Senza ritegno, direbbe l'Ernesto Nazionale, che stasera si rimette da un nuovo attacco di tristezza del suo socio piscione.
Il suo socio piscione, myself, concorda.
Sapete come sono noiosi certi weekend lunghi nella Baixa. Ci si attacca a tutto, anche alle locandine dei giornalai. Sabato, a passeggio per avenida de Los Cien, una in particolare ha suscitato il mio sdegno. Per i colori, che erano quelli della bandiera anarchica, rosso e nero in diagonale. E per il titolo.
"Perché odiamo gli altri".
Tralascio, per il momento, il fatto che la rivista in questione fa parte del corredo del perfetto concittadino (sedicente) di sinistra, tanto che mi sono sentito rimproverare, tempo fa, con un "ma come, non lo leggi? Un intellettuale come te?".
(Eh, no, eh? Intellettuale è Claudio Magris. Non un gradino al disotto!)
Ricardo, mio fratello, sempre informato, mi ricorda che, giorni or sono, un sondaggio ha rivelato che il nostro è diventato un popolo di risentiti, da eroi, poeti e santi che eravamo.
E sai che novità: dopo quarant'anni di consumismo e nessuna alternativa, gli ultimi dieci di crisi economica, senza contare una competizione di bassa lega che inquina l'atmosfera senza tema di centraline di rilevamento, cosa si aspettavano, un popolo di Pertini francescani?
Ci credo poco, comunque: tanto per cominciare, distinguiamo l'odio dal risentimento. E precisiamo che si possono curare entrambi.
Secondo, non dico che non esistano risentiti, ne incontro tutti i giorni, anche, ma guarda un po', tra i lettori di quel periodico. Ma vedo anche altri che risentiti non sono, direi che sono sereni, se mi piacesse questo termine ampiamente sopravvalutato.
Terzo, non sopporto che mi si dica quali e quanti sentimenti devo provare, né di essere coinvolto in un mea culpa generale, stile cerimonia del reverendo Moon. Devo concludere che i miei amici della sinistra hanno bisogno di liturgie come la tanto vituperata religione?
E poi, il mea culpa generale è assoluzione planetaria, n'est-ce pas?
Odio il mondo intero, ma lo fanno tutti... no señor. Non sono arrivato alla mia veneranda età per dire: lo fanno tutti. Mi prendo, perciò, le relative responsabilità: del positivo come del negativo, 'ché non sono mica un santo!
E colgo l'occasione per salutare Jean d'Ormesson, che ci ha lasciato lunedì scorso. Diceva: non odio, ma detesto delle persone... mi stanca molto, però. Sicché, detesto detestare.
Au temps pour moi, Maestro. E grazie di tutto.
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