Filosofia&EsistenzaLa filosofia è l'esser coscienti d'essere, d'esserci; è il continuo progettarsi per essere ciò che si è il più autenticamente possibile, scegliendosi sempre nella propria libertà, facendosi liberi, senza attendere di diventarlo. |
PRECISAZIONI DELL'AUTORE
Questo blog non ambisce a nessuna Hit, non pretende di rientrare in alcuna classifica.
La crudità di alcune immagini qui esposte non si pone scopi drammaturgici, nè di effetto scenico, tantomeno velleità di moralismo ipocrita perbenista o buonista. Esse sono immagini di un reale che oggi è tale, ma che il sistema tace o colora con il sedativo del benessere apparente e dell'accondiscendimento accomodante, quando non della manipolazione informativa. L'esposizione di tali immagini non è gradevole nemmeno per l'autore del blog stesso, il cui scopo unico non è quello di suscitare un commiserevole senso di colpa nei destinatari, quantopiù di far prendere loro coscienza della situazione di fatto e delle responsabilità di ogni essere umano nei confronti di questa situazione stessa, tragica e disumana. L'unica unità di misura del successo di questo blog è quella del raggiungimento di una presa di coscienza critica di giudizio autonomo da parte del maggor numero di persone possibili, rammentando che la libertà di un essere umano finisce dove inizia quella di un suo simile e che, per quanto ognuno di noi inventi scuse con se stesso, ricadendo nella rete a maglie strette della malafede per limitare le proprie resposabilità, comuque lo si voglia o no, parafrasando Sartre:"Siamo condannati ad essere liberi".
M.P. (brokenheart74dgl)
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GABER ... IO SE FOSSI DIO
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Resto immobile a tentare l'impossibile: percepire me stesso dall'esterno, come da un occhio d'altrui sguardo. Mi lancio in un'avventura senza sbocchi, consapevolmente votata allo scacco, forse, per carpire qualcosa di me che all'esterno traspare a chi me non è. Sono eternamente incatenato al mio vedere monoprospettico, a scrutarmi dal di fuori specchiandomi attraverso il mio essere che tutti possono conoscere, solo pochi comprendere ma che io, io solamente - per via d'un privilegio esistenziale costitutivo d'ogni io - posso essere, esistere qui ed ora. Rimarrò sempre un mistero per gli altri, perchè non potranno mai essere me e quindi conoscermi come io mi percepisco esistendomi e, d'altro canto, resterò in egual modo un arcano per me stesso, perchè non potrò mai conoscermi come gli altri mi percepiscono essendo altro da ciò che io sono: esistenze esse stesse legate alla loro esistentività monoprospettica.
C'è una frattura fra l'essere che io sono e che esisto e l'essere che l'altro conosce come essere che esiste e che egli può conoscere solo in quanto egli stesso essere che esiste di per sè.
Questa frattura, iato, mistero; questa falla fra esseri esistenti che non possono mai conoscersi nè comprendersi assolutamente in modo completo, è quello spazio di intersoggettività in cui solo può essere dato il mondo.
Non solo, dunque, l'altro non può essere senza me e non solo io non posso essere senza l'altro, di più: il mondo stesso non potrebbe essere senza quella crepa, quell'apertura di non-essere nell'essere ove solo può attuarsi quell'intersoggettività performante che lo costitisce come insieme di segni portatori di un senso mai completamente dato una volta per tutte, quantopiù, al contrario, come totalità aperta di segni significanti dotati di un senso sempre passibile di nuove e rinnovate semiosi.
La finitudine dell'essere è il postulato necessario della sua propria esistenza e del mondo ontologicamente intersoggettivo che ogni esistente (esserci) contribuisce a fondare e a creare continuamente.
M.P.
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