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Campo del Oro Picture Show: Io sono Tempesta

Post n°465 pubblicato il 15 Aprile 2018 da Santajusta_Cultura
 
Tag: cinema

Io sono tempesta

Di Daniele Luchetti

Cast: Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco

Italia, 2018

 

Si può ridere anche della decadenza di un paese. Ci riesce Daniele Luchetti, nel suo "Io sono Tempesta", farsa misurata, resistente alla tentazione del pecoreccio, malgrado la presenza di tutti gli ingredienti.

Numa Tempesta è il Cesare Botero ("Il Portaborse") del ventunesimo secolo: oggi anche il potere è diventato grottesco. Non più un gelido Nanni Moretti, dunque, ma Marco Giallini nelle vesti di un cialtrone-piacione, incidentalmente ricco imprenditore, pronto a imbastire truffe e seminare denaro, sempre che una resa ci sia.

Un metodo che tenta di applicare anche quando, nel bel mezzo di un'ambigua operazione finanziaria in Kazakistan, viene travolto da una condanna per evasione fiscale; e si ritrova a svolgere lavori socialmente utili come alternativa alla galera, con mansioni di volontario in un centro di accoglienza per poveri.

Qui l'obiettivo si allarga. E scopriamo che tutti sono Tempesta, dai diseredati che cercano di approfittare della situazione, alla psicorigida direttrice del centro, fino alle tre call girls, nonché studentesse di psicologia, addette alle nottate del nostro, che le accoglie senza nessun entusiasmo quando, al termine della giornata di beneficenza, si ritira in uno dei suoi alberghi di lusso: anche lui, al pari delle sue nuove conoscenze, è un senza fissa dimora.

Tra queste ultime Bruno (Elio Germano), ragazzo padre plurifallito, è il meglio disposto a ricevere i suoi insegnamenti e a organizzare imbrogli che sfruttino al meglio la smania del pregiudicato di  affrancarsi al più presto dalla corvée.

Nel frattempo, si creano insoliti legami, tra arte di arrangiarsi, gratta e vinci e degrado urbano (benché comico, il film non trascura - né esagera - certi dettagli); senza contare la sindrome dell'abbandono, unica causa, secondo le tre ragazze, della mascalzonaggine di Numa. Con tornaconto umano, oltre che finanziario; superficiale, forse, o forse no. Per tutti, tranne che per la direttrice, troppo prigioniera del proprio ruolo, o investita della propria missione, come dimostra il suo smodato (e modaiolo) riferirsi all'empatia: dimmi di cosa ti vanti e ti dirò di cosa manchi.

Proprio per queste sfumature è riduttivo vedere in Numa un noto personaggio delle cronache, che qui non si nominerà, celebrato, volontariamente o meno, in altre opere ed operette. "Io sono Tempesta" è si, film di omaggi. Ma ad Ettore Scola e Dino Risi.

Dopotutto, ci dice Luchetti, Numa Tempesta è figlio di Romolo Catenacci ("C'eravamo tanto amati") e Bruno Cortona ("Il Sorpasso"). E forse ne avevamo bisogno, dopo anni di italioti da "fiction".

E si esce dalla sala, quantunque semideserta, come esploratori soddisfatti: l'umorismo esiste ancora.

© 2018 Idem Sentire

 
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