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Commérages in beige.
Post n°62 pubblicato il 11 Luglio 2009 da Santajusta_Cultura
Vi ricordate quando Geoffroy voleva consolarsi delle porte in faccia ricevute dalla Gringa e incontrò Carolina? Già, come fate a ricordarvelo? C'eravamo solo io, il nonno e forse PH. Rogelio, a lo mejor, passava di qui. Pinedo era furente perché, nelle more, il nostro aveva maturato una passione morbosa per un altro luminare, del quale leggeva sul giornale i disperati tentativi di salvare la democrazia. C'era Marcelo. Era molto vicino, allora, a quel vicepresidente che gli era precipitato nel CdA qualche anno prima e non si capacitava del fatto che potesse essere innamorato di una come La Gringa. Attualmente, il non più vicepresidente potrebbe dargli ragione. "La Gringa, e tutto quello che le gira intorno" dice " è piuttosto come il fin fondo del ripostiglio di casa mia. Cose vecchie, che non m'interessano più ma soprattutto vecchie: piene di ragnatele": il classismo, la mentalità di paese, la trimurti prete-notaio-farmacista, e simili. Stremato dal primo safari alla Gringa (ma avrebbe ricominciato qualche anno più tardi), Geoffroy aveva fatto tappa, accompagnato da me, ad una cena ufficiale di avvocati; eravamo entrati col nostro solito brillio; e c'era questa Carolina, che aveva ventisette anni, praticante, che somigliava un po' a sua figlia e molto a quel suo amore segreto... si, lo so che non è segreto manco per niente, ma lasciamolo così, è quello che vogliono loro. Carolina gli disse di no, e ben gli stette: non era forse lui il primo a dire che non si seduce per fare le tacche sulla porta, nemmeno quando si è frustrati? Questo non la fece uscire dalla nostra orbita. Carolina diceva di no a tutti: si trovava troppo bene a casa sua, a Villadáliga, vicino alla "villa" della Gringa, che ovviamente si dava arie da feudataria, dove viveva, figlia unica, con due squisiti genitori. In compenso sposò, si fa per dire, una specie di conducator in gonnella, che ci aveva già provato, a trecentosessanta gradi, col mio socio, prim'ancora che con lei Prendeva per cretini tutti quelli che le dimostravano un po' di civiltà e che, fatalmente, si avviavano all'estinzione. Ricevuto un civile foglio di via da Geoffroy, si era rifatta con Carolina, che allora, in attesa dei risultati dell'examen du barreau, bazzicava il nostro studio con grande gioia di mamma e papà (e noi con loro). E mi è dispiaciuto molto, per loro, quando è scoppiata la guerra e il conducator, stile ratto delle sabine, si è portato via la ragazza. Per sfruttarla come voleva sfruttare noi. Ieri avevamo udienza nella solita causa dove le abbiamo come controparti e, per la prima volta in tanti anni, Geoffroy e Caroline si sono rivolti calorosi saluti. E il socio ha commentato "Carolina non è cattiva. Carolina è beige: può star bene tanto con noi che con la mantide religiosa. Almeno, rebus sic stantibus". Una cosa è certa: io nello studio non me la riprendo. "Nemmeno io" mi ha rassicurato "E poi dove la mettiamo? Facciamo un soppalco?" © 2009 Pavia Malandra
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