sicuramente vi ricorderete di questi appuntamenti a causa del vostro stato d'animo che era caratterizzato da, tremore delle mani o delle gambe, tachicardia, secchezza delle fauci etc.etc.
Tutti sintomi che possono far pensare ad attacchi d'ansia, ma non è così, in quanto questi episodi, dato che vengono associati ad avvenimenti particolari si possono considerare come fattori stressanti, anzi proprio questo stress induce la persona ad affrontarli con impegno maggiore.

Ma quanto allora si rischia di cadere nel patologico?
        Bene, come ho scritto sopra per fare ciò bisogna prima di tutto vedere lo stress,  quale fase delle tre raggiunge e poi determinare.
Le fasi sono:

 FASE DI ALLARME : Durante la fase di allarme si mobilitano le energie difensive (innalzamento della frequenza, della pressione cardiaca, della tensione muscolare, diminuzione delle secrezione salivare, aumentata liberazione di cortisolo, ecc.).

FASE DI RESISTENZA
 :Nella fase di resistenza invece, l'organismo tenta di adattarsi alla situazione e gli indici fisiologici tendono a normalizzarsi anche se lo sforzo per raggiungere l'equilibrio è intenso.

FASE DI ESAURIMENTO:Se la condizione stressante continua, oppure risulta troppo intensa, si entra in una fase di esaurimento in cui l'organismo non riesce più a difendersi e la naturale capacità di adattarsi viene a mancare. Si assisterà in questa fase alla comparsa di "malattie dall'adattamento" rappresentate per esempio, dal diabete o dell'ipertensione arteriosa (malattie psicosomatiche
). 

Spero che questo che ho scritto, possa essere d'aiuto a qualcuno, o almeno che possa capire che non sempre tali sintomi sono il preludio a patologie psichiatriche ma a volte semplicemente periodi di stress, certo in entrambi i casi è importante riposarsi e consultare il proprio medico curante.

 
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Mi Presento

Post n°1 pubblicato il 02 Maggio 2006 da localhost06

         Sono l'amministratore di questo blog, il mio nome è Gerardo.  

         Ho scelto questo argomento, in quanto lavoro presso una struttura ad indirizzo neuropsichiatrico con la qualifica di Educatore Professionale, e spesso mi capita di sentire commenti a dir poco inopportuni che tendono a classificare gli ospite della struttura come PAZZI.
        Quindi la domanda nasce spontanea: Come si fà a stabilire il limite tra la salute e la malattia mentale?
        La risposta secondo me, e credo,per molti degli addetti ai lavori è ......................... 
        Non c'è risposta perchè ogni persona può avere dei limiti che per altri possono diventare stimoli a migliorarsi e viceversa.
        Quindi non cadiamo nell'errore di  generalizzare quando ci troviamo difronte a persone che stanno vivendo parte della loro esistenza lottando contro se stessi, contro le proprie angosce le proprie frustrazioni, e a volte riescono a vincere e quindi ritornare se stessi, ma haimè capita anche "il più delle volte" che si arrendono a quella condizione di vita e ne fanno il loro stato sociale. 
        Per finire e ritornando alla domanda che poi è l'anima di questo blog: Sanità e Malattia mentale sono le due facce della stessa medaglia solo che bisogna essere bravi a saper distinguere qual'è il diritto della medesima.

         Spero che questo argomento sia di qualche interesse per la community, pertanto aspetto qualsiasi commento.    

 
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