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« Parigi è laggiù, bella e...Libreria Minerva, novembre 1981. »

Agosto, Figueredo e il Paseo.

Post n°389 pubblicato il 02 Agosto 2015 da Santajusta_Cultura
 
Tag: estate

Ferreñafe! Perché questo è e questo mi tengo. Amor Fati, come si dice. E mi sono stancato delle mie e delle vostre lagne, di quelle di chi parte e di quelle di chi non parte, del fantasma di mio zio Antonio, nichilista isolato e di quelli che per forza li trovi ogni sera dove si beve e si canta, degli scapoli e degli ammogliati, in ogni caso non oltre il 31. Ferreñafe, dunque. Ainsi soit-il.

E cerchiamo di farla allegra, come questo giovane pazzoide che canta nella proprietà Astolfi (il figlio?), esattamente come, in questo stesso momento, un vecchio pazzoide sta cantando in quel di San Berdoo, dove mezzo clan si è ritirato per sfuggire al caldo (quale? Piove da stamattina e mi dolgono le giunture).

Sarete mica tutti diventati discepoli del Bernard-Henri Lévy anni '70? Col quale ho fatto conoscenza l'altro pomeriggio, attraverso le lezioni di Controstoria della Filosofia e che, testualmente, predicava "No future". Ecco perché, da adolescenti e giovani adulti, eravamo tutti negativi e demolitori, salvo Leonardo che era distratto! Ricordo un simpatico e generoso amico, che però viveva nel terrore dell'apocalisse, della Terza Guerra, dei sovietici non meno che degli yankees; portò persino la sua ragazza a vedere "The Day After". La piccola, anima sensibile, ebbe un collasso nervoso nel métro, tornando a casa, in un punto imprecisato tra Charles de Gaulle-Etoile e Pasteur, dove abitava. Io non c'ero; e comunque prendevo un'altra linea: tra Boulevard Victor e Pont de l'Alma. Ma non ero da meno. Volevo fare la rivoluzione, presumo da solo; ed avevo idee politiche delle quali oggi mi vergognerei.

Ma chiudiamo il bazar dei ricordi, benché Parigi, pur se nella testa, sia sempre una gran consolazione. Oggi ero su Paseo de la República (è l'unico Paseo che abbiamo) e, per deglutirlo meglio, immaginavo di essere su Boulevard Exelmans, o su quel quai che collega Pont de Garigliano a Pont Mirabeau, non Quai André Citroën, quello di fronte. Dove abitava Bruno, per capirci. Vuoto pneumatico di memoria. E, tanto per tornare a quel paradiso perduto, domani pranzerò con un hamburger della catena più diffusa a Parigi nel 1981, che non era quella del clown. Fedele alla linea consumistica, insomma.

Ci andrò dopo il mio chilometro e mezzo quotidiano, ancora lungo il Paseo, temo. Non ho niente in contrario, non è neanche male, paesaggisticamente parlando, ma lo percorro, ahimé, per trecento giorni all'anno, da Plaza de los Héroes a Puerta Figueredo. Come, non lo sapevate? Figueredo appartiene a una Grande Famiglia, originaria proprio della cittaduzza. Anche se lo ha dimenticato nel 1968. Il maggio francese con c'entra. E poi, il vero maggio è stato a Namnetes. Un giorno scriverò un parallelo, stile "Attenti a quei due", tra il mio Alejandro e il cugino, coetaneo, che ha sempre vissuto qui; e siccome crede che tutto sia suo, compreso l'asfalto, ho mancato di poco di finire sull'antenna di aggancio dei cellulari, un giorno che mi era saltato in mente di uscire in bicicletta e lui, al semaforo, si riteneva legittimato a svoltare a sinistra, pur occupando la corsia di destra e senza neanche mettere la freccia. In compenso, sul lunotto, esibiva fieramente l'adesivo della ditta che sta inguaiando da anni, ovviamente atteggiandosi a benefattore. Cosa dire? Ognuno ha i Figueredi che si merita. Modestamente.

Et voilà. È il primo agosto e non mi manca niente. Una persona si: Julius. Ma, mentre Astolfi, dietro il muro di confine, imita Sophia Loren (giuro!) nella famosa réclame di una saponetta ("Siento que deja mi piel suave y tersa. Eso es lo que me gusta de Soap"), so che tanto la terra gira, Julius ripasserà di qui. E non è il caso di farsi del male. Salvo che con un hamburger. Ciao.

© 2015 Pavia Malandra

 

 
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