Filosofia&EsistenzaLa filosofia è l'esser coscienti d'essere, d'esserci; è il continuo progettarsi per essere ciò che si è il più autenticamente possibile, scegliendosi sempre nella propria libertà, facendosi liberi, senza attendere di diventarlo. |
PRECISAZIONI DELL'AUTORE
Questo blog non ambisce a nessuna Hit, non pretende di rientrare in alcuna classifica.
La crudità di alcune immagini qui esposte non si pone scopi drammaturgici, nè di effetto scenico, tantomeno velleità di moralismo ipocrita perbenista o buonista. Esse sono immagini di un reale che oggi è tale, ma che il sistema tace o colora con il sedativo del benessere apparente e dell'accondiscendimento accomodante, quando non della manipolazione informativa. L'esposizione di tali immagini non è gradevole nemmeno per l'autore del blog stesso, il cui scopo unico non è quello di suscitare un commiserevole senso di colpa nei destinatari, quantopiù di far prendere loro coscienza della situazione di fatto e delle responsabilità di ogni essere umano nei confronti di questa situazione stessa, tragica e disumana. L'unica unità di misura del successo di questo blog è quella del raggiungimento di una presa di coscienza critica di giudizio autonomo da parte del maggor numero di persone possibili, rammentando che la libertà di un essere umano finisce dove inizia quella di un suo simile e che, per quanto ognuno di noi inventi scuse con se stesso, ricadendo nella rete a maglie strette della malafede per limitare le proprie resposabilità, comuque lo si voglia o no, parafrasando Sartre:"Siamo condannati ad essere liberi".
M.P. (brokenheart74dgl)
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"L'Unità, 2 luglio 1925
Il compagno Bordiga si offende perché è stato scritto che nella sua concezione c'è molto massimalismo. Non è vero, e non può essere vero - scrive Bordiga -. Infatti il tratto più distintivo dell'estrema sinistra è l'avversione per il Partito massimalista, che ci fa schifo, ci fa vomitare, ecc. ecc.
La quistione però è un'altra. Il massimalismo è una concezione fatalistica e meccanica della dottrina di Marx. C'è il Partito massimalista che da questa concezione falsificata trae argomento per il suo opportunismo, per giustificare il suo collaborazionismo larvato da frasi rivoluzionarie. Bandiera rossa trionferà perché è fatale e ineluttabile che il proletariato debba vincere; l'ha detto Marx, che è il nostro dolce e mite maestro! E' inutile che ci muoviamo; a che pro muoversi e lottare se la vittoria è fatale e ineluttabile? Così parla un massimalista del Partito massimalista.
Ma c'è anche il massimalista che non è nel Partito massimalista, e che può essere invece nel Partito comunista. Egli è intransigente, e non opportunista. Ma anche egli crede che sia inutile muoversi e lottare giorno per giorno; egli attende solo il grande giorno. Le masse - egli dice - non possono non venire a noi, perché la situazione oggettiva le spinge verso la rivoluzione. Dunque attendiamole, senza tante storie di manovre tattiche e simili espedienti. Questo, per noi, è massimalismo, tale e quale come quello del Partito massimalista.
Il compagno Lenin ci ha insegnato che per vincere il nostro nemico di classe, che è potente, che ha molti mezzi e riserve a sua disposizione, noi dobbiamo sfruttare ogni incrinatura nel suo fronte e dobbiamo utilizzare ogni alleato possibile, sia pure incerto, oscillante e provvisorio. Ci ha insegnato che nella guerra degli eserciti, non può raggiungersi il fine strategico, che è la distruzione del nemico e l'occupazione del suo territorio, senza aver prima raggiunto una serie di obiettivi tattici tendenti a disgregare il nemico prima di affrontarlo in campo.
Tutto il periodo prerivoluzionario si presenta come un'attività prevalentemente tattica, rivolta ad acquistare nuovi alleati al proletariato, a disgregare l'apparato organizzativo di offesa e di difesa del nemico, a rilevare e ad esaurire le sue riserve. Non tener conto di questo insegnamento di Lenin, o tenerne conto solo teoricamente, ma senza metterlo in pratica, senza farlo diventare azione quotidiana, significa essere massimalisti, cioè pronunziare grandi frasi rivoluzionarie, ma essere incapaci a muovere un passo nella via della rivoluzione.
Non dimentichiamo chi ha lottato, anche dall'interno di un carcere, privato della libertà materiale, ma non di quella di pensiero - dal regime fascista - per diffondere le sue idee di libertà, uguaglianza e giustizia.
Non dimentichiamo che come dice Hegel nelle Lezioni di filosofia della storia: "I grandi uomini - gli eroi - non hanno mai avuto una vita felice, e mai ll'avranno, perchè hanno anteposto ad ogni altro desisderio, la passione per l'universale".
M.P.
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