Filosofia&EsistenzaLa filosofia è l'esser coscienti d'essere, d'esserci; è il continuo progettarsi per essere ciò che si è il più autenticamente possibile, scegliendosi sempre nella propria libertà, facendosi liberi, senza attendere di diventarlo. |
PRECISAZIONI DELL'AUTORE
Questo blog non ambisce a nessuna Hit, non pretende di rientrare in alcuna classifica.
La crudità di alcune immagini qui esposte non si pone scopi drammaturgici, nè di effetto scenico, tantomeno velleità di moralismo ipocrita perbenista o buonista. Esse sono immagini di un reale che oggi è tale, ma che il sistema tace o colora con il sedativo del benessere apparente e dell'accondiscendimento accomodante, quando non della manipolazione informativa. L'esposizione di tali immagini non è gradevole nemmeno per l'autore del blog stesso, il cui scopo unico non è quello di suscitare un commiserevole senso di colpa nei destinatari, quantopiù di far prendere loro coscienza della situazione di fatto e delle responsabilità di ogni essere umano nei confronti di questa situazione stessa, tragica e disumana. L'unica unità di misura del successo di questo blog è quella del raggiungimento di una presa di coscienza critica di giudizio autonomo da parte del maggor numero di persone possibili, rammentando che la libertà di un essere umano finisce dove inizia quella di un suo simile e che, per quanto ognuno di noi inventi scuse con se stesso, ricadendo nella rete a maglie strette della malafede per limitare le proprie resposabilità, comuque lo si voglia o no, parafrasando Sartre:"Siamo condannati ad essere liberi".
M.P. (brokenheart74dgl)
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GABER ... IO SE FOSSI DIO
09/10/2012 IN VERITÀ VI DICO ... (RIFLESSIONI DI UN AGNOSTICO sull'ipocrisia clerico/ecclesiastica della religione cattolico/cristiana organizzata.) Ma i cristiani cattolici - e soprattutto i sacerdoti - mi chiedo, conoscono la Bibbia? E se la conoscono, perchè fanno essi stessi e predicano assiduamente ai fedeli di fare proprio ció che invece nei vangeli Gesù, esplicitamente, predica di non fare? Ovvero: perchè vanno in un tempio/sinagoga (chiesa) a recitare parole a memoria (preghiere) iconolatrando (inchinandosi, inginocchiandosi, idolatrando) oggetti "pagani" ( crocifisso, monili sacralizzati, immagini del Cristo o della "vergine Maria" ecc... ) avallati probabilmente dalla malafede dei predicatori (preti) che estrapolano dalle scritture solo ciò che il gregge convenga conosca? Se "Sapere è potere", ricordiamolo: "ignoranza è vulnerabilità e sottomissione"!!! Per chi predica la parola di Gesù - mi domando -, il "in verità vi dico" di Gesù stesso non ha valore? Eppure le "parole di Gesù" (per chi, come il cattolico/cristiano, vuole credere nella sua reale esistenza storica) sono chiare, perentorie e non lasciano adito a interpretazioni ... Dal Vangelo di Matteo (6: 5-8) 6:5 "Quando pregate, non siate come gli ipocriti (Farisei); poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. 6:6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. 6:7 Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. 6:8 Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate." E ancora, dal Vangelo di Luca (12: 1-3) "[1]Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. [2]Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. [3]Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti." Questa religione: oppio dei popoli (Marx), metafisica per il popolo (Schopenhauer), platonismo per il popolo (Nietzsche). Questa religione, soprattutto nella sua forma organizzata ... In verità vi dico ... è un affronto continuo all'intelligenza, alla capacità di giudizio e al rispetto dell'essere umano, perché più che come un figlio o un fratello, lo tratta come un suddito che deve sempre e solo prostrasti, sottomettersi, obbedire ciecamente non come un figlio col padre, ma come un cane col suo padrone! Don Primo Mazzolari, il quale metteva la persona prima del sacerdote, predicava: "Quando entro in una chiesa mi tolgo il cappello, non il cervello!" Di conseguenza, ulteriormente, ancora mi interrogo: È questo il Dio in cui vogliamo credere? |
Come può la gente che non ne sa nulla credere che i pazzi siano «felici», mio Dio, è proprio stato Irwin Garden una volta a mettermi in guardia dal pensare che i manicomi siano pieni di «mattacchioni», «si forma un cerchio doloroso intorno alla testa, c'è la mente terrorizzata che fa ancora più male, sono estremamente infelici e soprattutto perché non possono spiegarlo a nessuno né chiedere aiuto». J. Kerouac (Big Sur) |
Post n°121 pubblicato il 01 Gennaio 2010 da brokenheart74dgl
L'antica - ma non perciò desueta - caverna platonica mi ritorna in mente, pervade ogni più piccolo spazio quantico, ed interrompendo, facendo collassare, anche la pù labile funzione d'onda, risveglia in me una coscienza mai sopita, ma solo autosoppressa e compressa sotto forma di sopportazione. E' necessrio sopportare, far finta di non vedere, di non sapere, per poter sopravvivere in questo sistema, perchè quando sai ciò che gli altri non vogliono sapere o non riescono a comprendere; quando, come lo schiavo liberatosi dalle catene della caverna platonica, rientri nella stessa per svelare agli altri ciò che hai visto, spesso gli altri ti derideranno o ti scambieranno per pazzo. Per loro, le catene che li soggiogano sono normali e le ombre che sono costretti a guardare, sono la vera realà: l'unica realtà possibile. Questo è ciò che mi accade ogniqualvolta assisto a una assemblea sindacale in una fabbrica, nella fabbrica in cui lavoro: da una parte l'azienda che cerca in tutti i modi di aumenare il proprio profitto, dall'altra i sindacati che - essi stessi alienati - danno per scontato il fatto che il profitto dell'azienda sia una cosa normale e, assieme agli operai, intrappolati nella gabbia d'acciaio che il sistema ha costruito loro attorno rendendone le sbarre apparentemente invisibili, combattono una pseudolotta tesa a vender al miglior prezzo possibile la propria forza lavoro. E' come se, nell'epoca feudale, un insieme di schiavi rappresntanti di altri schiavi, firmassero accordi con il padrone per ottenere non la libeazione dello stato di schiavitù (ottenibile solamente per via rivoluzionaria), ma una pozione maggiore di rancio o l'utilizzo del bastone invece che della frusta, per poter controllare meglio gli shiavi. Io, operaio, me ne sto li seduto e ascolto la relazione delle rappresentanze sindacali: una ipotesi d'accordo dell'azienda richiede la nostra (degli operai) firma per poter divenire operativa. Ma come, dico io!? Nessuno riesce a leggere ciò che realmente, ben celato da un linguaggio tecnico-sofistico, sta scritto su questi fogli? Nessuno riesce a decifrare queste parole, pervenendo al loro significato reale? Basterebbe aver letto Marx, almeno una volta, aver dato uno sguardo alle sue opere per ottenere gli strumenti necessari a leggere ciò che su questi fogli sta scrito: L'azienda padrona cerca un aumento del plusvalore relativo, del profitto.
continua...
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Post n°120 pubblicato il 23 Settembre 2009 da brokenheart74dgl
Scrivimi addosso le tue voci d'inchiostro segna la mia pelle con mani di donna e affonda nei miei pensieri la tua piuma. Resterò immobile e fuori fermo nell'intrigato mio interiore esplodere laddove solo vibrazioni e brividi ti trasmetteranno, di me, tutto: tutto l'essere che in te, io sono. Lasciarmi essere per assorbirti brandendoti fra le mie braccia; morderti la pelle con lievi pizzichi per sentire i tuoi fremiti vibrare; Incollare il mio petto al tuo seno col calore che si fa unità d'essere. Tutto questo in te io sono: NOI. M.P. |
Se al di là dell'orizzonte immobile spasimi di luce come battiti cominciassero a vibrare come rondini a volare planando fra le nuvole percuotendomi nell'animo di brividi allora io saprei che tu sei là fra quella linea curva che separa il cielo e il mare dalla rossa terra le stelle e l'infinito firmamento e l'universo denso vuoto e immenso che in uno sguardo solo sfugge che non riesco a unificare tutto ma che la fantasia smarrita e incuriosita ancora insegue. Tu fiamma che riluce tu riflesso che rimbalza come pietra piatta sopra il filo d'acqua e salta sguizza e balla e poi va giù nel profondo trasparente buio blu del mare sapido dove solo il silenzio è grido dove nessun rumor si sente dove nulla e pace s'amano dove tutto è niente, indifferente. Tu sei là irraggiungibile al mio tocco tu sei vetta senza fine, tu sei un monte che vigliacco di paura io non riesco a risalire tu sei là, inafferrabile, sei l'inizio sei la fine, sei passato ed avvenire. Tu per me sei l'orizzonte.
M.P.
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Post n°117 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da brokenheart74dgl
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Post n°114 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da brokenheart74dgl
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Ieri scartavo, fra i mille fogli ammassati, |
Post n°109 pubblicato il 15 Aprile 2008 da brokenheart74dgl
Siedo nel silenzio mostruoso di una consapevolezza più amara che mai: l'ultimo respiro di una Sinistra già da tempo agoniante è stato emesso; dopo una lunga malattia che dall'interno, come una metastasi invasiva, ha contaminato il suo fondamento degenerando fino alla necrosi organica del suo cuore, la Sinistra è morta. Sembra un brutto sogno, provo a pizzicare la pelle delle mie guance; ci provo una, due, tre volte, finquando la cartilagine del viso non paia nuda carne stropicciata, tanto è arrossata. Niente da fare, non è un brutto sogno: è un incubo reale. No, non posso credere di vivere in un paese, il mio paese, dove al governo siede la Destra, diretta da un uomo che non solo non rappresenta me, ma nemmeno dovrebbe poter rappresentare nessuno, visto il carico penale che gli grava sulle spalle; e il conflitto d'interessi; e il suo apparire prima dell'essere... Al governo del mio paese, la Destra. Berlusconi, di nuovo; I fascisti - li si chiami pure AN se si preferisce -, un'altra volta nella storia; la Lega Nord, ancora, residuo di istinti secessionisti che si sperava, in questa umanità sempre in "progresso" alienato verso un regresso umanitario, di aver circoscritto all'era delle signorie e dei principati. Certo, so che la Sinistra è morta solo in parlamento; che in molte anime, oltre le mura schiaccianti delle aule governative, ancora essa vive nascosta. Però so anche - e questo mi uccide nell'animo - che una grande fetta di popolazione del mio paese, ha votato la Destra, il conservatorismo, Berlusconi e tutto ciò che egli rappresenta, tutto ciò che in me stesso ho sempre cercato di combattere in quanto inganno, ipocrisia, arrivismo. Non posso negarlo: sono colpevole io stesso di questa vittoria e lo sono perchè non ho voluto cedere al ricatto del "voto utile", al doversi sempre accontentare del meno peggio. No, non ho votato il PDL - se qualche dubbio poteva sorgere ancora dopo quanto scritto finora -, ma nemmeno ho votato il PD, perchè non mi rappresentava e non mi rappresenta il suo accomodante "sinistrocentrismo" riformista, che il sistema non vuole superare, ma solo modellare su un modello neocapitalista e neoliberista. Il mondo, e in questo caso l'Italia come sua parte inclusiva, non si evolve, ma retrocede "a passo di gambero" verso l' "eterno ritorno dell'uguale": forse siamo davvero solo Volontà di potenza, mero istinto di "volere volere" senza fine. La volontà di potenza preferisce volere il nulla pittosto che non volere - , scriveva Nietzsche e questa verità - detta da un nichilista che relegava ogni verità a interpretazione - pare oggi, appare a me, qui adesso, in questo 15 Aprile 2008 post elezioni, più vera e più autentica che mai. La vittoria dell' ibrido"Übermensch" berlusconiano, infatti, in quanto copia - seppure pessima - dell'oltreuomo nietzschiano, ha ottenuto ciò che voleva, ovvero, non solo il potere, ma anche il volere che il popolo volesse che lui detenesse quel potere. Insomma, lo Zarathustra del capitale, dell'informazione, del falso in bilancio, degli stallieri ha convinto gli italiani all'assurdo: li ha persuasi a credere che un impostore possa fare da giudice imparziale in una causa di tribunale ove il giudice, l'impostore e l'imputato sono la medesima persona. Lo so, come sempre mi son dilungato troppo, ma il disgusto per questa situazione politica italiana è intrattenibilmente esagerato e mi logora assai. Ora, dopo questi discorsi seriosi, tra il serio e il faceto, vi lascio riflettere in modo più leggero - non per questo però meno importante - tramite una celebre canzone di Vasco Rossi del 1978 sull' "eterno ritorno dell'identico", sul continuo ripetersi e ripresentarsi di ciò che già fu, soprattutto degli errori e degli scenari nefasti di questa nostra Italia oramai da tempo orfana di una Sinistra. M.P. (Broken) (V. : ècco ci vuole un pò di batteria adesso però! ...culturalizzata magari, perchè cosi elude) (B. : và beh! và beh! proviamo! proviamo così?) (V. : limitatamente-minimamente è! ...vai col pianini "Chiffon!) E mentre tu continui ad invecchiare ma che rivoluzione e rivoluzione!!! riforme ci vogliono, riforme (ma la RAI TV? perchè adesso cé l'hai Tu! perchè adesso cé l'hai Tu!) RAI TV! RAI TV! tre civette sul comò, ma che rivoluzione e rivoluzione!!! ma che rivoluzione e rivoluzione!!! |
"La cultura è una merce paradossale. E' soggetta così integralmente alla legge dello scambio da non essere nemmeno scambiata (comprata e venduta); si risolve così ciecamente e ottusamente nell'uso che nessuno sa più che cosa farsene. Perciò si fonde con la pubblicità (...). Oggi che il mercato libero si avvia al suo tramonto, si trincea e si arrocca - in essa - il potere del sistema. Solo chi è in grado di pagare correntemente le tariffe esorbitanti che sono imposte dalle agenzie pubblicitarie (...), chi fa già parte del sistema o viene cooptato a farne parte sulla base delle decisioni del capitale bancario e industriale, può accedere allo pseudomercato per esitarvi la sua merce. Le spese di pubblicità (...) risparmiano la fatica di dover schiacciare, di volta in volta, la concorrenza di outsider sgraditi; garantiscono che i padroni (...) restino fra loro, entre soi, nella loro cerchia privilegiata (...) " ( M. Horkheimer, T. W. Adorno; Dialettica dell'illuminismo) Questo scrivevano già nel 1944 i due francofortesi nei loro scritti sull' "Industria culturale". Oggi ci ritroviamo in Italia di fronte a un tentativo di porre dei vincoli all' informazione, e al diritto di poter esprimere la propria creatività - nel rispetto della legge - senza censure, sottoponendo le medesime a restrizioni che ne minano la libertà d'espressione. leggete con cura e diffondete questo post tratto da "Il vaso di Pandora"...Broken (M.P.) dunque ... Gli antefatti sono questi: il 12 Ottobre il governo ha approvato e mandato all'esame del Parlamento il testo destinato a cambiare le regole del mondo editoriale, per i giornali e anche per Internet. Si tratta di un disegno di legge complesso: 20 pagine, 35 articoli. In particolare la blogosfera è terrorizzata dall'Articolo 6 del disegno di legge, nel quale c'è scritto che deve iscriversi al ROC (Registro Unico per gli Operatori della Comunicazione), chiunque compia
"attività editoriale". L'Autorità non pretende soldi per l'iscrizione, ma alcuni tra i certificati necessari richiedono il pagamento del bollo. Attività editoriale - continua il disegno di legge - significa inventare e distribuire un "prodotto editoriale" anche senza guadagnarci. Si evince che prodotto editoriale è tutto: è l'informazione, ma è anche qualcosa che "forma" o "intrattiene" il destinatario (articolo 2). I mezzi di diffusione di questo prodotto sono sullo stesso piano, Web incluso. A dare l'allarme, attraverso le pagine del suo blog il solito Beppe Grillo, seguito a ruota da tutta la blogosfera.
Il blog Cattivamaestra lancia un banner ed una campagna di sensibilizzazione per bloccare il cammino del Ddl Levi. E' possibile anche firmare una petizione di protesta. |
Quando è tramonto le maree si ritirano. Nella baia non resta che nuda risacca, fatta di umido fango, lisci sassai e sabbia melmosa. L'aria asciuga informi distese pocoprima sommerse. Tocca il cielo la terra dove l'acqua fu riflesso d'azzurro e di nuvole bianco cotone, ed il sole denuda assorbendo assetato la vita che stagnava là sotto fra dune ondulate, minuscole pozze. Ora è chiara, senza veli la distesa di sale rappreso in cristalli di luce deflessi da un levigo scoglio emerso isolato fra conchiglie e cocci di gusci. D'ombre ambrato un prato marino strappa stremato in apnea il suo ultimo respiro sottratto, rubato alle flebili onde - dondolìo di delicate carezze - prima che il vento, o gravità della luna, lo riinnondi di nuovo d'una dolce salata marea. M.P. |
amari e nuovi semino che mai però maturano: già morenti nati amori . M.P. |
Un ringraziamento ... Certo è il fatto che proprio in questo nulla costitutivo della mia - come di ogni - coscienza, in questo vuoto d'essere che mira sempre a colmnarsi, senza però mai riuscirci - il che significherebbe cessare d'esistere - una continua lotta imperversa: è la lotta senza fine, - infinita, perchè in quanto contraddittoria, irrisolubile - fra la ragione e la passione, fra la razionalità e l'emotività. Ed ecco dunque, la causa di questa mia assenza: l'arruolamento negli eserciti che in me continuamente combattono per la supremazia, per il potere. Eserciti, perchè di entrambi io sono contemporaneamente un gendarme: arruolato fra le fila di quello che sembra più in difficoltà: ora fra le fila dell'esercito della ragione, quando questo si trovi sul punto di essere annientato da quello dell'emotività; ora fra quelle dell'esercito dell'emotività, quando è quest'ultimo ad essere in pericolo di venir sopraffatto dal primo. Stremato da questo conflitto – la cui breve e sporadica tregua è vanificata dalla complessità delle esperienze del vissuto – di tanto in tanto mi ritiro dal mondo, sperando di sottrarre i due eserciti, e quindi me stesso, dalle scintille che da esso provengono. Scintille che spesso non sono che semplici petardi inoffensivi, ma che, alle falangi in pace precaria dentro di me, appaiono come ordigni provocatori, attentati, capaci di riaccendere di nuovo lo scontro apparentemente terminato ma, in realtà, solo momentaneamente sospeso. Aihimè, so però, che in questo mio tentativo di evitare una guerra intestina fuggendo dal mondo; che in questo sottrarre il mio essere a possibili faide ulteriori, onde evitare il dolore che di ogni guerra è conseguenza inevitabile, altro non ottengo che un’esito inverso - e un dolore, una sofferenza - assai peggiore di quello che mi ero preposto: quello stesso dolore, la medesima inquietudine che logora il fuggiasco il quale, impegnato con tutto se stesso a sfuggire ai suoi persecutori, non si accorge che il nemico dal quale egli fugge, altro non è che se stesso e che proprio questo evitare la sua cattura, questo fuggire continuo dalla sua possibile prigionia è l’unico vero ostacolo, il solo vero attentato alla Libertà più autentica ed originaria che all’uomo è concesso d’avere: quella di mettersi in gioco, di rischiare esponendosi nell’esistenza. Esporsi è rischiare: rischiare di patire, ma anche di esser felici. Rischiare è scegliere di essere liberi, certo liberi di poter soffrire, ma anche liberi di poter gioire. Essere liberi è aprirsi alla possibilità di lasciar venire incontro così come il tedio e il dolore, anche la serenità e il gaudio. Esporsi, dunque, è rischiare scegliendo di essere liberi per la possibilità di incorrere, esistendo fra le innumerevoli possibili sofferenze, in una - seppur remota, improbabile, infinitesimale - possibilità di essere, se non felici, perlomeno sereni. Una possibilità di non-sofferenza, per quanto minima, ridotta, piccola, limitata, dubbia è pur sempre una possibilità per la quale vale la pena mettersi in gioco. Meglio il rischio, la possibilità di poter soffrire, ma anche di poter esser felici aprendosi al mondo o, ritirandosi da questo, nell’illusione di non soffrire ulteriolmente, condannarsi ad una sofferenza certa che ha esiliato ogni possibilità di una possibile felicità? Parafrasando la celebre scommessa pascaliana: nel secondo caso, non rischiando la nostra certezza (di soffrire), perdiamo tutto (la possibile felicità) e non guadagnamo nulla (restiamo nella nostra sofferenza); nel primo caso invece, rischiando sulla possibilità (di poter soffrire, ma anche di poter essere felici), possiamo guadagnare tutto (essere felici), ma non perdiamo niente (al massimo ci teniamo quella sofferenza che già avevamo). D'altronde in qualunque caso, scegliere dobbiamo, non possiamo esimerci dal farlo proprio perchè esistiamo e qualunque scelta faremo - anche il non scegliere - sarà una nostra scelta. “Sí, ma scommettere bisogna: non è una cosa che dipenda dal vostro volere, ci siete impegnato. Che cosa sceglierete, dunque? Poiché scegliere bisogna, esaminiamo quel che v'interessa meno. Avete due cose da perdere, il vero e il bene, e due cose da impegnare nel giuoco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra conoscenza e la vostra beatitudine; e la vostra natura ha da fuggire due cose: l'errore e l'infelicità. La vostra ragione non patisce maggior offesa da una scelta piuttosto che dall'altra, dacché bisogna necessariamente scegliere. Ecco un punto liquidato. Ma la vostra beatitudine? Pesiamo il guadagno e la perdita, nel caso che scommettiate in favore dell'esistenza (...). Valutiamo questi due casi: se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla. Scommettete, dunque (…)” (B. Pascal, Pensieri) M.P. |
E se tutto fosse sogno, onirico costrutto di una mente addormentata, viva ma sopita nell'illogico forgiare solo immagini, rappresentazioni di rappresentazioni altre, senza fondo alcuno di realtà? Se il reale fosse il sogno ed il sogno la realtà? Dovrei essere al tempo stesso desto e addormentato per discernere, comparare i due momenti, ma non posso e come faccio allora? E se tutto fosse "incubo reale" ? Ora affermo: "Sono qui, sto pensando, dunque esisto!" ... o questo scritto stesso è solo un sogno ed il reale è quando dormo? Se mi pungono mentre dormo, dal'esterno, io mi sveglio, ma se lo faccio, con uno spillo, mentre son sveglio, allora, m'addormento? Certo no. Il dolore, ecco quello è il filo che attesta la realtà. Ma se mi pungo dentro un sogno che succede? Soffro, sento uguale quel dolore, ma sto dormendo e continuo nell'onirico a soffrire: mica sò che sto sognando, ma a volte si! Forse ora son nel letto che m'immagino di scrivere qui su uno schermo che ... forse ora son nel letto che m'immagino di scrivere qui su uno schermo che ... forse ora ... |
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