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Houellebecq nelle Azzorre.

Post n°477 pubblicato il 21 Aprile 2019 da Santajusta_Cultura

Che consti: non ho mai letto un libro di Michel Houellebecq (non me ne vanto). Ma sono fortemente attratto da "Serotonine", che mi strizza l'occhio dal comò, dove stazionano i libri da leggere subito dopo quelli che da terminare; attualmente: tra edizioni cartacee e edizioni digitali, almeno quattro. Sicché, parlerà il mio proverbiale fiuto.
Ne ho già distrubuiti alcuni esemplari; l'ultimo, l'altra sera, nella capitale morale, al compleanno di Lucy e, come suole dire uno degli invitati, che fortuna essere sempre circondati da belle persone.
Porgo dunque alla festeggiata il pensierino e lei gradisce: "Oh, Grazie! Sai che oggi, ai grandi magazzini, ho visto questo libro ed ho pensato a te?"
Era un complimento? Spero di si. Non mi monterei troppo la testa, nella mia condizione di aspirapolvere che scrive, o meglio, di aspirante alla pubblicazione, cioè a dire al taglio di un certo numero di pioppi per edizione: chissà cosa penserebbe di me, quella Greta... Ma, se vedono "Serotonine" e mi ricordano, voglio sperare che non sia solo per la criniera incolta e l'andatura incerta della quale, da tempo, non mi vergogno più.
Il titolo e la trama mi hanno convinto che tutti noi abbiamo bisogno di Houellebecq. O, almeno, di un po' di bassa tensione. A naso, il messaggio potrebbe essere il seguente. Siamo talmente coatti al buonumore (ed anche, aggiungo io, all'ostentazione del buonumore), che dobbiamo produrcelo o, peggio, indurcelo, attraverso la chimica. E qui soccorre un motto che credevo di aver inventato io, prima di scoprire che Madame Bovary lo ripeteva come un disco rotto: A quoi bon?
Se una volta, per adattarsi alla vita moderna e relativo logorio bastava prendere un tavolino a treppiede, collocarlo al posto della pedana del pizzardone e versarsi un liquore al carciofo, oggi, complice anche l'inasprimento delle pene per la guida in stato di ebbrezza, è diventata un'autentica catena di montaggio, con turni di ventiquattro ore (altro che tre per otto, Cofferati!). Si sperperano tante energie che, più che contenti, non pretendo felici, si arriva al traguardo, ammesso che ce ne sia uno, spompati. E qui soccorre la pilloletta di serotonina, visto che nient'altro invita all'allegria. Oh, come lo capisco. E quanto malessere induce simulare uno stato d'animo che non c'è. Un po' come Don Cayetano Arce Ramnes, quando gli raccomandarono entusiasmo e rispose, con termini non proprio signorili, che la contraddizione interiore lo avrebbe rincitrullito. Per qualcun altro, la serotonina, se uno non ce l'ha, no se la può dare. Eh, no: la specialità medicinale non esiste in commercio, assicura l'autore (o il suo dossier de presse).
Personalmente, portare un po' di muso lungo non mi dispiace più, sempre che non lo faccia pagare agli altri. E sempre che qualcuno, per ciò solo, mi prenda per Houellebecq. Chi ha letto il libro mi faccia sapere se ci ho azzeccato. Buone feste a tutti.
©2019 Idem Sentire

 
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