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Messaggi del 07/12/2019

 

tirreno di pisa 2 e 5 dicembre 2019 Caso Scieri, l'ipotesi della procura militare: fu punito perché parlava al telefonino

Post n°2087 pubblicato il 07 Dicembre 2019 da laura561

Caso Scieri, sale a tre il numero degli indagati dalla Procura militare

PISA. Una perquisizione domiciliare da parte della Procura militare nell'inchiesta parallela sul caso Scieri è stata eseguita ieri mattina nell'abitazione di Luigi Zabara, 41 anni, residente nella provincia di Frosinone, ex commilitone dell'avvocato siracusano deceduto nell'agosto 1999 nella caserma Gamerra. Dopo Alessandro Panella, 40 anni, di Cerveteri, ora il numero degli indagati sale a tre con Zabara ed Andrea Antico, 40 anni, militare di carriera della provincia di Rimini. Gli stessi indagati dalla Procura di Pisa che si appresta a chiudere le indagini per omicidio volontario in concorso.Nell'inchiesta bis della Procura militare, che ha chiesto gli atti a Pisa e in caso di rifiuto solleverà una questione di giurisdizione sul caso da dirimere alla fine in Cassazione, l'ipotesi di reato a carico dei tre già indagati dalla magistratura ordinaria è violenze ad inferiore mediante omicidio in concorso. I fatti sono gli stessi, ma ora sono due gli uffici inquirenti che procedono. Ai tre è stato chiesto un tampone salivare per una comparazione del Dna e le impronte digitali. Tutti si sono rifiutati trattandosi di elementi già in possesso della Procura pisana.Titolare del procedimento è il pubblico ministero della Procura militare Isacco Giustiniani. Gli avvocati Tiziana Mannocci e Marco Meoli difendono Panella; Andrea Di Giuliomaria e Mariateresa Schettini assistono Zabara; il legale Massimo Cerbari tutela Antico. Il procuratore capo Alessandro Crini e il sostituto Sisto Restuccia contestano ai tre indagati la volontarietà della morte di Scieri nel momento in cui, dopo la caduta dalla torre, lo avrebbero lasciato morire, coprendolo persino con un tavolo per non far scoprire subito il corpo. Un contesto di nonnismo spinto fino alle conseguenze più tragiche. E avvolto per anni in un'omertà nei ranghi della Folgore, a ogni livello, che rischiava di diventare impunità. Per false informazioni al pm e favoreggiamento è indagato anche l'ex comandante della Folgore, il generale in pensione Enrico Celentano. Le sue dichiarazioni recenti ai magistrati sarebbe state ritenute lacunose e in alcuni passaggi avrebbe mentito ai pm.Lo scenario che costituisce l'atto d'accusa contro i tre ex commilitoni di Scieri è quello in cui la sera del 13 agosto 1999 dopo aver fatto spogliare e picchiato la recluta siciliana arrivata il pomeriggio a Pisa da Scandicci l'avrebbero obbligata a salire sulla torre di asciugatura e poi fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita. Di qui la caduta a terra di Emanuele e la fuga dei caporali dopo aver coperto il corpo con una tavola fatta distruggere negli anni scorsi dopo le archiviazioni di Procura militare di La Spezia e ordinaria di Pisa. Secondo i periti della famiglia Scieri, il giovane morì dopo qualche ora di agonia. Il corpo fu trovata alle due del pomeriggio del 16 agosto. Un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo è l'elemento alla base dell'accusa di omicidio volontario visto che il preterintenzionale si è prescritto nell'agosto 2017. L'autopsia servirà a stabilire, nei limiti che anche la scienza forense può avere, se il decesso di Emanuele sia stato immediato o se i mancati soccorsi abbiano condannato a morte il parà siciliano. Nell'ordinanza di arresto per Panella il gip aveva scritto: «L'ipotesi di omicidio volontario appare corroborata dal supplemento peritale nel quale il dottor Maremmani, rianimatore, precisa che Scieri ebbe sicuramente una permanenza in vita compatibile con la possibilità di un efficiente soccorso in grado di scongiurare il decesso». Per i consulenti degli indagati la morte sarebbe stata istantanea per la rottura dell'osso del collo. --Pietro Barghigiani BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

 

 

 

 

Una punizione, sfuggita di mano a tre caporali, determinò la morte di Emanuele Scieri, il paracadutista di leva della Folgore, 26 anni di Siracusa, deceduto il 13 agosto 1999 nella caserma "Gamerra" di Pisa. È l'ipotesi sulla quale lavora la procura militare di Roma che nei giorni scorsi ha perquisito il domicilio di uno dei tre ex sottufficiali, oggi quarantenne, accusati di omicidio in concorso dalla procura di Pisa e ora pure di "violenze a inferiore mediante omicidio in concorso" secondo il codice penale militare.

Il giovane sarebbe infatti stato sanzionato dai tre caporali perché sorpreso a usare il cellulare all'interno della caserma, una condotta che invece era considerata vietata. La nuova ricostruzione è stata appresa dall'avvocato Andrea Di Giuliomaria, che difende Luigi Zabara, 40 anni di Frosinone (indagato con Alessandro Panella di Cerveteri e Andrea Antico di Rimini, anche loro 40enni) raggiunto da un decreto di perquisizione che riporta il capo d'imputazione per cui la procura militare procede.


Emanuele Scieri il 13 agosto 1999 era appena arrivato a Pisa dopo il periodo di Car (l'addestramento) fatto a Firenze e in serata sarebbe stato visto dai tre sottufficiali al cellulare, il cui utilizzo allora era vietato in caserma. Per questo, si anticipa nella nuova ricostruzione, i graduati lo punirono ordinandogli di scalare solo con la forza delle braccia una torretta di asciugatura dei paracadute, in un'area dismessa della caserma dove nessuno avrebbe potuto vederli e dove poi fu trovato il suo corpo privo di vita il 16 agosto. È durante quell'esercizio, denominato "numero 9", che il giovane siciliano perse l'equilibrio precipitando da un'altezza considerevole e senza che nessuno dei tre indagati si preoccupasse di soccorrerlo. Anzi, Scieri fu lasciato a terra semi incosciente e con il passare delle ore è morto senza ricevere i soccorsi che avrebbero potuto salvarlo.

"Sul piano dell'ipotesi che Scieri sia stato trovato al cellulare - ha commentato l'avvocato Andrea Di Giuliomaria - non è mai emerso alcunché dagli atti che abbiamo potuto vedere. E ancora meno su questo 'esercizio 9'. Non trovo alcun elemento, quindi, a conforto delle due nuove circostanze indicate dalla procura militare. Tuttavia, per noi, che proceda la procura militare o quella ordinaria, è indifferente, come indifferente ai fatti resta la posizione del nostro assistito". La perquisizione effettuata dagli investigatori inviati dalla procura militare, secondo quanto sostenuto dall'avvocato, ha dato esito negativo e l'indagato continua a ribadire al sua innocenza. Ha, comunque, prestato il consenso a farsi prelevare un campione di Dna.

 
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