Filosofia&EsistenzaLa filosofia è l'esser coscienti d'essere, d'esserci; è il continuo progettarsi per essere ciò che si è il più autenticamente possibile, scegliendosi sempre nella propria libertà, facendosi liberi, senza attendere di diventarlo. |
PRECISAZIONI DELL'AUTORE
Questo blog non ambisce a nessuna Hit, non pretende di rientrare in alcuna classifica.
La crudità di alcune immagini qui esposte non si pone scopi drammaturgici, nè di effetto scenico, tantomeno velleità di moralismo ipocrita perbenista o buonista. Esse sono immagini di un reale che oggi è tale, ma che il sistema tace o colora con il sedativo del benessere apparente e dell'accondiscendimento accomodante, quando non della manipolazione informativa. L'esposizione di tali immagini non è gradevole nemmeno per l'autore del blog stesso, il cui scopo unico non è quello di suscitare un commiserevole senso di colpa nei destinatari, quantopiù di far prendere loro coscienza della situazione di fatto e delle responsabilità di ogni essere umano nei confronti di questa situazione stessa, tragica e disumana. L'unica unità di misura del successo di questo blog è quella del raggiungimento di una presa di coscienza critica di giudizio autonomo da parte del maggor numero di persone possibili, rammentando che la libertà di un essere umano finisce dove inizia quella di un suo simile e che, per quanto ognuno di noi inventi scuse con se stesso, ricadendo nella rete a maglie strette della malafede per limitare le proprie resposabilità, comuque lo si voglia o no, parafrasando Sartre:"Siamo condannati ad essere liberi".
M.P. (brokenheart74dgl)
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GABER ... IO SE FOSSI DIO
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Un ringraziamento ... Certo è il fatto che proprio in questo nulla costitutivo della mia - come di ogni - coscienza, in questo vuoto d'essere che mira sempre a colmnarsi, senza però mai riuscirci - il che significherebbe cessare d'esistere - una continua lotta imperversa: è la lotta senza fine, - infinita, perchè in quanto contraddittoria, irrisolubile - fra la ragione e la passione, fra la razionalità e l'emotività. Ed ecco dunque, la causa di questa mia assenza: l'arruolamento negli eserciti che in me continuamente combattono per la supremazia, per il potere. Eserciti, perchè di entrambi io sono contemporaneamente un gendarme: arruolato fra le fila di quello che sembra più in difficoltà: ora fra le fila dell'esercito della ragione, quando questo si trovi sul punto di essere annientato da quello dell'emotività; ora fra quelle dell'esercito dell'emotività, quando è quest'ultimo ad essere in pericolo di venir sopraffatto dal primo. Stremato da questo conflitto – la cui breve e sporadica tregua è vanificata dalla complessità delle esperienze del vissuto – di tanto in tanto mi ritiro dal mondo, sperando di sottrarre i due eserciti, e quindi me stesso, dalle scintille che da esso provengono. Scintille che spesso non sono che semplici petardi inoffensivi, ma che, alle falangi in pace precaria dentro di me, appaiono come ordigni provocatori, attentati, capaci di riaccendere di nuovo lo scontro apparentemente terminato ma, in realtà, solo momentaneamente sospeso. Aihimè, so però, che in questo mio tentativo di evitare una guerra intestina fuggendo dal mondo; che in questo sottrarre il mio essere a possibili faide ulteriori, onde evitare il dolore che di ogni guerra è conseguenza inevitabile, altro non ottengo che un’esito inverso - e un dolore, una sofferenza - assai peggiore di quello che mi ero preposto: quello stesso dolore, la medesima inquietudine che logora il fuggiasco il quale, impegnato con tutto se stesso a sfuggire ai suoi persecutori, non si accorge che il nemico dal quale egli fugge, altro non è che se stesso e che proprio questo evitare la sua cattura, questo fuggire continuo dalla sua possibile prigionia è l’unico vero ostacolo, il solo vero attentato alla Libertà più autentica ed originaria che all’uomo è concesso d’avere: quella di mettersi in gioco, di rischiare esponendosi nell’esistenza. Esporsi è rischiare: rischiare di patire, ma anche di esser felici. Rischiare è scegliere di essere liberi, certo liberi di poter soffrire, ma anche liberi di poter gioire. Essere liberi è aprirsi alla possibilità di lasciar venire incontro così come il tedio e il dolore, anche la serenità e il gaudio. Esporsi, dunque, è rischiare scegliendo di essere liberi per la possibilità di incorrere, esistendo fra le innumerevoli possibili sofferenze, in una - seppur remota, improbabile, infinitesimale - possibilità di essere, se non felici, perlomeno sereni. Una possibilità di non-sofferenza, per quanto minima, ridotta, piccola, limitata, dubbia è pur sempre una possibilità per la quale vale la pena mettersi in gioco. Meglio il rischio, la possibilità di poter soffrire, ma anche di poter esser felici aprendosi al mondo o, ritirandosi da questo, nell’illusione di non soffrire ulteriolmente, condannarsi ad una sofferenza certa che ha esiliato ogni possibilità di una possibile felicità? Parafrasando la celebre scommessa pascaliana: nel secondo caso, non rischiando la nostra certezza (di soffrire), perdiamo tutto (la possibile felicità) e non guadagnamo nulla (restiamo nella nostra sofferenza); nel primo caso invece, rischiando sulla possibilità (di poter soffrire, ma anche di poter essere felici), possiamo guadagnare tutto (essere felici), ma non perdiamo niente (al massimo ci teniamo quella sofferenza che già avevamo). D'altronde in qualunque caso, scegliere dobbiamo, non possiamo esimerci dal farlo proprio perchè esistiamo e qualunque scelta faremo - anche il non scegliere - sarà una nostra scelta. “Sí, ma scommettere bisogna: non è una cosa che dipenda dal vostro volere, ci siete impegnato. Che cosa sceglierete, dunque? Poiché scegliere bisogna, esaminiamo quel che v'interessa meno. Avete due cose da perdere, il vero e il bene, e due cose da impegnare nel giuoco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra conoscenza e la vostra beatitudine; e la vostra natura ha da fuggire due cose: l'errore e l'infelicità. La vostra ragione non patisce maggior offesa da una scelta piuttosto che dall'altra, dacché bisogna necessariamente scegliere. Ecco un punto liquidato. Ma la vostra beatitudine? Pesiamo il guadagno e la perdita, nel caso che scommettiate in favore dell'esistenza (...). Valutiamo questi due casi: se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla. Scommettete, dunque (…)” (B. Pascal, Pensieri) M.P. |
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Esporsi è rischiare, sì, ma scegliendo di essere liberi e concedendosi una possibilità di essere sereni.
Bentornato, Marco, ho aspettato questo giorno e ti accolgo con un forte abbraccio
Cris
Cris.
A domani.